8
Mondiale e che non possono certo funzionare in 
condizioni di miseria radicale né nel vuoto morale ed 
ideologico. 
Il presente lavoro evidenzierà, in tal senso, l’importanza 
dell’utilizzo di solide fondamenta etiche in ambito 
economico, miranti  a garantire il rispetto dei diritti 
umani, sociali e culturali di ogni uomo e il diritto di tutti 
i popoli ad uno sviluppo realmente sostenibile. 
Nell’era del mercato globale, purtroppo, gli interessi 
collettivi, dal mantenimento della pace al rispetto dei 
diritti umani e alla protezione ambientale, sono tenuti in 
scarsa considerazione. 
Lo sviluppo va inteso sempre in senso ecocompatibile e 
parte dalla consapevolezza del bisogno di abbandonare 
uno sviluppo per omologazione per assicurarsi uno 
sviluppo autonomo. Le differenze tra vari paesi esistono 
soprattutto strutturalmente, per questo non si può 
cambiare una cultura in un'altra perché chi vive in un 
 9
luogo conosce le risorse latenti meglio di chiunque altro 
e può valorizzarle al meglio. Ecosviluppo significa 
valorizzazione di risorse rinnovabili e di tecnologie che 
consentano un autentico sviluppo  ma, allo stesso tempo, 
modo di considerare l'ambiente. La presa di posizione 
dell'uomo di fronte ai danni causati dallo sviluppo 
selvaggio deve consistere in una crescita programmata 
per dare al sistema le migliori opportunità di vitalità a 
lungo termine. Una crisi di sviluppo, è dovuta 
soprattutto a una crisi di crescita imitativa, per questo è 
necessario uno sviluppo endogeno con una costante 
revisione del proprio passato, imperniato sulla 
soddisfazione dei bisogni reali della società e perseguito 
in armonia con la natura. Il passato ed il patrimonio 
culturale costituiscono un vincolo e un valore da 
preservare. È necessario passare da una pianificazione 
economicista lineare ad una visione pluridimensionale. 
che accentui il proprio ruolo politico di organizzatrice è 
 10
necessario rivitalizzare il processo di apprendimento 
sociale, tramite il quale gli uomini imparano a 
identificare i loro margini di libertà e a prendere 
decisioni in una prospettiva di sviluppo. Per questo, il 
concetto di sviluppo appartiene più all'etica che 
all'economia; lo sviluppo non va visto solo come una 
semplice crescita economica, ma anche e soprattutto 
come una nozione allargata al sociale e al culturale, per 
sboccare poi, su concetti di modo di vita, qualità della 
vita e progetto di vita.  
Non può esserci sviluppo a lungo termine senza una 
volontà di sviluppo organizzata in un progetto di civiltà 
coerente con i valori del proprio retaggio culturale. 
 
 
 
 
 11
Capitolo I 
La sfida dei diritti umani nel terzo 
millennio 
1.1 Pluralismo culturale ed omologazione globale 
 
Nel rispetto per la diversità culturale, la vera globalizzazione 
dovrebbe comportare rispetto universale per i diritti umani, per gli 
aspetti positivi dell’umanità, e per l’impegno di provvedere alla 
protezione contro il male. 
L’angoscia nei confronti della globalizzazione è dovuta in primo 
luogo ai suoi effetti sulla vita dei popoli; siamo testimoni 
dell’incapacità di porre, ovunque, i diritti umani come pietra 
miliare della politica. 
 12
E’ inaccettabile mantenere la negazione dei diritti umani o la piaga 
dei rifugiati separati e distinti dai problemi creati dalla 
globalizzazione.
1
  
La globalizzazione, nelle sue diverse manifestazioni, è ancora alle 
sue fasi iniziali; non è un prodotto storico finito, un fatto compiuto 
impostoci da forze al di fuori del nostro controllo, immutabili 
come i sistemi celesti.  
Essa è piuttosto un’opera aperta, un processo di cui noi siamo, allo 
stesso tempo, attori e oggetti ed è per questo che tutti i Paesi, in 
particolare quelli in via di sviluppo, dovrebbero lottare per 
forgiarla secondo i propri bisogni, adattandola in linea con le 
proprie forze e debolezze.  
Tale processo dovrà, necessariamente, andare di pari passo con la 
lotta per il successo della propria integrazione in un sistema 
                                          
