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orientamento di gusto, supera i confini istitutivi del genere letterario; il romanzo assurge ad 
architesto di una vasta serie di opere emulatorie, che ne assecondano gli aspetti più eclatanti della 
trama, anche se spesso ne travisano- più o meno volutamente- il messaggio estetico. I rifacimenti 
dell'opera, trasposti anche in generi molto diversi dal romanzo epistolare, quali la commedia, o la 
poesia, giocano proprio sulla esuberanza emotiva del personaggio, che viene trattata secondo due 
diverse angolature diametralmente opposte; in alcuni casi la struggente sensibilità wertheriana viene 
assecondata scrupolosamente da emulatori, stimolati dall'ambizione di ripetere il successo 
clamoroso del romanzo, fino a raggiungere forme espressive addirittura parossistiche, come ne Les 
Malheurs de l'amour e ne Werther ou Les égarements d'un coeur sensible di George Duval; in altri 
casi prevale la tendenza alla parodia, alla dissacrazione del mito wertheriano, come nelle commedie 
farsesche italiane, fiorite a cavallo tra i due secoli. Le imitazioni sono concepite sulla falsariga dello 
stereotipo interpretativo individuato con chiarezza e decisamente sconfessato dallo stesso Goethe, 
ben consapevole della distorsione del suo messaggio estetico, che si compie presso tutti gli ambienti 
letterari internazionali e nazionali, in cui il romanzo viene accolto con grande clamore. Egli sostiene 
che la ragione del clamore suscitato dal romanzo risieda proprio nella assimilazione, piuttosto 
sommaria, del personaggio Werther alla tipologia diffusissima  dello Junger, caratterizzato da una 
condizione patologica che ne impedisce la realizzazione, bloccandone il pieno sviluppo delle qualità 
interiori. L'eccessiva importanza attribuita a questa figura di giovane infelice, apparentemente, per 
nobili motivi, viene stigmatizzata dal grande scrittore tedesco, il quale mette in evidenza la tendenza 
autodistruttiva che determina il suo sventurato destino. L'epoca del Werther viene vista da Goethe " 
come una tipica fase dello sviluppo nell'età giovanile da interpretarsi in senso psicologico, il 
conflitto costantemente pronto a scoppiare tra individuo e società, libertà e necessità,[...] dal quale 
ognuno una volta nella sua vita potrebbe essere interessato" . 
La cosiddetta Werther-Syndrom si fonda interamente sulla formidabile sintonia che si 
instaura tra il  protagonista ed il pubblico; il personaggio viene sentito, ammirato, compatito, come 
se fosse un esponente in carne ed ossa della sventurata gioventù del tempo, contagiata dal vitalismo 
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esasperato di origine 'sturmeriana'. Secondo l'orizzonte di attesa generato dalla diffusione del 
romanzo sentimentale, Werther viene esaltato, in quanto incarnazione di una concezione del sentire 
assoluto, destinata a travolgere qualsiasi inibizione sociale. Il lettore si compenetra nella travagliata 
fisionomia interiore del protagonista fino ad identificarsi in questo giovane di smisurata ambizione 
estetica ed illimitabile bisogno di sentire il mondo come parte di sè stesso e viceversa; Werther 
risulta essere il prototipo del " sognatore intellettuale,dello Schwärmer par excellence." , verso il 
quale il lettore è indotto a proiettare le proprie aspirazioni deluse, in virtù della convenzione 
estetica, tipica del romanzo sentimentale. 
Il tacito accordo stipulato idealmente tra autore e lettore, nell'ambito del romanzo 
sentimentale, si regge sulla duplice clausola della finzione di obiettività e del riconoscimento di un 
carattere autobiografico agli eventi narrati. Un comune denominatore delle diverse opere 
riconducibili al genere sentimentale consiste nella tendenza dello scrittore ad indirizzare la ricezione 
degli eventi narrati verso un’incondizionata ed acritica solidarietà nei confronti del personaggio 
sofferente, il patiens, destinato a subire irrimediabilmente una serie di fatalità, che suscitano 
commozione in chi ne venga a conoscenza. Questo legame affettivo che si instaura tra lo sfortunato 
protagonista di una vicenda sentimentale, segnata da una tragica conclusione, ed il lettore, viene 
opportunamente orientato da meccanismi strategici messi in atto dall'autore del testo, è tutt'altro che 
spontaneo; dipende da una competenza retorica sui principi cardine della comunicazione 
sentimentale, che tutti gli scrittori che si cimentano in questo genere sono obbligati a possedere. 
