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INTRODUZIONE
Questa ricerca nasce dall’intenzione di approfondire un tema molto sentito a livello per-
sonale: l’identità degli italiani a New York. Ho avuto personalmente la fortuna di tra-
scorrere del tempo in questo continente così lontano geograficamente, in particolare nel-
lo stato di New York, in quest’occasione ho fatto tesoro di una diversa cultura, di modi
di vivere nuovi, nonché di stringere amicizie molto significative con coloro che abitava-
no in questa città, italiani e non. Ho scelto quindi di dedicare il mio lavoro di tesi a que-
sto fenomeno, approfondendo il tema dell’identità in diaspora e dell’identità migrante,
in modo particolare degli italiani nello stato di New York.
Mi sono concentrata sui loro legami con il paese d’origine e sui loro comporta-
menti nel paese che li ha accolti, indagando le loro abitudini quotidiane e le iniziative
concrete di carattere culturale organizzate per promuovere il senso di appartenenza ita-
liano. Importante è capire come l’identità italiana (comunque la si definisca), a cui essi
appartengono, li influenzi ogni giorno nella vita americana.
La prima parte del mio elaborato analizzerà il concetto di identità da più punti di
vista: riferendomi alla letteratura antropologica e sociologica, tratterrò infatti il tema
dell’identità collettiva, tentando una definizione e presentandone gli aspetti che portano
all’essere se stessi in presenza di diversità, soffermandomi sul concetto di insider e ou-
tsider. Considererò poi l’identità territoriale come patrimonio culturale e come senti-
mento che lega ciascun uomo al “proprio” luogo, partendo dal concetto di territorio,
presentando poi i concetti di luogo e non-luogo, di focolare e per inverso di glocalizza-
zione e transcalarità. Proseguendo, mi concentrerò sul tema dell’identità migrante e in
diaspora tenendo conto delle innovazioni tecnologiche che hanno caratterizzato la nostra
epoca, esplorando la trasformazione dei processi identitari e del senso di appartenenza
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comunitario. Infine, tratterò l’identità italiana, con il contributo di vari autori, cercando
di capire che cos’è e che cosa la caratterizza.
Nella seconda parte, dopo alcuni cenni sull’immigrazione italiana nello stato di
New York, esporrò il mio lavoro di ricerca sugli italiani che vivono in questo stato. Ho
seguito una metodologia prevalentemente antropologica facendo tesoro dei dati che ho
ricavato tramite interviste e questionari fatti compilare a tutti i contatti italiani a New
York raccolti durante le mie esperienze di viaggio e attraverso il gruppo virtuale da me
creato ‘Italiani AroundUsa’.
Presenterò i dati raccolti e li analizzerò in varie sezioni riguardo le associazioni
ed eventi culturali organizzati dalle comunità italiane, i lavori Made in Italy svolti dai
migranti, le reti transnazionali da loro utilizzate, le abitudini alimentari degli immigrati,
i contatti con l’Italia ed i processi d’integrazione. Poi, cercherò di capire come gli italia-
ni a New York definiscano la loro identità, tenendo conto delle loro costanti e diverse
connessioni con i molteplici luoghi.
Alla fine, verranno stese le debite conclusioni riguardo a questa ricerca che mi ha porta-
to ad ascoltare molti racconti degli italiani a New York: in essi ho incontrato storie, sen-
timenti, speranze che cercherò di far rivivere in questo mio elaborato.
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PRIMA PARTE
IDENTITÁ
Identità è una delle parole più utilizzate nell’ambito delle scienze sociali e umane, dalla
sociologia alla linguistica, dall’antropologia culturale e sociale alla psicologia, dalla po-
litologia alla storia. Essa è usata come strumento pratico e operativo nel linguaggio poli-
tico, giornalistico, televisivo e nel linguaggio comune. Nel caso delle scienze umane e
sociali intende essere soprattutto uno strumento per comprendere al meglio le realtà col-
lettive e individuali (Remotti, 2010).
Il concetto di identità può sembrare scontato e di utilizzo quotidiano, ma la sua
definizione interessa tutte le discipline e le culture, presentando difficoltà e rischi, a par-
tire dalla generalizzazione teorica. L’identità è un processo che, attraverso il tempo, as-
sume fasi di costruzione e decostruzione lasciando tracce materiali o immateriali. È an-
che un concetto plurale: non vi è una sola identità, “ma un susseguirsi di identità” (Raf-
festin, 2003, 5).
Il sentimento d’identità è legato anche all’esperienza del Sé nel mutamento e
nella continuità, facendo riferimento al tempo e alla memoria, che perciò possono essere
considerati i luoghi specifici dell’identità (Schimmenti, 2001, 9).
