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1.2 LA GEOGRAFIA E IL CLIMA 
 
La Danimarca ha una superficie media di 43.093 Kmq, pari ad un settimo di quella italiana. 
Si trova nella regione scandinava ed è quasi totalmente circondata dal mare. 
Infatti, questo Paese è bagnato ad ovest dal Mar del Nord, a nord l’ampio e profondo 
braccio marino dello Skagerrak (più di 500 m) lo separa dalla Norvegia e ad est la distesa 
del Kattegat lo divide dalla Svezia. Solo a sud la Danimarca ha un confine terrestre di 50 
Km, che la divide dalla Germania. 
Uno stretto braccio di mare detto “Piccolo Bælt” separa l’arcipelago danese dalle coste del 
sud della Svezia (Scania): questo si restringe fino a soli 4 Km tra Helsingor (DK) e 
Helsingborg (SV).  
Il territorio danese è formato dalla penisola dello Jylland o Jutland, secondo il toponimo 
inglese, che è il prolungamento del bassopiano germanico. Inoltre, è composto da 500 isole 
di diverse dimensioni, delle quali solo un centinaio risulta abitato. 
L’isola più estesa ed anche la più densamente popolata è l’isola di Sjælland, dove si trova 
la capitale, Copenaghen.  
Copenaghen è la città più popolata della Danimarca e conta circa 1.731.000 abitanti. La 
seconda città della Danimarca, la più importante dell’Jylland, è Århus con 261.437 abitanti 
ed è situata sulla costa orientale della penisola al fondo dell’omonimo golfo. E’ dotata di 
un porto molto trafficato e di numerose industrie.  
Ålborg, sempre nello Jylland, ha 155.019 abitanti ed è un importante centro commerciale 
ed industriale con cantieri navali, ferriere, distillerie e complessi alimentari. 
Esbjerg è invece il maggior porto della Danimarca occidentale e un’importante base di 
pesca. 
La terza città del paese è Odense con 176.133 abitanti nell’isola di Fyn ed è un importante 
punto di sbocco dei prodotti della fertile isola ed anche un attivo nodo delle vie di 
comunicazione grazie alla sua posizione strategica che fa da raccordo tra Copenaghen e il 
continente. 
L’isola di Fyn è la seconda isola più grande della Danimarca e si trova ad ovest della 
Sjælland. Esse sono divise da un ampio tratto di mare, detto Grande Bælt. Oggi, queste 
isole sono state unite da una varia serie di ponti tunnel sia di tipo stradale sia di tipo 
ferroviario il quale ha permesso una maggior omogeneità nei commerci tra l’area di 
Copenaghen e la penisola dello Jutland. 
Altre grandi isole sono quelle di Als, collegata anch’essa da un ponte alla costa 
meridionale dello Jylland, di Samsø, tra l’Jylland e la Sjælland, di Læso, di fronte alla 
costa nord – orientale dello Jylland ed infine, di Bornholm, che si trova nel Mar Baltico, a 
metà strada tra le coste della Svezia e della Polonia. Anche alcune isole Frisone 
Settentrionali fanno parte del Regno di Danimarca, come Rømo, interessante per la sua 
fauna e flora e perché da sempre sulle sue coste sabbiose accoglie i grandi cetacei come 
loro ultima dimora e Fanø. 
Inoltre, fanno parte della Danimarca anche le isole Fær Øer e la Groenlandia. 
Le isole Fær Øer si trovano tra l’Irlanda e le Isole Britanniche e dal 1948 sono diventate 
una contea autonoma con un proprio parlamento locale formato da 32 membri. 
Il governo danese è rappresentato sull’arcipelago da un commissario, mentre due deputati 
locali rappresentano la contea nel parlamento di Copenaghen. 
Da sottolineare che l’arcipelago non ha aderito alla Comunità Europea. 
La Groenlandia è la più grande isola del mondo, anche se costituisce una sezione del 
continente nordamericano. E’ praticamente coperta da uno spesso strato di ghiaccio 
perenne, tranne nelle coste a sud dell’isola, dove si può vivere. Il suo clima è polare. La 
 6
popolazione è di circa 55.732 abitanti, secondo una stima del 1995  ed è di origine 
eschimese. 
La Groenlandia è una contea autonoma del Regno di Danimarca con un proprio parlamento 
ed un proprio governo locale. La situazione è come per le isole Fær Øer. 
Dal 1995 con un referendum si è ritirata dalla Comunità Europea. 
 
 
Il clima della Danimarca è essenzialmente oceanico, che varia da area ad area. Infatti, la 
penisola dello Jylland è soggetta a frequenti venti atlantici ed è relativamente piovosa, 
mentre il resto del Paese, specie l’isola di Sjælland, ha precipitazioni più scarse e gode di 
primavere più ventose e più secche. 
L’inverno è umido e brumoso con frequenti nevicate. 
Le temperature, data la limitata azione mitigante dei mari, hanno sensibili variazioni 
stagionali: si passa da 0-2 gradi in gennaio a 13-20 gradi in luglio. 
 