Nota giustamente una studiosa, che si è occupata di problemi relativi alla comunicazione 
sentimentale, Loretta Innocenti " Nel romanzo "sentimentale" e nelle teorie estetiche coeve vi è 
infatti una grande attenzione agli effetti del testo sul suo lettore. La ricezione "sentimentale" 
avviene grazie ad una particolare sensibilità ai mali altrui, una partecipazione benevolente che incita 
l'uomo a fare il bene.[...] La sympathy è ciò che permette all'uomo di esperire un contatto immediato 
con gli altri e con il mondo, attraverso passioni, sentimenti, senso morale, cioè quel "sentire" 
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extrarazionale che oltre che base etica comune e universale diviene proprio nel Settecento anche 
principio di comunicazione estetica." 
 
Il culto della interiorità, il desiderio di consonare con la Natura ed il rifiuto categorico di 
qualsiasi compromesso nei confronti delle convenzioni sociali che regolano l'espressione del 
sentimento, secondo l'ottica moderata imposta dalla cultura illuminista, inducono il lettore, 
coinvolto profondamente nella poetica della sensibilità, a parteggiare per lo sventurato eroe 
goethiano. Nonostante Goethe sconfessi ripetutamente il suo personaggio, trattandolo alla stregua di 
uno sventurato, afflitto da una disposizione d'animo  cupa e distruttiva, destinato ad essere 
esorcizzata nella catarsi poetica, Werther si trasforma agli occhi del pubblico, abituato al 
meccanismo di immedesimazione tipico del modello sentimentale, in un  ammirevole paladino della 
passione, disposto persino a sacrificare la propria esistenza, pur di non cedere a compromessi con la 
propria sensibilità. Questa interpretazione, senz'altro mitizzata, di Werther, promosso a 
personaggio-simbolo della nuova tendenza romantica, si propaga per l'Europa già attraversata da 
correnti letterarie innovative, tendenzialmente irrazionalistiche, e contribuisce, in misura decisiva, a 
legittimare il recupero viscerale, in termini radicalmente antirazionalistici, della dimensione 
interiore dell'uomo, fino ad incoraggiare  un esaltazione sconfinata della emozione. I contemporanei 
non avvertono la varietà di movenze psicologiche, che rende mutevole ed ondivago il 
comportamento di Werther, fin dal suo primo apparire in scena; lo immortalano nella posa da 
martire per amore, che egli assume volutamente nella imminenza della conclusione catastrofica dei 
suoi travagli, quando si mostra intento a vagheggiare un ricongiungimento ultraterreno con Lotte. 
Proprio allora Werther ostenta un’assoluta  fede nel trascendente, volta a mascherare la sua 
debolezza interiore ed il suo smarrimento intellettuale. 
La spiegazione dell'eccezionale destino toccato all'opera goethiana giovanile più discussa e 
più ardua da interpretare risiede, dunque, prima ancora che nelle eccezionali facoltà artistiche del 
suo artefice, nella straordinaria importanza assunta dal romanzo sentimentale, che imperversa 
specialmente in Inghilterra ed in Francia, toccando, proprio nell'ultimo scorcio del secolo, il 
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culmine del successo. Rispetto al nutrito canone di opere assimilabili in questo genere, il romanzo 
goethiano sembra essere stato concepito per aprire nuove frontiere all'espansione dei sentimenti 
individuali, spostando il confine della liceità della manifestazione dei moti dell'animo. Al confronto 
delle prove romanzesche in forma epistolare più importanti e più note che lo precedono, il 
capolavoro goethiano apporta delle innovazioni decisive, che lo fanno emergere per magistrale 
impiego delle tecniche narrative e sapiente padronanza dei mezzi rappresentativi: cionondimeno, si 
colloca, in termini di evoluzione storica della narrativa sentimentale, su di un’ideale parabola 
progressiva, che comprende la Pamela di Richardson, il Sentimental journey di Sterne e La 
Nouvelle Eloise di Rousseau: tutti romanzi epistolari di notevole successo internazionale, destinati a 
fare la fortuna del genere, grazie alla ricerca di una misura soggettiva della rappresentazione della 
sfera personale, in termini di libera confessione dei propri sentimenti più intimi, non sottoposta al 
vaglio discriminante della ragione illuministica. 
