Il disconoscimento di paternità
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dall’art. 163 7 . Questo tipo di impossibilità era costituito dal fatto che nel caso di separazione legale, non essendo venuto meno il vincolo coniugale, neanche la presunzione di paternità veniva meno, ma si affievoliva per la libertà concessa alla moglie. Il figlio nasceva legittimo e rimaneva tale fino a che il marito non l’avesse legalmente disconosciuto. La separazione doveva essere ad un tempo di diritto e di fatto. La legge voleva che il marito vivesse legalmente separato durante tutto il periodo del concepimento, la semplice separazione di fatto non bastava perché non poteva presumersi che precaria e transitoria. Secondo le previsioni del codice napoleonico, la possibilità di disconoscere il figlio competeva soltanto alle persone indicate dalla legge, cioè al marito e dopo la sua morte ai suoi eredi. Anche il codice del 1865 indicava in modo tassativo e in senso limitativo il numero e la qualità delle persone che potevano agire, affinché gli interessi morali, che l’esercizio dell’azione veniva a porre in conflitto, non si trovassero esposti all’arbitrio ed al capriccio di un lontano parente. Nel marito l’azione aveva carattere prevalentemente morale, negli eredi esclusivamente pecuniario. Finché il marito era in 7 Art.163 c.c. Il marito può ricusare di riconoscere il figlio concepito durante il matrimonio, se nel tempo decorso dal trecentesimo al centottantesimo giorno prima della nascita viveva legalmente separato dalla moglie. Tale diritto non gli spetta quando vi sia stata riunione anche soltanto temporanea tra i coniugi.
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Il disconoscimento di paternità
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Informazioni tesi
Autore: | Ester Turato |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 1998-99 |
Università: | Università degli Studi di Milano |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Pelosiangelo Carlo |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 136 |
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