Il marchio non registrato
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18 concorrenza sleale avrebbe, invece, carattere personale, in quanto si avrebbe illecito concorrenziale, solo in presenza della confondibilità tra i prodotti. In realtà oggi, alla luce della nuova normativa, queste affermazioni risultano anacronistiche 28 . Sia la contraffazione di marchio sia la concorrenza sleale esigono, sicuramente, la confondibilità tra i prodotti, quindi identità, affinità merceologiche tra i prodotti; nessuna delle due fattispecie è completa in presenza della sola confondibilità tra i segni. Tra i due regimi ci sono, all’interno della univoca prospettiva, delle differenze, dipendenti dalla registrazione del marchio, come presupposto dell’applicazione della legge sui marchi. Dall’esame del complesso delle norme ( anche di quelle esaminate nel primo paragrafo), risultano, immediatamente, le differenze principali tra i due tipi di protezione. In primo luogo la registrazione risulta presunzione iuris tantum della validità e della appartenenza del marchio 29 ; ne deriva che colui che agisce a difesa di un marchio non registrato, deve provare l’uso, mentre chi agisce in difesa di un marchio registrato deve solo esibire l’attestato di registrazione, ed ottiene la tutela anche se non vi è stato uso 30 ( purché questo non uso non si protragga per più di 5 anni 31 ). Altra rilevante differenza, riguarda l’ambito territoriale di protezione. La registrazione concede ( ai sensi dell’art.1 l.m. ) un diritto esclusivo di utilizzazione per l’intero territorio nazionale, a prescindere da ogni considerazione di uso effettivo. 28 Di Cataldo, in I segni distintivi, 1993. L’autore ritiene che le affermazioni suddette ( relative alle differenze tra azione di contraffazione con quella di concorrenza sleale, in base al carattere reale della prima e di quelle personale della seconda ) che compaiono in molte sentenze in ossequio ad una giurisprudenza sorta nel vecchio regime, esse non hanno alcun riferimento ai testi di legge vigenti, e vengono quindi riesposte dai giudici senza alcun effettivo collegamento con il problema da decidere e la soluzione che se ne dà. Dire che la contraffazione di un marchio presuppone la mera confondibilità tra i segni e che non richiede la confodibilità tra i prodotti equivale, infatti, a negare ogni limite merceologico all’estensione del diritto di marchio; idea oggi assolutamente inaccettabile. 29 In forza dell’art.58 l.m., attualmente vigente : “ l’onere di provare la nullità o la decadenza di un marchio registrato incombe in ogni caso a chi la impugna….”. 30 Di Cataldo, in I segni distintivi, 1993. In realtà, come afferma l’autore, questo sganciamento del diritto sul marchio registrato, dall’uso, dura solo 5 anni, in quanto il non uso protratto per più di 5 anni comporta la sanzione della decadenza del diritto. Sul piano processuale, tuttavia, il titolare del marchio registrato, gode, comunque, di una forte agevolazione probatoria, perché, anche dopo il quinquennio di non uso, non ha l’onere di provare l’uso, essendo a carico del suo avversario l’onere di provare la decadenza, e cioè il non uso. 31 Art.42 legge marchi : “ il marchio decade altresì se non è stato oggetto di uso effettivo da parte del titolare o con il suo consenso, per i prodotti o servizi per i quali è stato registrato, entro 5 anni
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Informazioni tesi
Autore: | Tania Cesarini |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 1998-99 |
Università: | Università degli Studi di Roma La Sapienza |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Carmine Bevilacqua |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 132 |
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