Introduzione 
 
 
 
Introduzione 
 
Nella presente tesi si riportano i risultati di un’attività sperimentale svolta 
nell’ambito di due principali settori tematici strettamente correlati tra loro ossia: 
 
1) La bonifica dei siti contaminati; 
2) Il trattamento di rifiuti speciali pericolosi. 
 
Il problema ambientale, determinato dalla crescente presenza di siti contaminati e 
dalla notevole produzione di rifiuti generati da attività industriali e urbane, ha 
assunto nel tempo dimensioni tali da generare una forte tensione e attenzione del 
legislatore nazionale, i cui interventi sono stati orientati sia a sanzionare l'evento 
inquinamento, sia a creare un contesto favorevole per l'avvio di una politica di 
ripristino delle aree, recuperandole altresì alle attività produttive e agli insediamenti 
urbani. 
 
In tale ottica le azioni di trattamento dei rifiuti e di bonifica dei siti contaminati 
diventano strumentali non più esclusivamente alla tutela del territorio e della salute 
umana, ma assurge al ruolo di vettore dello sviluppo socio-economico, favorendo la 
trasformazione di intere aree, talvolta inserite nel tessuto urbano, da zone 
improduttive a zone di riqualificazione ambientale, urbana ed economica. La crescita 
esponenziale della problematica dell'inquinamento del suolo, acqua e aria è stata 
determinata in gran parte: 
 
 ξ  dall'assenza protratta di vincoli normativi (connessi alla tutela ambientale) 
allo sviluppo industriale; 
 ξ  dalla scarsa conoscenza delle conseguenze di impatto ambientale determinate 
dall'impiego di prodotti chimici nei processi produttivi; 
 ξ  dalla carenza di informazioni sullo reale stato di salute delle aree urbane e 
industriali "a rischio" presenti sul territorio nazionale; 
 ξ  dalla pratica intensiva dello smaltimento incontrollato di rifiuti industriali e 
urbani. 
 
Ne consegue che oggi la programmazione delle attività relative al trattamento dei 
rifiuti industriali e alla bonifica dei siti inquinati si misurano con una pluralità di 
elementi di criticità, riconducibili prioritariamente al deficit informativo sulla 
dimensione "reale" del problema, nonché alla complessità della problematica sotto 
l'aspetto normativo e tecnico. 
 
Secondo dati risalenti al 1995, in Italia il numero di aree inquinate raggiungono le 
11.000 unità, ma le informazioni raccolte in sede nazionale e regionale - finalizzate 
alla formulazione del "Programma Nazionale di bonifica", evidenziano un 
sottodimensionamento del dato che andrebbe raddoppiato. 
 
Ciò anche in considerazione dell'orientamento seguito dalla L. 426/98 che, in sede di 
individuazione dei perimetri dei siti di interesse nazionale, ha compreso oltre alle 
aree industriali, anche le aree portuali, le aree marine antistanti le aree industriali, le 
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zone lagunari, i corsi d'acqua, per un totale di 260.000 ettari di terra, 70.000 ettari di 
zone marine, 280 Km. di coste, pari ad un totale complessivo di circa 330.000 ettari 
(più dell'1% del territorio nazionale). 
 
Gli strumenti per l’individuazione e il censimento delle aree contaminate, messi a 
punto nell’ambito del D.M. n°471/99, hanno determinato negli ultimi 2 anni un 
progressivo aumento del numero di siti di interesse regionale e provinciale da 
sottoporre a bonifica. Per dare un’idea si pensi che, in Sardegna, studi recentemente 
condotti dall’Assessorato all’Ambiente nell’ambito del piano di gestione dei rifiuti 
ha consentito di individuare più di 600 siti inquinati o potenzialmente tali. 
 
La scelta delle tecnologie di bonifica, contestualmente, non è sempre semplice e deve 
essere orientata da valutazioni di natura tecnica, ma anche da considerazioni di tipo 
economico. L'offerta di tecnologie è oggi piuttosto ampia, tuttavia le varie soluzioni 
presentano tempi di realizzazione, effetti secondari di impatto ambientale e costi 
fortemente differenziati. 
 
Tali elementi impongono un'attenzione particolare, in relazione agli interventi di 
bonifica da realizzare, sulla scelta delle migliori tecnologie disponibili in funzione 
delle caratteristiche del sito, della tipologia di contaminazione, dell'impatto 
ambientale e della valutazione economica. 
 