Del resto, il grandissimo successo arriso al Werther alla sua epoca dipende innanzitutto dal 
fatto incontestabile che la sua comparsa sullo scenario letterario viene accolta favorevolmente dallo 
stesso pubblico di lettori che apprezza le esaltanti avventure del sentimento, vissute dai protagonisti 
degli intrighi sentimentali, che proliferano nella letteratura inglese e francese; si tratta di un 
pubblico educato ad un culto morboso, in termini scopertamente anticlassicistici, della Sensibilità, 
sulla scorta dei numerosi esempi di poesia lirica e sepolcrale, caratterizzati dalla cupa vena 
ossianica. La irruzione sulla scena letteraria di un personaggio così esplicitamente trasgressivo di 
ogni ordine morale, autentica incarnazione di un nuovo tipo di homme sensible, rappresenta una 
svolta decisiva rispetto ai più moderati ed esitanti predecessori. Werther non si limita ad eludere 
clandestinamente, con circospezione ed esitazione, i veti imposti alla espressione della sensibilità 
dalle convenzioni razionali della cultura illuminista, come avviene per i protagonisti delle 
travagliate vicende sentimentali narrate da Richardson e da Rousseau. Intende, fatto senza 
precedenti nella storia del romanzo sentimentale, liquidare, tramite il suo atteggiamento ribelle e le 
sue manifestazioni di pensiero anticonformiste, il codice di comportamento moderato, imposto dalla 
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società del tempo, confutandone serratamente  i presupposti etici fondamentali. Questa presa di 
posizione così drasticamente antirazionalistica ed anticonvenzionale sconvolge tutti i canoni estetici 
vigenti ed avvalora la tesi che Werther sia l'eroe sommo del riscatto della sensibilità naturale dal 
giogo della cultura classicista; pare che l'eroe della sovversione del sentimento esca da trionfatore 
ideale nel confronto con l "Uomo tranquillo", anche a dispetto della deliberazione suicida. 
Conseguentemente si pensa che il romanzo celebri il culto incondizionato del sentimento, come si 
va diffondendo nella impetuosa generazione dei fautori della  poetica 'stürmeriana'. La straordinaria 
diffusione del romanzo poggia principalmente sulla identificazione dell'eroe goethiano con il 
prototipo del giovane dotato di straordinaria intensità di sentire, ma contagiato dal tedium vitae, 
proprio per la incapacità di estrinsecare questa sua eccezionale affettività, attribuita solo ed 
esclusivamente alla inadeguatezza del mondo invecchiato, non in grado di soddisfare il suo 
incontaminato impulso vitalistico. Indubbiamente, il Werther segna una svolta radicale rispetto alla 
tipologia culturale dell'uomo sensibile, sorto in un clima ancora legato alla meditazione illuminista 
sul rapporto tra sentimento e ragione, e profondamente animato da un atteggiamento fiducioso 
rispetto al recupero della dimensione emotiva, in un quadro di riferimento fondato sulla equilibrata 
educazione delle passioni. In romanzi come Pamela o La Nouvelle Eloise, la passione assume una 
valenza altamente positiva, formativa per l'animo umano. Il meccanismo della confessione 
epistolare libera tutti i protagonisti di questi romanzi da inibizioni di ordine sociale o psicologico e 
conferisce dignità di espressione alla sfera emotiva, in contrapposizione all'arido intellettualismo 
razionalistico, che costituisce il vanto dei conservatori dell'ordine morale e letterario della ormai 
invecchiata fase prescrittiva della Aufklärung. Il trasporto sentimentale, minuziosamente indagato 
nelle sue pieghe più intime, non assume mai, in nessun romanzo precedente la eccezionale prova 
narrativa goethiana, caratteri così morbosamente patologici o, comunque, negativi, né attenta mai 
all'equilibrio psichico dei protagonisti delle confessioni amorose. La stessa rivelazione delle 
sfumature più complesse e  pure del libero sentire, incontaminato da veti artificiali imposti dalla 
società civile, non si sovraccarica di tensioni interiori potentemente distruttive, come succede 
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costantemente nel Werther. La confessione dei sentimenti è apprezzata come salutare mezzo per 
