profondità tali accaduti, di non dimenticarli nella frenesia della cronaca 
quotidiana, si è associata alla riflessione su quella musica esordiente che iniziava 
proprio in quell’anno (2006) a spopolare tra i giovani: l’Hip Hop duro e sarcastico 
di Fabri Fibra. Partendo da un esperienza esterna a tale ambito, non è stato facile, 
accostarmi alla comprensione di questa realtà, ma il risultato che ne deriva sono 
queste pagine: frutto di studio e soprattutto, risultato di un confronto arricchente 
con questa cultura e i suoi protagonisti. La quale, come vedremo, è molto più 
complessa di quanto possa sembrare poiché frutto delle rappresentazioni 
simboliche e di significato costruite e condivise nei gruppi di giovani ma anche di 
quelle stabilite dall’intera società. Intento della ricerca è stato quindi quello di 
studiare in una prospettiva pedagogica la cultura Hip Hop partendo dalle “teorie 
del senso comune” costruite attraverso gli scambi simbolici, nel corso della 
comunicazione. 
Questo percorso ha reso indispensabile: 1) lo studio delle rappresentazioni sociali 
secondo la teoria di Serge Moscovici (nel primo capitolo); 2) l’approfondimento 
della storia e dell’evoluzione della cultura musicale Hip Hop per meglio 
comprenderne ed approfondirne il messaggio (secondo capitolo); 3) lo studio della 
generazione contemporanea, a cominciare da una visione d'insieme data dalle 
ultime indagini sociologiche degli istituti nazionali, come l’Eurispes, per 
esaminare le dinamiche mediatiche e sociali che interessano l’universo giovanile; 
per poi giungere ad una visione “locale” sulla reale funzione del gruppo dei pari 
(terzo capitolo). 
Per questa particolare analisi psico-pedagogica, si è infatti ritenuto centrale dare 
rilievo allo studio delle comunità di pratiche o gruppi di pari. È stata perciò 
indispensabile la lettura del territorio locale (della provincia di Sassari), mediante 
la scelta di appositi strumenti di ricerca qualitativa che ben hanno evidenziato le 
5
                                                                                                                                                    
«Trovate la forza di vivere, chiedete aiuto» la Nuova Sardegna — 31 marzo 2006   pagina 05 – 
NULVI. Don Posadinu se la prende con la tivù, contenitore privo di valori, «che confonde i nostri 
ragazzi, li travolge in un fiume di parole senza senso». Ma il suo mirino è puntato sulla musica. 
Non tutta, solo quella che può fare del male a personalità già fragili.  «Non ascoltate canzoni che 
parlano di fine e non di inizio - ha detto il parroco -, non fatevi attirare da chi esalta la morte e 
disprezza la vita. Quella musica trasmette messaggi negativi, genera pessimismo e insicurezza. Vi 
rende ancora più deboli, perché mina tutte le vostre certezze. La vita non è un gioco, ragazzi: è 
un’opportunità straordinaria da cogliere e assaporare». 
 
reali interazioni sociali e discorsive attraverso cui i giovani negoziano, 
costruiscono, condividono e modificano i propri repertori di significati che sono 
alla base della loro stessa appartenenza a tali gruppi. Nell’ultimo capitolo, saranno 
infatti riportati i vari momenti della ricerca qualitativa condotta grazie all’ausilio 
di focus group, diretti su piccoli gruppi di giovani cultori del genere Hip Hop e di 
giovani ascoltatori generici di musica; e analizzati mediante appositi software 
specifici per la ricerca qualitativa e di supporto nella fase di analisi dei dati 
raccolti. È stato scelto un approccio alla ricerca di tipo interpretativo: quello della 
Grounded Theory al quale va conferito senz’altro il merito di attenuare la 
tradizionale debolezza attribuita alle tecniche di ricerca qualitativa in sede di 
analisi. La Grounded Theory si è rivelata come una delle soluzioni più idonee per 
l’analisi delle informazioni raccolte; questo approccio, consente di mettere in 
ordine grandi quantità di informazioni per analizzare con rigore i significati e le 
costruzioni sociali raccolte mediante l'utilizzo di appositi programmi informatici 
che supportano i ricercatori durante la fase della costruzione delle teorie. Il 
programma utilizzato per l’analisi delle informazioni è stato: ATLAS.ti che ha 
permesso di analizzare le informazioni raccolte, semplificando il lavoro di analisi 
“classica” e consentendo di organizzarlo attraverso operazioni o sistemi di codifica 
che ne conservano la ricchezza e la complessità.  
 