 
 
1.3 STORIA RECENTE 
 
Il Regno di Danimarca è sempre stato un regno molto forte nell’area scandinavo – baltica, 
che ha sottomesso nel suo glorioso passato anche i vicini regni di Svezia, Norvegia e 
Finlandia. Inoltre, è da ricordare che è stata anche patria dei Vichinghi, dei quali ancor 
oggi si possono ammirare molti reperti archeologici e leggere le molte storie. Ciò ha fatto 
scaturire negli abitanti odierni, insieme con la rigidità del clima, un carattere forte, fiero ed 
indipendente dalle influenze esterne. 
La Danimarca nei due conflitti mondiali si è sempre dichiarata neutrale, anche se l’accordo 
navale tra Gran Bretagna e Germania stipulato alla vigilia del secondo conflitto mondiale, 
mise il Paese alla mercé delle truppe tedesche. Nulla poté la dichiarazione di neutralità ed 
il 9 aprile 1940 il Paese fu occupato. 
A ciò la popolazione rispose con l’organizzazione di un movimento di resistenza che riuscì 
a scacciare i tedeschi con molti atti di sabotaggio. 
Alla fine della grande guerra, la Danimarca fu considerata un paese alleato e aderì alle 
Nazioni Unite. Contemporaneamente, l’Islanda, che dal 1918 faceva parte del Regno di 
Danimarca, si dichiarò indipendente instaurando una Repubblica. 
Dal dopoguerra il Paese è stato sempre governato dal partito socialdemocratico, che 
ricostruì lo stato sociale. Scopo principale di questa politica è stato di fornire ai cittadini 
condizioni di vita migliori, grazie anche ad una rete diffusa di servizi sociali. 
Le scelte, invece di politica economica hanno portato la Danimarca ad una progressiva 
industrializzazione già a partire dal 1950, specializzandosi nel campo agroindustriale e 
nell’automazione. Già a metà degli anni ‘60 le esportazioni di prodotti industriali avevano 
superato di gran lunga quelle agricole. 
In politica estera, il Paese è diventato membro della NATO ed ha continuato ad avere 
forme di collaborazione con gli altri paesi scandinavi. Nel 1952 la Danimarca ha aderito al 
Consiglio Nordico, istituzione sovranazionale tra i cinque paesi scandinavi che si prefigge 
lo scopo di sviluppare i rapporti, soprattutto nel campo della ricerca scientifica e culturale, 
tra di loro. 
Nel 1973 la Danimarca, insieme con Irlanda e Gran Bretagna, è entrata a far parte della 
CEE. 
Dal 1982 al 1988 si è avuto un periodo di stallo politico, conclusosi nel 1988 quando alle 
elezioni anticipate fu rieletto Schluter, che ha portato la Danimarca nell’Unione Europea, 
 7
dopo tormentate vicissitudini che hanno portato i danesi per due volte consecutive alle urne 
per votare sulla continuazione della Danimarca nel processo di integrazione europea. 
Il 18 maggio 1993 infine è emersa una maggioranza (56.7 contro 43.3) a favore 
dell’adesione al Trattato di Maastricht. Ma già all’inizio del 1993, dopo aver governato per 
10 anni il Paese, Schluter dovette dare le dimissioni a causa di un problema politico 
originato dalla mancata applicazione da parte di un suo ministro della legge sui profughi, 
aprendo così la strada ad un governo di centro – sinistra guidato dai socialidemocratici di 
Poul Nyrup Rasmussen, che è stato riconfermato nelle elezioni del 1994. Il 12 marzo 1998 
Poul Nyrup Rasmussen è stato nuovamente riconfermato con nuove elezioni alla guida del 
governo danese, seppure di stretta misura con 90 seggi su 179 nel Parlamento danese. 
Per quanto riguarda, invece, il referendum comunitario svoltosi il 28 maggio 1998 su 
alcuni punti del Trattato di Maastricht, che non erano stati votati nel precedente 
referendum, la Danimarca ha acconsentito con 55,1% di voti a favore del c.d. “Trattato di 
Amsterdam”. 
 
Il “Trattato di Amsterdam” consiste in una revisione dei trattati sui quali si fonda l’Unione 
Europea ed è il risultato dei lavori svolti dalla Conferenza Intergovernativa (CIG) dal 
marzo 1996 al giugno 1997. 
I lavori di revisione dei trattati, che hanno comportato negoziati tra i quindici governi degli 
Stati membri dell’Unione, si sono conclusi in occasione del Consiglio europeo di 
Amsterdam del 18 giugno 1997. 
Alcuni punti fondamentali, oggetto di revisione, sono stati:  
• L’introduzione di una reale libera circolazione dei cittadini europei all’interno 
dell’Unione, senza timore di minacce per la loro sicurezza personale. 
• Un rispetto pieno dei diritti fondamentali dei cittadini europei, tra i quali il favorire la 
non discriminazione e la parità tra uomini e donne. 
• Incrementare l’azione comune dei 15 Paesi membri in materia di asilo, visti, 
immigrazione e controlli. Quest’ultimo è già stato assoggettato alle norme e procedure 
comunitarie 
• I consigli dei 15 Paesi membri hanno discusso anche di problemi che interessano più 
direttamente i cittadini nella loro vita quotidiana, come l’aspirazione a trovare un posto 
di lavoro, l’aspirazione di avere una società giusta non solo per sé stessi ma per tutti, 
incorporando nel trattato la Politica Sociale e l’aspirazione di vivere in un ambiente 
pulito con l’incorporazione nel trattato la Politica Ambientale. 
• Maggior trasparenza e comprensibilità nell’operato delle Istituzioni Comunitarie da 
parte dei cittadini europei. 
• Maggior protezione ai cittadini europei in quanto consumatori che vivono nel più 
grande mercato del mondo. 
• La Conferenza Intergovernativa ha anche rafforzato la politica estera e di sicurezza 
comune (PESC), migliorando le procedure decisionali e diminuendo il rischio di 
situazioni di stallo politico. 
• L’Unione avrà la capacità di negoziare e concludere accordi internazionali per attuare 
la sua politica estera e di sicurezza comune. 
• Nel nuovo trattato sono state apportate alcune significative modifiche istituzionali, 
incrementando il ruolo del Parlamento europeo, divenendo colegislatore con il 
Consiglio ed è stati incrementati i settori in cui il Consiglio ricorrerà al voto a 
maggioranza qualificata per l’adozione di atti. 
• La Conferenza ha intrapreso il lavoro della semplificazione e di una maggior 
omogeneità dei vari trattati, come attività separata dalle trattative di merito per la 
revisione degli stessi. 
 
