INTRODUZIONE 
 
6
informazione, di espressione e socializzazione.”
6
 Calvino, nell’introduzione delle sue 
Lezioni americane, asseriva di avere fiducia nel futuro della letteratura perché “ci sono 
cose che solo la letteratura può dare coi suoi mezzi specifici.”
7
  
L’opposizione tra testo stampato e testo elettronico non è molto produttiva 
perché nel transito dai media di massa ai new media informatici e telematici si 
affacciano nuove forme di espressione, nuove modalità di lettura, nuove possibilità di 
comprensione, di fronte alle quali ci si deve porre con atteggiamento di apertura: se 
anche la letteratura venisse ridefinita dalle tecnologie emergenti e non avesse più niente 
a che fare con tutto ciò che finora abbiamo chiamato “letteratura”, tuttavia non 
cesserebbe di esistere. Secondo Abruzzese:  
 
C’è una funzione comunicativa e rappresentativa del libro che le nuove tecnologie sono 
destinate ad assorbire sempre più rapidamente e in modo sempre più efficace attraverso altri 
linguaggi, altri supporti e altre reti distributive. C’è un nuovo pubblico – assolutamente privo di 
interesse per le forme e le tradizioni del libro perché esprime bisogni e identità mai soddisfatte 
dalla tradizione della stampa – che cercherà nei linguaggi digitali le qualità originarie 
dell’oralità, l’incastro quotidiano tra il dire e il fare […]
8
 
 
Attualmente, non esiste più un’idea forte e univoca di letteratura, e, anche se la 
letteratura rimane comunque significativa per l’immaginario sociale, deve convivere 
con il cinema, la radio, la televisione, tutti mezzi che hanno permeato e orientato la 
nostra società nel secolo scorso. Oggi la letteratura è incalzata anche dal computer e 
dalle reti telematiche, che sono in grado di incidere profondamente sulle modalità di 
produzione e consumo in ogni settore. Si può affermare che con il computer, e Internet 
in particolare, si giunge al culmine di quel processo evolutivo, che ha segnato il 
Novecento, e che va dal materiale all’immateriale. Questo processo assume molte 
dimensioni e riguarda il piano economico, tecnologico, comunicativo e il piano delle 
dinamiche culturali e sociali. I nuovi media digitali rappresentano la piena espressione 
della convergenza tra informatica, telecomunicazioni e industria culturale e del 
passaggio dalla dimensione di massa alla dimensione personale. Le culture del libro e le 
culture dello schermo, pensate per tanto tempo separate, si aprono a nuove 
contaminazioni e a nuove forme di inclusione. Il computer e la Rete possono diventare 
un nuovo ambiente di sintesi e possono farsi strumento contro il potere tradizionale del 
Libro oppure possono favorire un avvicinamento tra chi scrive e legge libri e chi 
frequenta abitualmente lo schermo e i suoi linguaggi.  
Il segmento nascente dell’industria culturale a cui stiamo facendo riferimento 
viene indicato con il nome di editoria elettronica, che indica, in maniera un po’ 
approssimativa
9
, tutto il materiale non a stampa pubblicato in formato digitale, 
caratterizzato da multimedialità, interattività e ipertestualità. Queste tre componenti 
stanno cambiando il senso stesso delle esperienze di lettura, scrittura e testo.  
La scrittura elettronica è associativa, inclusiva, sincretica; la lettura è 
multilineare, aperta, è una scelta del lettore tra le alternative offerte dall’autore; il testo è 
un ipertesto, frammentato, dinamico, multicentrico, collaborativo. Lettura e scrittura si 
                                                 
6
 Ibidem. 
7
 I. Calvino, Lezioni americane, cit., pag. 3. 
8
 A. Abruzzese, Analfabeti di tutto il mondo uniamoci, cit., pag. 95. 
9
 Il problema delle definizioni nel campo dei new media è molto sentito perché risulta molto difficile 
esprimere con termini “vecchi” o presi in prestito da altri ambiti il significato preciso di fenomeni nuovi e 
in parte non conosciuti. Su questo argomento si tornerà anche più avanti nel corso della trattazione. 
INTRODUZIONE 
 
7
scambiano continuamente di ruolo e c’è chi arriva a dire che la digitalizzazione abbatte i 
confini del testo e crea una sorta di immenso spazio semantico che tutti contribuiscono a 
produrre. Giuseppe Longo
10
 parla in un suo articolo di un immenso testo collettivo, 
risultante di tanti apporti più o meno coordinati, aleatori e interattivi, opera di un “iper-
autore” acefalo e acentrico, diffuso e disseminato, che coincide con la Rete stessa. La 
Rete, quindi, è sì un luogo della narrazione ma “è una narrazione inedita, florida e 
straripante, spesso insensata perché il senso le viene attribuito percorrendola: una 
narrazione che rifiuta l’unità e la finitezza tipica del suo contenitore tradizionale, il 
libro.” Anche il filosofo francese Pierre Lévy sostiene una posizione analoga: 
 
 tutti i testi, tutte le immagini, tutti i suoni registrati fanno ormai parte virtualmente di 
un unico iperdocumento planetario, accessibile da qualsiasi punto della rete. Questo immenso 
iperdocumento (che probabilmente costituisce il primo, imperfetto abbozzo di una “cultura” 
mondiale) viene continuamente letto, consultato, guardato, commentato, ma anche alimentato, 
accresciuto e modificato dagli “internauti”
11
. 
 
