Premessa 
 
 
 
2 
comunque, gli strumenti decisionali richiedono che sia effettuata una stima dei costi 
associati ad ogni tecnologia applicabile nei casi in esame. 
L’utilizzo di procedure di valutazione di questo tipo è previsto esplicitamente anche dalla 
normativa vigente nel settore delle bonifiche. Il DM 471/99 prevede infatti che in fase di 
Progetto Preliminare venga effettuata un’attenta analisi comparativa delle tecnologie 
applicabili al risanamento dell’area, in termini di efficacia nel raggiungere gli obiettivi, 
concentrazioni finali, tempi di esecuzione e impatto sull’ambiente; questa analisi deve 
essere accompagnata da una stima dei costi delle diverse tecnologie, che permetta di 
valutarne la fattibilità economica. 
 
Da questa osservazione è scaturita l’idea di elaborare una formulazione matematica del 
costo di risanamento in tutte le fasi, dalla caratterizzazione del sito alla chiusura 
dell’intervento, per le più diffuse tecnologie di bonifica del suolo e della falda. 
Per riuscire a raggiungere questo obiettivo, ci si è basati sulle informazioni reperibili in 
letteratura e nella normativa di settore, integrate da osservazioni pratiche e soprattutto 
dall’analisi di progetti reali.  
A questo proposito, è stato scelto il contesto della provincia di Milano, poiché tale 
territorio è interessato da un numero molto elevato di casi di contaminazione di terreni e 
acque sotterranee e di conseguenza è una realtà particolarmente significativa in termini di 
tecnologie di bonifica applicate, tipologie di inquinanti, varietà di progetti e di costi.  
La consultazione dei progetti relativi a uno specifico ambito geografico, ha costretto a 
focalizzare maggiormente l’attenzione sulle tecnologie più diffuse nell’area milanese (ma 
che possono essere ugualmente ritenute rappresentative della situazione nazionale, data la 
significatività del contesto), pur tuttavia senza la necessità di disperdere energie 
analizzando altri progetti conservati presso differenti Enti (altre Province, Regioni, 
Ministero dell’Ambiente).  
 
Più nel dettaglio, il lavoro si articola in una prima parte introduttiva, avente lo scopo di 
inquadrare il problema della bonifica dei siti contaminati dal punto di vista legislativo e, 
per quanto riguarda la provincia di Milano, da quello geografico (capitolo I). 
Segue una parte dedicata alla spiegazione delle basi teoriche per il calcolo del costo di 
risanamento (capitolo II) e una in cui vengono trattate le principali tecnologie di bonifica, 
con particolare riguardo a quelle effettivamente adottate nel contesto milanese (capitolo 
Premessa 
 
 
 
