Capitolo 1 Metallurgia delle leghe Al-Si-Mg da getto 
 
 
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1 Metallurgia delle leghe Al-Si-Mg da getto  
1.1 Leghe Alluminio-Silicio 
In questa classe di materiali sono comprese le leghe di Alluminio per getti colati per gravità 
più diffuse, per un’ampia gamma di applicazioni, caratterizzate da una percentuale di Silicio 
compresa tra il 2 ed il 23%. Vengono impiegate, senza Rame, qualora siano richieste buona 
colabilità, media resistenza meccanica e buona resistenza a corrosione. Modeste aggiunte di 
Magnesio rendono queste leghe trattabili termicamente ed induribili per precipitazione, quindi 
idonee anche ad impieghi semistrutturali e strutturali. La tenacità e la duttilità, specialmente per 
le composizioni con maggiori tenori di Silicio, possono essere migliorate per mezzo di un 
particolare trattamento metallurgico: la “modifica”, che determina la variazione delle dimensioni 
e della geometria dei cristalli di Silicio, da aciculare a globulare. La modifica delle leghe 
ipoeutettiche, quindi con un tenore di Silicio inferiore al 13%, è particolarmente vantaggiosa per 
la colata in sabbia e può essere ottenuta per mezzo di aggiunte controllate di Sodio o di Stronzio 
che affinano l’eutettico; possono essere usati anche Calcio ed Antimonio. Va ricordato che la 
modifica delle dimensioni dell’eutettico, ma non della struttura, può essere ottenuta con 
solidificazioni estremamente rapide collegate a bruschi raffreddamenti, i cui effetti però non 
raggiungono l’efficacia del trattamento di modifica vero e proprio.
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1.1.1 Effetti del Silicio sulla microstruttura 
Il contenuto di Silicio in questo tipo di leghe, come detto in precedenza, varia dal 2% al 
23% in peso e la microstruttura può essere ipoeutettica, eutettica o ipereutettica. Le proprietà di 
ogni specifica lega dipendono dalle caratteristiche di 
ogni suo componente (fase α-Alluminio e cristalli di 
Silicio) e dalla loro morfologia. La presenza di Silicio fa 
aumentare le caratteristiche di resistenza e durezza della 
lega, senza ridurne la duttilità. L’importanza del Silicio 
in questo tipo di leghe è soprattutto la sua capacità di 
aumentarne la fluidità e quindi la colabilità. Piccole 
percentuali di Silicio in aggiunta all’alluminio 
provocano la riduzione del coefficiente di dilatazione 
termica, proprietà molto utile nei processi di colata, insieme ad un sensibile abbassamento della 
fragilità da ritiro, grazie all’espansione del Silicio durante la solidificazione. Per comprendere i 
meccanismi attraverso i quali il esso influenza le proprietà dell’Alluminio è necessario prima 
esaminare le caratteristiche dei due componenti, distintamente, considerando per ora le 
caratteristiche dell’Alluminio puro.  
Il reticolo cristallino dell’Alluminio, schematizzato in figura 1.1, è di tipo cubico a facce 
centrate (CFC) con fattore di impaccamento di 0,74. La resistenza a trazione determinata sulla 
base di calcoli teorici sul reticolo cristallino dell’Alluminio è decisamente inferiore a quella 
reale, determinata sperimentalmente. Questa differenza è dovuta alla presenza nel reticolo di 
difetti puntuali (vacanze), lineari (dislocazioni) o superficiali (bordi di grano), che rendono la 
deformazione plastica più facile. Le forze che ostacolano il movimento delle dislocazioni, 
principali responsabili della deformazione plastica, sono piuttosto basse nel caso dell’alluminio. 
Per questo motivo il meccanismo di rafforzamento deve agire ostacolando il moto delle 
dislocazioni, in modo da aumentare lo sforzo necessario per il movimento delle stesse e per la 
deformazione a livello macroscopico del materiale. Il meccanismo di rafforzamento per 
soluzione solida agisce sfruttando la distorsione indotta nel reticolo da un elemento 
sostituzionale in modo da rendere più difficoltoso lo scorrimento della dislocazione. Nel 
rafforzamento per precipitazione, invece, l’ostacolo è costituito dalla seconda fase, ottenuta 
sfruttando la variazione di solubilità con la temperatura dell’elemento alligante nell’Alluminio. 
L’effetto del rafforzamento è tanto più efficace quanto più limitate sono le dimensioni dei 