 
 
 
 
 
 
 
6
 
CAPITOLO  1 
 
LE RAPPRESENTAZIONI SOCIALI E DEI GIOVANI IN ITALIA
 
 
In questo primo capitolo porremo le fondamenta dell’intero progetto di tesi. L’intento è 
quello di ricostruire, in una prospettiva pedagogica e psico-sociale, il profilo dei giovani del 
nostro Paese, a partire dall’immagine che di loro è stata sviluppata e dal senso comune che 
attorno a loro è stato prodotto. Il tutto con particolare attenzione ai mass media, per poter 
analizzare la formazione, lo sviluppo e la diffusione delle rappresentazioni sociali, in essi 
reperibili come indicatori e operatori  di senso comune. L’obiettivo generale è quindi quello 
di studiare le rappresentazioni sociali veicolate dai testi mass-mediatici, soprattutto dai testi 
musicali o comunque da una intera cultura musicale che è l’Hip Hop, per poterne riscontrare 
eventuali influenze sociali sulle rappresentazioni dei giovani. 
 
 
SAgire, pensare, parlare, 
esplorare ogni capanna del villaggio globale, 
spalancare le finestre alla comunicazione personale, 
aprire il canale universale, 
dare fondo all'arsenale di parole soffocate dalle ragnatele 
di un'intera generazione di silenzio, 
questo è ciò che penso, 
la vita è la mia scuola e dò potere alla parolaT. 
 
(Frankie Hi-nrg MC, Potere alla parola) 
 
 
1.1 Struttura e funzioni delle rappresentazioni sociali  
 
“Lo studio delle rappresentazioni sociali prende in considerazione l’uomo per 
quanto  egli tenta di conoscere e comprendere le cose che lo circondano e si sforza 
di risolvere gli enigmi banali della sua nascita, della sua esistenza corporea, delle 
sue umiliazioni, del cielo sopra di lui, degli umori dei suoi vicini e dei poteri che lo 
dominano: enigmi che lo occupano e lo preoccupano fin dalla culla, e di cui egli 
non smette mai di parlare”
2
.  
Lo psicologo sociale Serge Moscovici, a partire dai primi anni Sessanta, promuove 
lo studio delle rappresentazioni sociali basandosi sull’idea che gli attori sociali 
“strutturano i valori, le  idee e le pratiche operative con le quali si rapportano al 
mondo in insiemi congruenti”
 3
. Queste costruzioni della realtà sociale si possono 
                                                 
2
 Moscovici S., Le rappresentazioni sociali, Il Mulino, Bologna, 2005,  p. 23 
3
 Mantovani G., Manuale di psicologia sociale, Giunti, Firenze, 2003,  p. 42 
7
 
riscontrare sia nel rapporto che il soggetto instaura con il mondo esterno, sia e 
soprattutto nelle sue relazioni interpersonali che, come evidenzia Moscovici, sono 
caratterizzate da “un’efficace interazione comunicativa basata sul possesso di un 
comune codice di classificazione e interpretazione della realtà”.  
Le rappresentazioni sociali - definite anche teorie del senso comune - vengono 
costruite, attraverso gli scambi simbolici, nel corso della comunicazione e della 
cooperazione in una società (o nelle “inserzioni sociali” che la compongono) 
rendendosi in questo modo comprensibili e capaci di attribuire senso alla realtà. In 
altre parole, si tratta di una conoscenza funzionale a vivere nella vita quotidiana 
che permette di far fronte alle particolari richieste e necessità di quel sapere 
collettivo che lo psicologo sociale definisce “universo consensuale”. Sono 
principalmente due i ruoli ricoperti dalle rappresentazioni sociali: un ruolo 
convenzionale, in quanto definiscono ed integrano i nuovi eventi in già note 
categorie di senso comune, e un ruolo prescrittivo in quanto si impongono da 
sempre nella tradizione sociale e collettiva “con forza irresistibile”
4
.  
Gli attori sociali pianificano abitualmente le proprie scelte d’azione pur senza 
avere informazioni adeguate. “Lo scarto tra le informazioni possedute e quelle di 
cui si avrebbe bisogno per fornire valutazioni puntuali del problema diventa 
quindi un elemento determinante nella genesi e nel successivo dispiegarsi del 
modo di ragionare e dello stile di pensiero proprio delle rappresentazioni sociali, 
quello del senso comune.”
5
 Questo senso comune può essere anche definito come 
una sorta di “sapere inconsapevole, capace di coprire l’inevitabile scarto tra 
rappresentazione e realtà.”
6
Queste teorie del senso comune sono veri e propri sistemi cognitivi; dunque – 
come precisa Moscovici – ‘’non rappresentano semplicemente «opinioni su», 
«immagini di», «atteggiamenti verso», ma vere e proprie «teorie» o «branche di 
conoscenza» per la scoperta e l’organizzazione della realtà”.
7
  I principi 
organizzatori da cui prendono origine le rappresentazioni sociali sono: 
8
                                                 
