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INTRODUZIONE 
 
 
 
Fonte d’ispirazione per il presente lavoro è stato un soggiorno di studio 
all’estero durato quasi un anno, durante il quale è stato inevitabile 
prendere atto delle differenze , tra Italia e Spagna, nel mondo 
dell’informazione.  
Obiettivo del presente lavoro, quindi, è quello di mettere a confronto le 
due realtà analizzando, nello specifico, l’influsso e la compenetrazione 
reciproca tra notizia nazionale  e notizia regionale (o locale)1.  
A tale scopo sono stati selezionati quattro campioni per ogni testata 
prescelta («ABC de Sevilla» per la realtà giornalistica spagnola e l’edizione 
locale di Palermo de «La Repubblica») e sono state prese in esame le 
differenze e le eventuali analogie nella presentazione della notizia e 
nell’uso della grafica e della fotografia. Si è inoltre cercato di rilevare in 
che misura la notizia regionale prevalga o meno su quella nazionale (o 
internazionale). 
Sebbene, come viene approfondito nel corso del lavoro, i due paesi 
europei abbiano radici giornalistiche comuni – l’interesse preponderante 
                                                 
1
 Secondo ARRICALE è di fatto azzardato proporre per i quotidiani italiani una 
classificazione netta basata sulla territorialità in quanto «nel Paese dei mille campanili, 
distanze in fondo esigue tra un comune e l’altro impediscono di parlarne nello stesso 
senso che ai giornali, per esempio, col termine locale si attribuisce in America, dove ogni 
città, grande o piccola, ha il suo giornale», così in ARRICALE A., Fare il giornale oggi: da 
Gutenberg alla stampa elettronica, Spring, Caserta, 2000, pp.149-150. 
 
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per l’ambito politico nazionale è una caratteristica –, l’esposizione della 
notizia e la sua impostazione, soprattutto negli ultimi anni, sta cambiando. 
Il risultato, come è evidente dal confronto effettuato, crea una netta 
separazione tra le due testate oggetto di studio: un più marcato legame 
con il tipico tabloid anglosassone (nell’uso preponderante della fotografia e 
nell’impiego di headline, in particolar modo in prima pagina) da parte del 
quotidiano iberico, e un sapiente uso della lingua (tipico della tradizione 
letteraria italiana) accompagnato ad una struttura grafica più “classica” 
ma comunque d’effetto, nel caso dell’edizione locale de «La Repubblica». 
Indubbia, invece, per entrambi i casi, l’attenzione rivolta al lettore, 
soprattutto a quello locale che, sia in Spagna che nel nostro Paese, 
costituisce, da circa un ventennio a questa parte, una massa 
numericamente consistente. 
Per analizzare in maniera efficace questo aspetto della questione, non si 
può prescindere da un rapido excursus sul concetto generale di notizia, 
sulle peculiarità che la contraddistinguono, sul come nasce e sui criteri 
attraverso i quali la notizia stessa viene modellata. 
Nel corso degli anni svariate sono state le declinazioni, i dibattiti e le 
polemiche che hanno caratterizzato il termine in riferimento al campo 
giornalistico. Ad esempio, Walter Lippmann  nell’Opinione Pubblica 
sostiene che «la notizia non è lo specchio delle condizioni sociali, ma la 
 3 
cronaca di un aspetto che si è imposto all’attenzione»2. Questo ci porta alla 
considerazione che, di fatto, la notizia non ha un suo intrinseco valore. Lo 
acquista solamente grazie ai significati di cui viene caricata, al contesto in 
cui viene sviluppata, al rapporto che si stabilisce tra la notizia stessa e il 
pubblico e , in definitiva, alla capacità del giornalista di maneggiare e 
plasmare la materia stessa che la compone. 
La notizia non è l’evento, il fatto che avviene, la realtà nella sua interezza, 
è – in ultima istanza – un aspetto della realtà, quella che a detta di  
Halberstam «è il rapporto su un evento, non l’esperienza dell’evento»3.  
A stabilire, quindi, una iniziale scrematura di quella che sarà la notizia 
pubblicata è proprio il giornalista attraverso una fase di selezione e 
interpretazione. 
Alcuni teorici affermano che per essere chiamato “notizia”, un 
avvenimento, un fatto, deve prima essere necessariamente pubblicato4, ma 
altri sostengono che dal punto di vista giornalistico è essenziale fissare la 
nascita della notizia in una fase anteriore, cioè nel momento in cui il 
giornalista s’imbatte in un fatto e lo valuta, lo interpreta per capire 
l’interesse che riveste.  
                                                 
