6 
 
INTRODUZIONE 
 
 
 
 
 
 
L’idea che il cittadino ha del non profit è ancorata alla singola 
realizzazione della buona azione o al progetto, alla sua finalizzazione 
concreta. 
Fatica invece ad affermarsi ciò che in realtà è diventato negli anni 
questo settore, ovvero un vero e proprio mercato, con le sue regole, le 
economie, le corporazioni, e i sistemi di relazione con gli altri settori 
produttivi e istituzionali, con il mass market. 
Un settore poco indagato impoverisce persino chi ne fa parte, perché 
non si riescono a comprendere  le tendenze, dove va il mercato, quali 
sono i freni e quali sono invece i fattori di sviluppo. 
Si tratta di un settore ancora poco conosciuto ma vissuto 
intensamente con poca consapevolezza, in quanto il non profit pervade 
le nostre vite più di quanto immaginiamo. 
Spesso le strutture sanitarie hanno natura non profit, e non si 
contano le associazioni che aiutano i malati, partiti  e sindacati hanno la 
forma giuridica di enti non profit, le nuove tendenze del consumo 
critico, del turismo responsabile, della salvaguardia del microcosmo 
7 
 
così come dell’ambiente nella sua globalità sono temi e azioni concrete 
portate avanti da enti senza scopo di lucro. 
E poi c’è internet, inteso di volta in volta come mezzo o come 
settore specifico, come realtà economica e sociale a sé stante. 
Internet ha vissuto diverse rivoluzioni, portando una diversa 
organizzazione delle procedure e dei rapporti. Di internet sappiamo 
tutti molto di più e ne siamo molto più consapevoli, ci viviamo dentro 
ogni giorno, siamo diventati tutti consumatori di new media. 
All’esame di questi due ―insiemi‖, possiamo ottenere posizioni 
diverse, nel senso che possiamo vivere il non profit come evento 
occasionale e singola buona azione e internet come mero mezzo; 
oppure possiamo elevare a sistema il non profit e ritenere internet 
nuovamente un mezzo per diffondere un comunicato, chiedere 
contributi, relazionare un progetto; infine possiamo far interagire il non 
profit ormai riconosciuto come attore a sé stante, con propria e 
autonoma dignità economica, con un nuovo paradigma economico 
chiamato internet. 
Il fundraising attraverso internet  sconvolge veramente alcune delle 
nostre certezze. 
A chi do la mia beneficenza? A chi vedo che si impegna, che 
realizza. 
Se vivo internet come mezzo, come proiezione di una realtà non 
verificabile, difficilmente donerò. Se vivo internet come realtà, con 
informazioni che rivelano la vera azione dell’ente (bilanci, video, 
8 
 
contatti diretti con gli operatori), sarò toccato dalla mission 
dell’organizzazione. 
Se vivo il non profit come una buona azione temporanea, 
occasionale, un incontro interessante ma che non mostra la sua 
potenzialità futura fatta anche di complessità organizzativa, donerò una 
volta, forse due: meglio con i mezzi tradizionali, così non cadrò in una 
delle truffe via internet. 
Ma se io so che l’organizzazione che mi chiede un impegno, magari 
continuativo, è seria, mi dà tutte le informazioni che chiedo, allarga la 
mia visione di ciò che succede nel mondo e se la stessa organizzazione 
utilizza internet per tenere accesa la relazione, in questo caso avremo 
realizzato un salto di qualità: io donatore e l’ente non profit. 
Saremo riusciti a dare una concretezza di relazione attraverso il 
mezzo o sistema più immateriale che ci sia, fatto di bit e di elettricità. 
Intenzione di questo mio elaborato è quella di far comprendere quale 
e quanto cammino sia intercorso negli ultimi anni tra il mondo del non 
profit e la rete globale. 
Partendo dalla creazione del network, cercherò di analizzare quali 
siano state nel corso degli anni le comunità che si sono create all’ombra 
di internet, giungendo sino alla creazione delle reti civiche. 
Non esente dall’essere citata in questo primo capitolo è la Chiesa 
cattolica, che sta cercando e, non senza difficoltà, di affrancarsi dalla 
sua secolarizzazione per usufruire in larga misura dei nuovi mezzi 
tecnologici. 
9 
 
