3
Premessa indispensabile alla rilevazione delle somiglianze sara' tuttavia
una riflessione sull'irriducibile autosufficienza delle due persone così da poter poi
procedere, senza il rischio di vedere annullata l'individualità dell'uno sotto il peso
dell'altro, mettendo in luce i tratti burgessiani di Enderby e l'indole enderbyana di
Burgess.
A questo scopo sarà opportuno soffermarsi sulle circostanze del primo
incontro di Burgess con Enderby. E' l'autore stesso a descrivercene, nella
prefazione a Enderby's Dark Lady , i particolari: "One day, delirious with sandfly
fever, I opened the door of the bathroom in my bungalow and was not altogether
surprised to see a middle-aged man seated on the toilet writing what appeared to
be poetry"
1
. E' il 1959 e Burgess e' insegnante nel sultanato del Brunei. Burgess
prosegue lamentando che nonostante la visione fosse durata un solo istante, "the
impossible personage" non lo abbandonò più, insistendo perché gli si dedicasse
un romanzo.
Si tratti di semplice pretesto narrativo o di puntuale descrizione dei
fatti, comunque la si voglia considerare questa versione ci dice senz'altro che
Enderby esiste prima di e indipendentemente da Burgess. Scriveva Pirandello dei
suoi sei famosi personaggi : "[me li] trovai davanti, vivi da poterli toccare, vivi da
poterne udire perfino il respiro [….]. Nati vivi, volevano vivere". Se è vero che si
possono usare le stesse parole per il caso occorso al nostro autore con Enderby, è
altrettanto vero però che Enderby non soffrirà troppo a lungo del pirandelliano
"dramma dell'essere in cerca d'autore" in quanto, intrufolatosi nel bagno dello
scrittore, lo troverà in preda a febbre malarica e forse proprio per questo inerme di
fronte alle sue richieste. In realtà Enderby ottiene molto più che un romanzo :
quasi si trattasse di un contemporaneo eroe epico, Burgess gli dedica un intero
ciclo, quattro romanzi di cui l'ultimo scritto per placare il malcontento dei lettori
del precedente The Clockwork Testament, in cui Enderby veniva finalmente fatto
morire.
1
Anthony Burgess, Enderby’s Dark Lady (1984), London, Vintage, 2002, p. 485.
4
Se è possibile che quest'accondiscendenza sia semplice
predisposizione dell'autore a consentire l'intrusione da parte di personaggi o lettori
nella sua vita, in realtà Burgess appare come impotente di fronte ad un
personaggio, se ancora così lo vogliamo chiamare, capricciosamente sfuggente ed
esigente al tempo stesso. E' infatti quasi una nota di rassegnazione quella che
chiude la già citata prefazione all'ultimo romanzo: "I do not know whether I like
or dislike him; I only know that, for me, he exists. I fear that he may probably go
on existing"
2
.
Per Burgess, quindi, Enderby è da subito una presenza forte, verrebbe
da dire invadente se, come già ricordato, l'autore si trova a scriverne per oltre
vent'anni. Il primo romanzo in questione è Inside Mr Enderby, scritto nel 1960,
anno in cui a Burgess viene diagnosticato un inoperabile tumore cerebrale. La
prognosi è a dir poco spietata, un anno di vita e riveste un’importanza cruciale
nella produzione dell’autore in quanto lo mette di fronte all’esigenza di scrivere
tanto da consentirgli di accantonare una rendita sufficiente al sostentamento di sua
moglie, una volta defunto. Qui, per ora, interessa vedere come questa scadenza
spinge Burgess a modificare il progetto iniziale pubblicando subito Inside Mr
Enderby come romanzo a sè stante, anziché come prima parte di un unico
romanzo intitolato semplicemente Enderby. La diagnosi dei medici, tuttavia, si
rivela presto errata consentendo così a Burgess di dedicarsi alla stesura della
seconda parte del progetto originario, che esce nel 1968 col titolo di Enderby
Outside . Non basta: qualche anno più tardi, sostiene l'autore, "Enderby demanded
that he be killed off in a novella entitled The Clockwork Testament . I duly
murdered him with a heart attack"
3
. E' il 1974 quando questo breve romanzo
sembrerebbe chiudere, nelle intenzioni sia dell'autore che del personaggio, il ciclo
"Enderby". Si tratta però di una morte passeggera perché di lì a poco il bizzarro
poeta si ripresenta per chiedere che lo si resusciti annullando la concordata
eutanasia. E' un Burgess quasi sfinito e certo ironicamente polemico quello che
pubblica, nel 1984, Enderby's Dark Lady col sottotitolo "composed to placate
kind readers of The Clockwork Testament , or Enderby's End , who objected to my
casually killing my hero"
4
.