Il sociologo Franco Ferrarotti, invece, teme che l’era della scrittura e della lettura sia 
conclusa e sarà la fine anche del pensiero lineare e quindi del ragionamento, della 
riflessione, dell’analisi. Secondo la sua opinione “la tecnologia elettronica non ha il 
senso della misura.”
12
  
Senza inoltrarsi nella sterile contrapposizione tra “apocalittici e integrati”, è 
evidente che l’incontro tra letteratura e tecnologia digitale è problematico e genera 
aspettative e anche ansie. Siamo in fase di transito, lo ripetiamo, e il vecchio dovrebbe 
intrecciarsi al nuovo, prima di cedere il passo. Abruzzese ricorda che “la cultura 
dell’interattività e della multimedialità è nata dalle pagine dei libri”
13
e anche Bolter 
rintraccia i precursori della scrittura e della narrativa elettronica nelle sperimentazioni 
letterarie del Novecento, citando autori come Joyce, Borges, Queneau, Calvino ed altri 
come gli iniziatori del processo di frammentazione e interconnessione del testo.
14
 E 
dunque i libri dovrebbero contribuire a creare i nuovi modi d’essere, di vivere, di 
imparare, di comunicare.  
La questione cruciale è se la formazione dell’identità culturale continua ancora a 
passare attraverso i libri, in un mondo così mutato e instabile rispetto all’era 
gutemberghiana. Con l’invenzione e la diffusione della stampa, infatti, il libro si è 
trasformato, a poco a poco, in uno strumento che ha favorito l’alfabetizzazione di massa 
e l’emancipazione culturale, la nascita di una coscienza critica e dei concetti di autorità 
e canone letterario. L’invenzione e la diffusione del computer e delle reti telematiche 
viene spesso paragonata all’invenzione della stampa ma, come abbiamo già detto, il 
computer è una tecnologia di scrittura e non solo di stampa e inoltre mette in 
discussione la figura tradizionale dell’autore e il concetto di autorità. Il testo elettronico 
                                                 
10
 Giuseppe O. Longo è uno studioso di teoria dell’informazione, traduttore e divulgatore scientifico. 
Insegna all’Università di Trieste. L’articolo a cui si fa riferimento è contenuto nella rivista “Telema”. n° 
17/18, estate-autunno 1999 ed è rinvenibile sul sito www.fub.it/telema.  
11
 P.Lévy, C’è un’intelligenza collettiva nel futuro dell’evoluzione umana, “Telema” n° 17/18, estate-
autunno 1999, consultabile all’indirizzo www.fub.it/telema. 
12
 F.Ferrarotti, I nomadi del cyberspazio diffondono una nuova cultura: orale, tribale, molto vitale, 
“Telema”, n° 6, autunno 1996, www.fub.it/telema.  
13
 A. Abruzzese, Analfabeti di tutto il mondo uniamoci, cit., pag. 79. 
14
 J.D. Bolter, Lo spazio dello scrivere, cit., pagg. 166-178. 
INTRODUZIONE 
 
8
nasce dalla partecipazione di autore e lettore e se è vero che “un libro non esiste fintanto 
che non è letto”
15
, questo è tanto più vero per il libro digitale.  
La nozione moderna di letteratura nasce alla fine del XVIII secolo, quando si 
comincia a prendere coscienza della dimensione sociale della letteratura e del suo essere 
un processo di comunicazione. Il sociologo francese Escarpit definisce la letteratura 
come convergenza di intenzioni tra autore e lettore e trova proprio nell’incontro tra 
l’opera e il pubblico il criterio per distinguere cosa è letterario e cosa non lo è
16
. Una 
tale definizione diventa ancora più valida nella migrazione verso il digitale.  
Si può tranquillamente affermare che le tecnologie digitali oggi promettono 
molto all’editoria libraria, per il superamento delle limitazioni dei libri tradizionali e per 
la soluzione dei problemi produttivi e distributivi, specialmente nella situazione italiana, 
in cui l’editoria del libro attraversa una fase particolarmente complessa. In Italia, infatti, 
c’è sempre stata una debolezza strutturale delle infrastrutture della cultura, dovuta 
all’intreccio di diversi fattori: il perdurare dell’analfabetismo di massa fino al secondo 
dopoguerra; la tardiva unificazione linguistica; le carenze del sistema scolastico e di 
altre agenzie di socializzazione; la gracilità e disomogeneità dei circuiti di distribuzione 
e vendita; la concorrenza di altri media, in particolare la televisione. Ora, a questi fattori 
tradizionali si aggiunge una trasformazione ben più generale delle forme di 
comunicazione, memorizzazione e rappresentazione e l’editoria libraria, dopo aver 
vissuto un lungo e debilitante conflitto con i mezzi audiovisivi, si trova ad affrontare i 
cambiamenti resi praticabili dal computer.  
In questa sede si vogliono esplorare le opportunità offerte attualmente dal 
digitale e dalla telematica per il cambiamento e insieme per la conservazione della 
letteratura, nel panorama italiano. Non si vuole dire che ogni nuovo mezzo produce 
automaticamente nuovi contenuti ma anzi accettiamo la distinzione tra piano della 
tecnologia e piano della fruizione e funzione dell’opera: da un lato, le nuove forme 
artistiche avranno certamente un impatto diverso dalle precedenti ma, dall’altro, questi 
prodotti non rappresentano ancora qualcosa di definitivo. Si può parlare di intreccio di 
influenze tra mezzo e contenuto e di progressiva diluizione della letteratura nelle 
scienze della comunicazione.  
Internet può svolgere per il libro tante funzioni diverse: può essere una semplice 
vetrina espositiva, un corriere, un archivio, un luogo di produzione e creazione. In 
pochissimi anni, anche circoscrivendo l’attenzione solo alla realtà italiana, c’è stata una 
vera e propria fioritura di siti relativi al mondo del libro: le librerie e le case editrici 
tradizionali si sono riversate nella Rete; sono sorte, poi, aziende editoriali specializzate 
esclusivamente nell’editoria digitale; sono emersi nuovi modi di produzione e 
distribuzione dei contenuti. Sono emersi anche nuovi problemi pratici, tra cui quello 
della tutela del diritto d’autore e della selezione e certificazione dei contenuti: entrambi 
sono resi più difficoltosi dalla natura pletorica e dal principio di condivisione che stanno 
alla base della Rete. 
 
