Capitolo 1
   Percorsi biografico-artistici
«Ho la convinzione di aver prodotto delle opere che potranno resistere alla 
corrosione del tempo. Se non avessi la sensazione di aggiungere qualcosa alla 
storia dell'arte o del teatro, 
anche una cosa piccolissima, mi fermerei domani»
Jan Fabre
         
        
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Capitolo 1
Percorsi  biografico-artistici
1.1  Infanzia
Jan Fabre, performer, coreografo, regista teatrale e scenografo di fama 
internazionale, nasce ad Anversa il 14 dicembre del 1958.
È uno dei più importanti promotori della ricerca artistica contemporanea in ogni sua 
forma, dal disegno alla scultura, dal teatro al cinema.
Studia alla “Royal Academy of Fine Art” e al “Municipal Institute of Decorative Arts 
and Crafts” di Anversa.
«Figlio di Edmond Fabre, comunista e amante delle arti, e di Helena Troubleyn, 
ragazza appartenente all'alta borghesia francese, d’educazione cattolica che 
addormentava Jan leggendogli Baudelaire, Verlaine e Boris Vian
1
 e cantando a ninna 
nanna le canzoni di Edith Piaf»
2
.
La mia infanzia è stata straordinaria e sono stati i miei genitori ad 
educarmi all’arte: mio padre portandomi alla Casa di Rubens
3
 come allo 
zoo, incitandomi a disegnare e facendomi ascoltare jazz; mia madre 
iniziandomi alla letteratura francese, da Baudelaire a Rimbaud, e alla 
canzone d’autore di Édith Piaf, Brassens e Brel. Da mio padre, quindi, ho 
1 Boris Vian (Ville d'Avray, 10 marzo 1920 – Parigi, 23 giugno 1959) è stato uno scrittore, 
ingegnere, cantautore, poeta, trombettista e traduttore francese. 
2 Alessandra Mammì di Anversa, Il mago Jan Fabre, in “L'espresso”, 
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/il-mago-jan-fabre/2105735.
3 Sir Pieter Paul Rubens (Siegen, 28 giugno 1577 – Anversa, 30 maggio 1640) è stato un pittore 
fiammingo. Il palazzo sopracitato è lo studio in cui Rubens ha lavorato e vissuto dal 1616 fino alla 
sua morte ed è oggi uno dei luoghi più visitati di Anversa.
6
ereditato la cultura dell’immagine e da mia madre quella del linguaggio, 
in tutte le sue forme più alte
4
.
«Ma su tutta la famiglia svolazza l’ombra dell’avo entomologo Jean-Henri Fabre, 
grande scienziato che ispirò i lavori di Darwin e studiò gli insetti con infinito amore, 
trovando nobiltà e bellezza dove gli altri vedevano solo fastidio e disgusto»
5
. Oltre 
che per aver classificato insetti e coleotteri inventando loro dei nomi ispirati al loro 
comportamento, Jean-Henri Fabre è noto per aver coniato il concetto di “Ora Blu”, 
momento liminare tra il sorgere del sole e il termine della notte in cui gli esseri 
notturni lasciano la scena a quelli diurni e tutto può accadere
6
.
La nostra casa è sempre stata teatro di animate discussioni politiche e 
artistiche ed io, giovanissimo, ho trovato il mio primo spazio in un 
laboratorio auto-costruito nel giardino dei miei genitori (De Neus/Il Naso, 
1975-1978). Lì ho iniziato a disegnare giorno e notte e a fare i primi 
esperimenti sul mio corpo e sugli animali che collezionavo, mettendo ad 
esempio le ali di una libellula su di un ragno
7
.
«In questo scenario cresce Jan Fabre, tra l'insegnamento cattolico della madre, gli 
scarabei del presunto bisnonno e le lezioni del padre che gli spiegava l'anatomia dai 
disegni di Rubens, altro conturbante spirito guida della sua poliedrica educazione 
sentimentale»
8
.
4 Jan Fabre, in intervista a cura di Viviana Siviero, Jan Fabre, in “Espoarte, Contemporary Art 
magazine” pp.70-78, http://www.undo.net/it/magazines/11817375442.
5 Alessandra Mammì di Anversa, Il mago Jan Fabre, cit.
6 Cfr. Michela Cristofoli, Jan Fabre, l’uomo che misura le nuvole, in “Fucine Mute”, 1 maggio 
2005, FM 76, http://www.fucinemute.it/2005/05/jan-fabre-luomo-che-misura-le-nuvole/.
