3
Qualche nota sulle caratteristiche del corpus esaminato 
 
 I capitolo 
 
Per la valutazione linguistica
5
 e stilistica degli aspetti 'soggettivi' della lingua roncalliana, ho 
compiuto uno spoglio completo dei segg. voll. (che, pur non essendo in edizione critica, dovrebbero 
fornire dati attendibili riguardo i fenomeni macrosintattici e lessicali): 
 
Lettere ai familiari, 2 voll. Roma, [Lettere dal 1901 al 1962], Edizioni di Storia e Letteratura 1968 
(LF) 
Lettere dall'Oriente, [a mgr. G. Dieci], Brescia, Paideia 1969. (LOR) 
Lettere 1958/1963, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura 1978. (LPO) 
Lettere ai vescovi di Bergamo, 1931/1961, Bergamo, Tip. Vescovile Secomandi 1973 (LVB) 
Lettere a mgr. G. Battaglia in Il papa buono nei miei ricordi di discepolo, di collega, di amico, 
Faenza, F.lli Lega 1973. (Btg) 
Lettere a G.B. Montini in Giovanni e Paolo, due papi. Saggio di corrispondenza 1925/1962, Roma, 
Studium 1982. (Mon) 
 
Il materiale raccolto offre così una visione molto ampia dal punto di vista diacronico che, unita alla 
relativa varietà socioculturale dei corrispondenti, dovrebbe assicurarci sulla rappresentatività del 
corpus 
 
 
 II capitolo 
 
Per l'analisi delle relazioni semantiche tra alcuni lemmi particolarmente significativi, ho utilizzato 
invece le Concordanze Angelo Giuseppe Roncalli / Giovanni XXIII elaborate dall'Istituto per le 
Scienze Religiose di Bologna. Così anche per l'analisi sul registro familiare.  
Il corpus dei testi concordati è composto da: 
- AOO: Actes et documents du Saint Siège relatifs à la seconde guerre mondiale, Città del 
Vaticano, 1969-1980. 
- Btg: G. Battaglia,  Il papa buono nei miei ricordi di discepolo, di collega, di amico, Faenza, 
F.lli Lega 1973. 
- CCB: Il Cardinale Cesare Baronio, in “La Scuola Cattolica”, 26 (1908) s. IV v. 12, 1-29 poi 
Roma 1961. 
- CGN: Il Santuario di S. Maria della Castagna. Note Storiche, Bergamo 1910. 
- DSC: Lettere a Mons. Descuffi in “Frate Francesco”. 
- ECO: L’Eco di Bergamo, Bergamo, 25 (1906) – 120 (1981) 
- GBF: M. Marchiandi Pacchiola, La sapienza del cuore. Giovanni XXIII. Corrispondenza 
con mons. G.B. Filippucci, Pinerolo, 1981 
- Gda: Il Giornale dell’Anima, per cura di A. Melloni, Bologna, I.S.R. 1987. 
- HUM: Memorie e Appunti 1919, in “Humanitas”,  28 (1973/6) 419-473 
                                                          
5
 Cherubini = F. Cherubini, Vocabolario milanese-italiano, Milano 1839-56.  
De Felice = E. De Felice, Dizionario dei cognomi italiani, Milano 1978. 
DEI = C. Battisti-G. Alessio, Dizionario etimologico italiano, Firenze 1950-57. 
DELI = M. Cortelazzo - P. Zolli, Dizionario etimologico della lingua italiana, Bologna 1977-1988. 
GDLI = S. Battaglia, Grande dizionario della lingua italiana, Torino 1961 e sgg. 
Panzini = A. Panzini, Dizionario moderno, Milano 1963
10
 . Appendice di B. Migliorini , pp. 1-327.  
Tir.= A. Tiraboschi , Vocabolario dei dialetti bergamaschi antichi e moderni, Bergamo 1873, (Appendici, ibidem, 
1879). 
TB = N. Tommaseo - B. Bellini, Dizionario della lingua italiana, Torino 1865-79. 
 