Molto importante è la sezione che dedico al marketing applicato al 
non profit, dove verrà affrontato il tipo di marketing che di volta in 
volta potrà essere utilizzato da un’organizzazione appartenente al terzo 
settore e cercherò di segmentare l’ambiente in cui opera e, di 
conseguenza, si orienta una organizzazione non profit (onp). 
Nel terzo capitolo tratterò dei vari usi che un ente non profit può 
avere di internet, a partire dalla creazione di un sito, condizione oramai 
necessaria per l’esistenza e la pubblicità di una organizzazione non 
governativa, sino a giungere alla possibilità di effettuare scambi 
commerciali di tipo solidale sfruttando le immense potenzialità della 
rete, passando attraverso le tecniche di fund raising che, grazie a 
internet, sono in grado di potenziare la raccolta dei fondi necessari alla 
sopravvivenza.  
Nel quarto e, ultimo capitolo, un approfondimento ancor più 
specifico ci consentirà di vedere quali siano le differenze nell’utilizzo 
di internet e, in modo particolare dei social network, come facebook e 
twitter, tra l’Italia e gli Stati Uniti, prendendo in considerazione siti 
singoli di alcune onp italiane e di alcune onp americane, che utilizzano 
ampiamente l’interfaccia loro offerta dalla rete. 
 
 
10 
 
CAPITOLO I 
 
INTERNET E IL NON PROFIT 
 
 
 
 
 
 
1.1. Lo stato dell’arte a 40 anni dalla nascita della rete 
 
La repentina diffusione delle nuove tecnologie dell’informazione e 
della comunicazione sta trasformando radicalmente la fisionomia del 
tardo capitalismo. L’ondata di innovazioni che ha investito i paesi 
avanzati, soprattutto nell’ultimo decennio, dà infatti vita a una 
configurazione societaria inedita. In quest’ottica, la convergenza tra 
telecomunicazioni ed internet è alla base di quella che ormai, tanto nel 
linguaggio degli esperti che nel gergo comune, viene definita società 
dell’informazione, ossia una società che si fonda sempre più sulla 
produzione, gestione e distribuzione della risorsa informazione1. La 
digitalizzazione della società è un fenomeno entrato a far parte della 
quotidianità. Un processo che copre ormai ogni ambito della vita 
collettiva, schiudendo orizzonti per gli individui e per le comunità. 
                                                 
1
 Nuzzo G.,‖Le sirene digitali‖, Franco Angeli editore, Roma, 2002. 
11 
 
Internet, la televisione digitale e la telefonia di terza e quarta 
generazione, si diffondono nella struttura sociale seguendo tendenze 
che investono i mercati globali. Le reti dell’informazione vengono 
considerate un fenomeno sociale come tutti gli altri e non come un 
fattore di mutamento autoreferenziale e preordinato, separato dal resto 
della società. 
Infine, è opportuno analizzare l’influenza dei media tecnologici sugli 
stili di vita e sugli orientamenti culturali dei cittadini e delle loro 
organizzazioni rappresentative. 
Lo scenario digitale è una realtà multiforme, una configurazione 
dagli esiti ancora aperti. Da questo punto di vista, il suffisso ―e‖, che 
richiama tutto ciò che con l’ausilio della terminologia anglosassone 
viene fatto ricadere nella sfera digitale (e-government, e-community) 
non rappresenta solo un’icona che estende il vocabolario della 
modernità avanzata. 
Oggi il 57% degli europei accede regolarmente a internet; in altre 
parole, 169 milioni di persone frequentano regolarmente l’online2. 
Per la prima volta, i giovani tra i 16 e i 24 anni di età accedono a 
internet più spesso di quanto guardino la televisione – l’82% di questo 
gruppo utilizza internet tra 5 e 7 giorni alla settimana, mentre solo il 
77% guarda la televisione con la stessa regolarità (5% meno dell’anno 
scorso). I giovani tra i 16 e i 24 anni passano 10% del tempo in più 
navigando su internet che non sedendo davanti alla TV e quasi la metà 
                                                 
