4 
 
Introduzione 
 
L’oggetto di questa tesi, è un esempio di analisi audiovisiva applicata a una 
campagna pubblicitaria. «Ante el maltratador, tolerancia cero» è lo slogan che 
la intitola e che nel 2008, il Ministerio de Igualdad  di Spagna, utilizzò per 
presentare alla popolazione il problema della violenza domestica. Come si 
evince, si tratta di una campagna di sensibilizzazione, quella che in Italia viene 
chiamata comunemente con il nome di “pubblicità progresso”, nella quale il fine 
ultimo è esente da interessi politici ed economici e in cui gli obiettivi sono 
esclusivamente sociali. Con questa campagna si lascia da parte la pubblicità 
tradizionale a proposito della violenza di genere, nelle quali normalmente 
appariva una donna che portava segni inconfondibili della violenza. Si vedrà 
come essa sfrutta un linguaggio nuovo, attraverso il quale colpisce in modo 
intelligente lo spettatore, in cui si scartano sentimentalismi e tutta la gamma di 
elementi patetici frequentemente utilizzati per far leva sul senso di colpa.  
«Ante el maltratador» appartiene a un genere in parte distante dalla tradizione 
pubblicitaria: si attiene infatti a un testo non convenzionale
1
 e cerca di 
allontanarsi, come vedremo, dal linguaggio classico. Inoltre, rientra nell’attuale  
contesto audiovisivo, in cui è il pubblico stesso ad intervenire nella creazione 
dei contenuti, introducendo la sua propria visione della realtà.  
 
Il nodo principale in questa sede, riguarda la disamina dei tre audiovisivi che 
prendono parte alla campagna; come riporta Cinzia Bianchi infatti, 
«l’audiovisivo pubblicitario nelle sue varie forme è una presenza costante nella 
nostra pratica fruitiva di comunicazione mass-mediatica»
2
. Concordando con 
l’affermazione di  questa autrice, a cui si farà riferimento in più punti nel corso 
dell’elaborato, si può dunque ritenere interessante lo studio attorno a questi 
prodotti mediatici, che si impongono in modo sempre più insistente nella nostra 
vita quotidiana. In essi si assiste a una continua moltiplicazione di elementi che 
                                                           
1
 Cfr. Conclusioni. 
2
 Bianchi 2010, p. 11.
5 
 
concorrono e che entrano in gioco, condizione che rende lo studio di questo 
settore in continuo aggiornamento.  
 
Secondo un articolo di Maria Cruz Alvarado López
1
 la “pubblicità progresso”, 
detiene una modalità che si è pienamente stabilita e nella quale hanno creduto 
tutti i grandi pubblicitari della storia; a prescindere da questo è stata però 
oggetto di ben poche ricerche e quelle fatte, sono state solo in occasioni 
marginali. Il motivo è dovuto probabilmente a causa della sua presenza 
minoritaria all’interno della comunicazione o perché parte da presupposti meno 
considerati dalle società avanzate. Si può perciò considerare interessante  
anche per questo, una tesi in cui l’oggetto di ricerca, nonostante abbia un 
valore, vanta di una bibliografia poco estesa e che per questo, probabilmente, 
presenta ancora alcuni tratti inesplorati.  
 
Per poter affrontare l’investigazione di un qualsiasi audiovisivo, bisogna tener 
presente varie discipline attraverso le quali è possibile realizzare l’analisi. 
Bisogna inoltre indirizzare l’attenzione su uno specifico focus, in quanto si 
possono analizzare, a seconda del centro d’interesse, diverse prospettive
2
. 
Aldilà dell’emergenza sociale presentata, di indubbio stimolo e interesse, lo 
scopo primario qui, è stato quello di mostrare la relazione esistente tra 
immagine e suono in questo contesto, con uno speciale riferimento alla musica 
e al suo ruolo nella costruzione del messaggio di sensibilizzazione. Per la parte 
teorica, si è fatto uso in particolare di alcuni strumenti derivati dalla semiotica, 
seguendo i modelli esposti da Ruggero Eugeni e Cinzia Bianchi; per l’analisi 
specifica dell’aspetto visivo e sonoro, ci si è inoltre serviti di manuali dedicati al 
linguaggio cinematografico, a cui il mondo pubblicitario si appoggia.  
 
