Primi segni di condivisione e di dialogo tra le culture sono certa-
mente le traduzioni da una lingua all’altra di romanzi, saggi, libri di fi-
losofia e di antica sapienza che hanno consentito di accedere ad opere 
di altri paesi e di nutrirsi con un’altra cultura e viceversa.  
Il nostro secolo vede una diffusione e condivisione di idee mai rag-
giunta nei secoli passati. Raccogliere gli apporti originali di molteplici 
culture e sviluppare i tratti importanti è la caratteristica della seconda 
parte di questo secolo. Le culture orientali suscitano in Occidente di-
verse curiosità e interrogativi; spesso, esse, sono una risposta alla do-
manda di senso per molti uomini e molte donne del “Vecchio Conti-
nente”. È soltanto nel nostro secolo che le filosofie e le mistiche 
dell’Islam, i testi sacri dell’India, il pensiero del Tao e del Buddismo 
diventano sorgenti vive per l’anima occidentale trascinata e incatenata 
nel mondo dell’attivismo e del produttivismo.  
L’uomo è certamente un essere che vive e opera nel mondo. Ogni 
individuo appartiene ad un habitat, ad una rete di relazioni affettive, 
culturali, ad un territorio, ad un sistema economico che produce beni e 
servizi materiali e immateriali. È all’interno di questa realtà che l’uomo 
elabora significati e crea la cultura dialogando con gli altri. Il mondo e 
le relazioni sono, dunque, le condizioni possibili di un continuo pro-
gresso e sviluppo per il singolo e la collettività. 
– 2 – 
 Oggi l’individuo ha dinanzi nuovi modi, una pluralità di modelli di 
vita, molteplici occasioni d’apprendimento e vari modelli culturali che 
favoriscono e permettono una maggiore attenzione e cura verso 
l’altro, d’essere cioè un uomo che ha cura di sé, degli altri, di vivere 
come parte attiva e significativa nel mondo, esercitando una cittadi-
nanza planetaria. 
Se diciamo che la democrazia è la sola forma di governo che garan-
tisce il valore fondamentale del rispetto della libertà individuale, dob-
biamo constatare che esistono tante diverse democrazie, che si incar-
nano in sistemi politici differenti tra loro, che spesso rimandano alla 
storia passata e portano i segni delle lotte, delle aspirazioni e dei prin-
cipi a cui i vari popoli si sono ispirati. Oggi c’è, più che altro, una ten-
denza a considerare il sistema democratico come unico modello fon-
dante per una pacifica convivenza civile; tuttavia esistono, all’interno 
della democrazia, senza smentirla formalmente, delle situazioni in ra-
gioni di trasformazioni economiche, tecnologiche, sociologiche che 
lavorano concretamente a svuotare di fatto una serie di suoi fonda-
menti. Non si tratta di una sfida esplicita, di un regime nuovo che in-
tende contrapporsi alla democrazia, ma del rischio che condizioni 
nuove di carattere sociale, economico e politico possano minare i 
principi democratici. 
– 3 – 
I diritti umani sono un validissimo strumento per assicurare la di-
gnità dell’essere umano nel mondo intero. In questo senso non è giu-
sto né appropriato usare le differenze culturali per giustificare 
l’oppressione o l’attacco a questa dignità. Nello stesso tempo non è 
giusto usare i diritti umani per incoraggiare e giustificare la completa 
omogeneizzazione dei valori delle differenti culture. 
Un mondo globale richiede risposte globali e un sistema mondiale 
di governo. In questo senso le istituzioni internazionali, specialmente 
le Nazioni Unite, con la loro esperienza e visione globale, sono le uni-
che ad avere la capacità di rispondere alle nuove, e vecchie, sfide e bi-
sogni del nostro mondo .  
Col presente lavoro si è cercato di analizzare il fenomeno della glo-
balizzazione partendo da un tentativo di definizione del fenomeno, 
per poi dare uno sguardo sugli effetti che esso, inevitabilmente e in-
cessantemente, produce sia nell’ambito locale, che globale, dando an-
che uno sguardo all’Unione Europea, che è ciò che ci riguarda più da 
vicino. 
Si è poi continuato analizzando la democrazia, cercando di racco-
gliere e di dare un’idea dei valori sui quali si fonda questa forma di go-
verno il cui tema è molto complesso e difficile da affrontare da un co-
– 4 – 
erente angolo visuale, per poi arrivare a fronteggiare l’intricato e spi-
noso problema, ancora tuttavia irrisolto, della tutela dei diritti umani. 
Infine, un importante accento è stato posto sull’operato della Co-
munità Internazionale e delle Organizzazioni Internazionali sul tema 
dei diritti umani, con lo scopo di evidenziare il loro operato nel cerca-
re di raggiungere un importante quanto vitale obiettivo: salvaguardare 
la dignità umana.  
– 5 – 
Capitolo 1 
 
COS’È LA GLOBALIZZAZIONE 
1.1 É POSSIBILE AVERE UNA DEFINIZIONE DELLA 
“GLOBALIZZAZIONE”? 
 
