7 
 
 
 
1. La crisi d’impresa 
 
                              1.1 Contributi teorici all’analisi della crisi 
 
L‟impresa opera in continua interazione col contesto e il tessuto 
economico e sociale che la circonda, inseguendo e mantenendo un 
difficile equilibrio tra risorse e risultati, tra costi e benefici.  
Queste mutualità tra l‟impresa e il suo esterno fa sì che essa non 
sia solo un‟isola che guarda al fiorire dei suoi risultati, e porta il 
management a occuparsi sempre con attenzione ai fattori di rischio, 
interni ed esterni, che potrebbero provocare patologie nel sistema 
aziendale.  
La crisi d‟azienda è un fenomeno che produce conseguenze 
negativa, talvolta gravissime, non solo per i soggetti partecipi alla 
vicenda aziendale (in modo diretto od indiretto), ma più in generale 
per l‟intero sistema socio-economico. 
Questi effetti si generano con differente intensità in relazione allo 
stadio di maturazione dello stato patologico. 
Infatti, la crisi, avendo carattere dinamico, si sviluppa in una 
successione di fasi definite da un livello di gravità crescente.
8 
 
I primi stadi generano conseguenze di entità lieve: possono essere 
dunque gestibili e sopportabili dall‟impresa, che può continuare a 
operare, talvolta inconsapevole dello stato in cui versa. 
Gli ultimi stadi, invece, si caratterizzano per un‟elevata  
complessità: se il management non si attiva eliminando 
prontamente le cause del disagio, la condizione patologica può 
divenire irreversibile. 
La definizione del concetto di crisi non trova in letteratura un 
orientamento comune: il fenomeno patologico si presta, infatti, a 
numerose interpretazioni e disamine. 
Nel corso degli anni, infatti, diversi autori si sono occupati 
dell‟identificazione e interpretazione della crisi d‟impresa; 
individuandolo dapprima come fenomeno figlio della crisi dell‟intero 
sistema economico, fino a delinearsi oggetto d‟esame di un vero e 
proprio filone di studi che va sotto il nome di crisis management. 
Questa eterogeneità di interpretazioni spinge, oggi, ad attribuire 
alla patologia aziendale un significato diverso a seconda delle 
specifiche esigenze.  
In particolare allo studio delle crisi d‟impresa ha contribuito la 
letteratura economica, cui possono essere attribuiti due diversi filoni di 
ricerca. 
Il primo va dall‟inizio del XIX secolo alla metà del XX secolo, 
mentre il secondo dal dopoguerra ai giorni nostri.
9 
 
La letteratura economica del primo periodo ha analizzato, come 
abbiamo anticipato, il problema della crisi dal punto di vista dell‟intero 
sistema economico, all‟interno del quale ha cercato di individuare gli 
equilibri generali senza considerare gli aspetti specifici del caso. 
In questo primo arco temporale di evoluzione del sistema 
economico, possiamo individuare quattro fasi, così come classificate 
dalla Tedeschi Toschi
1
: 
Un periodo pre-industriale, in cui il termine crisi d‟impresa 
veniva utilizzato per indicare la scomparsa di un‟attività mercantile, 
quindi, secondo una concezione puramente negativa, il termine veniva 
associato al concetto di fallimento. 
L‟epoca del primo capitalismo, in cui la crisi aziendale 
identificava la mancanza di profitto e la conseguente scomparsa 
dell‟impresa dal mercato. Il contributo delle teorie economiche 
classiche e neoclassiche di questo tempo consiste nel dare al concetto di 
crisi una connotazione per qualche verso positiva, considerando 
l‟esclusione dal mercato delle imprese non competitive come un mezzo 
per migliorare l‟efficienza del sistema economico. 
Il periodo del capitalismo burocratico vede la crisi d‟impresa 
come uno squilibrio tra le attività e le passività aziendali, con la 
conseguenze incapacità per l‟impresa di far fronte alle proprie 
obbligazioni. 
                                                 
1
 Cfr. A. Tedeschi Toschi, 1993, Crisi d’impresa tra sistema e management, per un approccio 
allo studio delle crisi, Milano, Egea.
10 
 
