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lo sci sia uno sport sempre meno popolare). Se il mercato interno attraversa per  una 
fase di contrazione, da quelli esteri arrivano segnali positivi. Vedremo infatti come 
una strada interessante per colmare le perdite dei mercati tradizionali sia quella di 
orientarsi verso i mercati stranieri (fra i quali, attualmente, sembrano emergere quelli 
dell Est europeo), soprattutto attraverso il turismo intermediato. Ci si focalizzer  
infine sui tratti principali del comportamento del turista della neve attuale. Ormai 
 vacanza sulla neve  non vuol piø dire solo  sci : sono sempre piø numerose infatti 
le persone che si recano nelle stazioni invernali senza sciare, e queste richiedono una 
serie di servizi ed attrattive che vanno oltre a quelli relativi alla pratica dello sci. 
Anche le motivazioni ed il comportamento degli sciatori hanno subito delle 
evoluzioni. La pratica dello sci si sta infatti evolvendo da sportiva a ludica, in quanto 
chi trascorre una vacanza sulle piste cerca soprattutto divertimento ed emozioni: di 
conseguenza lo sci Ł praticato in maniera sempre piø sporadica, ed Ł sempre piø 
diffuso lo snowboard, sport caratterizzato da un maggiore orientamento al 
divertimento. Da questo primo capitolo, sostanzialmente, emerge come la domanda 
di vacanze sulla neve si stia evolvendo: nasce quindi l esigenza, da parte delle 
destinazioni invernali, di cogliere questi cambiamenti ed orientare la propria offerta 
in modo da soddisfare il nuovo e sempre piø esigente  turista della neve . 
Il secondo capitolo si focalizza invece su Ponte di Legno-Tonale, la stazione 
invernale presa in considerazione in questo lavoro. In primo luogo verr  brevemente 
ricostruita l evoluzione storica del comprensorio, per capire con che tipo di 
destinazione abbiamo a che fare e di quale modello di sviluppo sia frutto. In seguito 
verranno presentate l offerta della localit  (compo sta da un mix di attrazioni, sistema 
d accoglienza, accessibilit  e servizi complementar i) ed i tratti principali della 
domanda presente nel comprensorio. Dal punto di vista dell offerta, Ponte di Legno-
Tonale si configura come una destinazione fortemente orientata alla pratica dello sci 
alpino: il sistema di impianti e piste per questo sport infatti rappresenta l attrazione 
principale della localit , ed i servizi complementa ri presenti non sembrano in grado 
di poter attrarre turisti che cercano qualcosa di diverso da una vacanza sulla neve. 
Relativamente al sistema d accoglienza, vedremo come Ponte di Legno sia una 
localit  fortemente caratterizzata dalla presenza d i seconde case, mentre il Passo del 
Tonale Ł una zona prevalentemente alberghiera. La grande incidenza delle seconde 
case Ł dovuta alla posizione geografica della stazione: questa infatti Ł raggiungibile 
abbastanza facilmente da alcune aree urbane della Lombardia, in particolare da 
 7 
Brescia, Bergamo e Milano. Per quanto riguarda invece la domanda che frequenta il 
comprensorio, i dati relativi agli ultimi anni ci mostreranno come questa stia vivendo 
un momento di espansione e di evoluzione. Una caratteristica importante della 
destinazione Ł il ruolo ricoperto dal turismo internazionale: il peso di questo 
segmento (molto variegato, in quanto costituito da turisti di diverse nazionalit ) Ł in 
continua crescita e rappresenta ormai quasi un terzo della totalit  del mercato. Ponte 
di Legno-Tonale sta quindi attraversando una fase positiva, in controtendenza con 
quella generale delle stazioni invernali: questo Ł merito anche della presenza del 
consorzio Adamello Ski. Verr   quindi presentato il  ruolo che questo ricopre per il 
comprensorio: nato per commercializzare gli skipass in maniera unitaria, si trova 
oggi a svolgere alcune importanti funzioni di gestione della destinazione, in 
particolare riguardo alla promozione ed alla commercializzazione del prodotto-
vacanza.  