7 Alessandra Mammì di Anversa, Il mago Jan Fabre, cit.
8 Ibidem.
7
1.2  Primi esperimenti
Jan Fabre mostra sin dagli anni ’70 una spiccata sensibilità per tutto ciò che è legato 
al corpo umano.
Tra il 1975 e il 1978, all’età di 16 anni, costruisce, nel giardino della casa dei suoi 
genitori ad Anversa, un laboratorio, una specie di tenda indiana a forma di un doppio 
naso, denominato appunto The Noise (Il Naso
9
), un luogo inaccessibile per 
chiunque
10
.
Lì, come un giovane dottor Frankestein, Jan conduce i primi esperimenti, 
inizialmente su ragni e mosche poi su ogni tipo di fluido organico come il sangue, 
l’urina, le lacrime e lo sperma mettendo in scena quelle che chiama “performances 
private”
11
.
Sempre più affascinato dal mondo naturale, a cui, tra l’altro, dedica una serie di 
disegni raccolti in The book of insects (Il libro degli insetti, 1975-1978), ma 
soprattutto dall’idea del tempo sospeso in bilico tra luce e tenebre che favorisce 
l’introspezione evocata dall’ “Ora Blu”, Jan, nelle prime “performances private”, 
richiama le intuizioni di Fluxus
12
 e di Joseph Beyus
13
 sul rapporto tra arte, tecnologia 
e scienza, acquisendo la consapevolezza del proprio corpo e del ruolo dell’autore. 
9 La traduzione italiana di tutti i termini inglesi, francesi e latini presenti nel seguente elaborato è 
mia. Per la traduzione degli altri termini mi sono servito dei rispettivi dizionari e di internet.
10 Il laboratorio si compone di tre aste, di un lenzuolo gettatovi sopra, di una scrivania bassa, di una 
cartella di cuoio blu, di un assortimento di bottiglie contenenti tinture ed insetti e di un 
microscopio. All'interno c'è spazio per una sola persona.
11 Cfr. Jan Fabre, in intervista a cura di Francesca Astesani, Jan Fabre, in “DROME magazine”, II, 
n. 8, ottobre-dicembre 2006. L’intervista è il frutto di una lunga conversazione telefonica nel cuore 
della notte tra Milano ed Anversa, http://www.undo.net/it/magazines/1161777534.
12 Fluxus è un gruppo dichiaratamente neo-dadaista che nasce nel 1961 e svolge la maggior parte 
della sua attività in Germania anche se ad esso aderiscono numerosi artisti americani. Il 
movimento nasce da un'idea del lituano-americano George Maciunas (1931-1978). I suoi 
componenti si identificavano sia con la musica e la poesia sperimentale sia con le arti visive.  
13 Joseph Beuys (Krefeld, 12 maggio 1921 – Düsseldorf, 23 gennaio 1986) è stato un pittore, scultore 
e artista tedesco.
8
Con i primi esperimenti, nei quali unisce la passione per il disegno all’esplorazione 
della corporeità, ribattezza la sua via in “Jan Fabrestraat” (1977) ed esegue disegni 
utilizzando il proprio sangue in My body, my blood, my landscape (Il mio corpo, il 
mio sangue, il mio paesaggio, 1978).
Tra il '77 e il '78 inaugura la sua prima mostra e realizza alcune azioni ad Anversa e 
Amsterdam.
1.3  Disegno e blu Bic
Jan Fabre esprime sin da subito la sua prospettiva critica nei confronti del mercato 
artistico e lo fa attraverso una serie di performances tra cui Money (Denaro, 1979), 
nella quale brucia il denaro pagato dagli spettatori per assistere all’evento, Ilad
14
 of 
the Bic-art (L'Ilad della Bic-art, 1980), in cui, imbrattando delle fotocopie di dipinti 
di Leonardo Da Vinci e Rembrandt con una penna ad inchiostro blu della marca 
“Bic”, gioca sull’idea di pseudo-arte (Bic al posto di big), di originale (il suo dipinto 
autografato) o copia (l’immagine del dipinto famoso), ed infine The Bic-art room 
(La sala della Bic-art, 1981), dove resta per 72 ore all’interno della “Galleria 
Odessa” di Leyda dipingendo su qualunque superficie. La serietà con cui Fabre 
esegue i movimenti e la distanza emozionale sottolineata dalla disciplina evidenziano 
la cura per la divisione geometrica dello spazio e l’attenzione per il ritmo che 
caratterizzeranno soprattutto le opere più mature dell’artista
15
.