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Questi sono i punti salienti del Trattato di Amsterdam, per cui i cittadini danesi hanno 
dovuto dare lo scorso 28 maggio un parere. 
La Danimarca non entrerà tra i primi Paesi che utilizzeranno l’EURO, la moneta della 
Comunità, poiché non ha accettato di farne parte. Solo tra due anni verrà riproposto un 
nuovo referendum su questo punto. 
 
 
1.4 L’ORDINAMENTO POLITICO 
 
La Danimarca è una monarchia costituzionale ereditaria fondata sulla Costituzione, che è 
stata emanata il 5 giugno 1953. 
Il potere legislativo è esercitato congiuntamente dal sovrano, che attualmente è Margherita 
II, e dal Parlamento. 
Il Parlamento è formato da un’unica camera ed è composto da 179 membri eletti per 4 anni 
a suffragio universale con sistema proporzionale. Alle sedute del Parlamento siedono 
anche due rappresentanti delle Isole Fær Øer e due della Groenlandia. 
Il potere esecutivo è esercitato dal sovrano, attraverso il Governo, da lui nominato su 
designazione del Parlamento. 
  
 
1.5 LA STUTTURA ECONOMICA E PRODUTTIVA 
 
La Danimarca è molto ricca di terre fertili e ciò, insieme alle favorevoli condizioni 
climatiche, ha fatto sì che fino agli anni ‘50 l’agricoltura fosse il principale settore 
economico del Paese, anche perché il 75% della superficie totale è terreno agricolo. 
Ancor oggi, l’agricoltura è un settore fondamentale per l’economia del Paese, che lo rende 
uno dei paesi maggiori esportatori di prodotti agricoli. Il settore è altamente meccanizzato 
ed ha ormai un limitato numero di addetti, composto per lo più da coltivatori diretti e da 
piccole – medie imprese. Vengono coltivati molti cereali come orzo, avena, segale, 
frumento, patate e barbabietole da zucchero. 
Un ruolo fondamentale per la struttura economica della Danimarca è svolto 
dall’allevamento del bestiame. 
L’allevamento è fondamentale per l’alimentazione danese e anche per l’esportazione: la 
Danimarca può contare su 9.000.000 di suini, su 3.000.000 di bovini e su 17.000.000 di 
volatili da cortile. 
La coltivazione del fondo e l’allevamento del bestiame sono stati la base per l’avviamento 
al processo di sviluppo industriale del Paese. Infatti, ciò ha permesso di creare una solida e 
fruttuosa struttura per l’industria agroalimentare. 
I numerosi bovini sono allevati per la produzione lattiero–casearia, realizzata in grandi e 
moderni impianti caseari per la fabbricazione del burro, che nel 1990 contava una 
produzione complessiva di 94.000 tonnellate ed è tradizionalmente esportato in Gran 
Bretagna, di formaggio e di latte conservato. 
Da ricordare, è che l’80% delle entrate del settore agricolo deriva dall’allevamento del 
bestiame. 
La carne suina è principalmente utilizzata per la produzione di insaccati, che sono un 
prodotto molto richiesto dal mercato tedesco. 
Anche la pesca riveste un importate ruolo in Danimarca. Essa è esercitata nel Mare del 
Nord e conta 14.500 addetti, che operano nel settore. I 1,9 milioni di tonnellate di pesce 
pescato all’anno è o esportato all’estero oppure è utilizzato per la preparazione di olio e di 
farina di pesce. 
 9
Massicci investimenti privati e pubblici sono stati effettuati nel campo della ricerca e 
sviluppo, permettendo di realizzare un sistema industriale specializzato nell’alta 
tecnologia: farmaceutica, chimica, biotecnologia, elettronica, ambiente, ecc. 
Oltre ai settori di punta come il tessile, il cantieristico e il settore metallurgico, che assicura 
al Paese 600.000 tonnellate di acciaio dalla raffinazione di piombo, zinco e alluminio, 
l’industria danese ha a disposizione una vasta rete di piccole e medie imprese 
manifatturiere. 
Come detto precedentemente, riveste un ruolo fondamentale l’industria di trasformazione. 
Il settore agroalimentare comprende, oltre ai caseifici, ai conservieri e alle imprese di 
trasformazione della carne e del pesce, anche zuccherifici e birrifici, che producono 
annualmente 9,2 milioni di ettolitri. 
Altre industrie manifatturiere sono quelle per la produzione del tabacco, delle celebri 
porcellane e dell’arredamento. 
Per quanto riguarda le risorse minerarie di cui la Danimarca non ne è molto ricca, il Paese 
può però accedere a modesti quantitativi di lignite, di zolfo, di sale, di gas naturale, di 
minerali di ferro e anche di un discreto quantitativo di petrolio situato nel Mare del Nord. 
Il Paese è comunque autosufficiente nella produzione di energia elettrica; questa, oltre ad 
essere prodotta con petrolio e carbone importati, è anche ottenuta in modo naturale con 
l’utilizzo dell’energia eolica. 
A questo riguardo è opportuno ricordare come la Danimarca è stato uno dei primi paesi del 
mondo a formulare una normativa restrittiva per la salvaguardia dell’ambiente. Oggi, la 
Danimarca, grazie ad una vasta rete di centrali eoliche e al suo clima ventoso, produce 
grossi quantitativi di energia elettrica che viene anche esportata negli altri paesi. 
 