Come ci riporta Vanni Codeluppi
3
, esiste una prevalenza di studi che si 
dedicano alle immagini, trascurando in parte la dimensione sonora: come egli 
                                                           
1
 De Andrees del Campo 2010. 
2
 Per esempio quella storiografica, estetica, formale, strutturale o semiotica (Ivi, p.160). 
3
 Codeluppi 1997.
6 
 
spiega, il fatto che si tenda a privilegiare l’occhio, rispetto all’orecchio, può 
essere fatto risalire alla nascita della scrittura, con la quale si sviluppa un tipo di 
“pensiero lineare”. In questo contesto, come si vedrà è stato dato ad entrambi 
gli aspetti stesso peso e stesso valore, rivolgendo in particolare l’attenzione alla 
musica come a un linguaggio espressivo dalle grandi risorse; quello che ci 
interessa è capire il ruolo che detiene quest’ultima nel discorso pubblicitario, in 
particolare nel caso di una categoria che non sfrutta questo linguaggio ai fini 
della persuasione commerciale ma come elemento strutturale di supporto, con 
diverse funzioni. 
 
Il suono, in generale può raggiungere effetti molto importanti dal punto di vista 
espressivo e percettivo; fin dalle origini, ha accompagnato il cinema e grazie al 
suo sviluppo, a partire dall’apparizione del cinema sonoro, si è convertito in un 
ricorso imprescindibile che non può separarsi  dalla pellicola e dall’impatto che 
provoca nello spettatore; anche la pubblicità, per i suoi ovvi legami con il 
cinema, si serve di questo ricorso e dell’aspetto musicale in special modo; 
come si vedrà nel corso della tesi, ne emergeranno alcune funzioni specifiche. 
Aprendo una parentesi sull’attualità del discorso pubblicitario, possiamo ritenere 
che, come sostiene Teresa Fraile Prieto, i modi di rappresentare la realtà sullo 
schermo si fanno sempre più complessi, dando adito a travasi ed ibridazioni dei 
linguaggi. Per esempio, sappiamo che la pubblicità di oggi si riferisce spesso al 
linguaggio del videoclip
1
 (che nacque come veicolo promozionale della musica 
pop), in grado di «condensare in pochi minuti ampie potenzialità espressive
2
»; 
questa caratteristica, unita all’importanza della musica in entrambi, fa sì che i 
due mondi si richiamino sempre a vicenda e che i linguaggi di cui fanno uso 
vengano continuamente accostati. 
 
                                                           
1
 Eugeni 2010. 
2
 Bianchi 2005,  p.160.
7 
 
Come spiega anche Eloisa Nos Adas
1
, la forma della pubblicità e i suoi tratti 
distintivi (che si dividono tra informazione e persuasione), hanno sperimentato 
nel corso del tempo differenti utilizzi e manifestazioni secondo le necessità, i 
media e i contesti di ciascun momento storico: il discorso pubblicitario ha per 
questo subìto gradualmente una trasformazione, passando dall’esagerazione 
alla moderazione delle sue forme persuasive, diventando in generale più 
sofisticata. In questo processo, sono sparite le rime e rimasti i jingle, e si è 
passati da annunci lunghi a corti, da un linguaggio diretto ai ricorsi della 
retorica, da “annunciare” inteso come “informare” a “enunciare”, inteso come 
“suggerire”. Grazie anche all’evolversi della tecnologia, ha sperimentato diverse 
forme, combinando in modo sempre diverso, suono e movimento
2
.  
 
Il lavoro è strutturato secondo un metodo induttivo, nel quale, cominciando dalla 
discussione in termini generale della pubblicità, si arriverà al caso particolare. 
Nel primo capitolo si tracciano i confini della pubblicità, ripercorrendo a grandi 
linee la sua evoluzione e i riferimenti che fa con il panorama cinematografico; 
vengono in particolare definiti i tratti della pubblicità a sfondo sociale e 
l’evoluzione specifica del suo linguaggio. Il secondo è dedicato all’aspetto 
sonoro e al rapporto con le immagini, alla musica e al ruolo del musicista in 
pubblicità, mettendo in risalto le relazioni della musica da film con il panorama 
pubblicitario. Nel terzo, il più corposo e dettagliato, si affronta invece l’analisi 
puntuale della campagna presa in esame, in cui ciascuno dei tre video viene 
sviscerato in tutte le parti che lo compongono; vengono qui messe in relazione 
aspetto visivo e aspetto sonoro, i quali insieme definiscono il format. In questo 
stesso capitolo, è stata inoltre integrata l’intervista al compositore, il musicista 
Jose Battaglio, il cui contributo è stato di fondamentale aiuto alla comprensione  
delle funzioni della musica in una campagna pubblicitaria a sfondo sociale, e 
alle fasi che presuppongono la lavorazione di uno spot. Nelle conclusioni, infine, 
si riassumono i principali punti sviluppati, in cui viene inoltre introdotta 
brevemente (brevità che probabilmente rappresenta il limite di questa tesi), una 
                                                           