Con il tempo i disegni crescono in scala, fino a raggiungere le dimensioni 
monumentali delle opere realizzate con l’inchiostro blu della penna Bic, con cui, nel 
1990, ricopre l’intera superficie esterna del castello di Tivoli a Mechelen (1990) nei 
14 Ilad è l'anagramma di Dalì. Fabre si autodefinisce il Dalì della Bic-art.
15 Cfr. Michela Cristofoli, Jan Fabre, l’uomo che misura le nuvole, cit.
9
pressi di Anversa.
Ho lavorato direttamente sul palazzo. Ho impiegato molto tempo per la 
realizzazione dell’opera. La ricerca di questa particolare costruzione è 
durata circa due anni durante i quali ho fotografato tutti i castelli del 
Belgio che avessero dell’acqua davanti finché non ho trovato quello 
giusto. Poi, con l’aiuto di una ditta olandese, ho messo a punto un tipo 
particolare di carta al silicio e, grazie alla collaborazione di 35 assistenti, 
ho realizzato gli schizzi che avrebbero in seguito rivestito le mura, 
mentre con le mie mani intrise di inchiostro blu ho coperto le finestre e le 
porte. In questo modo il castello è diventato un enorme dipinto attorno e 
dentro il quale si può camminare
16
.
Una delle figure che emergono più frequentemente dai disegni che Fabre realizza con 
la biro è quella dello scarabeo. Rappresentativo dell’ “Ora Blu”, simbolo in molte 
culture della metamorfosi e del passaggio dalla vita all’aldilà, lo scarabeo diviene 
negli ultimi anni l'oggetto dell’opera fabriana. Lo scheletro esterno composto di 
chitina, un materiale molto resistente rimasto inalterato per secoli,  protegge la parte 
vitale dell’animale consentendone la sopravvivenza e preservandone la memoria. 
Non credo a una catena degli esseri viventi con in cima l’uomo ma al 
contrario, per me, sono proprio gli insetti i migliori medici e i massimi 
filosofi. Grazie alla loro storia sono i più vecchi computer del mondo, i 
radar della razza umana: senza di essi l’universo non potrebbe 
sopravvivere
17
.
16 Jan Fabre, in intervista a cura di Francesca Astesani, Jan Fabre, cit.
17 Michela Cristofoli, Jan Fabre, l’uomo che misura le nuvole, cit.
10
Nel 2003, su richiesta della regina Paola del Belgio, Fabre realizza l’opera Heaven of 
Delight (Il Paradiso della Delizia) impiegando quasi un milione e mezzo di 
tegumenti di scarabei per decorare il soffitto della sala dei ricevimenti, la cosiddetta 
“Sala degli Specchi”, del Palazzo Reale di Bruxelles
18
.
Ho la convinzione di aver prodotto delle opere che potranno resistere alla 
corrosione del tempo. Se non fossi persuaso dall’idea che le mie 
creazioni possano avere un’ascendenza sugli artisti che lavoreranno tra 
cento anni, smetterei subito. Sono stato molto influenzato dai primitivi 
fiamminghi, ai quali faccio riferimento spesso, ma comparato a Van der 
Goes, Van Eyck o Bruegel non sono che un anello insignificante
19
.
La passione ereditata dal presunto bisnonno per l'entomologia si ritrova anche nei 
suoi quadri e nelle sculture, come la serie Fairy-tales and Spiders (Favole e ragni) o 
le grandi tele di The flying cock (Il gallo volante) e The road from the Earth to the 
stars is not smooth (La strada dalla Terra alle stelle non è uniforme).
