4 
finalità di questi (economici, sociali, lavorativi) e così 
l’immenso scenario di sistemi di relazioni che si creano. 
L’agricoltura quindi come dicevamo, è un elemento 
fondamentale del sistema rurale e all’interno di esso il suo ruolo 
è stato fino ad oggi visto come una semplice attività 
commerciale al pari della produzione industriale, tanto è che 
essa è stata organizzata in tal senso ma a discapito della qualità 
alimentare della sicurezza e soprattutto non tenendo conto della 
particolarità di ciò che l’agricoltura produce e tramite cui lo fa. 
Gli alberi, gli animali sono oggetti del lavoro tramite cui 
l’agricoltore esplica il suo lavoro, essi essendo vivi cambiano 
alcune dinamiche del lavoro nell’agricoltura differenziandola da 
altri tipi di produzione. 
Si è ricorso all’uso di termini come Scala e Intensità per 
differenziare alcune modalità di produzione agricola cercando 
con essi di individuare e accorpare la figura dell’agricoltore; 
infatti in una ottica temporale si è visto quest’ultimo cambiare in 
figura professionale dotata di elevate competenze e capacità 
oltre che professionali, personali. 
Nel secondo capitolo si è cercato di chiarire quale fosse il ruolo 
istituzionale e le sue scelte operative, nella formazione e 
creazione di determinati organismi, tra essi è risultata anche 
l’Unione Europea come un sistema costituito da nazioni, la 
regione costituita da province, territori, ecc. 
L’attenzione della discussione si è focalizzata sulla natura delle 
autorità locali, sulla sua capacità e necessità di concorrere ai 
processi decisionali di cui è protagonista e proprio a loro sono 
indirizzati alcuni strumenti finanziari comunitari che hanno lo 
scopo di equilibrare situazioni di svantaggio che una regione o 
una provincia può presentare rispetto ad altre. 
Sono stati analizzati i principali strumenti comunitari cioè il 
PSR, il POR FESR e il POR FSE, rintracciando e delineando le 
finalità per cui essi sono nati e le potenzialità di alcune azioni  
strategiche che devono essere sinergiche alle reali risorse di un 
 5 
territorio, che siano esse legate all’agricoltura, all’industria, ai 
servizi o al turismo ma con un principio base che tiene sempre 
conto delle logiche di sostenibilità ambientale e valorizzazione 
territoriale implementate dalla Comunità Europea. 
Nel terzo capitolo si è proceduto ad analizzare il contesto 
regionale come ambiente di riferimento per un eventuale 
progettazione di un sistema locale fondato sul agricoltura, sul 
turismo, ecc. 
La regione nella sua complessità è stata esaminata da un punto 
di vista sociale, demografico ed economico, accentuando le 
enormi potenzialità del comparto agricolo e degli investimenti 
istituzionali fatti. 
Si è accentrato l’attenzione sulle economie agricole e sulla sua 
composizione percentuale, dimostrando come sia a livello 
nazionale che regionale, nonostante alcuni tipici problemi legati 
alla rilevabilità statica, il settore  agricolo  viene individuato 
come uno dei più redditizi, specie nelle attività che vengono 
connesse ad esso. 
Le attività economiche agricole più diffuse sono risultate quelle 
connesse alla produzione di olive ed olio oltre che alla 
produzione agrumicola individuando delle aree di notevole 
interesse economico e strategiche per eventuali sviluppi 
regionali. 
La dinamicità e vivacità più accentuata è stata svelata 
dall’industria dell’enogastronomia che carpendo le 
incentivazioni europee e certificando i prodotti con i marchi 
tradizionali o tipici come DOP, DOC, IGP, IGT, ecc hanno 
avuto un notevole progresso sia in termini economici e sia come 
impatto sull’occupazione generata, riversando la propria 
dinamicità e la propria attrattività su settori come appunto 
l’agricoltura e il turismo. 
Proprio sul turismo si è indirizzata l’analisi finale del terzo 
capitolo individuando le principali forme di turismo regionale e 
raffrontandole le une alle altre si è evidenziato la grande 
 6 
stagionalità che presenta il turismo in Calabria e soprattutto una 
predisposizione naturale della regione a più forme di turismo tra 
cui la più importante risulta quella balneare ma dove si 
affacciano anche nuove forme di turismo come quello rurale. 
Proprio sul turismo rurale la progettazione del quarto capitolo ha 
esaminato un ambiente micro-economico composto da 5 comuni 
dove rispecchiando la situazione regionale, l’agricoltura assume 
un ruolo decisivo alla contribuzione del reddito e 
dell’occupazione. 
Si è ipotizzato così un progetto locale dove le caratteristiche 
demografiche, fisiche ed economiche del territorio vengono 
messe a sistema con le risorse territoriali. 
La comunanza economica e storica del territorio ha facilitato 
notevolmente il lavoro di progettazione che tramite una indagine 
diretta e un’analisi SWOT hanno evidenziato alcune carenze su 
cui intervenire potenziando ulteriormente le risorse disponibili. 
La vision secondo cui il progetto è stato creato ha tenuto conto 
delle caratteristiche dell’area che sono l’agricoltura e il 
comparto enogastronomico su cui sono state ipotizzate una 
strategia comune per il raggiungimento di un obiettivo primario 
e delle relative azioni atte a soddisfare obiettivi secondari. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 7 
Capitolo I : RURALITÀ 
 