precipitati della seconda fase e se, quest’ultima, si mantiene coerente con la fase primaria. Nel 
caso dell’Alluminio puro, qualora a questo venga addizionato un secondo elemento, questo si 
Figura 1.1 [1] - Rappresentazione 
schematica della distribuzione degli ioni 
nella cella cubica a facce centrate (a) e 
descrizione dell’effettivo grado di 
impaccamento, ottenuta rappresentando 
ogni ione positivo come una sfera o una 
porzione di sfera (b).
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comporterà come impurezza sostituzionale nella cella elementare dell’Alluminio, causando una 
sorta di perturbazione dimensionale. Questa deformazione può essere assorbita dalle celle 
adiacenti, permettendo la formazione di una soluzione solida, chiamata fase α-Alluminio. La 
solubilità dell’elemento alligante è influenzata sia dalla dimensione dell’atomo di soluto che 
dell’atomo del solvente (ci sarà una distorsione minore se le dimensioni dei due atomi sono 
simili) e dalla temperatura, il cui aumento rende gli atomi più mobili e quindi meno disturbati 
dalla presenza del soluto. Al crescere del numero di atomi estranei si arriva comunque ad un 
punto al quale le distorsioni indotte sulle celle non sono più sopportabili, in termini di energia, 
da parte del reticolo dell’Alluminio: a questo punto viene a formarsi una nuova fase, costituita da 
cristalli precipitati dell’elemento alligante. La massima quantità di soluto accettata dal solvente, 
in questo caso l’Alluminio, viene chiamata limite di solubilità ed è dipendente dalla temperatura.  
Nel diagramma di stato Al-Si (figura 1.2) la curva di solubilità permette di individuare due 
regioni, quella monofasica, cioè la soluzione solida α, ricca di alluminio, con una certa quantità 
di silicio disciolto, e quella bifasica, dove oltre alla fase α è presente anche la seconda fase. La 
solubilità del silicio a temperatura ambiente è scarsa e raggiunge il massimo alla temperatura 
eutettica di 577°C con 1,65% di Silicio. 
Silicio e Alluminio danno origine ad 
una soluzione solida di Silicio in 
Alluminio ( α) e di Silicio ( β), con un 
eutettico α + β alla temperatura appunto 
di 577°C con un tenore di silicio del 
12,6%. Poiché questo sistema non 
forma composti intermetallici, il Silicio 
precipita direttamente dalla matrice 
della soluzione solida primaria. 
I precipitati di Silicio nella maggior 
parte delle leghe Al-Si si trovano nello 
stato di cristalli puri: possono avere 
diversa morfologia, ad esempio primaria, compatta nel caso delle leghe ipereutettiche o 
ramificata nel caso di leghe eutettiche (figura 1.3). Bisogna però operare una distinzione tra la 
fase α a morfologia dendritica, formatasi prima di raggiungere la temperatura eutettica (fase 
primaria) e la fase α eutettica, che comincia a formarsi a questa temperatura, insieme ai grani di 
silicio eutettico. Nel caso la lega sia eutettica, questa solidificherà a partire da 577°C (vedi 
diagramma Al-Si di figura 1.2) senza formare la fase α primaria, ma dando direttamente origine 
Figura 1.2 [2] - Diagramma di stato del sistema binario 
Alluminio-Silicio.
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alla fase α e al Silicio 
eutettici. Nel caso di 
lega iper-eutettica, 
invece, si ha prima 
solidificazione dei grani 
di silicio e poi, raggiunta 
la composizione 
eutettica, si forma ancora 
fase α e silicio eutettico. 
I cristalli di Silicio che si formano hanno una struttura tetragonale, simile a quella del diamante: 
a causa di questa struttura, costituita da legami covalenti e dunque molto forti, gli atomi possono 
muoversi dalla loro posizione soltanto se il legame viene distrutto: per questo motivo i cristalli di 
silicio presentano un’alta resistenza, ma anche una notevole tendenza alla frattura fragile. 
1.1.2 Proprietà legate all’aggiunta di Silicio 
Prescindendo per il momento dalla morfologia, dalle dimensioni e dalla distribuzione dei 
precipitati di Silicio, è possibile effettuare una semplificazione per quel che riguarda la 
resistenza delle leghe Al-Si: questa può essere valutata in funzione della frazione in volume di Si 
in lega, tramite la seguente relazione: 
 