3 
III). In questa parte sono esposti i principi basilari di ogni tecnologia, le modalità di 
conduzione degli interventi e le regole progettuali su cui si basa la formulazione 
matematica sviluppata nel presente lavoro di tesi. 
Per ottimizzare la gestione dei dati raccolti nel corso della consultazione dei progetti 
conservati presso l’Archivio Bonifiche della Provincia di Milano è stato sviluppato un 
database ad hoc mediante l’utilizzo del software Microsoft Access
®
; il contenuto e le 
regole di compilazione di questo database sono riassunti nel capitolo IV. 
Il quinto capitolo contiene, per ogni tecnologia, un quadro dei dati raccolti nei progetti per 
quanto riguarda volumetrie dei terreni e tipologie di inquinanti trattati, influenza delle varie 
voci di costo sul totale, andamento del costo unitario, durata degli interventi e motivazioni 
che, caso per caso, hanno condotto alla scelta della tecnologia adottata. 
Il capitolo VI è dedicato alla formulazione del modello matematico per il calcolo del costo 
totale di intervento. Tale modello, pur essendo relativo alle tecnologie più diffuse in 
provincia di Milano (scavo e smaltimento in discarica; soil vapour extraction; bioventing; 
air sparging e pump and treat) può essere utilizzato per qualsiasi intervento di bonifica 
mediante le citate tecnologie, perché è dedotto da considerazioni teoriche riguardanti i 
meccanismi fisici, chimici e biologici che ne stanno alla base, da regole generali di 
progettazione e di buon senso nella conduzione della bonifica. Si tratta di un aspetto di 
significativo e di grande interesse per gli sviluppi del settore, in quanto il modello è stato 
realizzato in modo da rappresentare la dipendenza del costo di risanamento esclusivamente 
in funzione di grandezze fondamentali che contraddistinguono un sito contaminato (area, 
volume, tipologia della contaminazione, ecc.) e fornendo così un valido strumento per la 
comparazione di diverse opzioni di risanamento. 
Il passo successivo (capitolo VII) è stato la stima dei parametri che compaiono nel modello 
elaborato sulla base dei costi riportati nei progetti analizzati; si riferisce quindi alla realtà 
della provincia di Milano, anche se è plausibile ritenere che buona parte delle stime siano 
valide anche fuori dal detto contesto. 
In ultimo (capitolo VIII) è stata effettuata un’analisi di sensitività per valutare la variabilità 
del costo totale, ottenuto per le diverse tecnologie sulla base dei casi analizzati, in funzione 
della variabilità dei parametri che compaiono nelle espressioni matematiche, oltreché per 
mettere in luce quali di essi, pesando maggiormente sull’incertezza finale del costo, 
necessitano di una stima accurata e quali, invece, in mancanza di dati specifici, possono 
essere tratti da letteratura, senza condizionare il valore finale del costo di risanamento.  
Premessa 
 
 
 
4 
Le conclusioni di tutto il lavoro vengono tratte nel capitolo IX, unitamente a considerazioni 
in merito agli sviluppi futuri di una siffatta attività.  
 
 
 
 
  
5 
CAPITOLO I 
ASPETTI INTRODUTTIVI 
1.1 NORMATIVA DI RIFERIMENTO 
La bonifica dei siti contaminati è disciplinata a livello nazionale dal D.Lgs. 22/97 (Decreto 
Ronchi) e dal relativo regolamento di attuazione adottato con Decreto del Ministro 
dell’Ambiente n. 471 del 1999. 
Tali leggi rappresentano la naturale risposta alla necessità di un inquadramento sistematico 
ed organico del risanamento dei siti contaminati, disciplina divenuta di grande attualità in 
questi ultimi anni anche a causa dell’elevato numero di aree industriali dismesse sulle quali 
si sono incentrati ingenti interessi economici. 
A differenza di altri paesi europei, in Italia è mancata per lungo tempo una politica 
organica sulle aree contaminate. Sino all’approvazione del D.Lgs. 22/97 gli unici 
provvedimenti di riferimento erano la legge 441/87, primo vero tentativo mirato a 
pianificare gli interventi di bonifica dei suoli contaminati, che ha affidato alle Regioni il 
compito di elaborare i Piani Regionali di Bonifica, senza però fornire definizioni di area 
Aspetti introduttivi 
 
 
 
