4
“ionizzazione “della materia, ma sono comunque in grado di produrre effetti 
sugli organismi biologici, intendendo con effetto
2
 una “deviazione delle 
condizioni dei tessuti dalla precedente condizione di equilibrio”. 
Si parla di effetto come del risultato di un’interazione tra le forze dei 
campi elettrico e magnetico e le cariche e correnti elettriche presenti nei 
tessuti di un organismo biologico immerso in essi. 
Un campo elettromagnetico <CEM> è costituito da un campo 
elettrico ed uno magnetico. 
Premesso che "campo
3
" è una Regione di spazio in cui si manifesta 
l’influenza di fenomeni come la gravitazione o l’elettromagnetismo, si può 
definire campo elettrico quella Regione di spazio in cui  particelle, 
elettricamente cariche, denominate "ioni" sono sottoposte ad una forza 
attrattiva o repulsiva più o meno intensa ed è creato dalla sola presenza della 
carica elettrica (tensione). Il campo magnetico è una Regione di spazio in cui 
dipoli magnetici sono sottoposti ad un "momento", vale a dire ad una coppia 
di forze capaci di determinare un moto di rotazione ed è creato dal 
movimento delle cariche elettriche (corrente); inoltre è a sua volta in grado di 
generare campi elettrici indotti, causando il passaggio di corrente nei 
materiali conduttori . 
Le differenze sostanziali fra fenomeni di natura elettrica e magnetica 
possono essere riassunte nella seguente tabella: 
 
CAMPI ELETTRICI CAMPI MAGNETICI 
1.  Prodotti dalla tensione 1.  Prodotti dalla corrente 
2. Si misurano in Volt per  metro 
(V/m) 
2.  Si misurano in Tesla (T) o Gauss (G) 
e loro multipli (1 microtesla = 1 
milionesimo) 
3. Sono facilmente schermati da 
alberi, edifici, pelle umana     
3.  Vengono schermati solo da materiali 
specifici, quali: cobalto, ferro, nichel 
e dalle loro leghe 
4. Decrescono in intensità all’au-
mentare della distanza dalla 
sorgente 
4.  Decrescono in intensità all’aumentare 
dalla distanza dalla sorgente 
Tabella 1(Da: Istituto Trentino di Cultura, Campi elettrici e magnetici associati all’uso di 
energia elettrica, 1998) 
                                                           
2
 ANDREUCCETTI, Campi magnetici a bassissima frequenza, in Gazzetta Ambiente, 
1999, n. 4, 23 
3
 BEVITORI, Inquinamento elettromagnetico, Rimini, 2000, 27 
 5
Anche il sole e la terra sono sorgenti di campi elettromagnetici. Nel 
sole le onde elettromagnetiche vengono prodotte dalle reazioni di fusione 
nucleare dell’idrogeno, mentre i campi magnetici terrestri sono generati dalle 
correnti elettriche che scorrono all’interno del nucleo fuso della terra. 
Anche nei tessuti biologici animali e vegetali scorrono continuamente 
delle correnti biochimiche, collegate ad importanti funzioni fisiologiche del 
sistema nervoso centrale e periferico, del sistema cardiocircolatorio e 
dell’apparato locomotore. 
Ciò che contraddistingue questi campi elettromagnetici derivanti da 
sorgenti naturali, è che non inducono correnti negli oggetti che 
“attraversano”; infatti vengono anche denominati “campi statici”. 
I campi elettromagnetici hanno proprietà distinte in base alla 
"frequenza
4
" che consiste nel numero di oscillazioni che passano per un 
punto nell’unità di tempo e si misura in Hertz (Hz), cioè in cicli al secondo e 
si distinguono in campi a bassa  (da 0 Hz a 10 KHz) ed alta frequenza (da 10 
KHz a 300 GHz). 
Considerando che la "lunghezza d’onda" è la distanza percorsa 
dall’onda nel tempo di un’oscillazione, possiamo dire che le due grandezze 
sono inversamente proporzionali; infatti tanto minore è la lunghezza d’onda 
(quindi la distanza tra un’onda e l’altra), quanto maggiore è la frequenza e 
conseguentemente la quantità di energia associata al campo. Energia 
dell’onda e frequenza sono quindi direttamente proporzionali dato che l’onda 
è costituita da "fotoni", ciascuno portatore di una piccola quantità di energia 
(più alta è la frequenza, maggiore è la quantità di energia di ogni fotone) . 
Oggetto di questa ricerca sono i campi elettromagnetici generati da 
elettrodotti, classificati come onde elettromagnetiche a bassa frequenza 
<ELF> (Extremely Low Frequency) ed in questo intervallo di frequenze 
rientra la frequenza di rete o industriale (50 Hz per i paesi europei, 60 Hz per 
il Nord America), caratterizzata da una lunghezza d’onda molto ampia (6000 
Km) e da valori di energia molto bassi, non in grado di provocare 
riscaldamento o ionizzazione. 
                                                           
4
 TUMBIOLO, L’inquinamento elettromagnetico, Milano, 2001, 8 
 6
A tali valori di frequenza i campi elettrico e magnetico costituiscono 
due entità fisiche ben distinte,  al contrario di quanto avviene a frequenze 
superiori; sarebbe quindi più corretto parlare di campi elettrici e magnetici , 
piuttosto che di campi elettromagnetici. 
 