Per quanto riguarda gli occupati, si può affermare che in questo Paese si registra un 
aumento di personale occupato nel terziario, mentre si registra una forte diminuzione di 
personale impiegato in agricoltura. L’industria manifatturiera, comunque, rimane un 
settore fondamentale per l’occupazione danese. 
 
 
TABELLA N.1: OCCUPATI NEL 1995  
 
 
SETTORE 
 
PECENTUALE 
AGRICOLTURA 
 
4,8% 
ESTRAZIONE DI MATERIE PRIME 
 
0,1% 
MANIFATTURIERO 
 
19,6% 
COSTRUZIONI 
 
6,7% 
FORNITURE ACQUA, GAS, ELETTRICITA’ 
 
0,6% 
SERVIZI AL MERCATO 
 
36,6% 
SERVIZI NON AL MERCATO 
 
31,6% 
Fonte: ICE – Copenaghen 
 10
 
La disoccupazione è passata dal 7,6% del 1997 al 6,9% nell’aprile del 1998. Questa 
diminuzione ha permesso di ridurre la spesa sociale, con beneficio dei conti pubblici. 
L’aumento dell’occupazione si è avuto soprattutto nel settore dei servizi, che compenserà 
anche in futuro la diminuzione degli occupati in agricoltura. 
 
La Danimarca è sempre un paese in forte sviluppo economico e la sua economia cresce in 
modo stabile. 
Nel 1997 il PIL del Paese è stato pari a 3,4% ed il tasso d’inflazione è stato del 2,1%, 
ottenuto grazie alle politiche restrittive del governo. 
Anche il 1998 si presenta un anno in crescita con un PIL pari al 3%, grazie anche alla forte 
e stabile domanda interna, mentre l’inflazione in aprile ha toccato il 2,21% (Fonti: CE, 
FMI, OCSE, DANSK STATISTIK). 
I consumi delle famiglie si rivolgono principalmente agli investimenti residenziali e ciò ha 
dato impulso al settore della costruzione. 
Lo schema del Prodotto Interno Lordo mostra la percentuale di influenza di ogni singolo 
settore alla formulazione del PIL del 1991. 
 
 
TABELLA N.2: PIL DEI VARI SETTORI   
                                                                                        
                                                                               Fonte: Atlante Microsoft Encarta. 
 
 
 
Le cause principali di questo sviluppo economico sono date: 
1. dal buon andamento dell’export danese; 
2. dall’alto corso del dollaro e della sterlina; 
3. da una moneta stabile; 
4. dalla ripresa dell’economia tedesca, che assorbe ¼ delle esportazioni danesi; infatti, un 
aumento di un punto del PIL tedesco genera sempre un aumento più che del doppio 
delle esportazioni danesi. 
 
 
Agricoltura (4,0%)
Industria (21,0%)
Edilizia (6,0%)
Servizi (69,0%)
 11
 
1.6 IL LIVELLO DI VITA E IL COSTO DELLA VITA IN DANIMARCA 
 
Il reddito pro capite della Danimarca è uno dei più alti del mondo e nel 1996 ha raggiunto 
191.540 Dkr. Lo standard di vita è medio – alto con una “sicurezza sociale” molto 
sviluppata. La “sicurezza sociale” comprende l’intero sistema socio – sanitario, dove si 
possono riscontrare centri ospedalieri specializzati nella prevenzione e nella cura di 
malattie di ogni natura e comprende anche un sistema pensionistico all’avanguardia. 
La distribuzione della ricchezza in questo paese è abbastanza uniforme ed omogenea, 
anche grazie ad un’alta partecipazione della popolazione al mondo del lavoro. 
La popolazione attiva è del 79% con un’età compresa dai 16 ai 66 anni, dei quali l’83,1% 
sono uomini ed il 74,5% sono donne. La partecipazione femminile al mercato del lavoro è 
tra le più alte del mondo e quasi la maggior parte delle famiglie danesi è bireddito. 
Per quanto riguarda, invece, il tenore di vita del Danese è anch’esso uno dei più alti del 
mondo, anche se il costo della vita è abbastanza elevato. 
Infatti, il sistema fiscale danese preleva circa il 50% delle entrate del cittadino per 
finanziare l’efficiente sistema di assistenza sociale e sanitaria. La pressione fiscale è tra le 
più alte del mondo. 
 
