2 
delle malerbe, ma tale da consentire una rapida degradazione scongiurando pertanto ogni 
possibile effetto negativo sull ambiente circostante (Vicari et al., 2001). 
Il tempo di persistenza di una molecola varia solitamente in funzione del campo di 
applicazione del prodotto. Gli erbicidi con una persistenza inferiore ai 30 giorni sono 
solitamente utilizzati per il controllo della vegetazione presente al momento del 
trattamento, mentre gli erbicidi aventi una persistenza di 30-90 giorni sono solitamente 
utilizzati per proteggere le colture nelle fasi iniziali di sviluppo. Tempi di persistenza 
variabili da 90 a 144 giorni sono tipici dei principi attivi utilizzati per tenere il terreno 
libero dalle infestanti per tutta la stagione produttiva, come appunto nel caso dei frutteti o 
dei vigneti, mentre persistenza superiori ai 360 giorni sono tipiche dei prodotti utilizzati 
per il controllo totale della vegetazione in aree non interessate dall  attivit  agricola 
(Monaco et al., 2002). 
La durata del periodo di degradazione Ł determinata dalle caratteristiche strutturali della 
molecola, la sostituzione di alcuni gruppi funzionali o la presenza di composti aromatici 
all interno della struttura molecolare possono allungare sensibilmente la persistenza 
ambientale degli erbicidi. Ne Ł un esempio l erbicida quinclorac, usato fino al 2007 in 
risaia per controllo in post-emergenza del giavone bianco (Echinocloa phyllopogon), che 
differisce dall erbicida quinmerac per la sostituzione di un gruppo metilico con un atomo 
di cloro. Questa sostituzione ha notevolmente aumentato la stabilit  della molecola alla 
degradazione fotolitica: mentre l emivita del quinmerac alla luce Ł pari a 165 ore, la 
molecola di quinclorac resiste alla degradazione anche dopo prolungati periodi di 
irraggiamento. (Pinna e Pusino, 2008) I lunghi periodi di persistenza tipici degli erbicidi 
residuali comportano solitamente maggiori rischi di impatto ambientale poichØ, 
mantenendosi inalterati nel tempo, possono essere allontanati dal suolo con il conseguente 
inquinamento degli altri comparti ambientali. Il caso piø eloquente Ł forse rappresentato 
dall atrazina, erbicida triazinico di pre-emergenza impiegato per la lotta contro le specie a 
foglia larga nel mais. La sua introduzione negli anni  60 ha reso possibile la coltivazione 
del mais in monosuccessione nella pianura padano-veneta per circa un ventennio prima del 
divieto di impiego dovuto ai numerosi casi di contaminazione delle acque di falda 
(Vidotto, 2008). La persistenza prolungata di un diserbante pu  influenzare pesantemente 
gli indirizzi colturali dell azienda od alcune sue pratiche colturali. L uso di certi principi 
attivi infatti impedisce l adozione di rotazioni colturali con specie sensibili, come indicato 
in Tabella 1(Havens et al., 1995). 
 
 3 
Tabella 1 : esempi di erbicidi residuali che possono impedire l esecuzioni di rotazioni colturali  (Vicari et 
al., 2001) 
Erbicida Coltura trattata Specie sensibili 
atrazine mais bietola, soia, erba medica, tabacco 
chlorsulfuron cereali autunno vernini bietola, mais, brassicaceae, pisello 
trialosulfuron cereali autunno vernini bietola 
imazamethabenz frumento, girasole bietola orticole colza 
imazethapyr soia bietola 
chlorotoluron frumento brassicaceae, cetriolo 
methabenzthiazuron frumento lattuga finocchio 
lenacil bietola brassicaceae, insalate 
 
In altri casi l uso di erbicidi residuali pu  condi zionare l esecuzione di alcune pratiche 
colturali. Ne Ł un esempio l erbicida cyclossidim, impiegato comunemente in risicoltura 
per il controllo del riso crodo durante gli interventi di fasa semina. Questa classe di principi 
attivi, gli arilossifenossipropionati, Ł caratterizzata da uno spettro d azione esclusivamente 
graminicida (Onofri et al., 2001) e pertanto risulta attiva sia nei confronti del riso crodo 
che nei confronti del riso coltivato. Pertanto, Ł consigliato effettuare il lavaggio della 
camera di risaia prima della semina, onde evitare emergenze incomplete della coltura.  
Il tempo di emivita, Ł uno dei parametri piø comunemente usati per la rappresentazione 
della persistenza ambientale degli agrofarmaci. ¨ s olitamente rappresentato con T‰. e 
indica il tempo necessario alla degradazione del 50% del prodotto applicato. Un altro 
parametro utilizzato allo stesso scopo Ł T90 che indica il tempo necessario all abbattimento 
della concentrazione iniziale del principio attivo del 90%.  
In Figura1 Ł possibile avere una visione dei principali aspetti che caratterizzano il destino 
ambientale dei fitofarmaci a seguito della loro immissione nell ambiente.  
 4 
 