Il terzo capitolo Ł destinato ad un necessario approfondimento sul tema della 
ricerca sociale in ambito turistico ed in particolare in quello del turismo della neve: Ł 
stato ritenuto opportuno prevederlo in quanto alla base di questo lavoro c Ł 
un indagine diretta volta a studiare la domanda presente a Ponte di Legno-Tonale. 
Questo capitolo tratter  quindi in primo luogo dell a ricerca sociale in generale 
(presentandone tipologie e strumenti) e di alcune delle molteplici applicazioni 
possibili nell ambito del turismo. Dopo aver fornito questa contestualizzazione 
generale, ci si concentrer  su come il tema della d omanda di turismo della neve sia 
stato studiato attraverso le tecniche della ricerca sociale. A questo proposito verranno 
presentate alcune ricerche riguardanti l argomento, analizzando i tipi di metodologia 
scelti per portarle avanti, e concentrandosi sui punti forti e sulle debolezze nei 
confronti degli obiettivi prefissati. In particolare, vedremo come queste ricerche 
presentino un forte orientamento al marketing e le tecniche di ricerca utilizzate siano 
principalmente di tipo quantitativo.   
Infine, nel quarto capitolo, verranno presentati i risultati della ricerca sul 
campo svolta a Ponte di Legno-Tonale durante la stagione invernale 2005-2006. 
L obiettivo di tale ricerca Ł quello di individuare il profilo, i tratti principali del 
comportamento ed il livello di soddisfazione del turista sciatore che frequenta il 
comprensorio. Lo strumento utilizzato per svolgere tale ricerca Ł stato un 
questionario, composto da 24 domande, disponibile in due lingue (italiano ed 
 8 
inglese) e somministrato direttamente agli sciatori, sia italiani che stranieri, presenti 
sulle piste. Sono stati raccolti in questo modo piø di 500 questionari compilati: i  
risultati sono stati poi elaborati attraverso l utilizzo del programma per l analisi 
statistica SPSS. Come vedremo, i risultati dell indagine confermano il fatto che 
Ponte di Legno-Tonale sia una localit  fortemente o rientata alla pratica dello sci: 
emerge infatti che i turisti cercano in questa stazione soprattutto la possibilit  di 
sciare, apprezzano molto i servizi offerti in questo senso, e sono poco interessati alle 
altre opportunit  che la localit  pu  offrire. I tu risti intervistati inoltre sono stati 
segmentati a seconda della provenienza (Lombardia, resto d Italia ed estero) per far 
emergere le differenze di comportamento esistenti fra la clientela tradizionale e di 
lunga data (soprattutto lombarda, ma non solo), e quella invece innovativa degli 
stranieri e di parte degli italiani. 
Infine, un breve capitolo conclusivo illustrer  i r isultati generali a cui si Ł 
giunti in questo lavoro: alla luce di quanto emerso dall indagine diretta, verr  
delineata la situazione attuale di Ponte di Legno-Tonale, e le sfide future che si 
presentano per questa destinazione. 
 
 
 
 
 
 9 
1. Il turismo alpino invernale: evoluzione e tendenze 
attuali della domanda 
Per molto tempo parlare di turismo invernale e della pratica dello sci ha voluto dire 
sostanzialmente occuparsi della stessa cosa. La vacanza invernale coincideva per la 
maggioranza delle persone con la  settimana bianca , un periodo durante il quale 
dedicarsi quasi esclusivamente allo sci con l impegno e la costanza tipici della 
pratica sportiva. C erano, ovviamente, i cosiddetti   non sciatori a seguito  (spesso 
mamme, nonni o comunque persone in vacanza con i familiari  sportivi ), ma questi 
erano quasi  condannati  ad un inevitabile noia, fa tta di ripetitive passeggiate nel 
centro del paese o di giornate nei rifugi in quota aspettando che i membri sportivi  
della famiglia tornassero dal  campo di battaglia .   