 
Ancora, il periodo del capitalismo maturo guarda al fenomeno 
della crisi d‟impresa come ad una opportunità di miglioramento e 
crescita per l‟organizzazione. 
La Tedeschi Toschi evidenzia che, nonostante la poca specificità 
del contributo economico, l‟interpretazione della crisi d‟impresa 
affonda le proprie radici proprio in questa prima letteratura 
economica, grazie alla quale è stato possibile individuare contenuti 
provenienti dal macro ambiente economico-sociale e definire il loro 
grado di diffusione sul sistema. 
Per quanto riguarda invece il periodo post guerra, la questione 
della crisi d‟impresa conquista una nuova posizione, al contempo più 
ampia e più particolare, distinguendo tra crisi del sistema produttivo 
(ossia del complessivo sistema industriale) e crisi settoriale. 
Entrambi i filoni prendono in considerazione non tanto la singola 
impresa, quanto piuttosto gruppi di imprese diversamente distribuite 
per area geografica o per settore. 
Solo a partire dagli anni ottanta il concetto di crisi ha 
definitivamente assunto un significato più evoluto di componente 
permanente dei sistemi industriali, con cui le imprese devono 
costantemente confrontarsi. In questo senso le imprese sono stimolate e 
sollecitate alla ricerca di soluzioni adeguate per risolvere le loro 
criticità.
11 
 
 
                               1.2 Cos’è la crisi 
 
Ma allora cos‟è la crisi? 
L‟etimologia della parola risale al greco κρίση, che significa 
«scelta, giudizio, decisione, momento risolutivo di un male»
2
.  
Questa definizione è forse la più utile a dare l‟idea di momento 
critico durante il quale è indispensabile giudicare bene la situazione e 
compiere scelte decisive. 
Andando più nello specifico, proviamo a dare una definizione di 
crisi nell‟ambito dell‟impresa. 
La letteratura legata al crisis management offre un‟ampia serie di 
definizioni riguardanti la concezione di crisi aziendale.  
Probabilmente, quella che meglio ha saputo intuire gli aspetti 
essenziali è quella formulata nel 1984 da Lagadec. Questi, infatti, 
allontanandosi dal mero campo della teoria, ha offerto una definizione 
che mette in luce elementi di interesse: 
 
crisis: a situation in which numerous organizations are 
faced with critical problems, experience both sharp 
external pressure and bitter, internal tensions, and are 
then brutally and for an extended period thrust to centre 
stage and hurled one against the other […] all in a society 
                                                 
2
 Cfr. F. Montanari, 2004, Gi. Vocabolario di lingua greca, Loescher Editore.
12 
 
of mass communication, in other words in direct contact 
with the certainty of being at the top of the news and 
television and press for a long time
3
. 
 
L‟attualità di questa affermazione sta nell‟aver messo in evidenza 
tre fattori cruciali del percorso di crisi: la durata, le tensioni interne 
all‟organizzazione stessa e, soprattutto, l‟importanza del rapporto con i 
mezzi di comunicazione, che in questa sede particolarmente ci 
interessa. 
Ancora, nel business dictionary la crisi aziendale viene definita in 
questo modo: 
 
a critical event or point of decision which, if not handled 
in an  appropriate and timely manner (or if not handled at 
all), may turn into a disaster or catastrophe
4
. 
 
Si definisce momento di crisi dunque un evento straordinario, il 
cui accadimento e la cui visibilità all‟esterno minacciano di produrre un  
effetto negativo sulle attività e sulla reputazione 
dell‟organizzazione, rispetto al quale la prontezza e la pertinenza della 
risposta diventano fondamentali. 
Lagadec ancora afferma che la crisi  
                                                 
3
 M. Ogrizek, J.M. Guillery, 1999, Communication in crisis, Aldine de Gruyter, p. XIV 
4
 http://www.businessdictionary.com/definition/crisis.html  ultima visualizzazione  
15 marzo 2011.
13 
 
 
è il confronto con problemi che sono al di fuori della normalità, con 
derive potenzialmente inesorabili, con la necessità di agire proprio 
nel momento in cui si vedono scomparire i riferimenti che fino a 
poco prima hanno smesso di guidare, inquadrare, di dare senso e 
valore all‟azione individuale e collettiva
5
. 
 