Oggi tutti parlano di globalizzazione, ma quanti sono in grado 
di cogliere a pieno il significato di questo termine di gran moda è 
difficile dirlo. L’unica cosa certa è che ognuno lo interpreta co-
me un processo inarrestabile che coinvolge l’intero paese. Pos-
siamo andare indietro fino a Marco Polo e alla imprese umane 
che hanno fatto conoscere e hanno collegato parti del mondo 
che vivevano separate e che una volta messe in collegamento 
hanno cominciato a influenzarsi reciprocamente; con i viaggi di 
– 6 – 
Cristoforo Colombo
1
 e di Vasco de Gama
2
, l’Europa cominciò a 
influenzare il resto del mondo e a trapiantare le proprie istitu-
zioni culturali in tutti i continenti. 
Dai primi anni ’90, globalizzazione è un termine entrato prepo-
tentemente nell’uso comune con riferimento agli assetti e alle 
dinamiche economiche; all’origine del processo è infatti premi-
nente la dimensione economica a causa del ribaltamento del 
rapporto di forza tra economia e politica. La globalizzazione dei 
mercati finanziari sancisce la supremazia delle forze di mercato 
sulle scelte politiche ed economiche degli Stati nazionali: i più 
importanti mercati borsistici e finanziari sono in grado di sposta-
re in pochi minuti ingenti quantità di denaro, talvolta di molto 
superiori al bilancio di uno Stato. 
La globalizzazione tuttavia non riguarda soltanto l’economia; 
si tratta in realtà di un processo che coinvolge le diverse dimen-
sioni della vita pubblica e privata e costruisce, rapidamente, un 
tipo di essere umano piuttosto diverso da quello prevalente nella 
società industriale a base nazionale. Siamo di fronte ad un proces-
                                          
1
 Il 12 ottobre 1492, Colombo approda su un’isoletta delle Bahamas, S. Salvador; sbarcherà in 
seguito a Cuba e Haiti ma egli non sa di aver scoperto un nuovo continente. 
2
 L’8 luglio 1497, la flotta capitanata da Vasco da Gama, salpava verso l’India raggiungendo il 
capo di Buona Speranza il 4 Novembre dello stesso anno. 
– 7 – 
so nel quale si “pensa” ormai in termini planetari e i cui frutti so-
no per pochi: sostanzialmente gli abitatori, neppure tutti, di 
quell’area del globo che, Serge Latouche
3
, definisce come Occi-
dente. In altri termini, i circuiti della globalizzazione sono al 
tempo stesso inclusivi ed esclusivi ed è il capitale finanziario a 
gestirne gli interessi. Al di fuori del suo circolo vizioso, la globa-
lizzazione produce la sua apparente antitesi: la localizzazione. La 
destatualizzazione dei contesti procede all’indietro piuttosto che 
in avanti: non dal nazionalismo al cosmopolitismo ma dalla na-
zionalità all’etnicità più o meno connessa alla religione. 
Le analisi sulla globalizzazione si propongono di mettere in 
luce il fatto che con questo concetto vanno compresi non solo la 
crescita e l’accelerazione degli scambi che travalicano i confini 
degli Stati, bensì tutto il complesso delle conseguenze che na-
scono dall’interdipendenza tra le trasformazioni del quadro eco-
nomico, il sistema socio-demografico e le istituzioni della politi-
ca. 
Tutti i cambiamenti che hanno investito l’umanità, in questo 
secolo, possono essere riassunti nell’espressione “compressione 
                                          
3
 Salamone N. (2000),Globalizzazione, sta in Parole chiave. Per un nuovo lessico delle scienze sociali, Ca-
rocci Editore, Roma. 
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spazio-temporale”: i progressi tecnologici nel mondo 
dell’informazione e della comunicazione cioè, hanno permesso 
una straordinaria riduzione delle distanze in termini di tempo e 
di spazio; eventi accaduti in lontanissimi e sconosciuti luoghi en-
trano in contatto e, interagendo, danno vita a conseguenze glo-
bali. 
La letteratura sulla globalizzazione è attraversata da una con-
troversia di fondo; sulla domanda: “cosa spinge avanti la globa-
lizzazione?”, si fronteggiano due tipi di risposte. Un primo 
gruppo di autori sottolinea l’esistenza di una logica dominante; 
altri individuano invece complesse logiche multicausali sulla glo-
balizzazione. 
Secondo il sociologo Zigmunt Bauman
4
, la globalizzazione 
divide quanto unisce; egli infatti afferma che ci sono compiti 
con cui ogni individuo si confronta ma che non possono essere 
affrontati e superati individualmente. Si sente la necessità di ac-
quisire il controllo sulle condizioni nelle quali si affrontano le 
sfide della vita; tuttavia questo controllo, secondo Bauman, si 
può ottenere solo collettivamente e la comunità richiederebbe il 
                                          