 4
- ISB: Gli inizi del seminario di Bergamo e S. Carlo Borromeo, Bergamo 1939 
- JOI: Discorsi, Messaggi, Colloqui di S.S. Giovanni XXIII, 5 voll., Città del Vaticano, 1960-
1967 
- LFO: Lettere ai familiari, 2 voll. Roma, [Lettere dal 1901 al 1962], Edizioni di Storia e 
Letteratura 1968 
- LOR: Lettere dall'Oriente, [a mgr. G. Dieci], Brescia, Paideia 1969. 
- LPO: Lettere 1958/1963, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura 1978.  
- LVB: Lettere ai vescovi di Bergamo, 1931/1961, Bergamo, Tip. Vescovile Secomandi 1973. 
- MIX: L.F. Capovilla (a cura di): Novissima Verba. Testamento e tre lettere. IV Anniversario 
della morte, Roma 1967. IX Anniversario della morte, Roma 1972. XI Anniversario della morte, 
Roma 1974. VIII  Anniversario della morte, Roma 1971. Natale 1974 – Capodanno 1975, Roma 
1974. X Anniversario della morte, Roma 1973. Pasqua 1972, Roma 1972. Pasqua 1975, Camerino 
1975. Risurrezione e Vita, Camerino 1975.  Natale 1975 – Capodanno 1976, Roma 1976. Natale 
1973 – Capodanno 1974, Roma 1974. Tutti gli altri fascicoli elencati in: A vent’anni dalla Pacem 
in Terris, Roma 1983. 
- MMG: La Misericordia Maggiore di Bergamo e le altre Istituzioni di beneficenza 
amministrate dalla Congregazione di Carità, Bergamo 1912. 
- Mon: L.F. Capovilla (a cura di): Giovanni e Paolo, due papi. Saggio di corrispondenza 
1925/1962, Roma, Studium 1982. 
- PAS: G. Buzzetti (a cura di): Il Pastore. Corrispondenza dal 1911 al 1963 con i preti del 
S.Cuore di Bergamo, Padova 1982. 
- PFM: La Propagazione della Fede nel Mondo, Roma 1 (1921) – 5 (1925) 
- RTV: Mons. Giacomo Radini Tedeschi vescovo di Bergamo, Bergamo 1916. (Roma 1963)  
- SDO: Scritti e Discorsi 1953-1958, 4 voll., Roma 1962 
- VDO: La Vita Diocesana, Bergamo 1- (1909) – 6 (1914) 
- VSM: La Voce di S. Marco, Venezia 
 
 
 
 III capitolo 
 
I riscontri sui dati fonetici e grafici sono stati compiuti sull'edizione critica de  Il Giornale 
dell’Anima (per cura di A. Melloni, Bologna I.S.R. 1987) ricca di notazioni pertinenti a questo 
campo d'analisi. Per la scelta del campione statistico si vedano le note al paragrafo 3.2. 
 
 IV capitolo 
 
Per la valutazione linguistica di eventuali fenomeni di rilievo oggettivo nella lingua roncalliana mi 
sono servito del materiale illustrato nel Cap. I integrandolo con notazioni via via aggiuntesi nel 
corso della ricerca. 
 5
CAPITOLO I 
 
 LA COMPOSIZIONE DEL LESSICO 
 
 
 
Premessa 
 
Questo capitolo mira a fornire una descrizione della 'soggettività' linguistica roncalliana; i vari 
paragrafi rappresentano fenomeni tra loro parzialmente disomogenei (si passerà dai latinismi alla 
lingua comune, dai dialettalismi ai tecnicismi epistolari, dai francesismi agli arcaismi italiani, ecc.), 
e hanno come obiettivo la proposta di una possibile configurazione complessiva del modo di 
scrivere di Roncalli. 
 