Tale processo decisionale, d'altro canto, deve essere necessariamente guidato da una 
analisi che tenga conto: 
 
 ξ  del differente grado di vulnerabilità dei territori in forza delle caratteristiche 
geo-morfologiche e idro-morfologiche; 
 ξ  dell'estensione dell'area da bonificare; 
 ξ  dei volumi di suolo contaminato; 
 ξ  delle caratteristiche dell'ambiente naturale e costituito; 
 ξ  del grado di inquinamento delle diverse matrici ambientali, della 
distribuzione spaziale delle sostanze tossiche e delle vie di esposizione; 
 ξ  delle caratteristiche delle popolazioni sui cui possono manifestarsi gli effetti 
dell'inquinamento. 
 ξ  dell’economicità  e fattibilità del processo in virtù dei possibili ritorni 
economici derivabili dalla bonifica del sito. 
 
La crescita esponenziale delle tecniche di risanamento ha assunto dimensioni tali che 
è stata ravvisata la necessità di sviluppare appositi software per offrire un supporto 
alla scelta della tecnica ottimale di trattamento. Tali tecniche hanno, infatti, 
caratteristiche molto differenti tra loro e non esiste alcuna professionalità sul mercato 
in grado di utilizzarle tutte operandone il confronto necessario per giungere alla 
scelta ottimale da un punto di vista economico e ambientale. 
 
Lo sviluppo di programmi di bonifica si pone quindi come obiettivo quello di 
integrare le attività produttive nel tessuto urbano, risanare i danni ambientali, 
recuperare aree allo sviluppo urbano tutelando nel frattempo terreni naturali non 
ancora edificati. 
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In tale ottica l’avvio delle attività di bonifica dei siti contaminati assume una 
rilevanza strategica per la valorizzazione del territorio e per il suo sviluppo socio-
economico. Tuttavia per garantire incisività all'azione di ripristino  e bonifica delle 
aree inquinate, come evidenziato nell’analisi condotta,  occorre intervenire con 
decisione sul miglioramento degli strumenti informativi, normativi e tecnico-
scientifici a disposizione. 
 
 
D’altra parte è evidente che la problematica siti contaminati è strettamente correlata 
alla problematica del trattamento dei residui industriali essendo molto spesso 
questi all’origine della contaminazione. A tale proposito è sufficiente pensare che la 
stragrande maggioranza dei siti contaminati censiti a livello nazionale è 
generalmente riconducibile a discariche dismesse o siti industriali di stoccaggio 
provvisorio (cumuli di rifiuti generalmente omogenei) che nella pratica industriale 
passata diventavano definitivi portando alla contaminazione dei suoli e delle acque. 
Questi residui costituiscono quindi e hanno costituito la principale fonte di 
contaminazione dei siti inquinati.  
 
In quest’ottica l’implementazione di un programma di bonifica non può prescindere 
dall’individuazione di misure volte al trattamento dei rifiuti che sono all’origine della  
contaminazione del sito. L’utilizzo di tecniche di trattamento di rifiuti può giocare 
infatti un ruolo duplice nell’ambito della problematica siti contaminati, ossia: 
 
 ξ  Un ruolo preventivo, che si estrinseca nella riduzione della pericolosità e dei 
quantitativi dei residui. Questo inibisce alla base i possibili fenomeni di 
contaminazione delle matrici ambientali circostanti il sito di stoccaggio. 
 
 ξ  Un ruolo attivo all’interno delle sequenze operative che caratterizzano un 
intervento di bonifica. Infatti qualunque intervento di bonifica di un sito inquinato 
in cui la contaminazione sia ascrivibile ad una sorgente puntuale (discariche o 
stoccaggi appunto) avviene infatti secondo una scansione temporale che prevede 
preliminarmente l’isolamento o la rimozione ed il trattamento dei rifiuti  e di 
seguito la bonifica delle matrici ambientali contaminate. 
 
La modifica e l’ottimizzazione delle tecnologie volte al riciclo dei rifiuti gioca 
inoltra un ruolo fondamentale nell’economia di qualsiasi attività produttiva. In 
particolare gli indotti potenzialmente derivabili da un eventuale riciclo dei residui in 
luogo dei costi derivanti dal loro smaltimento possono costituire una importante voce 
di bilancio per particolari settori produttivi quali quello metallurgico e chimico. In 
questi casi infatti le gli elevati quantitativi di rifiuti prodotti e la loro notevole 
pericolosità conducono alla necessità di utilizzare discariche con misure di sicurezza 
estremamente costose e con elevate volumetrie disponibili.  
 