6 
contaminata ed il DM del 16 Maggio 1989, con il quale il Ministero dell’Ambiente ha 
fornito le linee guida per l’elaborazione e la predisposizione di tali Piani. 
La Regione Lombardia si è dotata di un proprio Piano di Bonifica soltanto nel 1995 (DGR 
n. 66818) e ha emanato l’anno successivo una dettagliata delibera sugli standard di qualità 
dei suoli (DGR 17252/96), secondo la quale un terreno era da ritenersi contaminato qualora 
la concentrazione di una o più sostanze in esso presenti superava di oltre il 20% i valori di 
fondo, mentre gli obiettivi di bonifica venivano valutati in funzione dell’uso previsto. 
Soltanto con l’emanazione del D.Lgs. 22/97, però, sono state per la prima volta individuate 
a livello nazionale ed in modo sistematico le condizioni per le quali è necessario 
intraprendere interventi di bonifica e le persone giuridiche coinvolte nei procedimenti. 
Il D.Lgs. 22/97 ha inoltre fissato le competenze degli Enti Pubblici. Ai Comuni spetta il 
compito di approvare ed autorizzare i progetti di bonifica presentati dai soggetti privati che 
se ne fanno carico, di diffidare il responsabile dell’inquinamento a procedere alla bonifica 
in caso di segnalazione da parte di soggetti ed organi pubblici dell’esistenza di siti 
inquinati, e di realizzare d’ufficio gli interventi se i responsabili non provvedono o non 
siano individuabili. Le Province hanno invece l’incarico di controllare in corso d’opera 
l’andamento degli interventi e di organizzare il collaudo finale, attestando il 
completamento degli interventi tramite apposita certificazione. Alle Regioni, infine, va il 
compito di approvare ed autorizzare gli interventi in aree su più Comuni, individuare le 
tipologie di progetti non soggetti ad autorizzazione ed elaborare ed aggiornare l’anagrafe 
dei siti da bonificare. 
Il Decreto Ronchi ha anche definito le responsabilità in ambito di bonifica ambientale 
attraverso il cosiddetto principio di “chi inquina, paga”: chiunque è causa di superamento 
dei limiti imposti dalla normativa è tenuto a farsi carico degli oneri dell’intervento di 
messa in sicurezza, di bonifica e di ripristino ambientale. Egli è tenuto inoltre a notificare 
immediatamente agli Enti la situazione di inquinamento verificatasi, comunicare entro 48 
ore dalla notifica gli interventi di messa in sicurezza d’emergenza adottati, presentare entro 
30 giorni il progetto di bonifica delle aree inquinate a Comune e Provincia e depositare 
delle garanzie finanziarie a favore della Regione prima dell’inizio dei lavori. Nel caso in 
cui il responsabile dell’inquinamento non provveda alla bonifica ovvero non sia 
individuabile, gli interventi di bonifica vengono realizzati d’ufficio dall’Ente Pubblico. 
Con l’emanazione dello specifico regolamento attuativo del decreto legislativo (DM 
471/99), avvenuta due anni e mezzo più tardi, è stato finalmente possibile disporre di 
Aspetti introduttivi 
 
 
 
7 
procedure di riferimento per le indagini di un sito e per la sua caratterizzazione, per 
l’esecuzione cioè di tutte quelle attività che conducono, con ragionevole sicurezza, a 
ritenere che le concentrazioni di contaminanti rinvenute nel sito investigato siano 
rappresentative del reale livello di inquinamento presente sull’area. 
Innanzitutto, il DM 471/99 prevede che gli interventi di bonifica e messa in sicurezza siano 
effettuati sulla base di apposita progettazione, articolata su tre livelli di approfondimenti 
tecnici progressivi: piano della caratterizzazione, progetto preliminare e progetto 
definitivo. Il piano della caratterizzazione ha la funzione di descrivere in modo dettagliato 
il sito e le attività che in esso si sono svolte, di individuare le possibili sorgenti di 
contaminazione e le caratteristiche ambientali dell’area in esame. Il progetto preliminare 
descrive in maniera più dettagliata le analisi dei livelli di inquinamento, lo studio delle 
possibili tecnologie adottabili per la bonifica e i test eseguiti per verificarne l’efficacia. Nel 
progetto definitivo, infine, vengono raccolti tutti gli aspetti tecnici relativi all’intervento di 
bonifica, con descrizioni di dettaglio. 
Le fasi di progettazione della bonifica, dunque, devono seguire un protocollo che è uguale 
per tutti i progetti, in modo da facilitare ed uniformare la raccolta delle informazioni da 
parte degli organi preposti. 
Il DM 471/99, secondo quanto previsto nel precedente Decreto Ronchi, definisce inoltre i 
limiti di accettabilità della contaminazione per suoli, acque superficiali ed acque 
sotterranee che, se superati, comportano la bonifica del sito. Essi sono stati individuati per 
94 parametri per il suolo e 92 per le acque, mentre per gli inquinanti non riportati il decreto 
prescrive che i valori di concentrazione limite accettabili vengano ricavati adottando quelli 
indicati per la sostanza tossicologicamente più affine. Per quanto riguarda la 
contaminazione della matrice solida, infine, tali valori limite vengono fissati in funzione 
della destinazione d’uso, che può essere verde pubblico-residenziale o commerciale-
industriale. 
Deroghe ai limiti di accettabilità sono previste nel caso in cui le concentrazioni presenti nel 
fondo naturale del terreno siano superiori ai valori tabellari e pertanto vengono assunte 
come obiettivo di bonifica per il caso in esame e quando si dimostri, in fase di 
progettazione preliminare, la non raggiungibilità di tali limiti neppure con l’applicazione 
delle migliori tecnologie disponibili a costi sopportabili. In questa eventualità gli obiettivi 
di bonifica (“bonifiche con misure di sicurezza”, art. 5) sono da definire sulla base di 
un’analisi di rischio. 
Aspetti introduttivi 
 