2
Ibid, p. 486.
3
Ibid, p. 485.
4
Ibid.
5
Quando Burgess confessa di temere che Enderby possa continuare a
vivere, non sembra in realtà riferirsi solo all'eventualità di ritrovarsi a scrivere di
nuovo di lui ma alla possibilità che Enderby gli sopravviva. Si tratta con tutta
evidenza di uno scrittore che riconosce di non avere un totale controllo su un suo
personaggio o, a ben vedere, di un padre alle prese con un imprevedibile ed ostile
figlio adolescente.
Enderby appare, in effetti, pieno di clamorose contraddizioni che ne
fanno, spesso suo malgrado, un individuo enigmatico. Basti qui riportare un unico
esempio della weirdness del personaggio lasciando che essa emerga appieno col
procedere della discussione, nello specifico la decisione del poeta di voler dar
libero corso all'impulso creativo nel bagno di casa. Quale luogo meno adatto
all'attività più nobile dell'uomo? Quale maggior contraddizione del difendere una
concezione anacronisticamente romantica della poesia del praticare quest'arte nel
luogo concepito per espletare bisogni più fisiologici che non intellettuali?
Si approfondirà più avanti questa stravagante contraddizione, per ora
basti a lasciarci un poco perplessi, confusi. Del resto è lo stesso autore ad essere
disorientato ma questo non gli vieta di suggerire una possibile lettura di tanta
stramberia sostenendo che, se anche è lecito storcere il naso di fronte ad una
condotta tanto sordida ed antisociale, "on the other hand, he may be taken as the
last dogged individualist, the quiet rebel who lives in all of us, affirming the
creative impulse, even to no useful end, and, doing little good to the world, at
least doing no harm"
5
.
Enderby è quindi prima di tutto e al di là di ogni contingente
manifestazione, un tratto della natura umana, lo spirito ribelle che accomuna tutti
quanti indipendentemente dal fatto che poi ognuno scelga di assecondarlo o
ignorarlo. Ma, sembra voler suggerire Burgess, ignorarlo non è possibile: quando
ci si illude di averlo messo definitivamente a tacere, ecco che si ripresenta
prepotente a riaffermare la propria esistenza.
La joyciana epifania, nel caso del nostro autore, si verifica con la
complicità della già citata febbre malarica. Forse altrimenti destinato a rimanere
per tutta la vita portatore sano di questo inquieto gene, Burgess deve prendere atto
della sua esistenza, nel preciso istante in cui Enderby gli compare. Nasce da
5
Anthony Burgess, You’ve Had Your Time (1990), London, Vintage, 2002, p. 14.
6
questa improvvisa presa di coscienza il ciclo Enderby, quattro romanzi dedicati al
gene impazzito della ribellione che è in tutti noi.
Potrebbe in effetti non essere troppo azzardato sostenere che con
Enderby prenda forma l'urgenza creativa che Burgess personalmente non può o
non si sente di assecondare appieno. Ecco allora che si può pensare ad Enderby
come ad una sorta di valvola di sfogo per il suo stesso autore o ad un lusso che a
quest'ultimo non è concesso per il suo vivere perfettamente integrato nelle
dinamiche sociali.