L’identità è qualcosa che va inventato piuttosto che scoperto; come il tra-
guardo di uno sforzo, un obiettivo, qualcosa che è ancora necessario costruire da
zero o selezionare fra offerte alternative, qualcosa per cui è necessario lottare e che
va poi protetto attraverso altre lotte (Bauman, 2003).
In genere, con identità ci si riferisce, da un punto di vista psicologico, all’identità
personale, ossia al senso del proprio essere continuo nel tempo e distinto, come entità,
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distinta da tutte le altre (Galimberti, 2006). La teoria psicosociale di Erikson
1
postula
uno sviluppo che comprende l’intero ciclo della vita e non si arresta, come si afferma
spesso, alla soglia dell’età adulta; il cambiamento evolutivo viene dunque inteso
nell’arco di vita. La teoria di Erikson ha rappresentato un valido tentativo di coniugare,
seppur sullo sfondo di un approccio psicoanalitico, la prospettiva sociologica con quella
antropologica dando molta importanza all’influenza della cultura e dell’ambiente nello
sviluppo della personalità.
In particolare, in questa sede ci interessa affrontare il tema dell’identità da un
punto di vista antropologico, analizzando le sue sfaccettature all’interno del gruppo so-
ciale e culturale di riferimento.
1.1 L’identità collettiva
Il tema dell’identità collettiva fa riferimento ad una dimensione dell’esistenza umana,
quale il riconoscersi in un gruppo sociale di riferimento, fondamentale per ciascun indi-
viduo (Banini, 2011, 9). La letteratura psicologica a tal proposito parla di identità socia-
le, come parte costituente del sé che contribuisce alla scala di valori, giudizi e compor-
tamenti individuali (Mannarini, 2004). Mentre la famiglia appare come il contesto privi-
legiato per apprendere i primi codici di comunicazione linguistica e culturale, nonché
l’unità base dell’evoluzione e dell’esperienza, del successo o dello scacco, della malattia
e della salute
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, è l’ambito sociale che fornisce al soggetto il campo ideale per sperimen-
1
ERIKSON E. H., Identity and the life cycle, in G. S. Klein (a cura di), Psychological
Issues Monograph, New York: International University Press, 1959, p. 19.
2
ACKERMAN N. W., Psicodinamica della vita familiare, Torino, Bollati Boringhieri,
1968, p. 25.
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tare vari gruppi e sceglierne uno o più per condividere valori, interessi ed obiettivi
(Mancini, cit. in Banini, 2011, 9).
La nozione di identità ingloba due aspetti fondamentali: il concetto di essere e di
diversità. Ogni identità, quando si afferma, contestualmente ne richiama un’altra o una
molteplicità di altre (Di Cristoforo Longo, 1993). Parlare di identità, dunque, significa
inevitabilmente separare identità e alterità; dire “noi” significa dire “noi/altri” (Remotti,
2010). Identità e alterità sono due facce della stessa medaglia e spesso rischiano di scon-
trarsi. Si tratta della temuta chiusura di cui parla Banini (2010, 13) tra insider e outsider,
tra “noi” e “voi”, tra “dento” e “fuori”, ed è motivo di discussione per tutti i concetti
correlati all’identità quali comunità e cultura locale: essere “se stessi” in relazione con
altre, diverse, identità.
Nelle relazioni intra-gruppo, viene avvertita da tutti i membri la necessità di de-
finire un confine che delimiti il senso di appartenenza. Il senso del “Noi” è quindi il
confine che consolida l’identità collettiva dove ognuno si riconosce ed esprime le di-
mensioni dell’identità personale (Schimmenti, 2001, 16).
Facendo riferimento a comunità chiuse, con scarse relazioni esterne e pronte a
difendere la propria specificità, è facile che vengano evidenziati i contenuti rischiosi di
un’identità letta attraverso le coordinate in cui è stata a lungo inserita. Allo stesso modo,
se l’identità viene considerata in una prospettiva socio-culturale dando priorità alle rela-
zioni reali e virtuali in cui gli individui sono oggi immersi, disegnando reti di pluriap-
partenenze mutevoli e complesse, è altrettanto facile che ne vengano sottolineati i con-
tenuti inadeguati dell’epoca contemporanea; una differenza di cui parla Edgar Morin
(cit. in Banini, 2011, 10) tra l’identità egocentrica del soggetto e quella immersa nella
relazione con l’altro. Un’identità che, intesa come processo collettivo continuativo, si