 
 
8 
Valori limite più restrittivi vengono invece applicati in presenza di corpo idrico recettore 
classificato “area sensibile”, in situazioni di particolare vulnerabilità delle acque 
all’inquinamento o in virtù della necessità di tutelare le acque destinate ad uso potabile. 
Per quanto concerne il tipo di intervento da effettuare, già a livello di progetto preliminare 
devono essere prese in rassegna le diverse tecnologie di bonifica adottabili e per ciascuna 
di esse deve essere condotta un’analisi di efficacia relativa al sito in esame. Le indicazioni 
ministeriali stabiliscono inoltre che “gli interventi di bonifica e ripristino ambientale di un 
sito inquinato devono privilegiare il ricorso a tecniche che favoriscano la riduzione della 
movimentazione, il trattamento in sito ed il riutilizzo del suolo, sottosuolo e dei materiali 
di riporto sottoposti a bonifica”. In altre parole, essi devono (Bonomo e Sezenna, 2003): 
 ξ  privilegiare le tecniche che riducono permanentemente e significativamente la 
concentrazione nelle diverse matrici ambientali, gli effetti tossici e la mobilità delle 
sostanze inquinanti 
 ξ  privilegiare gli interventi atti a trattare e riutilizzare il suolo nel sito, mediante 
trattamenti in situ o on site, riducendo la movimentazione del materiale e di 
conseguenza i rischi derivanti dal trasporto e dalla messa a discarica di terreno 
inquinato 
 ξ  evitare ogni rischio aggiuntivo (rispetto a quello esistente) di inquinamento dell'aria, 
delle acque sotterranee e superficiali, del suolo e sottosuolo, nonché ogni inconveniente 
derivante da rumori e odori 
 ξ  evitare rischi igienico-sanitari per la popolazione durante lo svolgimento degli 
interventi 
 ξ  operare la scelta delle tecnologie anche sulla base di aspetti economici, che devono 
comprendere i costi di gestione a lungo termine connessi alle eventuali misure di 
sicurezza ed ai relativi controlli e monitoraggi. 
Aspetti introduttivi 
 
 
 
9 
1.2 SITI CONTAMINATI: LA SITUAZIONE DELLA 
PROVINCIA DI MILANO 
1.2.1 Inquadramento generale 
Il risanamento dei siti contaminati è un tema di grande attualità ed uno dei principali 
impegni negli ultimi anni della Regione Lombardia e soprattutto della Provincia di Milano. 
In essa infatti è presente un ingente numero di siti contaminati, tanto che vi si concentra 
ben il 54% per cento di tutte le aree contaminate della Regione Lombardia (Regione 
Lombardia, 2003) e per questo motivo può essere considerata un ottimo osservatorio sul 
risanamento dei suoli in tutta la Regione, nonchè in ambito nazionale (Fig. 1.1). 
 