) ( ) (
Si Si
V V ⋅ + ⋅ = σ σ σ
α α
(1.1) 
dove σ
α
 e σ
Si
 sono gli sforzi per unità di volume delle due fasi presenti e V
α
 e V
Si
 sono le 
rispettive frazioni di volume. In realtà le proprietà di resistenza dipendono fortemente dalla 
morfologia dei precipitati dispersi, che sono in grado di conferire proprietà molto diverse anche a 
leghe con tenori di Silicio pressoché uguali. L’equazione di Hall – Petch esprime proprio questa 
relazione e precisamente l’influenza della morfologia dei costituenti sullo sforzo di snervamento: 
 
2
1
−
+ = d K
m s Pl
σ σ
(1.2) 
 
dove σ
Pl
 è lo sforzo da applicare al campione policristallino, σ
s
 è la resistenza del reticolo al 
movimento delle dislocazioni, K
m
 è una costante e d è il diametro del grano. E’ stato dimostrato 
sperimentalmente che nel caso di strutture di tipo dendritico l’effetto della formula di Hall-Petch 
è dipendente dalle dimensioni delle braccia delle dendriti ( λ) e dalle dimensioni delle lamelle di 
Figura 1.3 [2] - Micrografie di leghe Al-Si a diverso sontenuto di Silicio: a) 
ipoeutettica; b)eutettica; c) ipereutettica (100X).
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Silicio (γ). Questa relazione è stata valutata sperimentalmente per la lega C356 ed è la seguente: 
 
) ( ) (
2
1
2
1
3 2
− −
+ + = e k e k k R
m
λ γ
(1.3)
 
dove k, k
2
 e k
3
 sono costanti empiriche e R
m
 è il carico a rottura. Le proprietà meccaniche 
delle leghe Al-Si possono essere migliorate agendo sulle tecnologie di produzione e sui 
trattamenti termici, in modo da: 
 
• aumentare la resistenza della matrice di alluminio, mediante trattamenti di rafforzamento 
come, ad esempio, atomi sostituzionali o precipitati; 
• diminuire il rischio di frattura fragile nella regione polifasica, riducendo la 
concentrazione degli sforzi nelle zone dove è più probabile l’innesco di cricche, puntando 
su una fine dispersione e sulla sferoidizzazione dei precipitati. 
 
Il fattore di concentrazione degli sforzi K
n
 infatti è direttamente dipendente dalla morfologia 
della fase fragile, secondo questa espressione: 
 
b
a
K
n
2
=
(1.4)
 
dove a è la semilunghezza e b la semilarghezza della particella fragile. Un materiale con 
microstruttura più fine di conseguenza ha minor tendenza alla frattura fragile. Per ottenere buoni 
risultati nella dispersione e nella morfologia dei componenti è necessario poter controllare 
accuratamente ogni stadio del processo di solidificazione. 
In merito a quanto detto sino ad ora, nel diagramma di stato Al-Si (fig. 1.1), in fig.1.3 si 
possono individuare tre regioni distinte, ognuna corrispondente ad un determinato intervallo di 
valori del tenore di Si: per ogni zona esiste un diverso meccanismo di influenza del Si sulle 
proprietà meccaniche della lega.
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Zona I: contenuto da 0 a 0,01% in peso di Silicio 
In questo caso il Silicio è presente sotto forma di 
atomo sostituzionale nell’Alluminio solido (figura 
1.4). L’atomo di Silicio provoca una deformazione 
nel reticolo dell’Alluminio, essendo il diametro dei 
due atomi di dimensioni diverse. Questa distorsione 
rende difficoltoso il movimento delle dislocazioni, 
con il risultato di un aumento nella resistenza del materiale. L’introduzione di atomi di 
dimensioni minori, come quelli di Silicio, rispetto a quelli dell’Alluminio determina un effetto 
evidente sull’incremento della resistenza della lega; l’introduzione in lega di atomi di dimensioni 
maggiori, ad esempio quelli di Magnesio, conduce ad un incremento di resistenza inferiore. 
Zona II: contenuto da 0,01% a 1,65% in peso di silicio 
In questo campo di valori l’incremento delle proprietà meccaniche si verifica mediante 
precipitazione di particelle di Silicio. Durante il rapido raffreddamento, la soluzione solida α 
diviene soprasatura di Silicio per cui si ha la precipitazione delle particelle di Silicio. 
L’indurimento della soluzione solida può essere spiegato mediante il modello di Orowan
1
 e 
attraverso questa semplice espressione: 
l
Gb
= τ
(1.5)
 