1
 Nos Adas 2007, p. 11. 
2
 Nos Aldas 2007, pp. 47-48.
8 
 
discussione sulla presenza della popular music nel contesto pubblicitario e 
commerciale, nel quale spesso essa diventa un ibrido di arte e consumo, nel 
quale fatica a stabilire il suo statuto.
9 
 
Capitolo 1- La pubblicità 
 
1.0 Introduzione 
 
Possiamo definire la pubblicità come una modalità di comunicazione, come il 
discorso retorico per eccellenza dei nostri tempi che mira a un messaggio che 
risulti efficace nel settore sociale al quale si dirige
1
. Tale discorso retorico, 
specialmente in una pubblicità audiovisiva, assume un tipo di struttura specifico, 
poiché al testo verbale si vanno aggiungendo una serie di elementi. La 
pubblicità non è dotata di linguaggio univoco, viene definito anzi come un 
genere semiologico che utilizza qualsiasi linguaggio combinando vari 
procedimenti comunicativi (come il compendio di musica e parola o musica-
immagine-parola) su supporti di qualsiasi tipo. Essa si definisce per il suo 
orientamento e per la sua finalità perlocutoria: pretende di influenzare il 
destinatario della comunicazione perché agisca in un determinato modo. Per 
molto tempo (e talvolta ancora oggi
2
), la pubblicità è stata considerata un 
genere minore, emarginata come un modello di comunicazione carente di 
implicazioni intellettuali, un’arte servile o addirittura uno strumento di 
manipolazione e di inganno
3
. Si tratta comunque di un’attività matura che ha 
origine nelle prime civiltà (già nell’antico Egitto, alla fine del secondo millennio 
a.C., abbiamo testimonianza di una prima forma di pubblicità
4
) e che si sviluppa 
pienamente e con una certa sistematicità a partire dalla fine del diciannovesimo 
secolo
5
 e in cui si riconoscono funzioni, obbiettivi ed effetti. Possiamo pensare 
alla pubblicità come a un grande mezzo, un media che assume, come vuole 
l’etimologia della parola, funzioni (evidenti) di mediazione, proponendo inoltre 
un modello di organizzazione delle relazioni sociali
6
. Di base, come noto, nasce 
e si struttura dipendendo da fini commerciali, informativi e mercantili ma se ne 
                                                           
1
 Gutierrez Ordonez 1997, p. 9. 
2
 Adriano Zanacchi 2010.  
3
 De Andrés del Campo 2010, p. 65. 
4
 Vecchia 2003. 
5
 Per approfondimenti si rimanda a Vecchia 2003. 
6
 Per approfondimenti si rimanda a Giaccardi 1995.
10 
 
riconoscono e vanno ascritti a questo genere, anche i fini sociali. La pubblicità 
televisiva è sempre alla ricerca di nuove forme di espressione, tesa a battere 
l’assuefazione dei pubblici rispetto alla ridondanza dei messaggi; il continuo 
contributo di specialisti della comunicazione, dello spettacolo e della musica ha 
reso il genere pubblicitario più qualificato all’interno dei generi audiovisivi; come 
ritengono Stanislao Smiraglia e Maria Grazia Pelella infatti:  
 
la comunicazione pubblicitaria ha da tempo oltrepassato il confine storicamente 
definito dal marketing dei prodotti e dei servizi per diventare una vera e propria 
forma di comunicazione culturale in senso lato. […] Nel suo insieme il mondo della 
pubblicità si delinea come una vera e propria agenzia di socializzazione e come un 
settore di affermazione delle nuove estetiche
1
. 
 