 1.1. "E mi perdoni la stesura poco... diplomatica di queste pagine ". 
6
 
 
Se si dovesse definire in una formula riassuntiva lo stile epistolare roncalliano, si parlerebbe senza 
dubbio di stile colloquiale o familiare, "poco … diplomatico" appunto; ma come e da che cosa è 
composto questo stile? 
Iniziamo dagli usi metaforici (con ciò che sta alla loro base: similitudini, comparationes 
domesticae, traslati,...) perché ne sono parte specificamente caratterizzante; il loro tono è 
prevalentemente scherzoso e non privo di efficacia espressiva. 
Tipiche dell'uso familiare sono alcune similitudini: si passa dalla soddisfazione per il proprio 
“lavoro [che] è la mia acqua e dentro mi trovo bene come un pesce” 
7
 comune comparatio 
domestica, alla scherzosa rassicurazione sul tragitto da compiersi (rivolta alle sorelle in partenza per 
Atene) perché  "è una strada che conoscete e non c'è pericolo di andare a fare colazione con i 
pesci"
8
  metafora sempre d'ambiente 'marino'. 
Sempre nelle metafore familiari, si riscontra frequentemente un uso traslato di termini culinari, 
troviamo infatti: "certe letture piene di sugo e di spiritualità sacerdotali"
9
 ; il timore (negli anni 
Trenta-Quaranta prospettato in orizzonti apocalittici) del comunismo, viene risolto in questa forma 
scherzosa: "se poi capitano per via di mare che è speditissima quei devoti di Lenin, io di sicuro sarò 
fra i primi messi allo spiedo"
10
 ; per finire, una similitudine esemplata, così mi sembra, sull'atto 
della comunione cristiana: "I nostri auguri sono un po' come una torta. Sono fatti per uno solo ma 
ne godono tutti"
11
 . 
Non mancano metafore antropomorfiche: “quella casa che dentro è cosa comoda, aveva veramente 
bisogno che le si lavasse la faccia" 'riverniciare' 
12
, traslati 'etnici' : "Dio solo è grande e dà la 
grandezza, e noi siamo tutti pigmei"
13
 (da notare anche "grande-grandezza" classificabile nelle 
'derivationes'), descrizioni fortemente icastiche: "Il cardinale Sal. di Tolosa è ridotto a un grosso 
                                                          
6
 Lettere ai vescovi di Bergamo, 1931/1961, Bergamo, Tip. Vescovile Secomandi 1973 (LVB) p. 106, 1945. 
 
7
  LF vol. I, p. 480. 
8
  LF vol. I, p. 377.   
9
  Btg, p. 107. 
10
 LVB, p. 70. 
11
 LF vol. I, p. 347. 
12
 LF vol. I, p. 281. 
13
 L'uso figurato di pigmeo 'persona che ha scarse doti, di animo meschino e gretto' (GDLI) è ampiamente attestato nella 
tradizione letteraria. LF vol. II, p. 207. 
 
 6
pacco di nervi" 
14
, e a proposito di una lettura tomistica fondamentale: " mi confissi quel chiodo 
[l'insegnamento della lettura] nella mia pelle filosofica" 
15
. 
L'elenco potrebbe continuare a lungo, essendo numerose le metafore familiari e popolari 
riscontrabili nell'epistolario roncalliano, ma sarebbe più opportuno spostare l'attenzione su un 
campo metaforico specifico, quale può essere quello del morire, perché questa nozione, 
tradizionalmente importante nell'abito religioso ("il culto dei morti è una delle manifestazioni più 
belle del cattolicesimo"
16
) offre materiale più disponibile all'analisi stilistica. 
Alla base di questo campo metaforico abbiamo traslati piuttosto comuni: il morire è un passare 
all'altra riva, è una partenza, è il compimento dei viaggio o del pellegrinaggio terreno, ecc.. 
Ma è proprio sui traslato più diffuso, 'morire = partire', che Roncalli sviluppa una sorta di metafora-
racconto fondata sulla terna  partire, scappare (cioè partire volontariamente), essere/divenire 
lontani nello spazio. 
Nel 1930, parlando della madre malata, scrive alle sorelle: “A morire dobbiamo sempre star 
preparati come faccio anch'io ogni giorno, Ma assicuratela che il momento di partire è ancora 
lontano”, e sempre riferendosi alla madre, diffidente nel confronti delle cure mediche, il figlio 
aggiunge: “Pur che ella non voglia scapparci non adattandosi a ciò che i suoi bisogni esigono”
17
 
Scappare sembra essere un approfondimento metaforico di partire, come dire,una partenza 
volontaria. 
Pochi giorni dopo, in occasione della scomparsa di zia Caterina, amareggiato per non averla 
incontrata prima del decesso, scriverà: “quella benedetta donna è partita senza aspettarmi. Ma noi 
non possiamo perderla di vista” 
18
. 
In precedenza, sempre a proposito dei familiari scomparsi, Roncalli aveva scritto: "la distanza tra 
noi e loro è breve" 
19
 
E’ del 1935, in una lettera alle sorelle, una frase di valore epigrafico: " I nostri morti sono degli 
invisibili ma non degli assenti"
20
 .  
Ma torniamo al registro familiare-scherzoso registrando un "masticare notizie"
21
 un "marciano bene 
in tic e tac" 
22
 ('contegno nel camminare’) dei fratelli in visita a Roma, e una serie di riferimenti alla 
"tribù di Sotto il Monte"
23
 ('famiglia estesa'). 
Sono particolarmente vivaci le descrizioni plastiche che Roncalli fornisce dei suoi collaboratori: 
mgr. Righi, il "segretario di formato tascabile"
24
 , in visita ai parenti di Roncalli viene presentato 
prima affettuosamente con un "L'è n pui de ne got" 
25
, poi descritto ironicamente: “avete visto che 
cima?” .
26
 