Confrontarsi con una crisi dunque è un‟esperienza estremamente 
sofisticata proprio per la difficoltà che comporta la risoluzione della 
stessa. 
Ogni crisi è una storia a sé stante, che obbliga ad assumere un 
atteggiamento propositivo e pragmatico, a mettere in campo tutte le 
capacità del capitale umano, a cercare nuove risorse tangibili e non per 
fronteggiare e superare il momento di straordinaria difficoltà per 
l‟impresa. 
Come abbiamo visto il fenomeno della crisi d‟impresa sfugge ad 
un‟interpretazione univoca e a modelli teorici rigidi e precostituiti, 
proprio in quanto ascrivibile a svariate cause, a diversi momenti della 
vita d‟impresa, ai più vari mutamenti del contesto economico e sociale. 
Antonio Bianchi scrive infatti che la crisi:  
 
                                                 
5
 P. Lagadec, 1994, Crisis management: come affrontare e gestire crisi e imprevisti, 
Milano, Franco Angeli Editore, p. 40.
14 
 
si presta a mutuare alcune concezioni frutto 
dell‟impostazione classica (binomio crisi-risanamento, 
selezione naturale delle imprese per opera della 
competitività del mercato), quanto a privilegiare 
fenomeni di cambiamento, di innovazione e di continua 
ricerca che sulla prassi manageriale assumono valore di 
preferenza
6
; 
 
pertanto un‟organizzazione non dovrebbe porsi il problema se 
affronterà o non affronterà mai una crisi, perché è certo che questa 
accadrà. Piuttosto dovrebbe iniziare da subito a dotarsi di strumenti e 
risorse umane che consentano di analizzarla e gestirla al meglio. 
Comprendere il percorso evolutivo di una crisi, infatti, consente 
di intervenire in modo efficace ed efficiente: a monte, con le attività di 
auditing e programmazione finalizzate alla prevenzione; nel pieno 
della crisi con una gestione mirata; a valle, con le attività di valutazione 
e di apprendimento
7
. 
In questa sede si preferisce perciò affrontare il concetto di crisi 
d‟impresa come problema quotidiano della vita aziendale, che può 
avere anche degli effetti positivi per l‟impresa. 
                                                 
6
 A. Bianchi, crisi di impresa e risanamento, 2010, Ipsoa editore p.14. 
7
 Cfr intervista a I. Mitroff,  http://www.cioinsight.com/c/a/Past-News/A 
Conversation-with-Ian-Mitroff-Crisis-Management-Guru/  
ultima visualizzazione 3 marzo 2010.
15 
 
La crisi appare dunque da un lato un evento ricorrente e non 
patologico della vita aziendale, che può essere affrontato con gli 
strumenti normalmente usati per la gestione dell‟impresa; dall‟altro un 
fenomeno che sollecita il management a migliorare l‟efficienza nell‟uso 
delle proprie risorse.  
"Obbligandoci a rimettere tutto sul piatto, sconvolgendo i dogmi 
e le certezze, la crisi ci rende più liberi di immaginare un altro futuro": 
così parlava Sarkozy davanti al Congrès a Versailles
8
 del 22 giugno 
2009, e la sua affermazione ci è utile a guardare alla faccia positiva 
della crisi, quella che si prospetta come un‟opportunità di 
cambiamento e di crescita. 
Dunque, a seconda del concetto di crisi cui si fa riferimento 
cambia anche il modo di concepirne la gestione: essa dovrà essere 
corrente o straordinaria? 
In questo contesto la comunicazione risulta, per coloro i quali 
sono chiamati a gestire la crisi, una risorsa fondamentale che, se 
costruita su solide basi, diviene attività necessaria alla sopravvivenza 
delle organizzazioni.  
In linea di principio, esistono diverse classificazioni adottate per 
individuare le cause di declino
9
 e di crisi. 
Una prima divide i fenomeni in: 
                                                 
                                  
8
 cfr. articolo sulla conferenza al congrès de Versailles 
                                      http://greenreport.it/web/archivio/show/id/20230  ultima consultazione 20 maggio 2011.  
9
 Luigi Guatri definisce declino una performance negativa in termini di variazione del valore del 
capitale economico, della perdita cioè di valore nel tempo. Si veda a riguardo L. Guatri, 1995, 
Turnaround: declino, crisi e ritorno al valore, Milano, Egea.
16 
 
- fattori esterni: imputabili al mercato e all‟ambiente nel 
quale l‟impresa opera. In tal caso si parla di crisi da 
anelasticità o rigidità al cambiamento. 
- Fattori interni: che riguardano manifestazioni legate ad 
anomalie attribuibili al management
10
. 
 