esprimere compiutamente a se stessi, prima ancora che agli ideali interlocutori, le proprie salde 
convinzioni sulla legittimità  naturale di soddisfare le pulsioni più inconfessabili dell'animo. La 
frustrazione dell'individuo, che serpeggia nel clima spirituale dell'epoca, viene incarnata in forma 
parossistica dal presunto martire della Empfindsamkeit, e la condizione patologica latente, in cui si 
riconosce un’intera generazione, viene allo scoperto indubbiamente con la propagazione della 
scandalosa vicenda narrata in prima persona dal protagonista del romanzo goethiano. Si vuole, a 
dispetto delle rimostranze espresse dall'autore stesso, legittimare la Krankenheit zum Tod, con le 
stesse parole di Werther, che non solo non esprimono rassegnazione rispetto alla scelta di rinunciare 
alla vita, ma vibrano, addirittura, di accenti eroici. Werther giustifica, anzi, addirittura, esalta la 
estrema soluzione come scelta cosciente e profondamente motivata, operata da un individuo, 
tormentato dalla ricerca costante di una dimensione ultraterrena, per liberarsi dalla odiata 
limitatezza dell'essere, la ben nota Einschränkung ( limitazione ). L'eroe goethiano all'inizio del 
romanzo è disposto a calarsi nei panni del Wanderer, alla ricerca della via più giusta per realizzarsi 
in termini di libera espansione del proprio Io nel mondo. In seguito all'incontro con Lotte, Werther 
viene travolto da un irresistibile empito amoroso, impossibile da soddisfare secondo i principi 
morali dell'epoca, e si trasforma in un irriducibile Schwärmer, smanioso di realizzare il suo 
desiderio di ricongiungersi, in forma trasfigurata, con la amata. 
In ambedue queste fasi l'elemento trainante è costituito dal bisogno di liberarsi dalla 
limitatezza, dalla finitezza della natura umana, che determina radicalmente l'andamento oscillante e 
frastagliato delle Wanderungen  (vagabondaggi ). Essi corrispondono alle trasformazioni interiori, 
alle quali Werther va incontro più volte, secondo una scansione profondamente significativa, 
all'interno della complessa strategia rappresentativa goethiana, messa in luce abbastanza di recente. 
Goethe non riesce a  smentire questa fama assolutamente immeritata di profeta della 
ribellione ad oltranza dello Herz, disposto anche a decretare l'annichilimento dell'individuo, laddove 
questo fosse l'unico modo per sottrarsi allo scacco della sensibilità. Cadono nel vuoto i ripetuti 
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tentativi compiuti da Goethe, in particolare in età matura, per confutare questa interpretazione e 
prendere le distanze dal suo personaggio, perché il pubblico rimane completamente accecato dalla 
bruciante attualità del profilo interiore di Werther, e non può convincersi che dietro il suo desiderio 
di martirio si celino motivazioni diverse e ben più complesse della semplice impossibilità materiale 
a realizzare la passione amorosa, nodo ritenuto da molti commentatori, contemporanei di Goethe e 
non, essenziale per intendere il tragico epilogo del romanzo. 
La misura della straordinaria fortuna del Werther viene data dal grandissimo numero di 
recensioni e commenti, di varia natura e genere, che compaiono sulle riviste letterarie 
internazionali, e, in misura ancora maggiore, dai continui dibattiti letterari  sollecitamente intavolati 
a proposito del messaggio, più o meno recondito, che si ritiene sotteso a questa tragica vicenda 
amorosa. La eccezionale circolazione dell'opera non corrisponde, tuttavia, ad un giudizio positivo 
da parte della critica ufficiale del tempo, che, anzi, taccia il romanzo di immoralità e lo mette 
all'indice, bollandolo come opera corrutrice dell'animo della gioventù. Matura un profondo dissidio 
tra le schiere di lettori entusiaste della liberazione dei sentimenti dal giogo delle convenzioni sociali 
e la critica ufficiale, totalmente restia al fascino pericoloso dell'opera: anche questo è indice di una  
profonda incomprensione del valore artistico del romanzo e di una sopravvalutazione dei suoi 
aspetti politici.  