 
Fig. 1.1   Numero di siti contaminati per comune nella Regione Lombardia (Arpa Lombardia, 2003) 
Aspetti introduttivi 
 
 
 
10 
 
La presenza di un così elevato numero di siti da bonificare è da imputare in larga misura a 
quel fenomeno di “boom” industriale che ha visto negli anni ’50 e ’60 una crescita sempre 
più intensa, anche se spesso tumultuosa e disorganica, di quel tessuto industriale e 
produttivo che ancor oggi, anche se con differente connotazione, fa della Lombardia e 
della Provincia di Milano una delle aree a maggiore concentrazione produttiva e rilevanza 
economica in Europa. Tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90, a seguito 
dell’affermazione di nuovi scenari di sviluppo economico, è cominciato un processo di 
abbandono e dismissione delle vecchie aree industriali in cui erano dislocate 
principalmente acciaierie, raffinerie, industrie metalmeccaniche ed industrie chimiche. In 
termini territoriali, ci si è trovati di fronte alla disponibilità di vaste aree da riconvertire in 
centri residenziali, città universitarie, strutture fieristiche, ecc., e dunque aventi una 
rilevanza economica decisamente non trascurabile. A fronte di ciò, ci si è presto resi conto 
che tali grandi complessi industriali avevano causato gravi problemi in termini di 
contaminazione della falda e dei suoli, in un contesto tecnologico e normativo non ancora 
maturo. 
Per quanto riguarda l’aspetto normativo, la svolta radicale, così come in tutto il resto 
d’Italia, è giunta grazie alla promulgazione delle nuove norme relative all’ambiente, 
descritte al § 1.1. 
Dal punto di vista tecnologico, si è assistito anche in Italia, seppur in ritardo rispetto ad 
altri paesi europei, ad una crescita radicale delle conoscenze tecniche e di strutture di 
consulenza professionalmente organizzate; lo sviluppo di un mercato specifico di settore 
ha così consentito un progressivo abbattimento dei costi e migliori prestazioni da parte 
delle tecnologie di bonifica. 
La Provincia di Milano si è adoperata per strutturarsi in modo da rispondere alle recenti 
necessità, sforzandosi inoltre di costituire anche un centro di ricerca e di studio, 
realizzando strumenti operativi avanzati e partecipando al dibattito scientifico sia a livello 
nazionale che internazionale. 
Nel 1997 è stata una delle prime Provincia in Italia ad adempiere al dettato legislativo 
attivando su Delibera della Giunta Provinciale l’Ufficio Bonifiche Suolo e Sottosuolo che 
nel giugno del 2000 contava dieci addetti (tra geologi e geometri); a seguito del costante 
aumento di pratiche in carico, si è passati alla fine del 2003 a quindici tecnici (un 
ingegnere ambientale, nove geologi, quattro geometri ed un perito chimico). 
Aspetti introduttivi 
 
 
 
11 
Per quanto riguarda le attività tecniche ed operative svolte dall’Ufficio Bonifiche, si citano 
tra le altre la ristrutturazione degli archivi SIF, il completamento del catasto dei corpi idrici 
superficiali, l’organizzazione di database ambientali e lo sviluppo di un software per 
l’analisi di rischio residuo derivante dalla messa in sicurezza di siti contaminati 
(GIUDITTA). La Provincia di Milano, infine, collabora al network CLARINET, che sta 
svolgendo un lavoro a livello europeo per ottenere uno standard di riferimento comune 
nell’ambito della bonifica dei suoli e che permetterà di confrontare interventi ed esperienze 
in modo omogeneo e comune. 
 