 
Figura1: Diagramma delle reazioni che determinano il destino ambientale degli agrofarmaci. 
 
La distribuzione degli agrofarmaci viene effettuata, nella maggior parte dei casi, mediante 
l utilizzo di botti irroratrici che, per effetto di un getto d aria convogliato in un ugello, 
nebulizzano finemente la miscela fitosanitaria al fine di rendere la distribuzione in campo 
del prodotto il piø uniforme possibile. In seguito a questa operazione il destino dei principi 
attivi presenti nella miscela fitosanitaria Ł determinato da processi di: 
 
− Volatilizzazione 
− Deriva 
− Lisciviazione 
− Ruscellamento 
− Assorbimento ed essudazione da parte delle piante 
− Adsorbimento e Desorbimento 
− Fotolisi 
− Degradazione abiotica 
− Degradazione microbica 
− Fitodisinquinamento 
 
 
 5 
1.1 La volatilizzazione 
 
Le perdite di principio attivo dal suolo identificate col termine di volatilizzazione possono 
avvenire a seguito di fenomeni di fenomeni di evaporazione, se il principio attivo passa 
dallo stato liquido a quello gassoso, o di sublimazione se il passaggio allo stato gassoso 
avviene a partire dallo stato solido. Come si pu  o sservare in Tabella 2, l entit  di questi 
fenomeni pu  costituire una frazione importante del le perdite degli erbicidi per effetto 
dell elevata superficie di scambio tra i comparti suolo ed atmosfera (Grower, 1991).  
 
Tabella 2: Incidenza dei vari processi ambientali sulle perdite di principi attivi nei suoli euro-
americani (Ferrari et al., 2008) 
Processo o sorgente Suoli 
italiani 
Suoli UE-
USA 
Lisciviazione <1% 0-5% 
Scorrimento superficiale <1,3% 0-6.6% 
Volatilizzazione da suolo, acqua e piante 0-60% 0-90% 
Drenaggio laterale <3% 0-10% 
Deriva <1% Nd 
Residui legati (ad/assorbimento) Nd 0-90% 
Trasformazione (chimica, fotochimica e microbiologica) 0-100% 0-100% 
 
La quantificazione analitica della volatilizzazione di un qualsiasi principio attivo si rende 
necessaria per la scelta di una corretta tecnica di distribuzione che consenta da un lato di 
massimizzare l efficacia del trattamento e dall alt ro di minimizzare la dissipazione 
dell agrofarmaco nell ambiente. Il caso piø noto Ł rappresentato dal trifluralin, un erbicida 
di pre-semina largamente impiegato per il contrasto della vegetazione spontanea in 
agricoltura. Questo prodotto, come molti altri erbicidi della sua famiglia, mostra un elevata 
volatilit  e fotolabilit  (Onofri et al.,. 2001) che lo rende particolarmente instabile 
nell ambiente. Studi condotti in America hanno mostrato come il 90% del prodotto 
applicato sulla superficie del suolo Ł in grado di passare nell ambiente circostante per 
effetto dei fenomeni di volatilizzazione. Analoghe prove di degradazione hanno messo in 
luce che questa frazione di erbicida dispersa nell ambiente si pu  fortemente ridurre in 
caso di interramento del principio attivo. Infatti, interrando il prodotto a 2,5 cm di 
profondit , si Ł avuta una dissipazione del 22% del principio attivo applicato in un lasso di 
tempo di 120 giorni (Riley e Eagle, 1990).  
Il passaggio dei principi allo stato gassoso Ł un processo che dipende sia dalle 
caratteristiche intrinseche della molecola che dall interazione con la matrice in cui si va a 
distribuire la sostanza. Nel caso degli erbicidi la matrice Ł rappresentata dal suolo, un 
 6 
sistema in continua evoluzione per effetto del mutare delle condizioni ambientali o delle 
tecniche colturali (Figura 2).   
 