Gli stessi autori affermano inoltre che la pubblicità grazie a queste condizioni, 
ha acquisito una vera e propria dignità artistica
2
, ossia meritevole di 
considerazione e rispetto per le sue qualità intrinseche. Possiamo aggiungere 
oltretutto che le storie pubblicitarie contribuiscono a delineare una 
rappresentazione della nostra immagine del mondo e della società, strutturando 
l’immaginario collettivo e orientando la nostra sensibilità verso i temi e i 
problemi della nostra vita, anche in termini di valori e condizioni. 
 
Come sostiene Teresa Fraile Prieto, docente di Didática de la expresión 
musical presso l’Universita di Extremadura (Spagna), la pubblicità si presta 
inoltre a essere un valido prodotto culturale adatto allo studio delle tendenze 
proposte dai media audiovisivi nel corso degli anni e come mezzo utile per 
analizzare un momento storico determinato: questo perché, a parte la volontà 
persuasiva, gli spot detengono la capacità di unire il passato e il presente delle 
pratiche che vengono effettuate dai media. Da un lato, infatti, essi raccolgono le 
ultime tendenze estetiche, carattere (attuale) necessario per soddisfare il 
                                                           
1
 Fusco, Tomassoni 2007, p. 368. 
2
 Ibidem.
11 
 
consumatore-tipo che vuole essere sempre aggiornato; dall’altro, servono per 
recuperare la memoria audiovisiva collettiva.  
 
Parte della strategia commerciale si appella al bagaglio culturale audiovisivo dei 
potenziali consumatori, mostrando riferimenti a prodotti passati che tuttavia 
vengono ricordati e che formano parte delle loro esperienze audiovisive
1
, 
incidendo quindi sulle loro emozioni.  
 
La pubblicità conta su autori, personaggi, forme, linguaggi e stili che non gli 
sono propri, ma che provengono piuttosto da altri media audiovisivi: dai 
programmi televisivi, dal cinema, dai videoclip o da Internet; tali intercambi e 
contaminazioni reciproche sono frutto delle sinergie mediatiche. In riferimento a 
ciò risultano rilevanti anche quelli chiamati “creatori trans-generici”
2
 ossia le 
persone che lavorano indistintamente per un media o per un altro, un tempo 
completamente dissociati fra loro e oggi invece in forte sovrapposizione, come 
lo sono appunto l’industria cinematografica, il videogioco o la pubblicità. Gli 
autori, registi e creativi passano infatti correntemente da un mezzo all’altro e 
non è cosa rara pertanto che ci siano stereotipi formali che circolano nello 
stesso modo da un media all’altro. La pubblicità è oltretutto un prodotto che 
possiamo sfruttare per analizzare la stessa società
3
 perché rappresenta lo 
specchio del suo discorso  e delle condotte che sono imposte incoscientemente 
agli spettatori. Ciascuno spot trasmette un messaggio particolare, strutturato in 
modo che il pubblico non incontri molta difficoltà ad interpretarlo; si basa sulle 
mode nascenti che usa per proiettarle e potenziarle, nutrendosi della realtà 
quotidiana e contemporaneamente stabilendo dei codici audiovisivi che 
comporteranno “codici di condotta futuri”
4
: la pubblicità sociale è proprio quella 
che per prima ha come obbiettivo principale quello di modificare tali abitudini di 
condotta sociale e che quindi presumibilmente cerca di sfruttare al meglio tali 
codici.  
                                                           
1
 Cfr. Eugeni 2010, pp. 41-69. 
2
 Fraile Prieto 2011, p. 165. 
3
 Per approfondimenti: Scarpellini 2008. 
4
 Fraile Prieto 2011, p.165.
12 
 