2
 www.eiaa.net 
12 
 
di loro (48%) dichiara di guardare meno la TV proprio perché c’è 
internet. 
Internet è sempre più popolare anche tra gli anziani e tra le donne: 
sono questi i fattori che hanno determinato la crescita dell’online. Dal 
2007, infatti, il numero degli over 55 che usano internet ogni settimana 
è aumentato del 12%, mentre il numero delle donne è aumentato 
dell’8%. 
Aumenta anche il tempo che viene passato online: gli utenti europei 
ci passano ben 11,9 ore alla settimana e circa un terzo (29%), cioè 48 
milioni di persone, possono essere considerati ―grandi utilizzatori‖, in 
quanto ci passano una media di 16 o più ore alla settimana. In Italia, la 
percentuale di coloro che possono essere considerati ―grandi 
utilizzatori‖ è ancora più alta, in quanto raggiunge il 37%. 
Tra i giovani si registra il sorpasso dell’online sulla TV, ma 
l’utilizzo di internet tallona da vicino il consumo di televisione in tutti i 
gruppi demografici. Tre quarti di tutti gli utenti Internet (75%) vanno 
online tra 5 e 7 giorni alla settimana, in aumento rispetto al 61% del 
2004. Negli ultimi tre anni, però, la percentuale di chi guarda la 
televisione è rimasta stabile all’86%3.  
Internet sta rapidamente diventando un hub per tutti i mezzi di 
comunicazione tra gli utenti internet che utilizzano media come riviste, 
giornali, radio e televisione in modo digitale.  
Il social networking, che oggi si trova al terzo posto, continua ad 
essere molto diffuso: il  42% degli utenti internet in Europa comunica 
                                                 
3
 www.eiaa.net 
13 
 
almeno una volta al mese attraverso siti di social networking; in Italia, 
la percentuale si attesta al 40%. Sia a livello europeo che italiano, 
questa attività guadagna quindi il terzo posto tra le attività online più 
diffuse, dopo search e posta elettronica. 
Il numero di persone che guardano televisione e video clip online 
almeno una volta al mese è cresciuto del 150% dal 2006! Uno degli 
elementi che hanno contribuito a questa enorme crescita è l’ulteriore 
aumento della penetrazione della banda larga – oggi 8 utenti Internet su 
10 (81%) utilizzano un collegamento in banda larga; in Italia, è il 73% 
degli utenti Internet che dispone di un collegamento veloce. 
La European Interactive Advertising Association (www.eiaa.net) è 
una organizzazione commerciale di media interattivi con presenza 
europea. EIAA vuole promuovere e migliorare la comprensione e la 
validità della pubblicità online come mezzo di comunicazione e di far 
crescere il mercato europeo della pubblicità interattiva dimostrandone 
l’efficacia, sollecitando così la percentuale degli investimenti totali in 
pubblicità dedicati all’online 
 
 
1.1.1 Internet e il non profit 
 
Sempre più spesso le aziende non profit cercano di mettere in atto 
strategie per aumentare la visibilità di programmi e servizi e per 
comunicare meglio con i propri donatori. Uno strumento che, se 
14 
 
integrato con le politiche strategiche di comunicazione e marketing, 
può dare buoni risultati è internet. 
Internet non è un unico strumento ma contiene una serie di ―attrezzi 
del mestiere‖ che coadiuvano l’attività di comunicazione e interazione 
fra azienda non profit e donatore, fra donatore e beneficiario della sua 
donazione, fra azienda non profit e potenziale donatore. 
Partendo dalla creazione di un sito fino alla gestione di un canale 
video su Youtube, l’ente può cercare la modalità migliore per 
comunicare con il proprio pubblico e per farlo con una modalità 
totalmente nuova: i blog, per esempio, permettono di rendicontare ai 
donatori i singoli progetti sviluppati e ricevere dai donatori stessi in 
modo immediato un riscontro. 
Questo accade perché nei blog è possibile lasciare uno o più 
commenti ed iniziare dunque una discussione, un confronto 
relativamente al singolo articolo pubblicato sul blog dalla redazione 
dell’azienda non profit. 
Fino a qualche anno fa ciò non era possibile o, forse è meglio dire, 
non veniva preso in considerazione dagli enti non profit: ora che è 
aumentata la competitività fra le associazioni, che il divario del 
potenziale comunicativo e dell’impatto stesso fra grandi e medie 
aziende non profit è aumentato, ecco che, allora si stanno cercando 
nuove modalità di comunicazione con i propri donatori. 
Questo è un chiaro invito a migliorare la comunicazione con i propri 
donatori in modo da aumentare la loro fidelizzazione e di instaurare 
non più un rapporto unidirezionale (le ―vecchie‖ newsletter cartacee, 
15 
 
per esempio, permettono un rapporto comunicativo a distanza e non 
immediato) ma bi-direzionale, dove azienda non profit e donatore 
parlano realmente e lo fanno online, davanti ad un ―pubblico‖ 
potenzialmente molto numeroso. 
La modalità di comunicazione che per eccellenza riesce ad integrare 
foto, video e parole è, ad oggi, il blog. 
In Italia una decina circa di aziende non profit ne hanno aperto uno 
con successi e modalità di gestione alterni. C’è chi lo aggiorna 
raramente con contenuti di qualità, chi invece lo aggiorna più spesso 
lesinando in attenzione su quello che si comunica e chi invece ha 
trovato una via di mezzo tentennando nel dubbio se aver scelto o meno 
lo strumento adatto. 
Accanto a contenuti statici, si stanno e si vogliono sempre più 
inserire modalità di comunicazione dinamiche. 
 