2
 LIPPMANN W., L’Opinione pubblica, Donzelli Editore, Roma, 1995. 
3
 HALBERSTAM I., A prologomenon for a Theory of news, in COHEN E. D. (a cura di) 
Philosophical Issues in Journalism, Oxford University Press, New York, 1992, pp. 1 e 16, ora 
in PAPUZZI A., Professione Giornalista, Donzelli Editore, Roma, 2003, p.11. 
4
 Cfr. ROIDI V., La fabbrica delle notizie: piccola guida ai quotidiani italiani, GLF Editori 
Laterza, Roma, 2001, p. 41. 
 4 
E’ il giornalista a produrre la notizia, dandole una forma. Il sistema 
dei media la accetta o la respinge, mettendola in circolo o ai margini, 
ma la notizia nasce dal momento in cui il giornalista la individua, 
istituendo una relazione fra un avvenimento e un pubblico, 
scoprendo in un avvenimento ciò che può significare per un 
determinato pubblico.5 
Una precisazione: per quanto il giornalista possa tentare di riportare 
fedelmente un avvenimento, questo non sarà mai l’esatta riproduzione 
della realtà; sarà la registrazione di una cronaca, una valutazione o 
un’interpretazione. La verità relativa della notizia è il fulcro delle 
riflessioni di Walter Lippmann nella parte VII, intitolata, I giornali, del suo 
già citato saggio L’Opinione Pubblica. Il punto nodale della sua analisi è la 
separazione fra il concetto di notizia e quello di verità, in cui sostiene la 
necessità di una netta separazione tra le due nozioni: mentre la prima ha la 
funzione di segnalare un fatto, compito dell’altra è invece «portare alla 
luce i fatti nascosti, metterli in relazione tra loro e dare un quadro della 
realtà che consenta agli uomini di agire»6. 
Una peculiarità che incide sulla nascita della notizia è il ruolo giocato dal 
pubblico, in quanto si presuppone che per ogni avvenimento destinato a 
diventare notizia esista un lettore interessato a recepirlo (si pensi al 
                                                 
5
 PAPUZZI A., op. cit., p. 11. 
6
 LIPPMANN W., op. cit. 
 5 
modello classico delle teorie dell’informazione EMITTENTE – CANALE – 
RICEVENTE).  
Il potere del pubblico è essenziale in quanto un fatto diventa notiziabile 
proprio quando risulta essere importante ai suoi occhi. Da qui deriva, 
quindi, che il potere di influenzare i meccanismi di formazione della 
notizia è anche nelle sue mani. E’ proprio per questo motivo che il 
giornalista cerca, durante le fasi di selezione e interpretazione, 
d’identificarsi con un lettorato, di creare un’empatia tra la testata e il 
pubblico; lavoro tutt’altro che semplice se si mette in conto che si dovrà 
delimitare il campo degli interessi di tali “masse”7 e fissare una gerarchia 
delle funzioni del giornale. In questo terreno s’innesta, infine, il cosiddetto 
problema della doppia natura dei giornali che devono avere: per un verso 
strumenti di formazione dell’opinione pubblica  e per l’altro prodotti 
industriali venduti sul mercato. Si concretizza così quella che Papuzzi 
definisce “anomalia del secolo” che indica la difficoltà «di applicare fini 
etici a un’attività commerciale»8. 
Tutti i processi fin qui descritti, e altri che verranno elaborati più avanti 
nel testo, possono essere sommariamente inseriti in un’unica definizione, 
quella di newsmaking, che identifica quel processo che porta alla 
                                                 
7
 BLUMER H., Moulding of Mass Behavior Through the Motion Picture, «American 
Sociological Society», № 29, 1935, pp. 115-127. BLUMER fu il primo, nel 1939, a definire la 
massa un nuovo tipo di formazione sociale della società moderna, contrapponendola ad 
altri aggregati quali il” gruppo”, la “folla” e il “pubblico”.   
8
 PAPUZZI A., op. cit., p. 15. 
 6 
produzione di una notizia da parte degli attori dell'informazione, 
abbracciando la sua selezione, codificazione e trasmissione. Al riguardo 
Stuart Hall afferma che «la notizia è un prodotto, una costruzione 
realizzata dall’uomo, una parte fondamentale del sistema di “produzione 
culturale” [...] le notizie vengono codificate e classificate; assegnate in 
differenti spazi e suddivise in termini di presentazione e significato»9. 
Questo lavoro è stato strutturato in tre capitoli, il primo dei quali dedicato 
alla descrizione dei cosiddetti valori notizia e alla trattazione di un tema 
tipico della sociologia mass-mediatica (la teoria dell’agenda setting) che ha 
chiare ripercussioni sulla notizia, sulle sue peculiarità e sul potenziale 
pubblico. 
Nel secondo capitolo viene operata una netta distinzione tra le 
caratteristiche della notizia nazionale e quelle della notizia regionale nei 
due paesi europei di cui sopra, sia dal punto di vista grafico che 
contenutistico, sottolineando come fenomeni quali l’edizionalización in 
Spagna e la settimanalizzazione in Italia abbiano apportato significativi 
cambiamenti nel mondo della notizia.  
Verrà poi effettuata l’analisi vera e propria portando degli esempi di 
headlines e titolazioni tratti da entrambe le testate in oggetto e verificando 
le differenze grafiche e contenutistiche. Verrà fatto cenno anche alle realtà 
editoriali a cui i quotidiani citati fanno riferimento. 
                                                 
9
 HALL S., A world at one with itself, in «New Society», № 403, 1970, p.1056. 
 7 
Oggetto del terzo capitolo è, infine, il confronto delle edizioni telematiche 
delle due testate oggetto di studio, evidenziando differenze di 
presentazione della notizia, descrivendo i news values della notizia on-line, 
ma anche le caratteristiche della notizia in rete. 
 Si fa, quindi,  riferimento anche all’importanza dell’etica giornalistica su 
internet, alla credibilità della notizia on-line e  alle potenzialità che queste 
nuove realtà telematiche possono ancora apportare al mondo 
dell’informazione.