 
1.7 LE COMUNICAZIONI E IL COMMERCIO CON L’ESTERO 
 
Un ruolo fondamentale per lo sviluppo del commercio in Danimarca è svolto dalle 
comunicazioni interne, data la frammentazione insulare del Paese. 
Le varie isole, infatti, sono state collegate insieme con un efficace sistema di traghetti e di 
ponti/tunnel che permettono le comunicazioni tra la penisola scandinava e l’Europa 
Centrale. 
Oggi, la Danimarca sta cercando di diventare sempre più competitiva anche sui tempi di 
consegna e di spostamento delle merci per rendere così il trasporto più efficiente e più 
omogeneo. 
Questi importanti fattori hanno portato alla costruzione di numerose infrastrutture che 
hanno permesso di collegare più facilmente l’area copenaghese con l’Europa Centrale. 
Una vasta rete di ponti sospesi sul mare, aperta per la prima volta il 14 giugno 1998, ha 
permesso di unire l’isola Sjælland con la penisola dell’Jylland sia tramite una rete stradale 
sia tramite un tunnel ferroviario. 
Una seconda struttura, un ponte sospeso, è in corso di costruzione ed unirà l’area c.d. 
dell’Øresund; esso collegherà la costa sud della Svezia (Scania) con Copenaghen. 
Con queste grandi opere quest’area si appresta a porre in comunicazione il cuore 
dell’Europa e l’area nordico – baltica, facilitando notevolmente i commerci tra i paesi 
limitrofi e non solo. 
Alla Danimarca è stato dato il nominativo di mercato ponte e di trampolino di lancio verso 
l’area baltica, perché in futuro diventerà una delle zone commerciali più importanti del 
mondo. 
Per rafforzare l’intero sistema si sta realizzando l’ampliamento sia del suo prestigioso 
porto sia dell’aeroporto di Copenaghen e si sta anche avviando la realizzazione della 
metropolitana sotterranea che congiungerà i punti strategici della città (ICE – Copenaghen, 
1998). 
Tutte queste grandi opere infrastrutturali portano la firma del “made in Italy” come 
prodotti altamente tecnologici di alta qualità e all’avanguardia. 
Infatti, la metropolitana è realizzata dalla ditta “Ansaldo Trasporti” ed è architettata dal 
designer italiano Giugiaro, mentre il ponte/tunnel tra Copenaghen e Malmö e quello sul 
Grande Bælt sono realizzati dall’impresa “Coinfra” di Brescia. 
 12
La posizione strategica della regione dell’Øresund, insieme con queste grandi opere e con 
l’adesione di Svezia e Finlandia nella Comunità Europea, hanno permesso alla Danimarca 
di uscire dal suo stato di regione periferica. 
L’integrazione europea diventerà più solida e più ampia e la Danimarca potrà consolidare 
il suo ruolo di anello di collegamento tra nord e sud Europa, per aprire la strada verso 
l’area baltica. 
L’area scandinava diventerà un polo strategico dei grandi investimenti, grazie ad una 
consolidata stabilità politica, un mercato in forte espansione con un ambiente di lavoro 
altamente qualificato e con centri di ricerca all’avanguardia e con prodotti altamente 
tecnologici. 
Per quanto riguarda il Commercio con l’estero, si riscontra che è molto vivace e da anni la 
Danimarca è un’area economica ricca di scambi commerciali, soprattutto con la Germania, 
la Gran Bretagna e la vicina Svezia, che sono da sempre i partner commerciali con cui la 
Danimarca intrattiene buoni rapporti. 
La Danimarca esporta in questi Paesi carni, prodotti caseari e zootecnici come pesce e 
suini. Un ruolo importante e sempre crescente è dato dai macchinari, dai prodotti chimici e 
farmaceutici, dai prodotti industriali e dalle costruzioni navali. Quest’ultime sono oggi 
molto richieste, soprattutto a livello internazionale. 
La Danimarca importa materie prime, macchinari, prodotti agroalimentari, prodotti 
energetici come il petrolio e l’energia elettrica. 
Anche il turismo è una buona fonte di reddito e registra una frequenza annuale di circa 18 
milioni di stranieri. 
 
 
TABELLA N.3: PRINCIPALI PAESI PARTNER COMMERCIALI DELLA 
DANIMARCA, 1996  
 
 
PAESI PARTNER PERCENTUALE  
 
GERMANIA 22,6%
 
SVEZIA 
 
11,6% 
GRAN BRETAGNA 
 
8,3% 
NORVEGIA 
 
5,8% 
PAESI BASSI 
 
5,8% 
FRANCIA 
 
5,2% 
STATI UNITI 
 
4,3% 
ITALIA 
 
4% 
GIAPPONE 
 
2,8% 
 
Fonte: ICE-Copenaghen 
 
 13
 
In complesso la Danimarca ha esportato nel 1997 per un valore di 322,1 miliardi di Corone 
danesi ed ha invece importato per un valore di 260,8 miliardi di Corone danesi. 
 
 
 
 
1.8 L’INTERSCAMBIO CON L’ITALIA 
 
In questi anni l’Italia ha consolidato la sua posizione sul mercato danese, anche dopo 
l’apprezzamento della Lira rispetto alla moneta locale. 
Il prodotto “made in Italy” è sempre più apprezzato tra i consumatori danesi e viene visto 
come un prodotto di alta qualità, anche se talvolta i prezzi italiani sono più elevati di quelli 
degli altri paesi concorrenti mediterranei. 
L’esportazione dei prodotti danesi verso l’Italia nel 1997 è stata pari ad un valore di 11,6 
miliardi di Corone danesi, mentre la Danimarca ha importato dall’Italia prodotti per un 
valore complessivo di 13 miliardi di Corone danesi. 
Le esportazioni italiane verso questo paese sono per lo più composte da circa il 55% da 
macchinari, attrezzature, componenti e semilavorati per l’industria. 
Molto apprezzate dal mercato danese sono le automobili e i veicoli industriali prodotti in 
Italia e questi hanno raggiunto una quota superiore al 10% delle nostre esportazioni 
complessive. 
Sempre più richiesti dal mercato danese sono stati i prodotti agroalimentari, anche grazie 
alla grande notorietà in tutto il mondo della dieta mediterranea come il modo più naturale e 
più sano di nutrirsi. 
L’Italia ha esportato il 25% del totale di specialità gastronomiche, ortofrutticoli freschi, 
vino, paste alimentari, conserve vegetali, formaggi, salumi e olio d’oliva. 
In relazione ai singoli prodotti agroalimentari sopraindicati si può analizzare che nel 1996 
la loro richiesta è  fortemente aumentata. 
Le esportazioni di formaggi sono aumentati del 36%, di salumi del 48,9%, delle paste 
alimentari dell’11,4%, di vini e di bevande del 14,6%, mentre dell’olio d’oliva del 71,1% 
(ICE – Copenaghen, 1997). 
Nel biennio 1997 – 1998 si riscontra una sempre più consolidata richiesta di prodotti 
”made in Italy” sia di beni di consumo tradizionali come abbigliamento, calzature e 
pelletterie, ma anche di prodotti con un maggior apporto tecnologico e qualitativo. 
Le nostre produzioni sono considerate di alta qualità e con un buon contenuto di 
innovazione. 
Tutte queste prerogative hanno fatto scaturire dei rapporti di collaborazione e di 
integrazione economica tra le piccole e medie imprese italiane e quelle danesi, soprattutto 
rapporti di joint venture e di franchising, al fine di realizzare prodotti innovativi e 
all’avanguardia.  
 