1.2. Internet e i nuovi modelli di interazione sociale. 
 
L’emergere di internet come nuovo mezzo di comunicazione è stato 
associato con le discusse affermazioni sulla nascita di nuovi modelli di 
interazione sociale. Da un lato, la formazione di comunità virtuali, 
basate primariamente sulla comunicazione online, è stata interpretata 
come il culmine di un processo storico di separazione tra luogo e 
socialità nella formazione della comunità. Dall’altro, i critici 
sostengono che la diffusione di internet stia portando all’isolamento 
16 
 
sociale, alla rottura della vita familiare, con individui senza volto che 
praticano una socialità casuale. 
Internet è stata accusata di spingere gradualmente le persone a 
vivere le proprie fantasie online, fuggendo il mondo reale, in una 
cultura sempre più dominata dalla realtà virtuale. 
Al contrario,gli utilizzi di internet sono, in maniera schiacciante, 
strumentali e strettamente connessi al lavoro, alla famiglia e alla vita 
quotidiana degli utenti. 
L’e-mail rappresenta l’85 per cento dell’utilizzo di internet4 la gran 
parte del volume di queste e-mail è legato a motivi di lavoro, scopi 
specifici e al desiderio di rimanere in contatto con la famiglia e con gli 
amici della vita reale. La pratica sociale si è appropriata di internet, in 
tutta la sua diversità, il gioco di ruolo e la costruzione di identità come 
base dell’interazione online sono una percentuale piccola della socialità 
incentrata su internet, e questo genere di pratica sembra essere 
incentrata decisamente tra gli adolescenti. 
In effetti, sono proprio gli adolescenti a scoprire la propria identità, 
sperimentando con essa, imparando chi sono o chi vorrebbero essere. 
I primi passi dell’uso di internet, negli anni ottanta, vennero salutati 
come l’avvento di una nuova età della libera comunicazione e della 
soddisfazione personale nelle comunità virtuali costruite attorno alla 
comunicazione mediata dal computer. Negli Stati Uniti, studiosi e 
scienziati hanno analizzato la relazione tra uso di internet, impegno 
                                                 
4
 ISTAT, ―Istituzioni non profit in Italia‖, i risultati della prima rilevazione censuaria, 
Roma, 2000. 
17 
 
civile e interazione sociale sulla base di indagini telefoniche condotte 
tra il 1995 e il 2000, scoprendo un livello più alto o pari di impegno 
politico e comunitario tra gli utenti di internet comparati ai non utenti. 
Hanno anche individuato un’associazione positiva tra l’uso di internet e 
la frequenza di chiamate telefoniche e un livello più elevato di 
interazione sociale. Gli utenti di internet, rispetto ai non utenti, avevano 
maggiori probabilità di incontrarsi con gli amici e di avere una vita 
sociale lontano da casa. 
Per gli utenti di internet di lunga data così come per quelli più 
recenti, l’attività online non aveva un grande impatto sul tempo 
trascorso con la famiglia e gli amici. Un decimo degli utenti di internet 
incontrava nuovi amici online ed era attivo all’interno di comunità 
online. 
Ci sono, comunque, resoconti contraddittori sugli effetti di internet 
sulla socialità. Come prova degli effetti isolanti di internet, negli Stati 
Uniti vengono spesso citati due studi collettivi. Un’indagine online 
della Stanford University su 4000 utenti condotta da Nie ed Erdring, e 
il famoso  studio su Pittsburgh, primo nel suo genere, condotto da 
Kraut5,  
Nie ed Erdring hanno osservato tra coloro che usavano 
massicciamente internet un declino dell’interazione tra persone e una 
perdita dell’ambiente sociale, Kraut  invece, in uno studio collettivo 
attentamente definito su un campione di 169 famiglie, ha scopeto 
durante i primi anni della sua esperienza che l’uso più intenso di 
                                                 
5
 Castells M., ―Galassia internet‖, Feltrinelli, Milano, 2007. 
18 
 
internet era associato a una riduzione della comunicazione tra le mura 
domestiche e a un incremento di depressione e solitudine. 
Pertanto, nel complesso, l’esito di queste analisi non giustifica la tesi 
che l’uso di internet porta a un abbassamento dell’interazione e a un 
maggior isolamento sociale. Ma risulta invece possibile che, in certe 
circostanze, l’uso di internet può essere sostitutivo di altre attività 
sociali. 
 