                                                 
15
 L’idea è espressa da Jean Paul Sartre e ripresa da Robert Escarpit in Sociologia della letteratura, 1992, 
Newton Compton editori, Roma, 1994. 
16
 R. Escarpit, Sociologia della letteratura, cit., pagg. 20-21. 
INTRODUZIONE 
 
9
2. L’organizzazione del lavoro 
Orientarsi in quella che può sembrare una grande “babele” non è sempre facile e, 
anche con l’aiuto dei motori di ricerca e dei portali tematici, è arduo riuscire a dare una 
sistematizzazione alle innumerevoli risorse Internet dedicate all’editoria. L’intento che 
anima il presente lavoro è quello di rendere conto della situazione italiana, creando una 
sorta di “mappatura” di tutte le risorse Internet dedicate all’editoria libraria esistenti al 
momento, con la consapevolezza che si sta cercando di fotografare un fenomeno in 
movimento.  
Per descrivere l’infrastruttura informativa e comunicativa rappresentata da 
Internet si è scelto di seguire la proposta di Mark Stefik, uno dei più noti esponenti del 
Centro di ricerche avanzate della Xerox a Palo Alto, in California e uno dei protagonisti 
della costruzione del nostro futuro digitale
17
. 
 Stefik
 
suggerisce di ricorrere a quattro metafore fondamentali,. Le metafore sono 
forme culturali che stimolano la riflessione e potenziano la consapevolezza creativa, 
influenzano l’immaginazione e l’idea che si ha del mondo. Le quattro metafore su cui 
fare affidamento sono:  
• La biblioteca digitale: pone l’accento sulla conservazione e diffusione delle 
conoscenze raccolte, allo scopo di preservarle e renderle accessibili alla società; 
• La posta elettronica: si riferisce all’utilizzo di Internet come mezzo di 
comunicazione interpersonale, usato per inviare messaggi privati a singole 
persone o messaggi pubblici a gruppi e comunità; 
• Il mercato elettronico: considera la Rete come luogo di compravendita di beni e 
servizi; 
• Il mondo virtuale: descrive Internet come via d’accesso all’esperienza. 
Le costruzioni metaforiche hanno il pregio di far capire per analogia un 
fenomeno nuovo richiamando alla mente le caratteristiche familiari di un altro ben 
conosciuto e offrono, quindi, la possibilità di scorgere, nel fenomeno nuovo, degli 
aspetti che non erano immediatamente evidenti. Le metafore fanno parte della coscienza 
collettiva e corrispondono a dei modelli ideali, gli archetipi, su cui si configurano i 
fenomeni reali. Le quattro grandi metafore appena elencate sono riconducibili a quattro 
archetipi, antichi quanto l’uomo ma che non perdono di significato perché riguardano il 
modo in cui vediamo il mondo. 
La metafora della biblioteca digitale risveglia l’archetipo del custode del sapere, 
che invita a raccogliere e conservare la conoscenza per trasmetterla alle generazioni 
future; la metafora della posta elettronica fa appello al comunicatore, che ricorda la 
necessità di scambiare idee e tenersi in contatto con gli altri membri della comunità; la 
metafora del mercato elettronico si riferisce alla figura del mercante, il cui ruolo 
centrale è la realizzazione concreta di progetti; infine, la quarta metafora del mondo 
virtuale rimanda all’avventuriero, che stimola a esplorare nuove esperienze.  
Potrebbe sembrare quasi una contraddizione utilizzare miti antichi per spiegare 
le reti moderne ma Stefik ci ricorda che “per inventare qualcosa di importante, come 
l’infrastruttura informativa, dobbiamo attingere alla nostra identità più valida e 
completa” e questi archetipi e queste metafore hanno il pregio di ispirare l’invenzione 
sociale, di condizionare l’immaginazione tecnologica e quindi di generare immagini di 
ciò che vogliamo diventare, sia come individui, sia come società. Stefik è convinto che 
le nuove tecnologie avranno “profondi effetti sul modo in cui viviamo, lavoriamo e 
                                                 
17
 M. Stefik, 1996, Internet Dreams. Archetipi, miti e metafore, UTET-Telecom, Torino, 1997. 
INTRODUZIONE 
 
10
giochiamo e la posta in gioco non è semplicemente una serie di modi di descrivere una 
tecnologia, ma qualcosa di molto più essenziale, ossia il modo di descrivere noi stessi 
come desideriamo diventare.
18
” 
 Bisogna tener presente, però, che a volte le metafore vengono superate col 
tempo dallo stesso oggetto che rappresentano, specialmente se l’oggetto è in continuo 
divenire, come è Internet. Per ora, comunque, le quattro grandi metafore di Stefik 
funzionano ancora piuttosto bene come mappa esplorativa della Rete. Ed è per questo 
che si è deciso di usarle come cornice organizzativa e interpretativa dell’intera ricerca 
sulle risorse Internet italiane dedicate alla letteratura.  
Il lavoro è, di conseguenza, suddiviso in quattro parti, intitolate, appunto, con i 
nomi delle quattro metafore di Stefik. Nella prima parte, il nucleo tematico della 
memoria dell’editoria e della comunità è esplicitato attraverso l’esame dei siti delle 
biblioteche italiane e dei siti di pubblicazioni online di inediti. La seconda parte, 
riguardante la comunicazione interpersonale, contiene un’analisi dei siti degli scrittori 
italiani, che permette di considerare il rapporto tra autori e lettori, e un’analisi di 
newsgroup, mailing list e chat, dedicati alla letteratura. La terza parte tratta dei siti delle 
librerie, dei siti delle case editrici e delle nuove tecnologie del libro elettronico e della 
stampa su richiesta. La quarta parte ragiona sulle nuove vie di accesso all’esperienza 
letteraria come la narrativa ipertestuale, la scrittura collettiva e i concorsi letterari 
online.  
Si noterà una certa sproporzione quantitativa tra le varie parti, dovuta 
principalmente al diverso numero di siti afferenti a un’area piuttosto che a un’altra. In 
particolare, la prima e la terza parte risultano più estese rispetto alle altre due. 
Generalizzando e semplificando, la Rete, in Italia, è utilizzata maggiormente come 
strumento di ricerca e immagazzinamento delle informazioni o come strumento 
promozionale per le attività economiche ed è sfruttata in misura minore come luogo di 
costruzione dell’identità personale e di nuove aggregazioni sociali. Questo fatto può 
essere imputato anche alla recente alfabetizzazione informatica di larghe fasce della 
popolazione italiana, che non hanno, quindi, una cultura informatica e una “cultura della 
virtualità” stabile e di lunga data. Ad ogni modo, la tecnologia è sempre adattata alle 
esigenze, ai bisogni, alle aspettative e alle conoscenze degli utilizzatori e si innesta su 
un tessuto di fattori storici, sociali, economici, culturali, profondamente intrecciati fra 
loro.  
 Lo scopo della trattazione che segue è, in primo luogo, come è stato già detto, di 
descrivere e esaminare la situazione esistente al momento riguardo ai siti italiani che si 
occupano di letteratura da vari punti di vista. Ma oltre a questo, l’ambizione che anima 
questo lavoro è di suggerire quante e quali siano le possibilità che si schiudono per la 
letteratura grazie all’incontro con le tecnologie digitali: da una parte, i modi 
“tradizionali” di fare letteratura si riciclano e si ristrutturano; dall’altra, sorgono nuovi 
modi di concepire la letteratura, sia per ciò che concerne la creazione sia per la 
fruizione. Non si vogliono delineare teorie o esiti certi e definitivi ma si vogliono 
indicare dei percorsi, a volte appena abbozzati, che possono essere seguiti, ridisegnati 
oppure abbandonati. Non è realistico pensare che, al momento attuale, si possano trarre 
conclusioni stabili dalla ricognizione svolta ma sicuramente stimoli e riflessioni utili per 
il futuro. Stefik, nell’epilogo di Internet dreams raccomanda di prestare attenzione ai 
modi in cui immaginiamo Internet perché da essi dipendono le scelte future. Allo stesso 
                                                 