1.2.2 Lo stato delle attività nel campo delle bonifiche 
Già nel 1997 si era a conoscenza di circa 190 situazioni di contaminazione all’interno del 
territorio provinciale. Nell’anno 1999 i siti censiti sono risultati circa 400, di cui il 62% 
rappresentati da aree industriali dismesse, l’8% da aree parzialmente riutilizzate o 
parzialmente dimesse ed il 30% da siti ancora in attività. Le tipologie di attività che hanno 
causato l’evento di contaminazione sono risultate molteplici, dalle industrie chimiche alle 
attività legate alla manutenzione di autoveicoli e distributori di carburante, dalle attività di 
recupero, smaltimento, riciclaggio rifiuti a quelle di produzione e lavorazione di metalli e 
loro leghe (Rosti, 2000). 
Sulla base dei dati ricavati attraverso il database dell’Ufficio Bonifiche, è emerso che al 31 
dicembre 2001 risultavano censiti 771 siti, di cui 178 già bonificati, pari al 23% del totale, 
mentre gli interventi in corso erano 368, pari al 48%. Alla fine del 2002 risultavano 
conclusi o in corso 643 interventi, 97 in più dell’anno precedente; le elaborazioni dei i dati 
relativi al 2003 non sono state ancora rese disponibili definitive. È evidente in ogni caso il 
notevole incremento degli interventi di bonifica negli ultimi anni, soprattutto a seguito 
dell’emanazione del DM 471/99 (Fig. 1.2). 
Con riferimento al 31 dicembre 2001, la superficie complessiva dei siti contaminati è 
risultata di 27.677.992 m
2
, mentre quella bonificata è stata di 2.401.013 m
2
, pari al 9% del 
totale. 
Aspetti introduttivi 
 
 
 
12 
190
263
304
403
546
643
0
200
400
600
800
1997 1998 1999 2000 2001 2002
 
Fig 1.2   Numero degli interventi di bonifica in corso o conclusi (modificato da Provincia di Milano, 
2004) 
 
Per quanto riguarda la distribuzione delle aree contaminate, la maggior parte è dislocata nel 
Comune di Milano (258 siti su un totale di 771, pari ad un terzo del totale). Elaborando i 
dati dell’Archivio Bonifiche mediante ArcView
®
 è stato possibile osservare che le restanti 
aree contaminate sono distribuite prevalentemente nell’hinterland e nella parte nord del 
territorio, caratterizzati da una più elevata concentrazione produttiva (Fig. 1.3). 
 
 
Fig. 1.3   Percentuale di suolo contaminato per Comune (modifica da Archivio Bonifiche) 
Aspetti introduttivi 
 
 
 
13 
La Provincia di Milano, infine, ospita quattro siti di interesse nazionale: Pioltello-Rodano, 
Sesto San Giovanni, Cerro al Lambro e Milano-Bovisa. 
1.2.3 Tipologia della contaminazione e tecnologie di intervento 
Attraverso la banca dati dell’Ufficio Bonifiche, è stato possibile ricavare un quadro 
generale delle principali categorie di inquinanti riscontrati sul territorio della Provincia e 
delle tecnologie impiegate ai fini della loro rimozione o del loro contenimento. 
I contaminanti più frequenti sono risultati gli idrocarburi, rappresentanti complessivamente 
il 68% del totale e suddivisi tra alifatici non alogenati (46%), alifatici alogenati (6%), 
monoaromatici (10%) ed IPA (6%). Ad essi seguono gli inorganici, con il 25%, i PCB 
(4%) ed infine ammine aromatiche, fenoli, cloro-nitro-benzeni, fitofarmaci e cianuri, tutti 
con percentuali attorno all’1% (Fig. 1.4). 
 