Se si approfondiscono i rapporti tra il  Werther ed il panorama dei romanzi sentimentali del 
settecento, si nota come l'opera goethiana intrattenga una relazione diretta, sul piano formale, con 
La Nouvelle Eloise, che inaugura il passaggio dalla forma dialogica a quella monologica, rendendo 
ancora più evidente il tentativo di catturare l'attenzione del lettore e ricercandone il coinvolgimento 
tramite dispositivi narrativi che lo avvicinino il più possibile allo stato d'animo del protagonista. La 
fortuna del romanzo rousseauviano contribuisce in misura decisiva a decretare l'eccezionale impatto 
del capolavoro goethiano, il quale -agli occhi dei contemporanei- rappresenta il culmine della 
rivendicazione alla libera espansione soggettiva della sensibilità, estremizzata fino alla eroica scelta 
sacrificale. Non viene avvertita dai contemporanei la profonda divergenza filosofica tra le 
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angolature di pensiero dei due scrittori, a proposito della questione del recupero della totalità 
individuale nell'ambito della dimensione sociale, in cui anche l'uomo sensibile deve vivere e 
realizzarsi. Il profondo dissidio interiore di Werther, magistralmente rappresentato da Goethe, non 
può essere, non solo risolto, ma neppure concepito dalla generazione educata  dallo Sturm und 
Drang. Questo movimento diffonde dalla Germania fin nel cuore d'Europa un appello veemente alla 
difesa incondizionata del sentimento, proclamando che esso debba essere salvaguardato come 
imperativo categorico, a qualunque costo, e che debba essere vissuto in misura estrema, senza 
tenere conto delle relativizzazioni imposte dal buon senso, fino al sacrificio supremo. Per gli 
Stürmer il romanzo diviene un punto di riferimento obbligato: addirittura vi è chi, come Lenz, si 
avvale del personaggio Werther per giustificare la propria poetica, difendendo a spada tratta 
l'estremizzazione sentimentale che egli incarna. 
Il pubblico, quindi, viene attirato dalle movenze più esteriori della trama- amore tragico e 
suicidio liberatorio- sancendo una sorta di beatificazione dell'eroe sofferente per una passione 
sconvolgente ed inappagato nel suo desiderio di libertà dal giogo delle convenzioni sociali. Proprio 
la perentorietà con la quale il protagonista manifesta, sempre più esasperatamente, lettera dopo 
lettera, la propria irriducibile aspirazione a demolire ogni ostacolo, che gli impedisca di attingere 
alla bellezza della Natura ed a coronare la propria struggente sete di Assoluto, induce molti lettori a 
considerare l'odissea wertheriana come un monumento innalzato allo sconfinamento dai limiti 
naturali. Goethe diviene, suo malgrado, un nume tutelare della nascente estetica romantica, un 
continuatore ed un perfezionatore della tendenza antiilluminista ed irrazionalista inaugurata dallo 
Sturm und Drang. Secondo questa ottica, Werther esprime la condizione di isolamento nella quale 
versa il giovane di talento nell'epoca in cui un ordine sociale inadeguato ed oppressivo impedisce la 
realizzazione delle capacità interiori dell'individuo dotato di qualità spirituali fuori del comune, il 
cosiddetto Genie, termine ancora oscillante tra la matrice illuminista e screziature di significato già 
embrionalmente romantiche. La società
 
impone delle limitazioni esterne, che provocano il disagio 
patologico del Genie. Si crede che il romanzo fornisca un alibi rassicurante a coloro che non si 
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adattano ai principi educativi illuministi. La Krankenheit zum Tod sarebbe implicitamente 
giustificata da Goethe, in quanto condizione ineliminabile del proprio tempo e questo atteggiamento 
di rassegnazione, che a molti pare di scorgere nella impostazione narrativa dell'opera, ratifica di 
fatto un malcontento generale, avvalorando risoluzioni anarchiche estreme, con il sigillo della 
finzione letteraria. Il travisamento del messaggio goethiano crea effetti perniciosi sulla reputazione 
del romanzo, alimentando la persistente impressione che il Werther possa essere annoverato in 
quell'elenco di libri così ricercati dal pubblico ma degni di essere bollati all'indice dalla cultura 
ufficiale, poichè " [...] da parte loro si doveva temere che, attraverso le fantasticherie della finzione 
artistica ed un uso smodato della immaginazione, travalicassero le regole della verosimiglianza e 
della utilità."  