Le osservazioni finora riportate mettono in evidenza come ambedue le tematiche 
prese in considerazione in questa tesi presentino un carattere marcatamente 
multidisciplinare, essendo coinvolti aspetti normativi, aspetti politico-sociali e 
tecnico-scientifici. 
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L’obiettivo del presente lavoro consiste proprio nell’approfondimento di diversi 
aspetti disciplinari coinvolti nella problematica “siti contaminati” e in del 
“trattamento dei residui industriali”. A tal fine la tesi presenta la seguente struttura:  
 
La prima sezione è dedicata alla tematica della bonifica dei siti contaminati. Nel 
primo capitolo si concentra l’attenzione sugli aspetti normativi con particolare 
riferimento ai principi introdotti con il Decreto Ministeriale n° 471/99. Oltre alla 
disamina dei dettami cui deve sottostare qualunque intervento o programma di 
bonifica, tale capitolo ha come obiettivo quello di chiarire la terminologia che verrà 
sistematicamente utilizzata nelle parti successive del lavoro.  
 
Il capitolo successivo propone una analisi delle principali tecnologie di bonifica e 
messa in sicurezza ad oggi disponibili su scala reale o su scala pilota. Per ciascuna 
tecnica esaminata saranno illustrati: i principi di funzionamento, le configurazioni 
impiantistiche, gli aspetti logistici ed economici che sottendono alla loro applicabilità 
e infine i vantaggi e gli svantaggi connessi.  
 
Nel terzo capitolo si riportano i risultati ottenuti nell’ambito di un’attività 
sperimentale di ricerca relativa ad una tecnologia di bonifica. La tecnica presa in 
considerazione è la lisciviazione con salamoie acide per la bonifica ex-situ di stream 
sediments contaminati da metalli pesanti. L’attività sperimentale è consistita 
nell’esecuzione di prove batch di lisciviazione con soluzioni a concentrazione 
variabile di acido cloridrico e cloruro di calcio. E’ stato proposto anche un possibile 
schema di impianto per la trasposizione della tecnica su scala reale. 
 
Relativamente alla tematica “trattamento di rifiuti speciali” lo schema logico secondo 
cui si sviluppa la tesi è simile a quello finora illustrato per i siti contaminati e 
prevede un capitolo dedicato all’inquadramento normativo della problematica (il 
capitolo V) seguito da un capitolo (capitolo VI) nel quale si riportano invece i 
risultati di un’attività sperimentale volta alla definizione delle potenzialità di una 
tecnica innovativa nel trattamento di alcune tipologie di rifiuti speciali pericolosi. La 
tecnica presa in considerazione consiste nello sfruttamento di reazioni autopropaganti 
ad elevata temperatura per il trattamento di residui industriali quali: residui 
dell’idrometallurgia dello zinco, amianto, residui contenti PCB e organoclorurati in 
genere. Esistono molti siti contaminati da queste tipologie di rifiuto e sono 
generalmente riconducibili a discariche monomateriale dismesse o siti industriali di 
stoccaggio provvisorio (cumuli di rifiuti generalmente omogenei) per cui l’attività 
svolta in questo settore è comunque in qualche modo riconducibile alla problematica 
dei siti contaminati.  
 
In fig. 1 si riporta i maniera schematica l’articolazione della presente tesi.  
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Fig.1 Schema a blocchi per la rappresentazione della struttura della tesi 
 
 
  
Aspetti  
normativi 
  
Aspetti  
tecnologici 
  
Principali  
tecnologie di 
bonifica:  
  
Principi 
  
Applicabilità 
 
  
Ricerca e 
sperimentazione
 
Lisciviazione 
  
per la bonifica 
ex-situ di 
stream 
sediments
 
Analisi del  
D.M. n° 471/99 
  
  
Bonifica siti 
contaminati
Trattamento rifiuti 
speciali 
BONIFICA DEI SITI CONTAMINATI E  
TRATTAMENTO DI RIFIUTI SPECIALI  
PERICOLOSI
 
Aspetti 
normativi 
  
Ricerca e 
sperimentazione
 
Reazioni 
autopropaganti
 
trattamento di 
rifiuti speciali.
 
 
Analisi del  
D.Lgsl. 22/97  
e delle più  
recenti 
normative