 
1.2.1 I possibili effetti negativi sul capitale sociale: comunità 
virtuali e individualismo 
 
Il concetto di comunità virtuali, proposto dai pionieri 
dell’interazione sociale su internet, aveva un grande pregio: richiamava 
l’attenzione sui nuovi supporti tecnologici per la socialità che, pur 
essendo differenti dalle precedenti forme d’interazione, non sono 
necessariamente inferiori. L’uso di questo concetto ha anche generato 
un grande malinteso: il termine ‖comunità‖, con tutte le sue potenti 
connotazioni, confondeva forme diverse di relazione sociale e 
stimolava la discussione ideologica tra i nostalgici della vecchia 
comunità, definita nello spazio, e i sostenitori entusiasti delle 
―comunità di scelta‖ favorite da internet. Naturalmente, la questione 
chiave per noi è il passaggio dalla comunità al network come forma 
centrale d’interazione organizzativa. Le comunità, almeno nella 
tradizione della ricerca sociologica, erano basate sulla condivisione di 
19 
 
valori e organizzazione sociale. I network sono costruiti attraverso 
scelte e strategie degli attori sociali, siano essi individui, famiglie o 
gruppi. Dunque, il modello di socialità è evoluto verso un centro 
costruito intorno alla famiglia nucleare dell’unità domestica. Di qui si 
costituiscono le reti di legami selettivi secondo gli interessi e i valori di 
ciascuno6. 
Ma il ruolo più importante di internet nella strutturazione delle 
relazioni sociali è il suo contributo al nuovo modello di socialità basato 
sull’individualismo. L’individualismo in rete è un modello sociale, non 
è una raccolta di individui isolati. Piuttosto, gli individui costruiscono i 
loro network, online e offline, sulla base dei loro valori e interessi. 
Data la flessibilità e la potenza di comunicazione su internet, 
l’interazione sociale online gioca un ruolo crescente 
sull’organizzazione sociale nel suo complesso. I nuovi sviluppi 
tecnologici sembrano accrescere le possibilità che l’individualismo in 
rete diventi la forma dominante di socialità. 
 
 
1.2.2 I possibili effetti positivi sul capitale sociale: partecipazione e 
reti civiche. 
 
La democrazia digitale, oltre ad annunciare un’era in cui l’uso 
dell’informazione sulle  e delle istituzioni rappresentative diventa 
potenzialmente più trasparente, ripropone un vecchio dilemma: il 
                                                 
6
 Di Bari V., ―Web 2.0‖, il sole 24 ore, Milano, 2008. 
20 
 
problema di come assicurarsi che i cittadini accedano ai processi 
decisionali e deliberativi, in uno scenario caratterizzato dalla 
progressiva diffusione dei nuovi media (internet, televisione digitale, 
telefonia mobile) nell’arena della politica. 
Sotto questo profilo, la partecipazione civica è senza dubbio un 
fattore costitutivo della  convivenza sociale, che affonda le radici nella 
storia millenaria della democrazia. Nell’ultima decade, gli esperti 
politici, i sociologi e gli studiosi della comunicazione hanno elaborato 
vari modelli rubricabili sotto l’etichetta della democrazia digitale, ma è 
certamente troppo presto per valutare i risultati e la reale efficacia di 
questi esperimenti. I risultati, estrapolati da indagini e documenti 
ufficiali, sulla crescita di internet, mostrano che il divario digitale è un 
problema tutt’altro che risolto, che provoca una linea di separazione tra 
info-ricchi e info-poveri7. Inoltre, il divario tecnologico cresce anche in 
quei paesi in cui il tasso di utenti telematici è in rapida espansione 
come, ad esempio, gli Stati Uniti, la Finlandia e la Svezia, dove la 
percentuale di cittadini e di famiglie collegate alla rete è molto più alta 
che in altre nazioni. La partecipazione civica è un fenomeno complesso 
e multiforme, una costellazione di processi sociali, organizzativi e 
culturali che rispecchiano le macro trasformazioni in atto all’interno 
della società civile. 
 
 
 
                                                 
7
 Nuzzo G.,‖Le sirene digitali‖, op. citata.