 
 
 
Figura 2: Elementi che possono influenzare la volatilizzazione (Ferrari et al., 2008) 
 
Per la misura della volatilit  di un principio atti vo si considerano due parametri distinti a 
seconda che la molecola si trovi nel suo stato fondamentale o in soluzione con altre 
sostanze (Vicari et al., 2001). Nel primo caso il parametro piø utilizzato Ł la tensione di 
vapore (VP), ossia la pressione, espressa in Pascal, che raggiunge il suo vapore quando 
viene raggiunto l equilibrio tra la fase solida e/o liquida e quella gassosa (Otto et al., 
2001). Maggiore Ł il valore della tensione di vapore e maggiore Ł la tendenza della 
sostanza a volatilizzare. Come indicazione generale Ł possibile dire che tutte le molecole 
che hanno un valore di VP superiore a 10-2 Pa, necessitano di interramento subito dopo la 
distribuzione in campo, mentre al di sotto di tale valore l entit  dei processi di 
volatilizzazione Ł tale da consentire la distribuzione del principio attivo sul suolo nudo 
senza che l efficacia del trattamento venga compromessa. Il valore di VP pari a 0 viene 
attribuito esclusivamente ai principi attivi formulati come sale (Vicari et al., 2001). 
Per quanto riguarda invece le sostanze attive presenti in soluzione, il grado di volatilit  
viene misurato mediante la costante di Henry (H), determinata analiticamente dal rapporto 
tra la tensione di vapore e la solubilit  della mol ecola in questione. Anche in questo caso 
un elevato valore di H indica che la molecola ha un elevata tendenza a passare dalla fase 
 7 
liquida a quella aeriforme in condizioni di equilibrio. Il valore di H pu  variare anche di 
alcuni ordini di grandezza passando dai valori inferiori a 10-3 caratteristici delle molecole 
poco affini con la matrice gassosa, ai valori superiori ad 1 tipici delle molecole che 
mostrano un elevata affinit  con l aria (Vicari et al.,. 2001). Quanto visto finora Ł valido 
per le molecole presenti sulla superficie evaporante, ma i fenomeni di volatilizzazione si 
assistono anche per le molecole presenti all interno del suolo. In questo caso infatti il 
passaggio del principio attivo al comparto atmosferico Ł determinato esclusivamente dai 
fenomeni di diffusione e convezione. L allontanamento degli erbicidi per effetto dei moti 
di tipo convettivo si verifica in suoli provvisti di una buona dotazione idrica quanto 
persistono condizioni di forte insolazione o ventosit . Il flusso evaporativo che si viene ad 
instaurare in queste condizioni provoca l allontanamento dal suolo di tutte le sostanze 
polari, tra cui gli erbicidi, disciolte nella fase liquida (Vicari et al., 2001). Quando per  il 
tenore idrico del suolo si abbassa, i moti convettivi diminuiscono di intensit  poichØ si 
instaura una certa competizione tra l acqua della soluzione circolante e gli erbicidi in essa 
disciolti per i siti di adsorbimento dei colloidi del suolo (Riley e Eagle, 1990). In queste 
condizioni il trasporto degli erbicidi pu  avvenire  solamente per effetto dei moti di tipo 
diffusivo che saranno a loro volta determinati dalla costante di Henry se il suo valore nel 
soluto Ł superiore a 10-4 Pa (Ferrari et al., 2008). 
I fenomeni di evaporazione dei principi attivi dal suolo sono incrementati dall azione della 
temperatura poichØ un suo incremento determina un aumento della velocit  sia dei moti di 
tipo diffusivo che convettivo (Riley e Eagle, 1990). Studi condotti hanno infatti dimostrato 
come il flusso di agro farmaci aumenti durante le ore piø calde della giornata e decresca 
durante le ore notturne. Nel caso dei principi attivi lindano e diedrin si Ł osservato come la 
loro concentrazione in atmosfera, a parit  di conce ntrazione nel suolo, sia in grado di 
raddoppiare in seguito all aumento della temperatura ambiente da 20 a 30 C (Ferrari et al., 
2008). Anche le precipitazioni giocano un ruolo importante sul destino ambientale degli 
agrofarmaci. Numerosi studi di campo hanno infatti dimostrato come l aumento 
dell umidit  in seguito a precipitazioni, rugiada o  irrigazione, tenda ad incrementare, se 
non addirittura a reinnescare i processi di trasporto dei principi attivi dal suolo alla 
superficie evaporante, sempre che l intensit  delle  precipitazioni non sia tale da causare 
fenomeni di lisciviazione (Riley e Eagle, 1990, Ferrari et al., 2008). Anche l aumento della 
ventosit  dell ambiente circostante pu  determinare  un aumento dei fenomeni di tipo 
evaporativo poichØ tende ad aumentare la quantit  di principio attivo richiamata verso la 
 8 
superficie evaporante per ristabilire la pressione di vapore alle condizioni di equilibrio 
(Vicari et al., 2001).  
 