 
 
 
 
 
 14
 
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI DEL CAPITOLO I 
 
 
1995 Enciclopedia Geografica Mondiale, volume I, da pagina 347 a pagina349, edito da 
Istituto Geografico De Agostini. 
 
Grassi Roberto 
1996 Danimarca, edito da ClupGuide. 
 
Lunati Giancarlo 
1997 Danimarca e Islanda, Copenaghen, Faer Oer, Groenlandia, Reykjavik, 
della serie Guide d’Europa, edito dal Touring Club Italiano. 
 
s.d. Copenaghen – Danimarca della serie i Meridiani n. 49, Anno IX. 
 
Cetti Serpelloni Francesco 
1990 Regioni e mete in Europa (Ambiente, Arte e Storia), vol.II, edito dal Touring Club 
Italiano: Jylland, ritratto di una regione, da pagina 91 a pagina 101. 
 
1997 Atlante Mondiale Microsoft Encarta. 
 
Media Key 176 
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1996 Danmark: Din Guide Til EU, edito Europa – Kommissiones Repraesentation i 
Danmark, agosto. 
 
Eurostat  
1996 L’Europa dei 15: dati chiave, edito da, Unione Europea, luglio. 
 
Oeresundkonsortiet 
1997 Copenaghen: to be a city, a city to be. 
 
ICE – Copenaghen  
1998 Danimarca, valutazioni generali di sviluppo economico. 
  
ICE – Copenaghen 
1996 Guida Paese: Danimarca. 
 
s.d. Sintesi del Trattato di Amsterdam sul sito internet 
www.democraticidisinistra.it/internazionale/trattati/sintesi-ams.htm. 
 
 
 
 
 
 15
 
CAPITOLO II 
 
 
LA DANIMARCA E I SUOI ABITANTI 
 
 
 
  
2.1 LE CARATTERISTICHE GENERALI DELLA POPOLAZIONE 
 
La Danimarca ha un’estensione territoriale di 43.092 Kmq, con una popolazione residente 
di 5.251.027 abitanti (censimento del 1 gennaio 1998) ed ha una densità media di circa 
121,9 ab/Kmq. 
La regione più popolata è la regione della Sjælland, che trae il suo nome dall’isola 
omonima, dove si trova la capitale, Copenaghen. In questa regione la densità media arriva 
anche ai 602,7 ab/Kmq. 
Inoltre, si può notare che il 33,3% dell’intera popolazione è concentrata nella c.d. 
GRANDE COPENAGHEN che comprende, oltre al comune della capitale, anche 
Frederiksberg e l’intera contea di Copenaghen. Qui abitano all’incirca 1.731.000 abitanti. 
L’incremento demografico medio è di circa 0,2% l’anno. 
Prima del 1960 la maggior parte della popolazione era residente nelle campagne poiché era 
dedita all’agricoltura e all’allevamento del bestiame per la produzione di latte e dei suoi 
derivati e della carne da macello. 
Dalla seconda metà degli anni ’60 il paese è stato interessato da un vasto movimento 
migratorio che ha portato allo spostamento della popolazione dalle campagne alle città, 
ridistribuendola sul territorio. Ciò ha fatto sorgere numerosi centri di interesse economico - 
industriale sia nella penisola dell’Jylland sia nell’isola di Fyn. 
Comunque, ancor oggi il resto della popolazione vive ancora a contatto con la campagna e 
in una cinquantina di centri che hanno un numero di abitanti compreso tra i 10.000 e gli 
80.000 abitanti. 
Un’altra caratteristica della popolazione danese è data dal fatto che il numero di famiglie 
residenti in Danimarca è molto elevato. Ciò perché il numero dei componenti del nucleo 
familiare è in forte diminuzione, con l’aumento dei single. 
In Danimarca la maggior parte delle famiglie è bireddito. Infatti, tre donne su quattro 
(75%) lavorano fuori casa, mentre in tutta Europa sono circa il 60% le donne impiegate in 
un’occupazione lavorativa. 
Le statistiche danesi hanno dimostrato che le donne danesi hanno il più basso livello di 
aspettativa di vita dell’Europa occidentale. Dai dati statistici è emerso che nel 1996 il 
livello di aspettativa era di 78 anni, mentre negli altri paesi scandinavi era di 81 anni. 
Invece, il livello di aspettativa di vita degli uomini era nel 1996 di 73 anni ed era il 
secondo più basso in Europa. 
Le cause principali di questo particolare fenomeno si devono soprattutto ad un consumo 
due volte superiore degli altri paesi scandinavi di alcolici e di sigarette (Berlinske Tidende, 
20 marzo 1998). 
Ora molti studiosi stanno cercando di capire quali sono le reali cause di queste differenze 
con gli altri paesi. 
Di sicuro, anche l’alimentazione e il radicale mutamento degli stili di vita possono essere 
due fattori molto importanti da tenere in considerazione. 
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Per concludere, sono mostrati i dati statistici sul tasso di mortalità di Danimarca, Italia, 
Gran Bretagna e Spagna. In questa tabella si può notare che la Danimarca ha il più alto 
tasso di mortalità in relazione agli altri paesi europei con un maggior numero di abitanti. 
 