1.1 Comunicazione e Pubblicità 
 
Nella sfera generale della comunicazione, si ascrive anche la comunicazione 
umana, che avviene tra individui e i differenti gruppi che questi ultimi 
organizzano; tenendo in conto dei differenti gradi di raggruppamento delle 
persone, possiamo distinguere, come scrive Enrique Ortenga, tre livelli 
principali nei quali può avere luogo la comunicazione, rappresentati da: singoli 
individui, gruppi organizzati e grande collettività non organizzate
1
. Tali livelli, a 
loro volta danno luogo a nuove relazioni reciproche di comunicazione poiché 
ciascuno può comunicare dentro il proprio livello e con gli altri due livelli
2
. Il 
flusso comunicativo d’interesse in questa sede è quello che ha origine nei 
gruppi organizzati e che si dirige all’individuo, ad altri gruppi organizzati e al 
pubblico in generale, denominata da Ortenga la comunicazione delle 
organizzazioni. In ciascuna delle organizzazioni esistenti, come le imprese, le 
associazioni (tra queste anche quelle no-profit), gli organi d’amministrazione 
etc. può stabilirsi una comunicazione interna e una esterna: quest’ultima 
avviene tra le organizzazioni e le differenti persone o gruppi estranei a questa, 
come possono essere i consumatori. Gli elementi basici del processo di 
comunicazione sono quattro: l’emittente, il messaggio, il mezzo e il ricevente; 
insieme a questi si aggiungono al processo quattro aspetti complementari che 
sono la codificazione, la decodificazione, le interferenze e il controllo degli effetti 
della comunicazione. Evitando di estenderci oltre
3
 possiamo affermare che la 
pubblicità fa parte di una di quelle attività che possono svilupparsi nei diversi tipi 
di organizzazioni esistenti, con il fine di attivare una comunicazione diretta ai 
diversi gruppi esterni a quest’ultime. Il processo generale di comunicazione 
suddetto, può dunque essere adattato all’attività pubblicitaria che è una forma di 
comunicazione specifica.  
Nel processo della comunicazione pubblicitaria, non va dimenticato che ha 
ruolo fondamentale l’agenzia pubblicitaria e tutte le figure che ne fanno parte, le 
                                                           
1
 Mazo 1994, pp. 7-9. 
2
 Ortenga 1997, p. 13. 
3
 Ivi., pp. 13-20.
13 
 
quali hanno il compito di strutturare il messaggio e di offrire all’ente che 
desidera pubblicizzare il suo prodotto, differenti servizi relazionati con i diversi 
elementi del processo di comunicazione
1
.  
Esistono molte definizioni riguardo alla pubblicità ed è difficile arrivare a una 
espressione che sia completamente soddisfacente o univoca; è da notare come 
il decreto legislativo n. 145/2007 definisce pubblicità qualunque forma di 
messaggio che sia diffuso, nell’esercizio di una attività economica, allo scopo di 
promuovere la vendita o il trasferimento di beni mobili o immobili, oppure la 
prestazione di opere e servizi
2
. Tale nozione è abbastanza ampia e non include 
le pubblicità non commerciali, quelle ossia che sono riferite ad attività 
economiche come la propaganda e la pubblicità sociale; anche la legge 
generale della pubblicità in Spagna dà una definizione simile, attribuendo al 
termine pubblicità tutta la forma di comunicazione realizzata da una persona 
fisica o giuridica, pubblica o privata, nell’esercizio di un’attività commerciale, 
industriale, artigianale o professionale, con l’obiettivo di promuovere in forma 
diretta o indiretta la contrattazione di beni mobili o immobili, servizi, diritti ed 
obbligazioni
3
 (Legge Generale della pubblicità 34/1988). Queste definizioni 
incorrono quindi a controversie, poiché si escludono molte campagne 
pubblicitarie promosse da entità pubbliche; Ortenga, propone perciò un punto di 
vista pratico e coerente con il processo di comunicazione nella quale la 
pubblicità è integrata, definendola infine come un processo di comunicazione a 
carattere impersonale e controllato che, attraverso i mass media, pretende di 
mettere a conoscenza un pubblico a proposito di un prodotto, di servizio, di 
un’idea o di una istituzione, con obbiettivo di informare, influenzare l’acquisto e 
indurre all’accettazione di una particolare condizione.  
Che gli obiettivi di una determinata campagna pubblicitaria siano commerciali, 
sociali o politici fa comunque poca differenza se pensiamo al concetto generale 
che tutte rispondono a una necessità di comunicare in forma massiva e 
                                                           
1
 Per approfondimenti  sul funzionamento e  il ruolo dell’agenzia pubblicitaria si veda: Dario Diaz 2009. 
2
 Per un confronto, si veda la pagina web dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato: 
<http://www.agcm.it>. 
3
 Ortega 1997, p. 22.