Oggi non Ł piø cos . In primo luogo la settimana bianca non Ł piø l unica 
vacanza possibile (o meglio, accessibile per molti) durante la stagione invernale: fino 
a pochi anni fa andare al mare d inverno era un lusso per pochi, oggi una vacanza  al 
caldo , magari in una paradisiaca spiaggia caraibic a, Ł alla portata di molte persone, 
con prezzi simili se non addirittura inferiori a quelli di una vacanza sulla neve (senza 
tenere in considerazione la spesa, non indifferente, per l attrezzatura necessaria per lo 
sci). 
In secondo luogo, gli sciatori sono sempre meno sportivi e sempre piø 
vacanzieri in cerca di divertimento, mentre  le persone al seguito sono sempre piø 
numerose e chiedono la possibilit  di occupare in m aniera piø piacevole ed attiva il 
proprio tempo: per queste ragioni le stazioni alpine invernali devono impegnarsi ad 
offrire qualcosa di piø oltre ai servizi e alle infrastrutture necessarie per la pratica 
degli sport sulla neve (che, sia chiaro, restano comunque l attivit  largamente 
predominante), al fine di creare un prodotto piø completo e variegato in grado di 
soddisfare le diverse esigenze dei vari gruppi di turisti o  meglio,  dei vari segmenti 
di mercato.   
Ma qual Ł stato il processo che ha portato alla situazione attuale? 
Indagheremo la questione nei prossimi paragrafi cercando di rispondere alle seguenti 
domande: 
1. Come Ł nato e si Ł sviluppato il turismo dello sci? 
 10 
2. Come si situa il prodotto  vacanza sulla neve  nel mercato attuale? Quali 
sono i prodotti concorrenti?  
3. Qual Ł la situazione della domanda di turismo sulla neve oggi? Quali sono i 
tratti caratteristici dei mercati tradizionali e di quelli emergenti? 
4. Com Ł cambiato il comportamento dei turisti della neve? Qual Ł il ruolo delle 
nuove pratiche sportive (prima fra tutte quella dello snowboard)? 
1.1. Nascita e sviluppo del turismo sciistico 
Per comprendere meglio la situazione attuale in cui versa il turismo alpino invernale, 
Ł opportuno dare un occhiata al passato per capire come si Ł giunti a questo punto: 
ricostruiremo quindi le fasi salienti dell evoluzione di questo tipo di turismo, 
accennando alla nascita ed alla diffusione dello sci come pratica sportiva e, 
parallelamente, ai principali modelli di sviluppo delle stazioni invernali. Per 
contestualizzare ci  non si pu  per  prescindere da lla storia piø generale del turismo 
delle Alpi, a cui accenneremo qui di seguito. 
Fino dai tempi dell Illuminismo l arco alpino era p ercepito come un ostacolo 
che separava l Italia dagli altri paesi europei, un luogo minaccioso e denso di pericoli 
che suscitava paura in chi si trovava a doverlo attraversare. Jean Jacques Rousseau, 
nella Nouvelle Helo se (1761), fu il primo  promoto re  dell ambiente montano, 
celebrandolo come il luogo del ritorno alla natura e alle origini della civilt , 
contrapposto all ambiente urbano. E  da questo mome nto che si sviluppa una vera e 
propria attrazione nei confronti delle Alpi da parte dell aristocrazia e dell alta 
borghesia, in particolare britannica e svizzera. Nasce il  mito della montagna , 
accompagnato dalla diffusione, fra le classi elitarie del tempo, della pratica 
dell alpinismo: questa attivit , in un ottica roman tica, ha come motivazioni la ricerca 
di forti emozioni ed il gusto di sfidare cime considerate insormontabili e pericolose. 