4
 Moscovici S., Le rappresentazioni sociali, Il Mulino, Bologna, 2005, pp. 12-15 
5
 Mantovani G., Manuale di psicologia sociale, Giunti, Firenze, 2003, p. 78 
6
 Crespi F., Le rappresentazioni sociali dei giovani in Italia, Carocci, Roma, 2002, p. 22 
7
 Moscovici S., 1963,  cit. in Palmonari A. Cavazza N., Rubini M., Psicologia Sociale, Il Mulino, 
Bologna, 2002, p. 77 
 
 L’ancoraggio o processo di familiarizzazione, che permette di classificare, 
denominare e interpretare qualcosa che si presenta come nuovo, Altro da 
sé, mettendolo in rapporto con le categorie sociali già possedute; per 
ancorarlo ovvero assimilarlo in un quadro di riferimento noto. Questo 
processo socio-cognitivo è funzionale e indispensabile nella vita quotidiana, 
e svolge tre funzioni fondamentali: 1) funzione cognitiva di integrazione delle 
novità, 2) funzione di interpretazione delle novità; 3) la funzione di orientamento 
dei comportamenti e dei rapporti sociali.
8
   
 L’oggettivazione è un processo di figurazione o di scoperta dell’aspetto iconico di 
concetti astratti.
9
 Tale strategia permette di dare consistenza materiale alle 
idee e agli schemi concettuali contribuendo così ad accrescere la percezione 
di concretezza della realtà di ogni giorno. L’oggettivazione si serve di tre 
subprocessi: 1) l’ontologizzazione, 2) la personificazione, 3) la figurazione.
10
  
Lo scopo di questi processi è di ridurre la sensazione di allarme o di stupore che 
un oggetto estraneo o un nuovo fenomeno possono produrre. I due processi sono 
infatti strettamente connessi, tanto che “si potrebbe giungere a sostenere che il 
processo di ancoraggio consiste nell’oggettivazione del concetto – o del fenomeno – 
estraneo in modo da poterlo inserire in una categoria nota e renderlo 
paragonabile, assimilabile ad un altro fenomeno familiare”. 
11
 Questi due processi 
si inseriscono quindi nella vitale dinamicità dei vissuti e dei ricordi appartenenti 
alle esperienze passate, sono “modi di manipolare la memoria”. L’ancoraggio è un 
processo auto diretto che mantiene in moto la memoria: “esso continuamente 
immette e toglie oggetti, persone ed eventi, che classifica secondo il tipo, e che 
etichetta con un nome”. L’oggettivazione, invece, è un processo eterodiretto, che 
trae dalla memoria astrazioni o immagini “per decifrare attraverso ciò che è già 
noto le cose che bisogna conoscere”
12
. 
La struttura delle rappresentazioni sociali prevede un nucleo figurativo che dirige 
i comportamenti e supporta l’interpretazione degli eventi della vita quotidiana. 
                                                 
8
 Palmonari A. Cavazza N., Rubini M., Psicologia Sociale, Il Mulino, Bologna, 2002, p. 83 
9
 Mantovani G., Manuale di psicologia sociale, Giunti, Firenze, 2003, p. 82 
10
 Palmonari A. Cavazza N., Rubini M., op. cit., p. 84 
11
 Ivi, p. 81 
12
 Moscovici S., Le rappresentazioni sociali, Il Mulino, Bologna, 2005, p. 65 
9