1.2 La deriva 
 
¨ un fenomeno indesiderato che consiste nel movimen to in aria di una massa di erbicida 
verso un sito diverso dal bersaglio e che pu  causa re perdita di efficacia del trattamento, 
contaminazione ambientale e danni da fitotossicit  alle colture sensibili limitrofe (Zanin et 
al., 1993). Questo fenomeno di trasporto si verifica, con entit  differente a seconda delle 
condizioni ambientali, durante o subito dopo l applicazione del prodotto. Anche in 
condizioni di scarsa ventosit  infatti circa il 5% del principio attivo distribuito tende a 
spostarsi nella direzione del vento (Wolf e Cessna, 2004). L entit  di questo fenomeno pu  
altres  essere influenzata anche dalle condizioni operative del trattamento. Una errata 
regolazione della pressione di esercizio pu  infatt i aumentare il fenomeno della deriva, 
visibile spesso sottoforma di una fitta nebbiolina posteriormente alla barra irroratrice. 
(Figura 3) 
 
 
Figura 3: Rilevamento della quantit  di prodotto pe rso per deriva durante il trattamento. (Vidotto, 
2008) 
 
A seconda del tipo di danno e dell origine del fenomeno si possono identificare tre 
differenti fenomeni di deriva:  
 
− Deriva da goccioline 
− Deriva da vapore 
− Deriva termica 
 9 
1.2.1 La deriva da goccioline 
 
Questo tipo di deriva si presenta all atto stesso della distribuzione del fitofarmaco in 
quanto le gocce molto fini tendono a rimanere in sospensione nell aria o, peggio, ad essere 
trasportate dal vento anche a grande distanza dal luogo di esecuzione del trattamento. Cos  
facendo una parte, talvolta anche consistente, del prodotto non raggiunge l organismo 
bersaglio ma viene dispersa nell atmosfera con evidenti rischi per l ambiente circostante e 
per gli stessi operatori. Le gocce con diametro inferiore ai 10 µm possono infatti essere 
inalate dagli operatori e penetrare fino all interno dei polmoni, mentre quelle di diametro 
inferiore al micrometro sono rapidamente assorbite dall  organismo (Cerruto e Schillaci, 
2008). La principale causa dei fenomeni di inquinamento ambientale per deriva sono le 
gocce che presentano un diametro compreso tra 10 e 50 µm. Al di sotto di tale soglia infatti 
le gocce della soluzione erbicida contengono una quantit  di principio insufficiente a 
causare danni agli organismi non bersaglio, mentre al di sopra le gocce, essendo piø 
pesanti, tendono a spostarsi prevalentemente secondo il moto gravitazionale raggiungendo 
comunque l organismo bersaglio (Vicari et al., 2001). Studi recenti hanno messo in luce 
che le goccioline aventi un diametro di 10 µm cadano verso il suolo ad una velocit  di circa 
3 mm•s-1. In condizioni di moderata ventosit , all incirca 1,5 m•s-1, questa goccia potrebbe 
essere trasportata fino a 1,5 km di distanza prima di depositarsi al suolo (Cerruto e 
Schillaci, 2008). 
L azione delle correnti d aria non influisce solame nte sulla dispersione nello spazio della 
miscela fitosanitaria ma va anche a regolare la durata della sua attivit  nel tempo, 
risultando questa, direttamente proporzionale al tenore di umidit  relativa dell aria. Al di 
sotto di un certo tenore di umidit  i principi atti vi in formulazione salina tendono a 
precipitare, perdendo buona parte della loro azione erbicida, al contrario degli esteri che, 
tendono a mantenere quasi inalterata la loro capacit  d azione anche in presenza di una 
ridotta presenza di solvente. Grazie a questa caratteristica gli erbicidi formulati come esteri 
sono responsabili dei maggiori danni da deriva poichØ possono penetrare all interno dei 
tessuti vegetali anche alcune ore dopo il trattamento, per effetto dei fenomeni di 
risolubilizzazione causati da deboli precipitazioni o dalla rugiada notturna (Vicari et al., 
2001). 
I danni causati dal fenomeno della deriva si possono facilmente identificare poichŁ, 
osservando la zona sottovento limitrofa al campo trattato, si possono facilmente osservare 
 10
macchie o striscie sulla vegetazione colpita, di intensit  inversamente proporzionale alla 
distanza dal trattamento (Vicari et al., 2001). 
 