6%
10%
25%
1%
4%
1%
1%
6%
46%
Inorganici 
Monoaromatici
IPA
Alifatici alogenati
Cloro-nitro-benzeni
Fenoli
Ammine aromatiche
PCB
Idrocarburi alif atic i
 
Fig. 1.4   Tipologia di contaminanti nei suoli della Provincia di Milano (modifica da Archivio Bonifiche) 
 
Per quanto riguarda l’inquinamento della falda, i casi di contaminazione più frequenti si 
sono avuti nella porzione sud del territorio, dove essa ha una soggiacenza media inferiore a 
10 m dal p.c.. Anche in questo caso la tipologia di contaminazione predominante si è 
rivelata essere gli idrocarburi, con il 73% del totale e suddivisi in alifatici (29%), alifatici 
alogenati (24%), monoaromatici (15%) ed IPA (5%); gli alogenati, in particolare, hanno 
un’incidenza elevata, rispetto a quanto visto per la matrice insatura. Gli inorganici 
Aspetti introduttivi 
 
 
 
14 
rappresentano il 19% del totale mentre per le restanti classi di inquinanti la percentuale 
rimane al di sotto del 3% (Fig. 1.5). In diversi siti dell’area metropolitana milanese 
(soprattutto nella parte nord, fino a Seveso e a Meda) la falda risulta inoltre inquinata da 
solventi clorurati, ma si tratta di una contaminazione di fondo non imputabile ad una fonte 
ben precisa; molto probabilmente tale contaminazione è dovuta alla pratica, in uso per tutti 
gli anni ’70 ed oltre, di disperdere nel terreno tramite pozzi perdenti le acque impiegate in 
industrie galvaniche (Politecnico di Milano - Regione Lombardia, 2003). 
 
19%
15%
5%
25%
28%
1%
3%
3%
1%
Inorganici 
Monoaromatici
IPA
Alifatici alogenati
Cloro-nitro-benzeni
Fenoli
Ammine aromatiche
PCB
Idrocarburi alif atic i
 
Fig. 1.5   Tipologie di inquinanti nelle acque sotterranee della Provincia di Milano (modifica da 
Archivio Bonifiche) 
 
Tra le tecnologie di intervento prevalgono quelle ex situ, che rappresentano il 54% del 
totale, mentre i casi rimanenti si dividono tra tecnologie in situ (24%) e combinazioni di 
tecniche in situ e ex situ (22%). 
All’interno delle tecnologie ex situ domina nettamente la pratica dello scavo e smaltimento 
off site, che rappresenta da sola il 76% del totale; hanno uso limitato il desorbimento 
termico ed il compostaggio, mentre tutte le altre tecnologie sono state applicate soltanto in 
pochi casi (vedi Fig. 1.6). 
Tra gli interventi in situ hanno applicazione significativa solo il soil vapor extraction, l’air 
sparging e il bioventing, che sono pratiche ormai consolidate, mentre le altre tecnologie 
hanno avuto soltanto un’applicazione sporadica. Altro intervento effettuato abbastanza di 
frequente è il capping (copertura del terreno in grado di isolare la porzione contaminata), 
Aspetti introduttivi 
 
 
 
15 
applicato nel 7% dei casi, che però non può essere considerata una vera e propria 
tecnologia di bonifica, ma semplicemente un intervento di messa in sicurezza (Fig. 1.7). 
 
76%
9%
6%
3%2%
2%
2%
Rimozione e smaltimento
off site
Inertizzazione
Landfarming
Lavaggio
Bioreattori in fase
semisolida
Desorbimento termico
Biopile
 
Fig. 1.6   Ripartizione tra i casi di tecnologie ex situ in provincia di Milano (modifica da Archivio 
Bonifiche) 
 
30%
20%
25%
2%
2%
2%
2%
2%
7%
2%
2%
2%
2%
SVE
Air sparging
Attenuazione naturale
Barriere passive/reattive
Bioslurping
Bioventing
Capping 
Landfarming
Phytoremediation
Pump&Treat
 
Fig. 1.7   Ripartizione tra i casi di tecnologie in situ in Provincia di Milano (modifica da Archivio 
Bonifiche)