Successivamente, durante l Ottocento, l alpinismo s i diffonde, soprattutto fra gli 
inglesi, assumendo le caratteristiche di una vera e propria pratica sportiva: Ł in 
questo momento che comincia a svilupparsi il turismo sulle Alpi. Questa fase, che va 
all incirca dal 1815 al 1860 Ł definita pionieristica1, poichØ Ł caratterizzata dalla 
scoperta del territorio alpino, che ben presto diventer  di moda. 
                                                 
1
 La suddivisione in fasi dello sviluppo montano Ł mutuata da Bartaletti F., Geografia e cultura delle 
Alpi, Franco Angeli, Milano, 2004 
 11 
Questa moda si concretizza presto in un vero e proprio sviluppo del turismo 
sulle Alpi: questa prima fase va dal 1880 all inizio della prima guerra mondiale. Il 
turismo praticato Ł prevalentemente estivo, caratterizzato da soggiorni di lunga 
durata in localit  ad un altitudine non troppo elev ata (generalmente fra i 1000 e 1200 
metri), favorevoli sia alla pratica dell alpinismo che ad una villeggiatura fatta di 
facili passeggiate e riposo. Contemporaneamente si sviluppano, in alcune di queste 
localit  alpine, la pratica del termalismo, che d  luogo ad un turismo di carattere 
 mondano , e quella del climatismo medico, con la costruzione di sanatori in 
montagna per curare la tubercolosi2. Questa prima diffusione di forme di turismo 
montano si spiega anche con il miglioramento delle infrastrutture per il trasporto, sia 
a livello di costruzione di strade sia per l avvento della ferrovia in molte localit  
alpine. In questi anni nascono le prime grandi localit  di villeggiatura, caratterizzate 
dalla presenza dei Grand Hotel, grossi palazzi con alta capacit  ricettiva (da 200 a 
500 persone), poco inseriti nella cultura e nella tradizione locale, che sono soprattutto 
luoghi di visibilit  mondana: siamo negli anni dell a belle Øpoque, il turismo Ł ancora 
una prerogativa delle Ølite e le prime localit  montane sono luoghi d incontro per 
l aristocrazia e l alta borghesia. In questo stesso  periodo per  appaiono anche i primi 
rifugi in quota, testimonianza che l interesse per l alpinismo continua a crescere. 
Questi sono anche gli anni in cui la pratica dello sci fa la sua comparsa sulle Alpi: le 
prime specialit  praticate sono lo sci di fondo ed il salto dal trampolino, importate 
entrambe dalla Norvegia3, che rimarranno le sole fino all inizio del Novecento. Lo 
sci appare sulle Alpi attorno al 1860 in Svizzera ed arriva in Italia nel 1896, portato 
dall ing. Adolfo Kind, che effettu  le prime eserci tazioni nei pressi di Torino e nel 
1901 fonda lo Ski Club Torino, la prima associazione sciistica d Italia. Il Piemonte, 
ed in particolare l alta Val di Susa, giocano un ruolo fondamentale nella diffusione di 
questo sport in Italia: nel 1909 infatti a Bardonecchia viene organizzato il primo 
Campionato italiano di sci (di fondo). Le stazioni invernali in cui lo sci Ł apparso 
anteriormente alla prima guerra mondiale restano comunque poche: oltre a quelle 
                                                 
2
 Come localit  termale possiamo citare Bormio, in V altellina, molto in voga a met  Ottocento tanto 
che ai Bagni Vecchi furono affiancati i Bagni Nuovi; sempre in Valtellina ricordiamo Sondalo come 
stazione di climatismo medico, con il famoso sanatorio per malati di tubercolosi. 