Enderby infatti ci si presenta come l'artista puro e solitario, libero da
qualsivoglia legame o responsabilità nei confronti di terzi e, di conseguenza,
libero di sgranare la sua vita in dedizione totale ed incondizionata della sua musa
ispiratrice.
In altre parole, Enderby sembrerebbe impersonare l'idea più diffusa
nell'immaginario comune dell'artista: un solitario eremita che, per poter
liberamente dedicarsi alla sua musa, sente il bisogno di fuggire le preoccupazioni,
inevitabile strascico della vita quotidiana. La letteratura in proposito è vasta e ci
propone fughe verso i più curiosi angoli del mondo; la particolarità, nel nostro
caso consiste nel fatto che quel che Thoreau trova in riva al lago Walden o
Wordsworth sulle sponde del Lake District, Enderby lo ritrova nel bagno di casa.
Tutto ciò che accade al di fuori del suo lavatory non ha alcun valore,
costituendo per lui una noiosa fonte di distrazione a cui, suo malgrado, talvolta
deve accettare di sottoporsi. Lungi dal suscitare in lui il benchè minimo interesse,
il suo trovarsi invischiato in faccende tutte umane come il denaro, la fama o le più
svariate dinamiche della vita consociata, non può che aumentare il suo desiderio
di tornare alla quiete del suo rifugio. L'unico motivo che tiene il nostro
protagonista tenacemente legato alla vita è la fiduciosa attesa di quell'orgasmico
rapimento che anche la più fugace visita della sua capricciosa dea ha il potere di
scatenare in lui.
La prepotenza con cui la Musa monopolizza le energie di Enderby non
appare troppo dissimile da quella con cui Enderby chiede ed ottiene le attenzioni
di Burgess. A voler ben vedere, si tratta in entrambi i casi dell'urgenza con cui
l'ispirazione pretende di tradursi in espressione artistica. Agli occhi del prescelto
tutto ciò che lo circonda non solo non riveste più alcuna importanza, ma
costituisce un ostacolo insopportabile che si interpone tra lui e l'atto creativo.
7
E' proprio a questo punto che l'artista si trova al fatidico bivio: da una
parte la via dell’abbandono totale all’urgenza artistica, della resa incondizionata
alla volontà della sua musa, dall’altra la via non tanto del compromesso quanto
del tentativo di conciliare quest’urgenza con il vivere in società e con tutto ciò che
questo comporta. E’ proprio a questo punto che le strade di Enderby e Burgess si
separano: il primo scegliendo, se di scelta si può parlare quando si tratta piuttosto
di una resa inevitabile, la via della dedizione totale alla Musa, il secondo
imboccando invece l’altra strada, in virtù del suo essere profondamente parte del
mondo.
Quindi per Enderby la normalizzazione della pratica della poesia entro
i limiti di una vita socialmente accettabile da “useful citizen” non è possibile,
tanto che la sua mutazione da Enderby, poeta del lavatory, a Hogg, barista in un
albergo londinese, comporta significativamente l’assunzione di un nuovo nome.
L’Hogg cittadino produttivo non è certo il classico approdo dell’adolescente
all’età adulta, ma l’artificiale prodotto finale di un programma di rieducazione i
cui assunti base non si discostano di molto da quelli della più famosa "cura
Ludovico" di A Clockwork Orange .
Per Enderby "week-day poet" come Burgess stesso lo definisce
6
, la
pratica della poesia non potrà mai ridursi all'hobby del week-end di un qualunque
"decent family man"
7
, come Dr Greenslade gli prescrive. Va però a questo
proposito precisato che se è vero che se Burgess parla del suo approccio alla
scrittura in termini di un "gentlemanly hobby", col tempo quest'attività si
trasforma in un impegno perseguito con infaticabile dedizione, in attività se non
esclusiva, certamente predominante della sua vita. Il suo iniziale dedicarsi alla
scrittura è in effetti decisamente prudente, in quanto Burgess non riesce ad
intravedere la possibilità di farne una professione.