 
1.1 La concezione di ruralità 
 
La concezione di ruralità è un aspetto che numerosi studiosi 
hanno affrontato e  a cui hanno cercato di dare una spiegazione 
o meglio una definizione. 
Nella prima parte cercheremo di introdurre le diverse posizioni 
che gli studiosi hanno elaborato nel  loro lavoro di ricerca sul 
concetto di ruralità. In questo confluiscono numerose attività e 
elementi con cui facciamo i conti tutti i giorni, anche 
indirettamente come l’ambiente, l’alimentazione, la qualità della 
vita e molte altre cose che determinano una nostra condizione 
d’essere.  
Autori e studiosi da ogni  parte del mondo, quotidianamente 
affrontano elementi che caratterizzano la ruralità e tramite i 
quali cercano di definire cosa essa sia. Però, tali elementi nella 
loro semplicità danno vita a dei rapporti che sono indefinibili e 
innumerevoli. 
Tramite essi la ruralità prende consistenza, come qualcosa di 
astratto che sappiamo esistere ma che non riusciamo a misurare. 
Oggigiorno, numerosi fenomeni sono costantemente monitorati 
e come in una funzione matematica, al variare di una 
determinata condizione, varia tutto il processo rurale preso in 
esame. 
Gli studiosi in questa ottica hanno cercato di documentare e dare 
una spiegazione alle dinamiche di sviluppo rurale, da ciò si è 
evidenziato  che negli anni le politiche nazionali seguivano delle 
logiche imposte dall’alto, in cui le differenze locali venivano 
viste come una situazione da eliminare e la omogeneizzazione 
come il prodotto più evidente della modernizzazione (Tab.1).  
 8 
Solo oggi viene rivalutata la logica dal basso cioè quella in cui 
le caratteristiche endogene di determinate aree vengono 
considerate dei valori aggiunti, e non qualcosa da eliminare. 
 
Tab.1  Principali differenze fra lo sviluppo dal basso e dall’alto  
 
INEA: ANIMAZIONE SOCIALE E CULTURA LOCALE  Ruolo, metodologie e strumenti per lo sviluppo rurale. 
Quaderno informativo n.7 
 
Tra gli autori che si sono occupati dell’evoluzione della ruralità 
ricordiamo Sotte che nelle sue indagini rintraccia 3 modelli di 
ruralità che si sono alternati dal secondo dopo guerra ad oggi; 
questi sono costruiti sulla base di indicatori che hanno una 
stretta relazione con l’individuo all’interno del suo habitat. 
L’alto numero di occupati nel settore agricolo, caratterizza 
secondo l’autore il modello rurale (Fig.1) che ha prevalso fino 
agli anni 60 in cui la ruralità, legata al concetto di lavoro 
dell’individuo per la propria sopravvivenza, delinea un 
bipolarismo che mette in contrapposizione la ruralità con 
l’urbanizzazione. 
Fig.1 Paesaggio prettamente Agro-Rurale 
 
 
 
 9 
Nel secondo modello (fig.2) dagli anni 60 agli anni 90  lo 
scenario diventa più industriale,  si parla infatti di Ruralità 
Industriale. Essa considera fattori ben diversi dal modello 
precedente, come per esempio: la bassa densità demografica, lo 
sviluppo industriale e dei servizi nelle zone periferiche con 
l’inevitabile creazione di infrastrutture o una produzione 
agricola in cui si ricorre molto agli investimenti di capitali al 
fine di sostituire la manodopera o il capitale umano con largo 
impiego di input meccanici.  
 
Fig.2 Paesaggio Rurale-Urbano 
 
 
Nella terza e ultima fase (fig.3) Sotte sottolinea l’importanza 
della multifunzionalità fra settori come l’agricoltura, l’industria 
e i servizi. Sostenendo con ciò, che oggi  un territorio cosiddetto 
rurale, non è sinonimo di bassa densità demografica o di un 
elevato numero di agricoltori o peggio ancora di una  bassa 
percentuale di persone con licenza media (Barberis, Dell’Angelo 
1988). Questa fase definita post-industriale è il risultato di un 
mutamento socio territoriale che si auto-impone sulla 
dimensione settoriale, facendone derivare un’integrazione a 
livello locale e una diversificazione a livello nazionale o 
internazionale come carattere distintivo del territorio. 
Proprio quest’ultimo diventa protagonista nella sua complessità, 
un sistema di relazioni  multi-laterali, in cui un elemento fa parte 
di una  struttura che per sopravvivere ha assunto degli 
orientamenti strategici o settoriali che hanno fatto emergere nel 
corso degli anni, alcuni caratteri piuttosto che altri. Queste 
differenziazioni solo oggi sono viste in maniera integrata, dove 
 10 
la visione industriale di un territorio non prevale sull’ambiente 
oppure l’aspetto economico-finanziario su quello socio-
culturale. 
 