L'ironia non viene meno nelle descrizioni confidenziali di eventi rilevanti, ad esempio, inviando una 
foto-ricordo (a mgr. Battaglia) di un convegno, Roncalli annota: "Qui retro mi trovo alla 
Univ[ersità] Cattolica di Beyrout il 22 ottobre [1954]. Barbe, barbe illustri"
27
 . Il riferimento ironico 
è alla barba sul volto dei convegnisti orientali e ortodossi ritratti, ma non manca l'ammiccamento, 
essendo Battaglia bergamasco, al "barba"
28
  lombardo (familiare ad entrambi).  
                                                          
14
 LF vol. II, p. 185. 
15
 Btg, p. 85. 
16
 LF vol. I, p. 205. 
17
 LF vol. I, p. 232. 
18
 LF vol. I, p. 239. 
19
 LF vol. I, p. 238. 
20
 LF vol. I, p. 360. 
21
 LF vol. II, p. 324. 
22
 LF vol. I, p. 105. 
23
 LF vol. II, p. 84. 
24
 LVB, p. 98. 
25
 LF vol. I, p. 488. 
26
 LF vol. I, p. 510. 
27
 Btg, p. 95. 
28
  Parlando di sé e del fratello celibe, scriveva nel 1936: "Noter barbe" (si veda più avanti 1.2). 
 7
Abbiamo anche una vivace descrizione della vita quotidiana in Bulgaria: parlando della domestica 
un po' litigiosa, scrive: "Con me essa stava in pace. Ma con Padre Metodio non c'era affatto modo 
che lo trattasse con rispetto. E' un numero anche lui perché è Macedone: e quindi non bisogna 
pestargli troppo sopra i piedi" 
29
 (da notare anche la ridondanza avverbiale “pestargli sopra”, tipica 
dell'uso familiare). 
Non sono poche anche le parole latine usate in funzione ironico-espressiva: per dichiarare la propria 
contrarietà ad un progetto iconografico, Giovanni XXIII scrive: "Degli 'ex libris' dirò che tutti mi 
piacciono [... ] di tutti mi dispiace lo sfondo nero che ha l'aria di ‘requiem aeternam’" 
30
 ; anni prima 
da Parigi il nunzio informava il vescovo bergamasco sulla situazione francese: "Del resto la vita qui 
va innanzi non male. C'è sempre qualche scrupus nelle scarpe, ma qualcosa ci vuole pure"
31
. In una 
lettera del '55 troviamo anche un termine dell'argot ecclesiastique 
32
, quando il cardinale Roncalli, 
proponendo una visita all'amico mgr. Battaglia, chiarisce scherzosamente che sarà una visita  di 
nascosto: "Tutto però sarebbe in nigris e senza alcuna pubblicità"
33
.  
Se i termini latini svolgono spesso una funzione ironica, in altri casi la funzione è del tutto opposta; 
è quasi ieratica quando nel '53 scrive, al vescovo bergamasco, sulle proprie intenzioni di  lavoro 
pastorale veneziano: "Mi spaventa un po' il molto da fare messo in cantiere dal magnanimo mio 
predecessore mgr. Agostini a Venezia; qualche prete malicieux dice che il clero mi aspetta come la 
‘quiete dopo la tempesta . Hoc erit probandum. Ho intenzione di lavorare secondo le mie forze"
34
. 
E' interessante notare in questa lettera la compresenza del francese, per attenuare la critica a 
"qualche prete" (probabilmente anche per sminuire la portata di quelle affermazioni), della citazione 
letteraria, ridotta contestualmente ad un senso comune, e della locuzione latina, che spicca per 
incisiva lapidarietà, espressivamente funzionale alla proposta del lavoro pastorale roncalliano: un 
magistero carismatico, autorevole non autoritario. 
In questa breve nota sulle locuzioni latine, non ho considerato quelle scritturali, ovviamente 
numerose, anche se sarebbe da segnalare l'uso spesso contestualizzato e non formulare della parola 
evangelica. Ad esempio (ed è esempio indicativo di quale fosse il carattere di papa Giovanni, ben 
distante dal tanto divulgato 'ottimismo bonario') scrive nel 1960: "'Noi non viviamo di illusioni. 
Come tante e tante altre volte nella storia - poiché nil sub sole novum - l'ora che il 
mondo sta attraversando è grave assai: grave e pericolosa" 
35
. 
Passando dalle metafore alle locuzioni proverbiali, notiamo usi comuni: popolari: "non si dicon 
quattro se non son nel sacco"
36
 ; storici: "Mi trovo come Pio II ad Ancona. Prima mi mancavano le 
navi per la spedizione: ora manco io alle navi"
37
 ; familiari: "Ohimé, qui da parecchie stalle aperte 
sono già scappati i buoi: e ce ne vorrà a farli rientrare"
38
 ; dialettali
39
 : "Io qui debbo tenere pane e 
fame coi rappresentanti delle parti opposte"
40
 . Può sembrare singolare una citazione gnomica (a 
proposito del papa malato) di questo tipo: "La sua vita [del papa] è un miracolo, ma i miracoli come 
sai durano poco tempo" .
41
 