1.2.2 La deriva da vapore 
 
La deriva da vapore Ł un fenomeno di trasporto che, come tutti i tipi di deriva, interessa sia 
gli erbicidi applicati alla vegetazione che quelli applicati al suolo ma, a differenza di 
quanto visto in precedenza, i danni si possono manifestare anche a distanze rilevanti dagli 
appezzamenti trattati (Cerruto e Schillaci, 2008). Le cause di questo complesso fenomeno 
di deriva sono riconducibili a tre fattori: l alta temperatura, la stabilit  dell atmosfera e il 
diametro delle gocce nebulizzate. Le alte temperature sono responsabili dell aumento della 
tensione di vapore degli erbicidi poichØ generano un flusso di evapotraspirazione che 
richiama i principi attivi verso lo strato inattivo e, in seguito, a fenomeni di trasporto 
passivo, nell atmosfera. Trattandosi di un processo di volatilizzazione l entit  del 
fenomeno Ł, come gi  riportato nel paragrafo precedente, direttamente proporzionale alla 
temperatura (Vicari et al., 2001). Una volta superata la superficie evaporante, il movimento 
dei principi attivi risulta influenzato dall entit  del rimescolamento degli strati d aria 
dell atmosfera,  ossia dal grado di stabilit  dell atmosfera stessa. Tale parametro dalla 
resistenza che la massa d aria oppone a qualsiasi modificazione di temperatura o vento e 
pu  essere stimato analiticamente mediante il rappo rto di stabilit  (R.S.) (Vicari et al., 
2001). 
 
             (T10   T 2,5) 
 R.S. =      105 
           U2 
 
Dove: T10 e T2,5 indicano rispettivamente la temperatura dell aria a 10 e 2,5 metri di altezza 
ed U velocit  del vento espressa in cm/s misurata t ra 2,5 e 10 metri di altezza. 
Con un valore di R.S. pari o superiore a 1,3 si Ł in presenza di una condizione di stabilit  
atmosferica caratterizzata da una temperatura degli strati d aria che cresce all aumentare 
della quota. In queste condizioni il rimescolamento degli strati d aria tende ad essere 
limitato, mentre risultano favoriti i movimenti orizzontali delle masse d aria con relativo 
spostamento degli erbicidi presenti nell atmosfera. Se il valore di R.S. Ł inferiore a 0 si Ł in 
presenza di fenomeni di turbolenza con conseguente elevato rimescolamento degli strati 
d aria. In queste condizioni gli erbicidi presenti nella matrice gassosa sono fortemente 
 11
diluiti a causa degli elevati fenomeni di trasporto verticale e il loro movimento sul piano 
orizzontale risulta alquanto contenuto (Vicari et al., 2001).  
La stabilit  atmosferica si pu  anche stimare empir icamente osservando vedendo il 
comportamento dei pennacchi di fumo o di altri parametri naturali come riportato in 
Tabella 3.  
 
Tabella 3: Indicatori della stabilit  atmosferica per l esecuz ione dei trattamenti parzialmente 
modificata. (Cerruto e Schillaci, 2008) 
Velocit  del 
vento m•s-1 
Descrizio
ne del 
vento 
Segni visibili 
Comportamento 
operativo 
Rischio ambientale  
< 0,5 Calma Il fumo sale 
verticalmente 
Evitare di irrorare in 
giornate calde e 
soleggiate. 
Elevate perdite per 
deriva da vapore. 
Rischio di trasporto 
orizzontale dei p.a. 
0,5   0,9 
Aria 
leggera 
La direzione del 
fumo indica indica la 
direzione del vento 
Evitare di irrorare in 
giornate calde e 
soleggiate. 
Elevate perdite per 
deriva da vapore. 
Rischio di trasporto 
orizzontale dei p.a. 
0,9   1,8 
Brezza 
leggera 
Le foglie 
ondeggiano ed il 
vento Ł percepito in 
faccia 
Condizioni ideali Limitati rischi di 
impatto ambientale 
1,8   2,7 
Brezza 
moderata 
Foglie ramoscelli 
sono in movimento 
costante 
Evitare l irrorazione 
di sostanze 
potenzialmente 
pericolose 
Scarso rimescolamento 
dell atmosfera, 
persistono entrambe le 
tipologie di trasporto 
2,7 - 4 
Vento 
moderato 
I rami si muovono, 
si alza la polvere e le 
foglie si disperdono 
Evitare l irrorazione 
Forti rischi di 
rimescolamento 
verticale dei p.a. 
 