 
TABELLA N. 4:IL TASSO DI MORTALITA’ 
 
Fonte: Eurostat  
                                               
 
Questo tasso di mortalità è stato calcolato in relazione al numero di decessi che un Paese 
ha avuto nel corso del 1994 su 1000 persone. 
 
 
 
2.2 STILI DI VITA E ABITUDINI ALIMENTARI DANESI: UN QUADRO 
       EVOLUTIVO 
 
La Danimarca è un paese che offre un buon esempio di vita tipicamente scandinavo con un 
elevato livello di progresso economico e culturale ed una larga disponibilità alimentare. 
Grazie alla sua posizione geografica, prevalentemente bagnata dal Mare del Nord, e alle 
sue terre così fertili, il paese già dai tempi dei Vichinghi ha potuto incentrare la produzione 
agroalimentare tra l’agricoltura e la pesca. 
L’allevamento del bestiame è stato sempre uno dei capisaldi dell’agricoltura danese, grazie 
all’abbondanza di terreni da pascolo e alla fertilità della terra. 
A completamento del proprio benessere perciò il paese scandinavo può contare su 
un’agricoltura tra le più progredite del mondo e ben organizzate, tanto da giustificare 
l’appellativo dato alla nazione di “Fattoria d’Europa”. 
La dieta tradizionale è basata prevalentemente da cibi con un alto apporto vitaminico, 
proteico ed energetico, dovuti anche ad un clima rigido e dalla scarsità di verdure fresche e 
di frutta di tipo mediterraneo. Ciò fu compensato dal grande quantitativo di patate e di 
legumi secchi, specie piselli verdi e gialli. 
Comunque, l’alimentazione danese ha avuto fin dal passato una tradizione molto lunga di 
cibi freddi come il salmone affumicato, i formaggi e gli insaccati, dove il burro è sempre 
stato il condimento principale. 
Un esempio tipico di questi piatti è dato dagli “smørrebrød” , il cui nome significa in 
lingua danese “panino al burro” e per smør s’intende il burro. 
Questi consistono in una linea di larghe tartine dove sul pane tagliato a pan carrè viene 
spalmato del burro variamente aromatizzato, o semplicemente salato, oppure viene 
adornato da salse dai gusti diversi. 
Di solito gli smørrebrød vengono serviti su grandi vassoi, dove ognuno può scegliere 
quello di suo gradimento. Infatti, di queste tartine se ne contano più di mille tipi diversi 
perché ogni cuoco può crearne di nuovi. Se ne possono trovare con sopra del salmone 
affumicato, con del caviale di tutti i colori, con delle verdure o con dei salumi. Il tutto poi 
viene presentato in modo decorativo perché ai danesi piace molto servire i piatti in modo 
PAESI TASSO DI MORTALITA'
DANIMARCA 11,80%
ITALIA 8,60%
GRA N BRETA GNA 11,50%
SPAGNA 8,40%
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artistico. Oggi, gli smørrebrød sono consumati anche a pranzo, poiché  i cittadini danesi 
non hanno l’abitudine di consumare il pasto del mezzogiorno a casa. 
Infatti, molto spesso il Danese si accontenta di effettuare un pranzo veloce, consumando 
una di queste tartine con sopra dei pâte, dell’anguilla affumicata, del formaggio, del 
salmone, del caviale rosso e nero o con dei cetrioli di tutte le forme come verdura. 
Il gusto danese è ancor oggi per gli alimenti grassi e i danesi sono abituati a mangiare la 
carne di maiale, perché fa parte della cucina tradizionale danese. Come si sa, i famosi suini 
di razza Landrace sono originari di questa nazione e forniscono tuttora una carne molto 
pregiata, tant’è che gli allevatori di hanno chiamati “maiali d’oro” e li esportano in tutto il 
mondo. 
Con la carne di maiale sono preparati numerosi piatti come ad esempio “il maiale alle 
prugne”, che, come vuole la tradizione scandinava, mette insieme sapori dolci e agri con 
aromi piccanti e speziati. 
Di questo animale, però non mangiano le parti migliori perché sono esportate agli 
americani e ai giapponesi e anche perché sono le parti meno costose. 
Anche se in Danimarca si trovano molti allevamenti di buoi, mucche, pecore, le loro carni 
vengono mangiate raramente, solo per determinate occasioni, perché sono considerate 
troppo costose. 
Dagli anni ‘50-‘60 la strategia dell’allevamento del porcellino Landrace era proprio quella 
di vendere le parti più pregiate all’estero e le parti meno pregiate sono utilizzate per 
preparare gli insaccati come il prosciutto cotto o il salame. La parte più grassa, invece, 
viene preparata per fare lo speck ed è venduta in Gran Bretagna per fare il bacon. Tutti i 
tagli meno pregiati vengono venduti sul mercato locale. Di questi si preparano le salsicce 
oppure vengono tritati e sono venduti in speciali confezioni. Un tipo di salsiccia molto 
consumata a pranzo è il “pølser” che è un piatto tradizionale e non è prodotto dal 100% di 
carne. Oggi si sa che non è l’alimentazione più salutare e negli ultimi cinque o sei anni la 
tendenza è stata nell’incremento di frutta e verdura.  
In Danimarca non è errata la dieta corrente, ma i diversi alimenti sono combinati insieme 
in modo poco corretto. 
Per esempio, i bambini consumano o latte o bevande gassate e non c’è altra alternativa, 
poiché sono abituati da quando sono piccoli a comportarsi in questo modo. Inoltre, al di 
fuori del pasto consumano molti dolciumi fatti di gelatina, cioccolato, liquirizia e coloranti. 
Sono tutti questi alimenti che li danneggiano e perciò quando diventano adulti 