Una seconda classificazione distingue le cause in relazione ai 
rischi, i quali possono essere: 
- rischi statici, determinati da anomalie strategiche e 
operative (ad esempio elevato indebitamento, 
concentrazione della produzione, inadeguato rinnovo 
degli impianti) 
- rischi dinamici, legati all‟azione dell‟impresa nello spazio 
e nel tempo. Questi sono difficilmente soggetti a 
controllo, tanto che vengono definiti rischi necessari del 
modus operandi
11
. 
 
Infine, una terza classificazione
12
 analizza le cause del declino e 
della crisi d‟impresa in relazione ad un approccio soggettivo, attraverso 
il quale sono individuate le cause di natura soggettiva, ossia quelle che 
mettono in discussione i comportamenti dei soggetti che mettono in 
                                                 
10
 Cfr. D. Lamanna Di Salvo, 2005, profili economico-giuridici della crisi d’impresa, UNI Service 
Editrice 
11
 Cfr D. Lamanna Di Salvo, op. cit. 
12
 Cfr. L. Guatri, 1989, crisi e risanamento delle imprese, Giuffrè.
17 
 
discussione i comportamenti dei soggetti che ricoprono un ruolo 
determinante all‟interno dell‟organizzazione; o specularmene secondo 
un approccio oggettivo, che non prescinde dalle responsabilità dei 
soggetti, ma individua cause rintracciabili nel mercato, all‟interno 
dell‟organizzazione e nell‟ambiente. 
In conformità a queste classificazioni, vediamo, dunque, cosa 
significa vivere una crisi aziendale. 
 
                        
                              1.3. Le cause 
 
In linea teorica le imprese possono essere esposte a un numero  
potenzialmente infinito di crisi, ciascuna delle quali al momento 
della sua esplosione sembra essere unica ed eccezionale. Tuttavia, se si 
esaminano le cause e il processo degli avvenimenti, si possono 
individuare elementi in comune. 
 
In base alla prima classificazione, distinguiamo tra cause esterne e 
cause interne all‟impresa.  Tra le cause esterne individuiamo dunque: 
 
- movimenti culturali: no global, ambientalisti, igienisti ecc.
18 
 
- eventi catastrofici
13
: guerre internazionali, attacchi 
terroristici, disastri ambientali ecc. 
- fattori macro-economici: carenza del sistema paese, 
inadeguatezza del sistema bancario, debolezza dei mercati 
finanziari, cambiamenti nella legislazione di settore ecc. 
- dinamiche settoriali: aumento della concorrenza, calo della 
domanda, indebolimento delle barriere all‟entrata ecc.
14
 
                                       
   Le prime due cause descritte sono quelle che maggiormente 
richiedono un intervento aziendale a livello della comunicazione, 
mirato innanzitutto al mantenimento della fiducia dei propri 
interlocutori, gli stakeholder: il fattore motivazionale quindi «è più che 
mai centrale ed è più che mai difficile individuare dove e come agire sullo 
staff per cercare di mantenere elevati gli standard comportamentali 
dell‟organizzazione»
15
. 
 
Per quanto riguarda le cause ascrivibili all‟interno delle 
dinamiche aziendali, il Guatri fornisce una classificazione più analitica, 
modulata, come abbiamo anticipato, sulla distinzione tra un approccio 
soggettivo e uno oggettivo. 
                                                 
                             
13
 Si pensi allo scoppio dei reattori nucleari in Giappone conseguentemente al terremoto 
 dell‟11 marzo 2011 e alla necessità per il Governo giapponese di curare la 
comunicazione  al fine di evitare che si gridasse a un‟altra Cernobyl. 
                             
14
 Cfr. L. Guatri, 1989, crisi e risanamento delle imprese, Giuffrè. 
                             
15
 M. Padula, 2005, Crisis communication.Come comunicare le emergenze, Effatà editrice, p. 57.