Fig.3 Relazione Multi-laterale 
 
 
La classificazione fatta da Sotte e da altri autori implicano la 
scelta dei criteri di misurazione che spesso non sono condivisi 
da tutti, ma l’accordo sostanziale resta sul fatto che il concetto di 
Ruralità è andato evolvendosi nel corso degli anni, e tutt’oggi 
non è ancora definito. 
Anche in ambito Istituzionale, le classificazioni di diversi enti 
come l’Eurostat, l’Istat, l’OCSE o la Commissione Europea, 
assumono come parametri numerosi indicatori dove la sola 
costante risulta essere la densità demografica. 
La Direzione Generale dell’Agricoltura della Commissione 
Europea specifica chiaramente che non si può dire cosa sia la 
ruralità, ma definisce quello che è l’Europa rurale  “as it is 
generally understood, extends across regions, landscapes of 
natural countryside, farmland forest, villages, small towns, 
pockets of industrialisation and regional centres. It 
encompasses a diverse and complex economic and social fabric: 
farms, small shops and business, commerce and service, small 
and medium-sized industries. Home to a great wealth of natural 
 11 
resources, habitat and cultural traditions, it is assuming an 
increasingly important role for relaxation and leisure 
actitivities”. 
In questa definizione della Comunità Europea si nota 
immediatamente come il riferimento alla ruralità sia strettamente 
connesso alla condizione geo-fisica di un contesto; questo 
elemento è stato inserito anche da altri Istituti come l’INSOR, 
che ha proposto fra i criteri di valutazione del rurale quello della 
superficie a verde rispetto a quella edificata.   
Vediamo quindi che la ruralità è un qualcosa di indefinito ma 
allo stesso tempo richiama alla mente concetti semplici e 
immediati, questo è determinato dai numerosi elementi che 
caratterizzano la ruralità. 
Questi elementi che costituiscono il rurale possono essere 
suddivisi in due categorie, nella prima rientrano: 
• 1 FATTORI SOCIALI : che hanno a che fare con l’uomo, le 
sue necessità e i suoi bisogni. 
• 2 FATTORI DI PRODUZIONE : in cui interviene la 
matrice lavoro. 
• 3 FATTORI ECONOMICI : aspetto economico della realtà 
in cui si vive. 
Nella seconda invece, vengono considerati i rapporti che 
intercorrono in un definito spazio fra elementi primari o questi 
con fattori esterni al contesto preso in esame; per esempio la 
necessità dell’uomo di lavorare (2) per poter badare al proprio 
sostentamento (1) e appagare quelle necessità che sono frutto 
dell’economia come l’auto o l’elettrodomestico (3). 
I fattori primari generalmente seguono delle logiche strettamente 
connesse al variare delle condizioni socio-economiche  
dell’uomo quindi difficilmente possono essere direttamente 
variabili, infatti si è cercato di analizzarle per poi indirizzarle 
verso una parte piuttosto che un’altra, senza però ottenere il 
risultato sperato come per le politiche di sviluppo rurale. 
 12 
Quelli secondari a differenza dei precedenti, nascono solo per 
soddisfare  particolari esigenze o bisogni reali quindi sono 
direttamente modificabili.    
Così, come qualsiasi processo produttivo necessita della 
combinazione di elementi quali forza, strumenti e oggetti del 
lavoro (Van Der Ploeg-2005), la ruralità per essere come oggi la 
intendiamo necessita dei rapporti fra vari fattori primari. 
Tali rapporti nascono appunto per soddisfare determinate 
condizioni in base a parametri che potrebbero cambiare del tutto 
fra qualche tempo, per esempio l’uomo fra qualche anno, 
essendo mutata la situazione socio-economica non sarà più 
soddisfatto del proprio lavoro.  
L’Agricoltura è l’esempio calzante di uno dei cosiddetti rapporti 
della ruralità. Essa è un prodotto tra risorse naturali e fattore 
umano, anche se negli ultimi decenni, intervengono fattori 
esterni, che come accennato cercano di indirizzare l’agricoltura 
verso modelli che spesso non tengono in considerazione le 
caratteristiche o le peculiarità di una specifica realtà o modalità 
produttiva. 
 
 
1.2 Rapporto ruralità / agricoltura 
 
Il rapporto fra l’agricoltura e la ruralità è biunivoco, l’uno non 
può esistere senza l’altro. 
L’agricoltura ha visto in questi ultimi decenni numerosi 
cambiamenti: dallo stile aziendale di tipo industriale al modo di 
produrre biologico, dall’indispensabilità del suo ruolo come 
fonte di reddito e alimentazione, alla scarsa attrattività  
dell’opinione pubblica e del mondo politico nei sui riguardi 
(Ventura-Milone 2005). 
Infatti il settore agricolo ha  subito notevoli mutamenti che 
hanno riguardato in particolare il modo di fare agricoltura.