La stessa forma narrativa del romanzo sembra essere concepita appositamente all'unico 
scopo di persuadere il lettore della implicita necessità di un’identificazione, priva di parametri 
critici di riflessione, con il protagonista, e, per suo tramite, della estensione del processo 
identificativo all'autore. Il romanzo è composto di una serie quasi ininterrotta di missive attribuite 
ad un  unico soggetto, che monopolizza lo spazio narrativo assumendo il ruolo di voce narrante 
unica ed incontrastata. L'assenza dallo scenario testuale del destinatario, un amico mai chiamato in 
causa per esprimere la propria opinione su Werther e sugli eventi raccontati, sembra sottrarre 
Werther da qualsiasi confronto critico, atto a confermare o a smentire il suo punto di vista. Le 
lettere sono raccolte da un editore, che presenta il libro, ricercando, apparentemente, la solidarietà 
del lettore: il suo compito consisterebbe solo nel rivelare, con imparzialità,  il calvario di questo 
giovane, consentendo che divenga pubblica, compiutamente, la sua odissea, osservata, 
apparentemente con pochi commenti, dalla fase di insorgenza sino alla tragica conclusione. La 
adozione dello stratagemma epistolare corrisponde perfettamente all'esigenza  di occultare quanto 
più possibile la presenza dell'autore nel testo, eliminando così il carattere artificioso della 
composizione romanzesca: insomma, " il romanzo pretende sempre di non essere un romanzo,[...] è 
La finzione del non fittizio,all'autore si sostituisce l'editore,[...] un collaboratore passivo" , il cui 
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compito è raccogliere dati. La ragione del successo arriso a questa forma narrativa è definita 
magistralmente dal Rousset: " il romanzo epistolare avvicina il lettore al sentimento vissuto, così 
come è vissuto". Solo nel nostro secolo  viene posto l'accento sullo straordinario ruolo che la figura 
dell'editor assume nella strategia rappresentativa della  della vicenda, sia per la disposizione 
emblematica del materiale epistolare, sia, soprattutto, in relazione ad alcuni interventi significativi, 
che interrompono il monologo del protagonista, in coincidenza con momenti essenziali dell'iter 
narrativo. Particolare rilievo acquista la rappresentazione del suicidio, in termini tutt'altro che 
lusinghieri, anzi, ricca di dettagli inquietanti, volti a turbare l'animo del lettore, più che a suscitare 
commozione; si tratta di una descrizione dichiaratamente impostata secondo un taglio antiromantico 
ed antieroico, priva totalmente dell'enfasi celebrativa che avvolge la solenne perorazione del 
martirio da parte di Werther. Proprio in questo punto la prospettiva dell'editor raggiunge il culmine 
della sua divergenza rispetto a quella del protagonista, avvicinandosi notevolmente 
all'atteggiamento filosofico dell'autore. 
Nei romanzi epistolari precedenti al Werther, si nota una notevole varietà di  forme, per 
quanto riguarda la disposizione delle lettere, ma un comune denominatore. Si tratta in tutti i casi, 
tranne che in uno, di romanzi, in cui più voci narranti si alternano tra di loro, esponendo ciascuna la 
propria versione sugli eventi interessati dalla trama. La unica, parziale eccezione a questa tendenza 
multiprospettica risulta, per altro, determinante per la storia della evoluzione del genere: si tratta 
proprio della Nouvelle Eloise di Rousseau, che, limitatamente alla seconda parte, non presenta " una 
pluralità di punti di vista parziali e variabili su uno o numerosi personaggi in via di sviluppo, ma 
una contemplazione ininterrotta che converge su un personaggio unico ed immobile". Goethe 
riprende e  perfeziona ulteriormente il dispositivo narrativo rousseuviano ad una sola voce narrante, 
rendendolo costante per tutto l'arco del racconto. La straordinaria perfezione espressiva, insita in 
questo criterio rappresentativo, suscita una tale ammirazione, da annullare il confine tra versante 
etico e versante estetico, in perfetta rispondenza ad un canone illuminista di derivazione classica, 
che lega nella valutazione dell'opera letteraria il piano della forma a quello del contenuto. Goethe 
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viene privato della sua autorità sull'opera, fin dal momento in cui essa si consegna al meccanismo 
omologante delle convenzioni letterarie. " In realtà la 'bellezza' della scrittura del romanzo nutriva 
in un pubblico ancora fedele all'equazione di buono, bello e vero, la convinzione che alla perfezione 
della forma della rappresentazione dovesse necessariamente corrispondere la perfezione della cosa 
rappresentata ".