18
 M. Stefik, Internet dreams, cit., pag. 13. 
INTRODUZIONE 
 
11
modo, le pagine che seguono vorrebbero consigliare qualche opportunità di scelta in più 
per il futuro della letteratura. 
 
 
3. Note sul metodo e sulla terminologia 
Ora, sono d’obbligo alcune precisazioni metodologiche e terminologiche. 
Innanzi tutto, la ricerca è stata effettuata tra ottobre 2001 e febbraio 2002 e riguarda 
esclusivamente i siti italiani, perciò tutti i dati e le informazioni, tutte le osservazioni e 
considerazioni devono essere riferite a questo intervallo temporale e a questo ambito 
geografico e non possono essere ammesse generalizzazioni oltre questi limiti. Con la 
consapevolezza della natura multiforme e dinamica della Rete stessa e dell’oggetto 
specifico della ricerca, infatti, non si possono escludere cambiamenti, aggiunte, 
modifiche intercorsi tra la data in cui i siti sono stati esaminati e quella in cui viene 
presentato l’intero lavoro.  
 Sempre attribuibile alla caratteristiche di sovrabbondanza, fluidità e continua 
trasformazione della Rete è il problema della “naturale” incompletezza della ricerca. 
Con questo si vuole dire che è quasi impossibile riuscire a censire ed analizzare tutte le 
risorse esistenti su un dato argomento perché nel momento in cui si descrive una 
situazione è possibile che questa abbia subito delle modifiche (per esempio un sito è 
stato chiuso o rinnovato o un altro è stato aperto). È pur vero che nelle scienze sociali la 
questione dell’oggettività e dell’esaustività della ricerca rimane aperta ma ciò è tanto 
più sentito quando si è alle prese con un fenomeno ibrido e potenzialmente illimitato, 
quale ci appare Internet. 
 A questo proposito, anche le necessarie classificazioni e distinzioni che sono 
state proposte, di volta in volta, per agevolare l’esposizione dei dati raccolti sono da 
considerarsi arbitrarie e dettate unicamente dalla volontà di rendere più ordinato e 
sensato il discorso e di ricondurre entro limiti ragionevoli una materia così informe. 
Anche la scelta di includere dei siti in un gruppo piuttosto che in un altro è stata fatta 
secondo un criterio di arbitrarietà e di convenienza, senza venire mai meno, ovviamente, 
ai doveri di coerenza e pertinenza. Le soluzioni adottate non pretendono di essere le 
migliori in assoluto ma rappresentano una delle possibili e ragionevoli proposte, tutte 
ugualmente valide, per organizzare il materiale disponibile. 
 A tutte queste difficoltà si aggiunga, inoltre, la carenza, talvolta riscontrata, di 
strumenti di ricerca adatti che consentano un reperimento delle informazioni il più 
possibile precise e accurate. Nel corso della presente ricerca si è fatto più volte ricorso 
al database del portale tematico dedicato al mondo del libro Alice (www.alice.it), ai 
principali motori di ricerca, in particolare Virgilio (www.virgilio.it) e Arianna 
(www.arianna.it) che sono specializzati nelle risorse italiane, ma anche Yahoo 
(www.yahoo.it), Altavista (www.altavista.it), Google (www.google.it) e Il trovatore 
(www.iltrovatore.it). In alcuni casi, però, come si vedrà, si è sentita la mancanza di un 
mezzo più specifico che  aiutasse, per esempio, a compilare l’elenco delle mailing list o 
delle chat. 
  
 Riguardo ai termini usati durante la trattazione che segue, è doveroso fare alcune 
puntualizzazioni. In generale, lo studio di fenomeni nuovi presenta sempre delle 
difficoltà legate all’uso del linguaggio, perché ci si deve affidare a termini e concetti 
“vecchi”, presi in prestito da ambiti limitrofi o da altre discipline. È una difficoltà che si 
è fatta sentire particolarmente in questa occasione, in cui i fenomeni nuovi a cui dare un 
INTRODUZIONE 
 
12
nome sono numerosi. Fintanto che non venga coniato e diffusamente accettato un 
linguaggio specialistico appropriato, si continuano ad usare dei termini di varia 
provenienza. Alcuni di questi termini meritano una precisazione ulteriore. 
 Il termine “virtuale”, impiegato molto spesso, è, per esempio, assai discutibile: 
nella sua accezione più superficiale avrebbe a che fare con l’illusorio, il falso, 
l’immaginario, il contrario del reale ma, stando alla definizione di Pierre Lévy, il 
virtuale è, invece, una delle possibili modalità dell’esistenza, anzi, più specificamente, 
una trasformazione da una modalità dell’essere a un’altra.
19
Nell’uso che ne è stato qui 
fatto, la parola “virtuale” significa semplicemente “immateriale”, cioè non legato alla 
fisicità e agli oggetti tangibili.  
Le parole “Rete” e “Internet”, scritte con l’iniziale maiuscola, sono qui usate per 
indicare l’insieme delle reti telematiche interconnesse che formano un unico sistema 
globale; la parola “rete”, in minuscolo, è usata per indicare la semplice connessione tra 
più terminali informatici in un ambito più ristretto. Anche il termine “Web” è usato 
come sinonimo di “Rete” e “Internet”, anche se tecnicamente il World Wide Web è una 
delle funzioni della rete Internet ma non coincide strettamente con essa. Nel testo si è 
optato per l’accezione più diffusa e semplice perché una tale distinzione sarebbe forse 
stata un po’ troppo capziosa. 
Infine, le parole “online” e “off-line” sono sempre scritte in tondo e, pur essendo  
inglesi, sono state considerate assimilate alla lingua italiana, dato l’alto numero di 
ricorrenze nel testo: la scelta opposta avrebbe inutilmente appesantito la grafica delle 
pagine. 
Qualche imprecisione linguistica, se c’è, è dunque imputabile a un problema che 
investe tutte le scienze sociali contemporanee, alle prese con il tentativo di descrivere i 
mutamenti impetuosi della società attraverso categorie mentali e linguistiche non più 
adeguate.  
                                                 