3
 L uso degli sci come mezzo per spostarsi risale ad epoche remote (come testimoniano incisioni 
rupestri del nord della Norvegia e resti di sci trovati in Svezia risalenti almeno al 2000 a.C.). Lo 
sviluppo dello sci sportivo Ł invece ricondotto alla prima met  dell Ottocento ed ai distretti di 
 sterdal e Telemark, vicino a Oslo, dove i giovani si cimentavano in competizioni varie di sci di 
fondo e salto con gli sci. Vedi Bartaletti F., Le grandi stazioni turistiche nello sviluppo delle Alpi 
italiane, Patron Editore, Bologna, 1994, pagg. 29-30 
 12 
della Val di Susa (Bardonecchia, Sauze d Oulx, ClaviŁres) ricordiamo, fra le altre, 
Ponte di Legno, l Aprica, Madesimo, Foppolo e Piani di Bobbio in Lombardia. La 
pratica dello sci resta comunque scarsamente diffusa: i pochi turisti che soggiornano 
sulle Alpi d inverno praticano soprattutto lo slitt ino. 
E  negli anni successivi alla prima guerra mondiale, durante quella che 
possiamo individuare come seconda fase dello sviluppo turistico delle Alpi (dal 1918 
ai primi anni successivi alla seconda guerra mondiale), che la pratica dello sci prende 
piede. In questo periodo una classe media benestante comincia ad usufruire della 
montagna, alloggiando in alberghi meno fastosi di quelli frequentati dall aristocrazia 
oppure in appartamenti affittati o di propriet . Le  grandi localit  della prima fase 
confermano il loro ruolo di leadership, ma accanto a queste se ne sviluppano delle 
altre, come per esempio Santa Caterina Valfurva, Corvara e Canazei per citarne 
alcune italiane. Il fatto piø importante di questa fase Ł il decollo della pratica dello 
sci da discesa, favorito in maniera decisiva dalla comparsa dei primi impianti di 
risalita. Grazie a questi, in breve tempo, lo sci di fondo passa in secondo piano 
mentre il salto dal trampolino quasi scompare. Prima dell avvento degli impianti la 
pratica dello sci da discesa era decisamente faticosa: i pendii infatti dovevano essere 
risaliti  a scaletta , a piedi sci in spalla oppure  con sci attrezzati con dispositivi per 
aumentare l attrito (pelli di foca o semplici rametti d abete). E  facile immaginare 
che in queste condizioni ci volesse anche una giornata intera per una discesa con un 
certo dislivello ed Ł ancora piø facile immaginare perchØ questa attivit  non fosse 
molto in voga. Con la diffusione dei primi impianti di risalita praticare lo sci diventa 
molto meno impegnativo e di conseguenza comincia a decollare, pur rimanendo uno 
sport riservato ad una Ølite abbastanza ristretta. I primi impianti espressamente 
pensati per lo sci da discesa sono le funivie Cortina-Pocol e Oropa-Lago del 
Mucrone, inaugurate entrambe nel 1926; dagli anni  30 fanno la loro comparsa le 
prime sciovie (o skilift) mentre dal 1945 si diffondono le prime seggiovie monoposto. 
Le stazioni che nascono e si sviluppano in questi anni sono quelle cosiddette di 
prima generazione4: sono le localit  di cui si Ł trattato finora, orientate soprattutto al 
turismo estivo e quindi preesistenti alla pratica dello sci, attivit  che ha per  dato un 
nuovo stimolo allo sviluppo della destinazione, con la creazione di impianti e piste. 
                                                 
4
 Per la suddivisione nelle quattro generazioni di stazioni invernali vedere Rigoni E.,  Le destin azioni 
turistiche invernali e le nuove sfide del mercato  in Macchiavelli A., Il turismo montano tra continuit  
e cambiamento, Franco Angeli, Milano, 2006 e Bartaletti F., Le grandi stazioni turistiche nello 
sviluppo delle Alpi italiane, op. cit. 