4
 Bauman Z. (1999), La società dell’incertezza, Il Mulino, Bologna. 
– 9 – 
prezzo di una lealtà incondizionata e reclamerebbe ubbidienza 
con la perdita di libertà e autonomia. 
Un importante contributo si ricava dalle analisi condotte dal 
sociologo inglese Anthony Giddens
5
 secondo il quale la globa-
lizzazione rappresenta uno dei tratti dominanti della modernità e 
che considera frutto della separazione della spazio e del tempo. 
Essa viene definita come l’intensificazione di relazioni sociali mondiali 
che collegano tra loro località distanti, facendo in modo che gli eventi locali 
vengano modellati dagli eventi che si verificano a migliaia di chilometri di 
distanza e viceversa”. Secondo Giddens la trasformazione locale è 
una componente della globalizzazione in quanto ciò che avviene 
nell’ambito di un distretto urbano risente con grandi probabilità 
dell’influsso di fattori che operano a distanze lontanissime 
dall’ambito locale. La crescente prosperità di un’area urbana a 
Singapore può avere un nesso causale con l’impoverimento di 
un sobborgo di Pittsburg i cui prodotti hanno perso di competi-
tività sui mercati mondiali. Il globale entra nella vita quotidiana 
degli individui, soprattutto attraverso i processi di “mediatizza-
zione dell’esperienza”: rivoluzionando le nozioni tradizionali di 
                                          
5
 Salamone N. (2000), Globalizzazione, sta in Parole chiave. Un nuovo lessico per le scienze sociali, Ca-
rocci Editore, Roma. 
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spazio e tempo, i media elettronici hanno reso possibile lo stabi-
lirsi di relazioni sociali indipendenti dai contesti locali 
d’interazione. La comunità locale non nasce per effetto di un 
processo di omogeneizzazione culturale, ma come risultato della 
presa di coscienza di rischi globali e della partecipazione degli 
individui ad avvenimenti planetari. All’indebolimento del senso 
di appartenenza alla comunità nazionale corrisponderebbe, per 
Giddens, il rafforzamento di un’identità globale la cui costruzio-
ne è favorita essenzialmente dai media. 
Diversi studiosi, hanno invece evidenziato l’estensione uni-
versale di alcuni modelli. 
Il semiologo americano Marshall Mc Luhan
6
 ha teorizzato la 
capacità dei mass media di trasformare il mondo in un villaggio 
globale, un ossimoro usato per descrivere la situazione contrad-
dittoria in cui viviamo. I due termini dell’enunciato si contraddi-
cono a vicenda: il “villaggio” esprime qualcosa di piccolo, men-
tre “globale” sta a significare l’intero pianeta. Per capire cosa vo-
glia intendere Mc Luhan, bisogna immaginare il mondo popola-
to da giganteschi dinosauri che con pochi balzi lo percorrono da 
un capo all’altro. Ciò che però rende il mondo un villaggio glo-
                                          
6
 Mc Luhan M. (1986), Gli strumenti del comunicare, Garzanti, Milano. 
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bale non è solo la possibilità di muoversi rapidamente da un 
punto all’altro, in quanto la globalizzazione agisce in molti livelli 
che interagiscono rapidamente. Per creare un mondo globale 
serve, per Mc Luhan, una fusione organica tra tutte le funzioni 
frammentarie e lo spazio totale. Il dibattito sul potere delle co-
municazioni ha origine con la nascita del cosiddetto “villaggio 
globale” e si concentra sugli effetti delle comunicazioni di massa 
sul pubblico. 
Theodor Levitt
7
, guru del marketing e docente alla Harvard 
Business School, tirò le conclusioni economiche delle analisi di 
McLuhan: con le nuove tecnologie di comunicazione, il mondo 
diventa più piccolo, i messaggi della pubblicità e del marketing 
raggiungono ogni angolo del pianeta, omogeneizzano le aspira-
zioni consumistiche, creano un mercato senza precedenti per 
prodotti standardizzati. Egli afferma che l’era della globalizza-
zione è l’epoca dell’ omogeneizzazione dei bisogni e della standardiz-
zazione dei prodotti. Quattro sono la constatazioni alla base dei 
questo approccio: 
1) il mondo diviene un “villaggio globale”; 
2) la dimensione del mercato è mondiale; 
                                          
7
 Levitt T. (1983), The globalization of markets, sta in Harvard Business Rewiev. 
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