 
1. FONTI DI ESPOSIZIONE 
 
Qualsiasi apparecchio alimentato ad energia elettrica genera campi 
elettrici e magnetici
5
: il rasoio elettrico, l’aspirapolvere, l’asciugacapelli, la 
radio, il ferro da stiro e gli altri elettrodomestici di uso Comune nelle 
abitazioni e sul luogo di lavoro sono responsabili del cosiddetto 
“inquinamento indoor”. 
Le altre sorgenti ELF  sono collegate al sistema  per il trasporto e la 
distribuzione dell’energia elettrica e sono quelle che ci soffermeremo ora ad 
analizzare. 
L’elettricità viene prodotta trasformando, per mezzo di centrali 
elettriche, altre forme di energia derivanti da fonti naturali rinnovabili (idrica, 
geotermica, solare, eolica, biomasse) o non rinnovabili (carbone, petrolio, 
gas naturale, etc.). 
L’ENEL, azienda produttrice di energia elettrica su territorio 
nazionale, si avvale essenzialmente di  due tipologie di centrali: quelle 
termoelettriche e quelle idroelettriche. 
Considerato che il reperimento delle fonti di energia non segue la 
dislocazione dei centri abitati, nei quali avviene la fruizione dell’elettricità da 
esse generata, si rende necessario l’approntamento di un sistema organizzato 
di trasmissione a distanza e  di distribuzione capillare agli utenti; è per questo 
che le linee elettriche si possono classificare in linee di trasmissione e linee 
di distribuzione. 
Nelle linee di trasmissione rientrano gli elettrodotti ad altissima 
tensione (380 kV),
6
 che servono per il trasporto dell’energia a grande 
                                                           
5
 Nota STOA, I campi elettromagnetici e la salute, n.  5/2001 
6
 FIORAVANTI-IACOMELLI-MACCHIA-RAMACCI-SANTONOCITO, Il problema 
corre sull’onda. Elettrosmog:  biosfera a rischio, WWF Italia, 1998, 21ss. 
 7
distanza, dato che permettono di contenere le perdite dovute al cosiddetto 
"effetto Joule
7
" (perdita di energia causata dal calore che produce la corrente 
attraversando il conduttore) e quelli ad alta tensione (220-132 kV), utilizzati 
per il trasporto dell’energia dalle centrali di produzione alle stazioni di 
trasformazione o direttamente alle grandi utenze. 
Le linee di distribuzione comprendono invece i centri di 
trasformazione (sottostazioni o cabine elettriche) che riducono la tensione 
delle linee elettriche a livelli compatibili con la distribuzione alla utenze 
finali. 
Il trasporto e la distribuzione dell’energia elettrica in Italia avviene 
principalmente attraverso linee elettriche aeree, costituite da fasci di 
conduttori sostenuti da appositi sostegni verticali. 
I "conduttori
8
" sono insiemi di fili metallici (di rame o alluminio) 
intrecciati e ricoperti da una serie di guaine (isolanti e/o conduttrici), 
Comunemente chiamati "cavi". 
Ciò che interessa ai fini della presente analisi sono le conseguenze 
sanitarie associabili alle linee elettriche. 
Per quanto concerne i cavi aerei, desta una certa preoccupazione il 
fatto che essi producono ioni, ovvero particelle cariche che hanno il potere di 
aggregarsi al "particolato" e agli agenti inquinanti presenti nell’aria, che a 
loro volta si depositano sulla pelle o vengono inalati, fissandosi sui polmoni. 
I campi elettrici e magnetici generati da elettrodotti, come già detto in 
precedenza, si comportano come agenti fisici separati alle basse frequenze. 
La tabella che segue permette una comparazione tra i due:
9
 
                                                           
7
 BEVITORI, op. cit. supra a nt. 3, 44 ss.  
8
 FIORAVANTI-IACOMELLI-MACCHIA-RAMACCI-SANTONOCITO, op. cit. supra a 
nt. 6 
9
 Per ulteriori approfondimenti, cfr., BEVITORI, op. cit., 68 ss. 
 8
 