1.4  Scultura
L’interesse per la scultura in Fabre si esprime con la costruzione di oggetti coperti di 
blu, come Shoebox (Scatola di scarpe, 1997), Medium, medium (1981) con 
installazioni formate da ossa umane o dallo scheletro degli scarabei, L’Oisellon de 
Dieu (Il Grande Uccello di Dio, 2000), Umbraculum (Il luogo ombroso, 2003) e 
18 Cfr. Jan Fabre, in intervista a cura di Francesca Astesani, Jan Fabre, cit.
19 Jan Fabre, in intervista a cura di Francesca Astesani, Jan Fabre, cit.
11
forgiando figure in bronzo di grandi dimensioni come The man who measures the 
clouds (L'uomo che misura le nuvole, 1998). In particolare quest’ultima opera, 
ispirata alla vita di Robert Stroud
20
, l’uomo degli uccelli di Alcatraz, raffigura la 
metafora dell’artista, che, aspettando con un metro in mano il passaggio di una 
nuvola per misurarne le dimensioni, non può far altro che sottolineare la bellezza di 
un’attesa impossibile ed inutile
21
.
1.5  Teatro
L’ispirazione artistica di Jan Fabre coinvolge fin dagli esordi la sua passione per il 
teatro, l’opera e la danza: alla fine degli anni ‘70 scrive le sue prime pièces teatrali e 
dal 1980 inizia a trovare un riscontro in termini di successo anche in questi ambiti. 
Ad oggi la realizzazione dei suoi progetti teatrali e coreografici viene sostenuta da 
Troubleyn, teatro ed associazione di ricerca artistica istituita da Fabre ad Anversa nel 
1986.
Troubleyn è il nome della madre e della sua compagnia teatrale nonché della sua 
factory, un edificio ex industriale, nonché luogo di ricerca e di formazione in 
continuo sviluppo, di circa 2500m
2
, situato nella periferia di Anversa, con uffici, 
teatro, sale di registrazione e foresterie.
La carriera teatrale di Fabre inizia nel 1980 con lo spettacolo Theater geschreven met 
een K is een kater (Teatro scritto con la K è una sbornia), che insieme a Het is 
theater zoals te verwachten en te voorzien was (Teatro come c'era da aspettarsi e da 
20 Robert Franklin Stroud (Seattle, 28 gennaio 1890 – Springfield, 21 novembre 1963) è stato un 
criminale statunitense. Noto come il “Birdman of Alcatraz” (L'ornitologo di Alcatraz), Stroud si 
guadagnò questo soprannome ad Alcatraz perché ammirava sempre gli uccelli. Si dice che tenesse 
degli uccelli al penitenziario di Leavenworth (Kansas) finché non fu trasferito ad Alcatraz.
21 Cfr. Jan Fabre, in intervista a cura di Francesca Astesani, Jan Fabre, cit.
12
prevedere, 1982) e De macht der theaterlijke dwaasheden (Il potere della follia 
teatrale, 1984) costituisce la trilogia sul teatro. 
Nel primo fa eseguire ai suoi attori degli schemi creando in tal modo uno spettacolo 
che non illustra o imita nulla, ma riflette sulla centralità del testo che si materializza 
come elemento grafico, nella parola e con l’azione stessa dello scrivere. 
Il secondo chiarisce, grazie alla sua struttura, il senso che il concetto di ripetizione ha 
nell’intera opera di Fabre. Dura otto ore, dall'alba al tramonto, senza interruzioni, ed 
è proprio la sua lunga durata che riesce a colpire il pubblico procurando all'autore 
un'immediata notorietà. 
Nello spettacolo del 1984 Fabre esplicita il legame arte-teatro (attraverso la 
proiezione sullo sfondo di dipinti di Michelangelo, Ingres e David che poi prendono 
vita sulla scena) e idealmente risponde alla richiesta di quali siano le fonti della sua 
ricerca raccogliendole nella rappresentazione stessa.
Quest'ultimo spettacolo, la cui durata è di circa 5 ore, connota ancora più 
chiaramente il suo stile eccessivo e “crudele” e conferma la tendenza totalizzante e 
interdisciplinare della sua ricerca.
Negli anni immediatamente successivi propone alla rassegna “Documenta VIII” di 
Kassel la prima coreografia per The Dance Sections (Sezioni di danza), preliminare 
alla realizzazione di Das Glas im Kopf wird vom Glas (Il vetro in testa al bicchiere), 
presentato nel 1987 al Romaeuropa Festival. Seguono Prometheus Landscape (Il 
paesaggio di Prometeo, 1988), The interview that dies (L'intervista che muore, 
1989), The Palace at four o’clock in the morning (Il Palazzo alle quattro del mattino, 
1989), The reincarnation of God (La reincarnazione di Dio, 1989), The sound of one 
hand clapping (Il suono di una mano che applaude, 1990), quest'ultimo basato su 
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