Entriamo ora in questioni di pertinenza più esclusivamente lessicale (per gli elenchi dettagliati, cfr. i 
paragrafi successivi), documentando brevemente qualche caratteristica del registro definibile 
genericamente 'colloquiale' e di quello, per contrasto, più 'sostenuto'. 
                                                          
29
 LF vol. I, p. 229. 
30
 LPO, p. 79. 
31
 LVB, p. 122. 
32
 J. FOLLAIN, Petit glossaire de l'argot ecclesiastique, Paris, J.J. Pauvert 1962, p. 32. 
33
 Btg, p. 96. 
34
 LVB, p. 153. 
35
 LPO, p. 259. 
36
 LVB, p. 76. 
37
 LVB, p. 146. 
38
 LVB, p. 142. 
39
 I termini bisognevoli di spiegazioni lessicali, come "tenere parte e farne" (vd. 1.2.1.), saranno illustrati a loro luogo. 
 
40
 LVB, p. 72. 
41
 Ma non sarà estraneo anche il celebre "tornava bel bello" manzoniano. LF II, p. 367. 
 8
I colloquialismi si sviluppano per lo più dal sostrato familiare-dialettale: "Così bel bello vi ho scritto 
una lettera lunga" 
42
(Tir.: Bel bel o Belamét); "il dottore guazza [...] come un pesce nell'acqua"
43
 
(Tir.: Sguassà, “Guazzare”: Sguassà'n dol botep'); "Guglielmo il conquistatore, altra buona lana alla 
Bartolomeo Colleoni (GDLI: anche nel Fermo e Lucia manzoniano); “il mio segretario però è male 
in arnese poveretto”
 44
; "girondolare per la Francia"
45
 (ben attestato nella tradizione, vd GDLI; 
Panzini lo cita riferendosi alla variante con z "Gironzolare per Girondolare non piace ai puristi"). 
Numerosi gli esempi di suffissazione familiare: "'si godranno Parigi che [...] è sempre una 
cittaduzza discreta" 
46
(TB: "Piccola città. Meno com. oggidì che - ùccia. Altri dice fam. Cittauzza"); 
"il periodichetto sull'arte"
47
 ; "qualche miseriola"
48
; qualche superlativo di nome, secondo un 
procedimento assai moderno
49
: "Salutissimi da don Testa"
50
 ; costruzioni analogiche: "Qui per qui 
ora non li trovo più sul tavolo" 
51
 (dovrebbe essere esemplato sulla locuzione avverbiale lì per lì). 
Prima di passare all'altro registro, è bene ricordare che fenomeni diversi convivono nella pagina 
roncalliana, conferendole, in modo particolare nelle lettere giovanili, un aspetto quanto mai vario. 
Una breve rassegna di fenomeni appartenenti ad un generico registro 'alto' potrebbe iniziare con 
qualche dato lessicale: 
"L'altra sera ho assistito ad una Accademia che si tenne nel collegio di Propaganda Fide" 
52
 