CAMPI ELETTRICI CAMPI MAGNETICI 
1. L’intensità dipende dalla tensione 
della linea (sono direttamente 
proporzionali), dalla distanza e 
dall’altezza dei conduttori 
(inversamente proporzionali), dalla 
disposizione dei conduttori (terna 
doppia o multipla) 
1. L’intensità dipende dall’entità 
delle correnti che circolano nei 
conduttori, dalla distanza, 
dall’altezza e dalla disposizione dei 
conduttori e dall’ordine delle fasi 
(per le linee con più terne)  
2. Il campo elettrico al suolo è ridotto 
dall’effetto schermante di alberi, 
edifici, recinti, etc.   
2. Il campo magnetico non è 
schermato da oggetti o edifici 
presenti nelle vicinanze. 
3. Le tensioni sono fisse, perciò anche 
i livelli di campo elettrico sono stabili 
nel tempo. 
3. L’intensità di corrente varia nel 
corso della giornata a seconda della 
richiesta, perciò i livelli di campo 
magnetico sono variabili (i valori 
minimi si raggiungono durante le 
ore notturne). 
 
2. STUDI EPIDEMIOLOGICI 
 
 Gli scienziati si servono di un tipo di ricerca denominato 
"epidemiologia
10
" per studiare i possibili effetti sulla popolazione dovuti ai 
CEM. Lo studio segue la procedura del “caso-controllo”, che consiste  nel 
costituire una lista di soggetti affetti dalla malattia che si intende indagare 
(casi) e un’ulteriore lista di soggetti con caratteristiche analoghe, ma che non 
hanno sviluppato la malattia in questione (controlli); infine si confronta la 
frequenza dell’esposizione di un certo agente nei casi e nei controlli. 
Un limite di questo metodo è rappresentato dai "fattori di 
confondimento (confounders)", cioè agenti nocivi che contribuiscono allo 
sviluppo della malattia, ma che niente hanno a che vedere con l’oggetto 
dell’indagine. Altro limite consiste nel fatto che una correlazione di tipo 
statistico non implica necessariamente una relazione di tipo causa-effetto. A 
ciò si aggiunga  che i risultati degli studi epidemiologici sono espressi 
tramite il cosiddetto “rischio relativo”, cioè il rapporto tra i soggetti 
appartenenti ad una categoria di esposizione e quelli appartenenti ad una 
                                                           
10
 L’epidemiologia studia la distribuzione dei fattori di rischio per malattia nella 
popolazione, attraverso metodi scientifici collaudati e formalizzati nel tempo. Si veda, 
MAZZOLA-TAIOLI, Inquinamento elettromagnetico,  Milano, 2001, 189   
     
 9
categoria di esposizione inferiore, trascurando l’esistenza di una “esposizione 
soggiacente”  ed incognita per ognuna delle due categorie, capace di smentire 
i risultati ottenuti. Consideriamo infine che, soprattutto per quanto riguarda 
gli effetti cronici nocivi dei C.E.M.B.F., i tempi di latenza sono lunghi, le 
differenze con patologie correlate minime e i tempi di esposizione non ben 
documentabili. 
 
Ciò detto, aggiungiamo che, per valutare l’attendibilità di uno studio 
epidemiologico, è necessario attenersi ad alcuni parametri di riferimento 
(criteri di Hill ),
11
 che procediamo ad elencare: 
 
1. significatività statistica 
2. consistenza tra studi diversi 
3. esistenza di una relazione dose-risposta 
4. evidenza di laboratorio (esperimenti in vitro ed in vivo) 
5. plausibilità biologica 
 
Le prime segnalazioni sui C.E.M.B.F., come fenomeni meritevoli di 
attenzione scientifica, si riscontrano già negli anni '60, su segnalazione di 
Autori sovietici
12
, ma è solo dall’inizio degli anni '70 che diventano oggetto 
di crescente interesse scientifico. 
Gli studi condotti in questi anni hanno riscontrato sul piano degli 
effetti biologici, che le radiazioni ionizzanti penetrano nei tessuti ad una 
profondità che è inversa alla frequenza per cui, alle basse frequenze, l’effetto 
termico diminuisce. Questo tipo di correnti (dei C.E.M.. a 50 Hz) sono 
troppo deboli per penetrare nelle membrane delle cellule, perciò si instaurano 
tra le cellule stesse, che rispondono alle correnti indotte nel corpo dai C.E.M. 
come ad un segnale, nonostante esse siano meno intense di quelle già 
presenti nel corpo e generate dall’attività cerebrale o cardiaca. 
Tuttavia un effetto biologico non comporta necessariamente un 
danno, che si verifica solo quando l’effetto biologico supera la capacità di 
compensazione dell’organismo. 
                                                           
11
 In proposito, ANDREUCCETTI, op. cit. supra nt.2, 27 
12
 Segnalarono alterazioni di tipo neurologico nei lavoratori adibiti alla sottostazioni ad alta 
tensione in Ucraina.