dove τ è lo sforzo di taglio che causa il movimento della dislocazione, G il modulo elastico di 
taglio, b il vettore di Burgers
2
 della dislocazione e l la distanza tra due particelle. E’ chiaro che 
se la distanza tra le particelle diminuisce e raggiunge un determinato valore critico, lo sforzo 
necessario per muovere la dislocazione tra di esse aumenta e il materiale risulta così indurito. 
Zona III: contenuto di silicio in peso maggiore di 1,65% 
In questo caso si ha la solidificazione delle due fasi e l’influenza del Silicio può venire 
descritta dalla relazione 1.1 vista in precedenza. L’ulteriore aggiunta di Silicio comporta la 
deviazione dalla semplice dipendenza lineare, questa è un’ulteriore conferma dell’importante 
ruolo assunto dalla morfologia e dalla distribuzione dei precipitati sull’andamento delle proprietà 
della lega. 
                                                 
1
 Secondo il meccanismo descritto da Orowan, quando una dislocazione, mossa da uno sforzo di taglio nel suo scorrimento lungo un certo piano, 
incontra delle particelle di una fase diversa dalla matrice, se le particelle sono due o più e se la dislocazione è lineare, può sdoppiarsi in 
dislocazioni anulari (che avvolgono le particelle) ed in una rettilinea che prosegue oltre l'ostacolo. 
 
2
 In Scienza dei Materiali, il vettore di Burgers, è un mezzo per caratterizzare, in un cristallo, l'orientazione e l'intensità di una dislocazione. In 
particolare il vettore è perpendicolare o parallelo alla linea di dislocazione, a seconda che la dislocazione sia a spigolo o a vite, e di ampiezza pari 
alla più piccola distanza di spostamento degli atomi. 
Figura 1.4 [3] – Di 
colore scuro atomi di Si 
che si sostituiscono ad 
atomi di Al nel reticolo 
cristallino.
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1.2 Leghe da getto in esame: A356 e B356 
Dopo aver analizzato in modo generale la macrofamiglia delle leghe Al-Si si può passare 
alla discussione relativa alle leghe utilizzate in questo lavoro: A356.0 e B356.0. Tali nomi sono 
relativi alla classificazione statunitense de la The Aluminium Association e ANSI (Istituto 
Americano di Normazione); si riferiscono alla lega allo stato di getto. Entrambe le leghe sono 
rintracciabili [1] secondo la loro designazione convenzionale con il nome G-AlSi7Mg0,3 e 
provengono dalla produzione di metallo primario. Esse trovano ampia applicazione nel settore 
automotive e aeronautico, utilizzate per componenti motoristici e strutturali quali forcelle, telai o 
parti di essi. La presenza del Magnesio (circa lo 0,3% in peso) permette ad entrambe le leghe di 
subire il processo di invecchiamento e, come detto in precedenza, le rendono appunto idonee ad 
impieghi strutturali grazie alla formazione di un composto (Mg
2
Si) che agisce da indurente. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Il Silicio si presenta come particelle elementari presenti nell’eutettico interdendritico, il 
quale costituisce circa il 50% della struttura ed è grazie al grosso volume di eutettico che queste 
leghe si prestano egregiamente alla realizzazione di getti. Il Ferro, presente come impurezza, si 
combina anch’esso con il Silicio e permette la comparsa di composti intermetallici. Queste leghe 
si differenziano sostanzialmente per il tenore di alcuni elementi presenti quali appunto il Ferro 
(Fe), il Rame (Cu), il Manganese (Mn) e lo Zinco (Zn); per questi elementi l’intervallo di 
Composizione chimica da normativa per lega A356.0 (% in peso)   
            
  Si Fe Cu Mn Mg Cr Zn Ni Ti Sn 
 min 6,50 0,00 0,00 0,00 0,25 / 0,00 / 0,00 / 
 max 7,50 0,20 0,20 0,10 0,45 / 0,10 / 0,20 / 
            
 Alluminio il rimanente         
                        
            
Composizione chimica da normativa per lega B356.0 (% in peso)   
            
  Si Fe Cu Mn Mg Cr Zn Ni Ti Sn 
 min 6,50 0,00 0,00 0,00 0,25 / 0,00 / 0,04 / 
 max 7,50 0,09 0,05 0,05 0,45 / 0,05 / 0,20 / 
            
 Alluminio il rimanente         
                        
            
Tabella 1.1 [4] 
 
Intervalli di tolleranza per elementi chimici presenti in lega secondo ASM.