(trattenimento celebrativo descritto ai familiari nella prima lettera inviata loro da Roma); “questo 
povero alienigena“
53
, 'straniero di fede ortodossa' (GDLI: la voce è stata registrata dal Fanfani e dal 
DEI); troviamo poi qualche tecnicismo epistolare, ad es. "insieme le compiego alcuni resti delle 
carte di mgr, Radini"
54
 , e sostituti eufemistici tipicamente formali, ad es.: "favorire" 'dare, 
consegnare', "ho inteso" 'corre voce' (l'uso di questi non viene impedito dal clima familiare-
dialettale: potremmo considerarla un'indicazione, seppur generica, di una delle tante commistioni 
linguistiche). 
Qualche aulicismo: "non le tornerà discaro"
55
;  “le consolazioni del ministero [...] non mi fanno 
desiderare altra esca” (petrarchismo?); "adunque", "ove", "entro", "omai" (più frequente di ormai), 
"imperocché", questi ultimi presenti soprattutto nelle lettere giovanili. 
Non mancano vocaboli con significato disusato: "E quanto alla carezza e al danaro"
56
 'l'avere alto  
prezzo ' (vd. GDLI); "non ho ancora preso le ultime intelligenze col sig. Villa"
57
 'accordi' (TB: 
"meglio essere d'intesa con uno, e meglio ancora intendersi con"); "farmi credenza presso il 
nipote"
58
 'credito' (vd. GDLI: credenza §7); "Io incoraggia e conferma nel suo divisamento" 
59
 (vd. 
GDLI). 
Rientrano invece nell'uso intenzionalmente scherzoso (e dotati quindi di coerenza testuale) altri 
aulicismi, ad es.: l’ironico "inclito arciprete"
60
,  o arcaismi, ad es.: attendere la risposta postale "a 
volta di corriere"
61
 (quasi che il servizio postale fosse quello settecentesco). 
                                                          
42
 Btg, p. 74. 
43
 Btg, p. 76. 
44
 LF vol. I, p. 205 . 
45
 LF vol. II, p. 191. 
46
 LVB, p. 151. 
47
 LVB, p. 115. 
48
 LF vol. I, p. 380. 
49
 Il tipo poltronissima è registrato dal Migliorini nel 1942 (Appendice al Dizionario moderno del Panzini). 
50
 LVB, p. 140. 
51
 LF vol. II, p. 249. 
52
 LF vol. I, p. 7. 
53
 LVB, p. 31. 
54
 LVB, p. 38. 
55
 LVB, p. 31. 
56
 LF vol. II, p. 101. 
57
 LF vol. II, p. 137. 
58
 LF vol. I, p. 310. 
59
 Btg, p. 78. 
60
 Btg, p. 78. 
61
 Btg, p. 83 
 9
Probabilmente dovuto a un testo di riferimento ("Vanitas vanitatum" dell’Ecclesiaste?) è l'uso di: 
"tutto il resto è una grande fatuità"' 
62
, contrapposta alla "santa stoltezza o fatuitade del Santo 
Poverello"
63
; consapevolmente letteraria, "faccio anch'io un po' il poeta, monsignore", è la 
romantica descrizione, che il futuro patriarca traccia, della cerimonia funebre del suo predecessore, 
ricordando: "l’immagine della gondola della morte che increspa la laguna conducendo all'isola dei 
cipressi il defunto patriarca" 
64
.  
 
A livello sintattico, Roncalli oscilla tra un periodare ampio, ma non scorrevole, e un efficace stile 
nominale o una scansione ritmica paratattica (spesso monoproposizionale). 
Oltre alle notizie sulla propria salute, date spesso in frasi nominali (ad es.: “La mia salute sempre 
molto buona”
65
, noto ad esempio questa rapida ed incisiva descrizione in ‘stile nominale’ :  
“Intorno alle mie finestre sorriso di fiori di ogni genere e canto di uccelli”
66
. 
 
Sono frequenti anche i fenomeni ellittici, ad es.. "Una volta l'operazione ben riuscita, si è sicuri che 
il male non si rinnoverà"
67
 oppure le ellissi in funzione fatica: "'Sarei ben contento di compiacere la 
nostra cara mamma nel suo desiderio che mi fermi alla Colombera a cena la sera stessa del mio 
arrivo. Immaginarsi."
68
 . 
Un esempio di sintassi monoproposizionale incalzante: 
"State però contenti. II Signore continua a proteggermi. Sto bene di corpo e di spirito. Anche qui 
l'inverno quest'anno fu oltremodo freddo, nevoso ed umido." 
69
.  
                                                          
62
 LF vol. I, p. 220. 
63
 LOR, p. 88. 
64
 LVB, p. 152. 
65
 LF vol. I, p. 132. 
66
 LF vol. I, p. 137. 
67
 LF vol. II, p. 100. 
68
 LF vol. I, p. 141. 
69
 LF vol. I, p. 569.