19
 P.Lévy, 1996, Il virtuale, Raffaello Cortina editore, Milano, 1997. 
I. LA BIBLIOTECA DIGITALE                                                                       I siti delle biblioteche italiane 
 
14
I SITI DELLE BIBLIOTECHE ITALIANE 
 
 
1. Le biblioteche in Rete 
Una delle metafore ricorrenti per descrivere il fenomeno Internet è quella della 
biblioteca, anzi, si arriva a dire che grazie alla tecnologia si sta realizzando il mito della 
biblioteca universale, che accompagna l’umanità da secoli. Le biblioteche, in effetti, 
raccolgono le informazioni, le conservano per il futuro e le mettono gratuitamente a 
disposizione di tutti, svolgendo un ruolo importante nella preservazione e nella 
trasmissione dei ricordi sociali e culturali. Questa idea è da anni alla base della nuova 
struttura comunicativa rappresentata da Internet. 
  Basti pensare che Vannevar Bush, direttore del Federal Office of Scientific 
Research and Development e docente del MIT, già nel 1945 scrisse un articolo
1
 su una 
visionaria biblioteca digitale. Lo studioso americano immaginò uno strumento, il 
Memex, che era una sorta “di archivio e biblioteca privata meccanizzata”. Il dispositivo, 
peraltro mai realizzato, consisteva in una specie di scrivania automatizzata, dotata di 
microfilm, di un sistema di proiezione e di un sistema di collegamento tra i documenti. 
Sul Memex un individuo poteva memorizzare tutti i suoi libri, documenti e 
comunicazioni e poteva poi consultarli con estrema rapidità e flessibilità, attraverso una 
serie di connessioni stabilite tra i testi. 
 In un certo senso la biblioteca elettronica ha già decenni di vita in quanto la 
comparsa dei primi database bibliografici e testuali risale agli anni intorno al 1960. 
Questi database erano limitati, inizialmente, ai settori industriale, medico, giuridico e 
scientifico e sono stati poi estesi ad altri settori del sapere. Bolter
2
, professore di 
letteratura e studioso del rapporto computer-scrittura, ricorda, ad esempio, il progetto 
Perseus, mirante a raccogliere materiali per gli studi classici: testi antichi tradotti e 
annotati, un dizionario, un atlante storico, diagrammi e immagini e in più la possibilità 
per il lettore di fare annotazioni o ricavare degli stralci che rispondano ai suoi bisogni. 
Perseus, però, è su cd-rom e il suo uso è personale, mentre l’aspirazione è di una 
biblioteca elettronica universale. Ted Nelson, inventore del termine “ipertesto”, elabora, 
a questo proposito, il progetto Xanadu, il cui prototipo fu realizzato nel 1987. Xanadu 
era una biblioteca universale ipertestuale che voleva riunire e connettere in un’unica rete 
milioni di testi e distribuire l’informazione a una collettività di utenti. 
 Gli elementi basilari della metafora della biblioteca sono stati ripresi, secondo 
Mark Stefik, ricercatore del centro di Palo Alto, in California,
3
 dal progetto di biblioteca 
digitale, ideato nel 1993 dalle tre maggiori istituzioni per la ricerca scientifica negli Stati 
Uniti (NSF-National Science Foundation, ARPA-Advanced Research Project Agency, 
NASA-National Space Agency). Le funzioni essenziali di tutte le biblioteche, siano essi 
tradizionali o digitali, sono, infatti, identiche: il loro scopo è raccogliere conoscenze e 
informazioni, organizzarle, conservarle e metterle a disposizione della comunità. Ecco 
perché l’incontro tra Internet e biblioteche ha una storia assai lunga e fortunata e oggi 
possiamo trovare sulla Rete una notevole quantità di servizi di tipo bibliotecario.  
                                                 
1
 As we may think, “The Atlantic Monthly”, Luglio, 1945. 
2
 Jay David Bolter, 1990, Lo spazio dello scrivere. Computer, ipertesti e storia della scrittura, Vita e 
pensiero, Milano, 1993. 
3
 Mark Stefik, 1996, Internet Dreams. Archetipi, miti e metafore, UTET-Telecom, Torino, 1997. 
I. LA BIBLIOTECA DIGITALE                                                                       I siti delle biblioteche italiane 
 
15
 Possiamo dividere tale insieme di servizi nei seguenti gruppi, accogliendo la 
ripartizione proposta nel manuale Internet 2000
4
: 
• siti che offrono servizi di informazione al pubblico relativi a singole biblioteche; 
• servizi di consultazione online dei cataloghi informatici di singole biblioteche o 
di gruppi di biblioteche (OPAC); 
• servizi di distribuzione di documenti (document delivery); 
• servizi di biblioteca digitale. 
 