1.2.3 La deriva termica 
 
Il fenomeno della deriva termica Ł tipico dei trattamenti effettuati a fondovalle nelle prime 
ore del mattino di giornate con forte insolazione poichØ, in tali condizioni, l aria a contatto 
col suolo tende a scaldarsi rapidamente e, per effetto della minor densit , tende a salire di 
quota. Nelle ore pomeridiane per , quando l irraggi amento solare del terreno perde di 
intensit , si assiste ad una rapida diminuzione del la temperatura degli strati d aria piø a 
contatto col suolo stesso con la conseguente generazione di uno stato di inversione termica. 
Si genera cos  un gradiente positivo in cui la temperatura dell aria tende a diminuire con la 
quota impedendo il rimescolamento degli strati d aria soprasanti il suolo (Vicari et al., 
2001). Alla luce di quanto appena descritto Ł possibile comprendere come tale fenomeno 
sia particolarmente pericoloso dal punto di vista ambientale poichØ il fenomeno 
 12
dell inversione termica tende ad aumentare la concentrazione dei principi attivi in quota e 
quindi a favorirne la successiva rideposizione per effetto delle precipitazioni o della 
sedimentazione del particolato atmosferico (Cerruto e Schillaci, 2008). 
In conclusione si pu  osservare come i tre fenomeni  di deriva qui descritti separatamente 
per praticit , in natura tendano ad essere strettam ente correlati tra loro in quanto sono tutti 
influenzati da fattori comuni quali la temperatura, la ventosit  e il diametro delle 
goccioline nebulizzate. Pertanto all atto dell esec uzione dei trattamenti erbicidi si assiste 
nelle prime ore delle giornata a perdite per effetto della deriva termica e, a seguito 
dell innalzamento delle temperature, a perdite per deriva da vapore (Vicari et al., 2001). La 
deriva da goccioline invece tende ad essere meno legata ai parametri ambientali in quanto 
dipende prevalentemente dallo stato di manutenzione delle macchine irroratrici, dalla 
pressione di esercizio e dal tipo di ugelli impiegati in fase di trattamento. I molti studi 
effettuati in merito a questi aspetti mirano a ridurre l entit  globale di queste perdite 
andando ad agire prevalentemente sull entit  delle perdite per deriva da goccioline poichØ 
quest ultima, oltre a generare danni anche di elevata intensit , va ad influire notevolmente 
anche sulle altre tipologie di deriva. La deriva pu  essere contenuta dotando le barre 
irroratrici di particolari tipi di ugelli, noti come antideriva, in grado di ridurre il numero 
delle gocce di piccolo diametro, quelle che, come visto in precedenza, sono maggiormente 
soggette all azione del vento. Sono disponibili due tipologie di ugelli antideriva che 
prevedono la presenza, tra la camera di turbolenza e il foro di uscita, di una precamera in 
cui, in un caso, si riduce la pressione della miscela fitosanitaria, mentre nell altro si 
provvede a miscelare il liquido irrorato con l aria (Cerruto e Schillaci, 2008). Il risultato 
finale di entrambe i sistemi Ł la realizzazione di una popolazione di gocce di diametro 
superiore e, pertanto, dotate di un inerzia sufficiente a resistere all azione del vento. La 
riduzione degli altri due tipi di deriva Ł piø complessa in quanto, trattando in ambienti 
aperti e non climatizzati, non Ł possibile andare a modificare le condizione 
meteorologiche; in questi casi si cerca di migliorare l efficacia del trattamento mediantela 
scelta del momento piø opportuno di trattamento, il miglioramento della stabilit  degli 
erbicidi, l aumento della loro velocit  di penetraz ione nei tessuti vegetali e, infine, 
l aumento della velocit  di degradazione.