1
 Dahrendorf R., Quadrare il cerchio. Benessere economico, coesione 
sociale e libertà politica, Laterza, Bari, 1995 
 
 13
economico trasformato e più aperto. Sulla soglia del nuovo secolo, 
la globalizzazione appare dunque come un processo che può 
ancora essere diretto e plasmato dagli uomini secondo i valori 
umani e i diritti umani. Tale cambiamento non dovrebbe essere 
fine a se stesso, ma dovrebbe costituire l’elemento determinante 
per la creazione di una società migliore. Istituzioni come 
l’UNCTAD
2
 e le Nazioni Unite in generale non devono avere 
come missione la semplice promozione di un’integrazione 
incondizionata e senza riserve dei paesi in via di sviluppo 
nell’economia mondiale e nel sistema commerciale. Non è la 
quantità dell’integrazione internazionale che conta, ma la sua 
qualità, non la sua intensità, ma la possibilità della sua persistenza.  
Ancora oggi tolleriamo situazioni di estrema perversità nei loro 
effetti umani e sociali, come i programmi di aggiustamento 
strutturale o le clausole del debito che obbligano Paesi poverissimi 
                                          
2
 La "UNCTAD" (sigla di "United Nations Conference for Trade and Development"), 
è la Conferenza delle Nazioni Unite su Commercio e Sviluppo fondata nel 1964 col 
compito di aiutare i paesi del Sud del mondo ad affrontare i problemi e le opportunità 
dalla globalizzazione e promuovere la cooperazione tra i suoi 188 Stati membri. Ha 
sede a Ginevra ed è attualmente diretta dal brasiliano Rubens Ricupero. 
 14
a sacrificare investimenti a favore del benessere dei loro bambini, 
al solo fine di soddisfare dei freddi obiettivi economici. 
E’ questa veramente una di quelle battaglie, vitali, insostituibili, 
che non può essere, in nessun modo, lasciata al libero gioco delle 
forze del mercato e della globalizzazione, una volta che queste 
forze tendano implacabilmente ad assicurare la dominazione del 
forte sul debole, del violento e dell’aggressivo sull’invalido e 
l’indifeso.
3
  
In casi come questi, l’unico rimedio è l’azione collettiva della 
società civile, tramite l’affermazione della sua volontà politica, con 
lo scopo di costruire un equilibrio dove esistono unicamente 
disuguaglianza ed asimmetrie naturali.  
Proprio a questo c’invitano le parole del Rapporto UNICEF sulla 
Situazione Mondiale dell’Infanzia: “L’essenza della civiltà è la 
                                          
3
 Scaglione D., Combattere la fame, difendere la libertà.Diritti umani e 
diritto allo sviluppo, Edizioni Cultura della Pace, Firenze, 1994 
 
 15
protezione del vulnerabile e del futuro: i bambini, così come 
l’ambiente, sono, allo stesso tempo, il vulnerabile ed il futuro. 
L’insuccesso nel proteggere lo sviluppo fisico, mentale ed emotivo 
dei bambini sarebbe il modo più grave di moltiplicare le difficoltà 
dell’Umanità e perpetuare i suoi problemi, nello stesso modo come 
le misure speciali per proteggere i bambini dall’inadattabilità e 
dagli errori del mondo adulto sarebbero i mezzi principali per 
superare molti dei fondamentali problemi dell’Uomo e dell’attuale 
società”. 
4
 
La nostra società è detta società dell’informazione in quanto 
l’informazione oggi è il motore economico del modo 
industrializzato. La diffusione di mezzi telematici rende facile 
l’organizzazione di imprese lontane e un flusso immateriale di 
informazioni e denaro da una parte all’altra del pianeta. Internet è 
il sistema più diffuso di comunicazione e di scambio culturale. 
 
                                          
4
 Rapporto UNICEF sulla Situazione Mondiale dell’Infanzia,2000 
 16
1.2  Sviluppo economico e ripercussioni culturali 
Molti progetti economici sono falliti anche perché sono stati 
rifiutati dalle popolazioni a cui si rivolgevano, in quanto 
stravolgevano la mentalità, la cultura, le abitudini secolari di un 
popolo. E un terreno indubbiamente delicato questo (chiaramente 
alcune abitudini contravvengono alle stesse più elementari norme 
di igiene o ai principi di una vita sana ed equilibrata, e in quanto 
tali, da un punto di vista razionale, non dovrebbero essere 
considerate inamovibili da nessuno), tuttavia sta di fatto che, 
ancora una volta, il non considerare le diversità culturali o il 
considerare certe abitudini e mentalità da abolire tout-court 
significa vanificare un aiuto. Di fatto i paesi che sono più aperti al 
commercio hanno una crescita più rapida di quelli che non lo sono. 
Inoltre è stato dimostrato che non bastano affatto gli aiuti 
dell'Occidente (che anzi talora possono essere anche 
controproducenti) per battere la povertà e il sottosviluppo. Occorre 
prima una crescita giuridica e culturale in quei paesi: senza il 
 17
riconoscimento dei diritti umani, civili ed economici delle persone 
(e senza la formazione e le conoscenze) il Terzo Mondo non esce 
dal sottosviluppo.
5
 Per spezzare la spirale del sottosviluppo occorre  
puntare sulla qualificazione morale e culturale della gente. In altre 
parole: bisogna investire sul capitale umano, compiere una 
“rivoluzione culturale”. È una rivoluzione fatta di investimenti 
nella formazione morale, sociale, economica.  
 