Il primo tipo di servizi è costituito da pagine Web approntate da singole 
biblioteche che offrono al pubblico informazioni a vario livello sulla biblioteca stessa, 
sulla sua collocazione, sui regolamenti e gli orari di accesso, sulla qualità e consistenza 
delle collezioni. Un elenco abbastanza esauriente delle biblioteche italiane si può 
reperire nell’Anagrafe delle biblioteche italiane, presso il sito del Servizio Bibliotecario 
Nazionale (SBN).  
La maggior parte dei siti bibliotecari permettono oggi la consultazione online del 
catalogo; i cataloghi delle biblioteche, trasferiti in banche dati digitali, consultabili in 
linea e pubblicamente accessibili sono chiamati OPAC, cioè Online Public Access 
Catalogue, che significa, appunto, catalogo in linea ad accesso pubblico.  
 Un OPAC è costituito essenzialmente da un database, dotato di un proprio 
motore di ricerca, e da una interfaccia di accesso ai dati in esso archiviati. Un database, 
da un punto di vista logico, è composto da record e campi: i record contengono la 
descrizione di un documento che fa parte della collezione bibliotecaria; i campi sono 
aree prefissate in cui sono suddivisi i record e organizzano le informazioni archiviate.  
 Per effettuare una ricerca in un OPAC, basta inserire le parole-chiave negli 
appositi spazi dell’interfaccia associata al database. In generale, tutti gli OPAC 
permettono di usare come chiavi l’autore, il titolo e il soggetto di un documento; alcuni 
forniscono anche altri filtri di ricerca, quali data e luogo di pubblicazione, editore, 
codice ISBN (International Standard Bibliographic Number). 
 I primi OPAC sono stati sviluppati e immessi in Rete agli inizi degli anni 
Ottanta e sono stati sviluppati con interfacce utente basate su schermate a carattere, 
poiché gli unici strumenti disponibili per l’accesso interattivo erano i sistemi telnet, cioè 
sistemi di emulazione di terminale, che consentivano di collegarsi a un calcolatore 
remoto come se il proprio personal computer fosse un terminale di quel calcolatore. Con 
lo sviluppo del Web, gli OPAC hanno potuto realizzare delle interfacce utente in 
ambiente grafico. Questo ha significato lo sviluppo di appositi programmi di 
collegamento tra il database catalografico e il server Web. In questo campo, un ruolo 
preminente è stato assunto dal protocollo Z39.50, che è stato sviluppato appositamente 
per il recupero e il trasferimento dei dati in formato bibliografico tra elaboratori 
connessi in Rete. Attualmente, quasi tutti gli OPAC si sono spostati in ambiente Web e i 
più recenti sono nati direttamente con questa tecnologia, ma, in alcuni casi, i vecchi 
sistemi di accesso via telnet sono stati mantenuti e affiancano gli strumenti di ricerca 
basati sul Web. Per esempio, sul sito del Servizio Bibliotecario Nazionale è possibile 
interrogare i cataloghi scegliendo tra le due modalità di ricerca.  
 Oltre agli OPAC, che possono essere singoli o collettivi (cioè formati dai 
cataloghi di un gruppo di biblioteche accomunate fra loro), esistono anche i metaOPAC, 
                                                 
4
 Marco Calvo-Fabio Ciotti-Gino Roncaglia-Marco Zela, Internet 2000. Manuale per l’uso della rete, 
Laterza, Bari, 1999. 
I. LA BIBLIOTECA DIGITALE                                                                       I siti delle biblioteche italiane 
 
16
che sono strumenti grazie ai quali si possono interrogare contemporaneamente numerosi 
OPAC. La schermata di un metaOPAC è simile a quella di un normale OPAC; l’unica 
differenza consiste nell’elenco delle biblioteche su cui verrà effettuata la ricerca e 
l’utente, spesso, ha la possibilità di selezionarle. L’esito della ricerca è dato da una 
pagina che mostra le diverse risposte fornite da ciascuno dei cataloghi in linea 
interrogati.  
 Gli OPAC presenti su Internet, anche solo riguardo alla realtà italiana, sono 
ormai centinaia ed è ovviamente impossibile elencarli tutti. Ci limitiamo, perciò, a 
indicare dei repertori di siti bibliotecari, che orientano e indirizzano verso i siti di 
biblioteche e verso gli OPAC. I siti sotto descritti sono stati esaminati alla fine di 
dicembre 2001 e tutte le informazioni e considerazioni valgono, quindi, fino a quella 
data. 
 
™ SBN-Servizio Bibliotecario Nazionale (www.sbn.it) è la rete delle biblioteche 
italiane promossa dal Ministero per i beni e le attività culturali con la 
cooperazione delle Regioni e dell'Università e coordinata dall’Istituto 
Centrale per il Catalogo Unico (ICCU). L'Istituto Centrale per il catalogo 
Unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche è l'organo 
tecnico del Ministero per i beni e le attività culturali che coordina le attività 
della rete e gestisce il 
Sistema Indice. 
Aderiscono a SBN oltre 
mille tra biblioteche 
statali, di enti locali, 
universitarie, di
accademie ed istituzioni 
pubbliche e private 
operanti in diversi settori 
disciplinari. Obiettivo 
comune è quello di 
superare la
frammentazione delle 
strutture bibliotecarie, propria della storia politico-culturale dell'Italia, per 
fornire un servizio di livello nazionale che si basa sulla gestione di un catalogo 
collettivo in linea e sulla condivisione delle risorse ai fini dell'accesso ai 
documenti. Le biblioteche che partecipano a SBN sono raggruppate in Poli 
locali; ogni Polo è costituito da un insieme più o meno numeroso di 
biblioteche che gestiscono tutti i loro servizi con procedure automatizzate 
tramite terminali collegati ad un elaboratore comune. La rete ha un'architettura 
stellare che prevede un colloquio tra un sistema centrale, denominato Indice, e 
Poli periferici; i Poli sono a loro volta collegati al sistema indice SBN, nodo 
centrale della rete, gestito dall’ICCU, che contiene il catalogo collettivo delle 
biblioteche della rete.  
Accedendo all'Indice, l'utente ha la possibilità di ricercare un documento, 
localizzarlo nelle biblioteche della rete SBN che lo possiedono e consultare le 
informazioni residenti in Indice. I primi Poli sono stati costituiti nel 1985. Nel 
1992, con l'attivazione del Sistema centrale denominato Indice, si è realizzata 
I. LA BIBLIOTECA DIGITALE                                                                       I siti delle biblioteche italiane 
 