continueranno queste abitudini, aggiungendo anche che il pranzo è fatto un po’ dove 
capita, alla svelta. 
Anche, se la Danimarca vive a contatto con il mare, il pesce non è molto consumato. 
Quest’ultimo è considerato come un prodotto da esportazione. Viene molto spesso 
utilizzato per produrre cibi in scatola, farina o olio di pesce. 
Comunque, in questi ultimi anni la dieta quotidiana in Danimarca sta avendo 
un’evoluzione anche a causa della libertà di circolazione delle merci nel Mercato Unico. 
Ciò ha permesso di acquistare frutta e verdura fresca proveniente dai Paesi Mediterranei. 
Inoltre, hanno creato delle strutture all’avanguardia per la coltivazione in serra e la 
preparazione in confezioni già pronte di ortaggi e primizie. Solo 10 anni fa queste modalità 
di preparazione non era possibile, a causa della mancanza della tecnologia moderna. 
Ancor oggi, l’alimentazione danese non è secondo i principi auspicati dai dietologi di tutto 
il mondo, ma sta andando verso un’alimentazione più corretta, più salutare e anche più 
bilanciata.  
Un dato molto positivo si è avuto con l’aumento in questi ultimi anni del consumo di pesce 
sia di quello prodotto localmente, sia di quello importato direttamente dalla Norvegia. Ciò 
può aiutare molto la salute perché i grassi del pesce sono meno nocivi, in confronto ai 
grassi animali. 
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Anche la pasta italiana  in questi ultimi anni è entrata a far parte della dieta danese. Infatti, 
sono molte le imprese italiane che esportano in Danimarca le loro specialità 
gastronomiche.  
Oggi almeno due o tre volte la settimana le famiglie consumano la pasta con il sugo al 
pomodoro, con il ragù alla bolognese o con il pesto. Maggior successo hanno riscontrato le 
lasagne e la pasta ripiena, al prosciutto o al formaggio. 
Un’impresa danese chiamata “La Pastella” ha lanciato 10 anni fa tortellini ripieni, 
tagliatelle, cannelloni, con un set di diversi condimenti, copiandola da quella italiana. Per 
essere introdotta nel mercato la ditta produttrice ha utilizzato un marketing molto semplice, 
ma oggi è consumata dalla maggior parte delle famiglie. 
La Danimarca è anche un paese in cui si possono trovare ad esempio la mozzarella danese, 
il brie danese, la feta danese, perché cercano sempre di imitare i prodotti degli altri paesi e 
molto spesso non si riesce a capire la differenza. Un altro prodotto molto consumato è il 
formaggio. Il Danbø è il tipo di maggior consumo popolare e veniva prodotto già dai tempi 
dei vichinghi. Ora il più conosciuto è il Danablå o formaggio blu, a causa delle sue 
venature blu e viene esportato in tutto il mondo. Con il Samsø, un formaggio a pasta semi 
dura, dolce e dal sapore che ricorda un po’ le noci, si prepara il tradizionale samsø ost, 
specialità naturalmente inclusa nella lista degli Smørrebrød.  
Questo tipo di alimentazione molto incentrato sul consumo di grassi animali è un riflesso 
dello stile di vita del consumatore danese. Egli si può identificare come un consumatore 
introverso.  
Quando il Danese ha finito di lavorare in ufficio, acquista ciò di cui ha bisogno e poi se ne 
torna a casa. Il sabato e la domenica li trascorre preparando piatti gustosi in cucina o a 
mangiucchiare davanti alla televisione fino a tardi.  
Infatti, per le strade della città e dei paesini immersi nel verde della campagna si incontra 
poca gente. 
In Danimarca, la vita sociale è dentro la casa con la famiglia. Ciò si riscontra anche nella 
disposizione delle stanze della casa: il salone, che è composto dalla sala da pranzo e dal 
salotto vero e proprio, è la parte principale della casa ed è il luogo dove il consumatore 
danese trascorre la maggior parte della giornata. Qui, mangia, guarda la televisione, 
incontra gli amici e i parenti, si riposa e i suoi figli giocano.  
In questo Paese non è come in Italia o nel sud europeo dove le persone hanno una vita 
sociale al di fuori della famiglia molto pronunciata: in Danimarca la vita è incentrata 
all’interno della casa e solo nelle occasioni particolari, come in caso di matrimoni, 
compleanni e anniversari, si ritrovano tutti insieme a mangiare per quattro o cinque ore. 
I giovani, comunque, hanno una vita sociale più sviluppata: frequentano, soprattutto nei 
fine settimana, i pub e i ristoranti. Il giovane danese è molto indipendente e già da quando 
è maggiorenne, o anche prima, si crea una sua propria vita indipendente da quella della sua 
famiglia. 
Infatti, va a vivere da solo in una sua propria casa o con un altro compagno, anche da 
studente. 
Ecco perché in Danimarca si riscontra il più alto numero di nuclei familiari formati da 
un’unico componente. 
 
In Danimarca, come ormai negli altri paesi sviluppati, si è riscontrato un aumento delle c.d. 
“malattie da civilizzazione”, causate soprattutto dal mutamento degli stili di vita. 
Un tempo la popolazione consumava molte calorie perché le occupazioni lavorative erano 
più dure, venivano praticate nei campi, dei quali il piccolo paese ne è ancora ricco, 
all’aperto. Il soggetto aveva perciò bisogno di molte calorie per svolgere un lavoro 
manuale, ma anche per combattere la rigidità del clima nordico.