 
 
 
 
 
 
 
                                          
5
 Ziegler J., La fame nel mondo spiegata a mio figlio, Milano, Nuova 
Pratiche Editrice, 1999 
 
 
 18
 
 1.3 Frammenti di universalismo; il grande contributo 
di M. Walzer 
 
Filosofo della morale e della politica, Michael Walzer si è 
occupato di storia del pensiero politico moderno (con varie 
problematiche legate al nazionalismo, al socialismo, al 
radicalismo, al sionismo ecc…), e di alcuni importanti temi del 
dibattito filosofico e politico odierno: il problema della guerra 
giusta o ingiusta, il problema della giustizia e del rapporto tra 
uguaglianza e libertà, socialismo e liberalismo, la questione della 
democrazia e del pluralismo. L’autore, ispirandosi alla critica 
comunitaria del liberalismo, invita a mettere parzialmente da parte 
il liberalismo filosofico in nome della pratica della democrazia 
sociale. Il liberalismo filosofico in questione è, per Walzer, il 
 19
liberalismo politico-normativo
6
 alla Rawls della filosofia 
americana contemporanea. Su questa base Walzer critica 
l'astrattezza di una filosofia kantiana, basata sull'autonomia di un 
soggetto ipotetico e sradicato dalla comunità reale di appartenenza. 
Il comunitarismo alla Walzer collega il radicamento nella comunità 
alla lotta politica democratica a favore dell'eguaglianza. Il 
liberalismo filosofico, in questa prospettiva, viene accusato di non 
considerare adeguatamente il peso che le appartenenze involontarie 
(nascita, territorio, sesso eccetera) hanno nella nostra formazione, 
l'importanza del conflitto sociale e il significato liberatorio delle 
passioni politiche. A tutto ciò il liberalismo filosofico contrappone 
un'idea di deliberazione razionale.  La contrapposizione tra la 
ragione della filosofia e la passione della politica, coglie 
sicuramente qualche elemento della realtà di fatto. Uno dei 
                                          
6
 Walzer M., Geografia della morale. Democrazia, tradizioni e 
universalismo, Dedalo, Bari, 1999 
 
 
 20
presupposti del buon funzionamento della democrazia è che siano 
tracciati limiti e confini tra distinte sfere sociali: per esempio, fra la 
sfera del carisma religioso e quella del potere politico o fra la sfera 
del mercato e quella del merito scientifico o ancora, fra la sfera 
della forza militare e quella del potere di governo. 
In ciascuna di queste sfere ciascuno è libero di perseguire il bene 
sociale appropriato. I guai cominciano quando qualcuno che ha 
legittimamente ottenuto beni in una sfera, viola alacremente i 
confini di altre sfere sociali e cerca di convertire fra loro beni 
sociali distinti. Questa, per dirla con il filosofo politico Michael 
Walzer, è tirannia.
7
 Una democrazia decente presuppone in questo 
senso l'esercizio dell'arte della separazione liberale. In altri termini, 
essa presuppone anticorpi robusti contro l'inevitabile tendenza 
all'agglutinamento delle risorse e regole severe, generali e 
                                          
7
 Walzer M., Geografia della morale. Democrazia, tradizioni e 
universalismo, Dedalo, Bari, 1999 
 
 21
imparziali che, bloccando gli effetti di tirannia, incentivino la 
dispersione delle risorse di beni e poteri sociali in ambiti distinti. 
Uno di questi ambiti è propriamente quello in cui esercita 
legittimamente autorità politica e in cui ha luogo la sacrosanta 
controversia democratica. Se però questa condizione liberale non è 
soddisfatta, l'effetto di tirannia pervade tutto il resto inquinando 
alla radice la forma di vita democratica. Per queste ragioni, sono 
convinto che sia un semplice atto dovuto per chiunque prendere sul 
serio la gravità del male pubblico generato dal conflitto di 
interessi. Sono tante le domande suscitate dalle contrapposizioni 
tra chi punta sull'individuo e chi mette l'accento sulla comunità; 
affari o affetti? Integrazione o omologazione delle altre culture? 
Una fiducia basata su valori condivisi? Una sicurezza che non sia 
solo delega ai tecnici?  
Quali i punti di contatto e quali i terreni di incontro? Liberali e 
comunitari non sono la stessa cosa di individualisti e collettivisti; i