17
la rete nazionale attraverso il collegamento tra i Poli locali e l'Indice centrale. 
Il portale SBN, così come lo vediamo ora, è stato inaugurato nell’aprile 2000. 
Con le procedure SBN le biblioteche lavorano in autonomia e al tempo stesso 
sono integrate in un sistema cooperativo basato su una rete nazionale. La 
principale funzionalità che rende possibile tale integrazione è quella di 
catalogazione partecipata. Infatti in SBN un determinato documento viene 
catalogato solo dalla prima biblioteca – tra quelle aderenti alla rete – che lo 
acquisisce. Tutte le altre biblioteche, per catalogare il medesimo documento, 
ne catturano la descrizione bibliografica già presente sull’Indice aggiungendo 
la propria localizzazione.  
Come conseguenza, sull'Indice si è costituito, e si aggiorna continuamente, il 
catalogo collettivo delle biblioteche aderenti alla rete. Dalle statistiche più 
recenti si evince che, in media, le biblioteche SBN catalogano soprattutto (per 
il 65% in media) catturando le descrizioni bibliografiche già presenti 
sull’Indice centrale. 
SBN è una rete il cui fine è l’erogazione di servizi agli utenti. SBN è un 
servizio accessibile a studenti, ricercatori, e a tutti i cittadini. L’utente può 
consultare le basi dati Libro moderno, Libro antico e Musica interrogando 
l'OPAC SBN via Internet oppure consultare singolarmente le basi dati tuttora 
disponibili sull'Indice SBN in modalità TN 3270, cioè via telnet. L'OPAC SBN 
è accessibile 24 ore su 24.  
La base dati Libro moderno è la principale e la più consistente, come numero 
di informazioni, delle basi dati dell'Indice: può essere considerata la base dati 
centrale della cooperazione ed è in continua crescita. Contiene le notizie 
relative a monografie con data di pubblicazione successiva al 1830 e quelle 
relative ai periodici antichi e moderni. La base dati è alimentata in linea dalle 
biblioteche che effettuano la catalogazione partecipata in rete.  La base dati 
Libro antico contiene notizie relative a monografie con data di pubblicazione 
che va dall'inizio della stampa fino al 1830, anno convenzionalmente adottato 
a livello internazionale come linea di demarcazione tra materiale antico e 
materiale moderno. La base dati Beni musicali è un archivio di oltre 350.000 
notizie relative a documenti musicali a stampa e manoscritti dal XVI secolo in 
poi, localizzati in più di 500 istituzioni pubbliche e private. Può essere 
considerata come la fonte primaria per la bibliografia nazionale retrospettiva 
della musica a stampa. Il catalogo complessivo ammonta a circa nove milioni 
di localizzazioni e quattro milioni e mezzo di descrizioni bibliografiche. 
Infine c’è la base dati Anagrafe delle biblioteche italiane che raccoglie 
informazioni sulle biblioteche italiane e i loro dati fondamentali: indirizzo, 
consistenza, tipologia dei fondi e servizi agli utenti. Ad ottobre 2001 le 
biblioteche presenti nella base dati consultabile in modalità www sono 15.216.  
È inoltre consultabile su Internet la base dati EDIT 16 - Censimento nazionale 
delle edizioni italiane del XVI secolo - all'indirizzo http://edit16.iccu.SBN.it/ 
La base dati è relativa a edizioni stampate tra il 1501 e il 1600 in Italia, in 
qualsiasi lingua, e all'estero in lingua italiana, localizzate in circa 1200 
biblioteche italiane, nella Biblioteca Apostolica Vaticana e in altre biblioteche 
appartenenti allo Stato della Città del Vaticano. EDIT16 contiene, oltre alle 
informazioni sulle edizioni, anche notizie su autori, editori, titoli uniformi, 
marche tipografiche di cui offre anche le immagini digitalizzate. La ricerca 
I. LA BIBLIOTECA DIGITALE                                                                       I siti delle biblioteche italiane 
 
18
pertanto può essere effettuata anche su autori, editori e marche (per es. editori 
che hanno utilizzato una certa marca, o quelli che hanno avuto attività in un 
certo luogo e in un certo anno oppure marche che abbiano lo stesso motto 
ecc.). 
Il sito si presenta con una home page molto essenziale, che fornisce 
informazioni dettagliate sulle modalità di accesso e di ricerca e poi consente di 
passare immediatamente alla maschera di ricerca, semplice o avanzata, di libri 
e riviste. Il servizio più significativo offerto dalla rete SBN è certamente il 
servizio di localizzazione. Interrogando l'Indice, infatti, è possibile sapere quali 
sono le biblioteche SBN che possiedono un determinato documento, in quanto 
l'Indice è di fatto il catalogo collettivo delle notizie esistenti nei Poli SBN.  
Se un utente non trova presso la propria biblioteca i documenti desiderati, ha la 
possibilità di rivolgersi ad altre biblioteche attivando, tramite la rete SBN, una 
procedura di prestito interbibliotecario. Nel software SBN infatti è inclusa una 
funzionalità che consente di inviare automaticamente una richiesta di prestito 
alle biblioteche SBN che si impegnano a mettere a disposizione in originale o 
in copia i documenti richiesti. Localizzazione dei documenti e prestito 
interbibliotecario automatizzato concorrono insieme a configurare SBN come 
un servizio nazionale di accesso ai documenti, ovunque essi si trovino. SBN 
pubblica e diffonde gratis un notiziario periodico, disponibile anche online, per 
informare sull’avanzamento del Servizio Bibliotecario Nazionale. 
™ AIB-Associazione Italiana Biblioteche (www.aib.it; e-mail: [email protected] 
oppure [email protected])  è l’associazione professionale dei bibliotecari italiani e ha 
sede a Roma. Dal sito AIB è possibile accedere a tutti i cataloghi (OPAC) di 
biblioteche italiane e straniere disponibili via Internet: il repertorio degli 
OPAC è suddiviso in due sezioni, una dedicata ai cataloghi collettivi nazionali 
e l’altra dedicata ai cataloghi collettivi regionali, provinciali, comunali e ai 
cataloghi di singole biblioteche. In più, l’AIB mette a disposizione anche il 
MAI-MetaOpac Azalai 
Italiano, che nasce grazie 
agli sforzi congiunti 
dell’AIB e del CILEA. Il 
MAI permette di inviare 
una medesima richiesta a 
più OPAC nello stesso 
tempo e permette di 
selezionare quali cataloghi 
interrogare. Il risultato 
dell’interrogazione è 
composto in un’unica 
pagina che mostra quanto 
trovato in ciascun catalogo 
ed è completo di collegamenti per visualizzare la scheda bibliografica e di 
comandi per raffinare ulteriormente la ricerca. Sul sito sono disponibili, 
inoltre, le liste dei periodici e dei cd-rom posseduti dalle biblioteche italiane.  
Il sito dell’AIB si rivolge, in primo luogo, ai bibliotecari e a tutti i 
professionisti del mondo del libro: a loro sono dedicate le sezioni sulle 
iniziative, sui seminari e corsi, sui congressi e sulla struttura e la vita 
I. LA BIBLIOTECA DIGITALE                                                                       I siti delle biblioteche italiane 
 
19
dell’Associazione. A questo proposito, si possono anche leggere le 
pubblicazioni specialistiche a cura dell’AIB, direttamente online, e accedere ad 
AIB-CUR, che è la lista di discussione dei bibliotecari italiani. Il servizio è 
comunque diretto anche agli utenti generici, ai quali è consentito, in modo 
semplice e veloce, di effettuare ricerche globali o selettive nei cataloghi di 
tutte le biblioteche che hanno un accesso ad Internet. 
Anche l’AIB ha una biblioteca, il cui catalogo è in linea, specializzata in 
biblioteconomia, bibliografia e scienze dell’informazione.  
Altri repertori di siti bibliotecari italiani e di cataloghi online sono forniti da: 
™ Sistema bibliotecario del Politecnico di Torino (www.biblio.polito.it) 
™ Polo universitario bolognese (www.cib.unibo.it) 
™ Polo universitario triestino (www.biblio.univ.trieste.it) 
™ Polo regionale SBN del Piemonte (www.regione.piemonte.it/opac). 
 