Se Burgess è l'Enderby dell'età adulta, attivo membro del consorzio
civile, allora Enderby rappresenta per il suo autore un malinconico sguardo
all'indietro, verso un'età, o forse piuttosto verso un approccio alla vita e all'arte più
leggero, più giovane, più ottimista.
6
Anthony Burgess, Inside Mr Enderby (1963), London, Vintage, 2002, p. 182.
7
Ibid.
8
Per tornare ad un'immagine già utilizzata, sembra di nuovo trattarsi
dello sguardo un po’ apprensivo, un po’ nostalgicamente invidioso del padre verso
il figlio che, adolescente, può ancora permettersi di vivere i propri sogni con una
purezza che è solo di un’età ancora non scontratasi con i compromessi portati
inevitabilmente con sé dal vivere in società. Parlando del periodo immediatamente
precedente alla comparsa di Enderby, Burgess ci dà una chiara spiegazione di
come egli viva la condizione di scrittore in relazione alle responsabilità
economiche e familiari:
I got on with the task of turning myself into a brief
professional writer. The term professional is not meant to imply a
high standard of commitment and attainment: it meant then, as it
still does, the pursuit of a trade or calling to the end of paying the
rent and buying liquor. I leave the myth of inspiration and
agonised creative inaction to the amateurs. The practice of a
profession entails discipline, which for me meant the production of
two thousand words of fair copy every day, weekends included
8
.
Enderby è allora, oltre a tutte le cose di cui si è detto, anche l'amateur
che si può permettere il lusso di non produrre, lamentando la sua paralisi creativa
e il silenzio della sua musa: "sbarcare il lunario" in qualche modo gli riesce e tanto
gli basta.
Non c'è, si badi bene, alcuna nota di disprezzo verso gli amateurs della
penna, semplicemente questo atteggiamento non è quello che Burgess sceglie di
adottare: per lui la scrittura è una professione come tutte le altre e comporta tutta
una serie di impegni e scadenze che si possono mantenere solo con una forte dose
di autodisciplina. Certo è una visione più realistica e pragmatica dello scrivere,
soprattutto se raffrontata a quella più romantica e idealizzante di Enderby.
Non ci si lasci tuttavia ingannare perché l’adolescenza o il carattere
amatoriale che si vogliono attribuire ad Enderby non denotano una sua infantile
frivolezza: il suo restare al di fuori delle dinamiche sociali non significa
assolutamente un suo riflettere astratto e sterile ma, anzi, un suo tenace puntiglio a
ragionare sulla natura umana, se ancora è lecito parlare di tale categoria, o, quanto
meno, sulle questioni meno accessorie e contingenti nella fenomenologia
dell’agire umano.
8
A. Burgess, You’ve Had Your Time , op. cit., p. 4.
9
Più nello specifico, ad Enderby interessa indagare le forze profonde e
ultime di cui le dinamiche della vita umana non sono che la manifestazione più
immediatamente visibile. A questo proposito il percorso creativo di Enderby torna
ad intersecarsi con quello del suo autore: per entrambi la gnoseologia del mondo e
dell'uomo parte dal riconoscimento dell'esistenza di due forze che, opposte,
sarebbero all'origine di ogni fenomeno. Le si chiami Bene e Male, Pelagianesimo
e Agostinianesimo, free-will e predestinazione, queste categorie sono alla base
tanto dell'opera di Burgess quanto delle riflessioni e dei progetti letterari di
Enderby, ma si tratterà questo argomento in modo più approfondito più avanti
data appunto l’importanza della questione per entrambi.
Come si intuisce, ciò che distingue l'opera di Burgess da quella di
Enderby non è, rispettivamente, l'attenzione e l'indifferenza nei confronti
dell'uomo ma la libertà che all'autore non sembra essere concessa di osservare il
teatro della vita in qualità di spettatore, da una quieta distanza.
A questo punto, fatte le dovute precisazioni e discusse le fondamentali
premesse, si potrà procedere con l'analizzare i punti di contatto tra Enderby e
Burgess a partire, come già anticipato, dagli aspetti artistici del loro essere
produttori di parole.