 
 TABELLA RIASSUNTIVA N° 1 
 
REPERTORI DI OPAC 
 
N° 
Nome  Indirizzo URL E-mail Ultimo 
aggiornamento 
 1 Sistema 
Bibliotecario 
Nazionale 
www.sbn.it   30/10/2001 
 2 Associazione 
Italiana 
Biblioteche 
www.aib.it  [email protected] 
[email protected]  
03/01/2002 
 3 Sistema 
bibliotecario del 
Politecnico di 
Torino 
www.biblio.polito.it   11/12/2001 
 4 Polo universitario 
di Bologna 
www.cib.unibo.it  [email protected]  
[email protected]  
10/01/2002 
 5 Polo universitario 
di Trieste 
www.biblio.univ.trieste.it   12/11/2001 
 6 Polo regionale del 
Piemonte 
www.regione.piemonte.it/opac  13/01/2002 
 
 
Finora abbiamo parlato della possibilità di effettuare ricerche bibliografiche in 
Rete, che è ormai un dato acquisito; per quanto riguarda l’accesso diretto ai documenti 
il discorso si fa più delicato. Il passaggio dalla biblioteca informatizzata alla biblioteca 
digitale è in corso di svolgimento. A un livello intermedio si collocano i servizi di 
distribuzione selettiva dei documenti o document delivery. A questa categoria 
appartengono organizzazioni ed enti che archiviano grandi quantità di pubblicazioni e 
permettono a studiosi o ad altre biblioteche o enti di acquistare singoli articoli e brani, 
che vengono poi spediti via posta, fax  o e-mail. In Italia tali servizi non sono molto 
diffusi e vengono forniti, a volte, dagli stessi editori e dalle librerie commissionarie.  
 
 
I. LA BIBLIOTECA DIGITALE                                                                       I siti delle biblioteche italiane 
 
20
 2. Che cosa è una biblioteca digitale 
 Il termine “biblioteca digitale” è apparso intorno alla fine degli anni Ottanta ed è 
stato coniato dagli informatici e dai ricercatori, che intendevano con questa espressione 
una collezione di documenti in formato digitale organizzata per contenuto e finalizzata a 
specifici gruppi di utenti. I documenti sono prodotti sia mediante digitalizzazione di 
materiali cartacei, sia realizzati ex-novo. L’organizzazione complessiva della raccolta si 
manifesta mediante un insieme di relazioni interdocumentali e intradocumentali e 
mediante un adeguato apparato metainformativo (i metadati, atti al reperimento di 
specifiche sezioni all’interno delle informazioni).  
 A complicare la comprensione del concetto di biblioteca digitale, intervengono 
altri termini che vengono usati correntemente come sinonimi: biblioteca elettronica e 
biblioteca virtuale. 
 Il termine “biblioteca elettronica” indica la biblioteca automatizzata che usa ogni 
tipo di attrezzatura elettronica per la lettura dei dati. Nel passaggio tra la biblioteca 
tradizionale e la biblioteca digitale si pone la biblioteca ibrida o biblioteca 
multimediale, dove fonti informative e documentarie diverse, memorizzate su supporti 
diversi (cartacei o elettronici) convivono in una stessa organizzazione. 
 Il termine “biblioteca virtuale” è stato usato per la prima volta da Tim Berners-
Lee, l’inventore del Web, e definisce una collezione di documenti tematici collegati tra 
loro, costituite da banche dati e pagine Web realizzate da molti autori. L’aggettivo 
“virtuale” significa che la biblioteca è immateriale e, proprio per questo, può estendersi 
indefinitamente, senza vincoli spaziali e fisici.  
 Secondo Anna Maria Tammaro
5
, le tre componenti fondamentali della biblioteca 
digitale sono: 
1. l’utente del servizio  
2. la collezione  
3. i servizi di accesso remoto. 
La biblioteca digitale è, quindi “quello spazio informativo e comunicativo in cui un 
utente, o una comunità di utenti, è facilitato, grazie a servizi personalizzati, nell’accesso 
a una collezione di documenti rilevanti per il suo interesse e nella creazione e diffusione 
di nuova conoscenza.
6
”  
 La novità è nel ruolo dell’utente, che diventa l’attore principale e l’elemento più 
critico per il successo della biblioteca digitale: l’utente, infatti, effettua le sue ricerche 
da solo, senza intermediari; la comunicazione e l’interazione tra utente e biblioteca 
avvengono in modalità remota; le richieste di documenti possono essere fatte 
annullando i limiti tradizionali di spazio e tempo; l’utente può, addirittura, diventare 
creatore di documenti e interagire con altri utenti. 
 La collezione della biblioteca digitale è formata da metadati, come i cataloghi, 
gli indici, le banche dati, da documenti tradizionali, come libri, periodici, tesi, 
immagini, da documenti video e sonori. I documenti sono sia surrogati di corrispondenti 
materiali a stampa, sia originariamente digitali. La collezione può anche non trovarsi in 
un solo luogo, ad esempio un calcolatore gestito da una sola biblioteca, ma può trovarsi 
distribuita in molteplici siti e per questo si crea il problema di che debba farsi carico 
della conservazione e preservazione della collezione.  
 
                                                 
5
 Anna Maria Tammaro-Alberto Salarelli, La biblioteca digitale, Editrice Bibliografica, Milano, 2000. 
6
 Anna Maria Tammaro-Alberto Salarelli, La biblioteca digitale, cit., pag. 108.