 13 
Queste localit  nascono da antichi villaggi di agri coltori e/o allevatori (generalmente 
situati a quote non molto alte e facilmente accessibili dai centri cittadini) attorno ai 
quali il complesso urbanistico si sviluppa (da questo periodo in poi) in maniera 
spontanea senza seguire criteri di pianificazione. Oggi queste destinazioni sono 
caratterizzate da un centro storico, che di per sØ Ł un attrattiva per i turisti, circondato 
da un area piø o meno estesa e disordinata di seconde case ed alberghi: sono queste 
le localit  che soffrono maggiormente di problemi d i traffico e congestione in alta 
stagione, speculazione immobiliare (con la conseguente sproporzione fra letti 
alberghieri e letti in seconde case) ed a volte problemi legati all insufficiente 
presenza di impianti e piste ed all altitudine non abbastanza elevata (con conseguenti 
problemi riguardo alla disponibilit  di neve e quin di alla durata della stagione 
invernale). Fra le stazioni lombarde di prima generazione possiamo ricordare Ponte 
di Legno, Borno, la Presolana, Foppolo, l Aprica e Bormio, luoghi in cui Ł facile 
riscontrare, in misure diverse, i problemi sopra citati.  
Il boom del turismo di massa ha luogo, in montagna come al mare, nel 
periodo che va dalla met  degli anni  50 ai primi a nni  80: Ł la terza fase dello 
sviluppo turistico delle Alpi. La vacanza in montagna diventa un fenomeno che 
riguarda le masse, sia d estate che d inverno e pre nde forma proprio in questi anni 
l idea di settimana bianca: per alcune classi sociali, ed in particolar modo per la 
piccola borghesia, questa diventa un must. Se la vacanza estiva resta sostanzialmente 
tradizionale, caratterizzata da lunghi soggiorni in appartamenti in affitto ed in 
seconde case, quella invernale assume invece dei caratteri piø  moderni : la pratica 
dello sci, contornata da alcune attivit  sociali  m ondane  (nei locali aprŁs-ski o nelle 
discoteche, per esempio) Ł la motivazione principale alla vacanza e di conseguenza 
l ambiente montano diventa puro  sfondo  alle perfo rmance sportive, mentre i 
rapporti con la popolazione locale si riducono sensibilmente. In questi anni lo 
sviluppo delle localit  montane segue un paradigma di tipo fordista e quantitativo: 
abbiamo un proliferare di impianti e piste per lo sci in moltissime localit  (anche 
dove sono destinati a non avere futuro a causa delle inadeguate condizioni 
ambientali), accompagnato da un boom edilizio di alberghi e seconde case che 
finiscono con il riprodurre ad alta quota degli ambienti di tipo urbano, del tutto alieni 
alla cultura locale (mi riferisco alla moda di costruire condomini, troppo alti e 
ingombranti per un contesto montano). Prima di questa fase (dalla fine della seconda 
guerra mondiale agli anni  60) si sviluppano le cosiddette stazioni di seconda 
 14 
generazione. Queste sorgono in localit  prive di insediamenti preesistenti che 
presentano condizioni particolarmente favorevoli alla pratica dello sci: sono quindi 
spesso situate ad alta quota, sopra il livello degli alpeggi, nelle zone meglio innevate 
e soprattutto libere da particolari vincoli urbanistici. PoichØ spesso gli investimenti 
principali (hotel, residence, seconde case e impianti) sono operati da grandi gruppi 
finanziari esterni all area, mentre alle amministrazioni locali spetta l adeguamento 
delle infrastrutture primarie, queste localit  gene ralmente sorgono in maniera caotica 
e disordinata, con evidenti conseguenze a livello ambientale. Fra queste localit  
possiamo citare, per esempio, Cervinia, lo Stelvio ed il Passo del Tonale. I problemi 
messi in luce dallo sviluppo caotico di queste stazioni porta presto ad un 
ripensamento della pianificazione urbana delle mete di turismo invernale ed al 
sorgere, a partire dagli anni  60, delle stazioni di terza generazione o integrate. 
Anche queste si situano in alta quota e sorgono dal nulla ma, a differenza di quelle di 
seconda generazione, per iniziativa di una sola societ  promotrice che si occupa di 
progettare tutto: strutture ricettive, impianti funiviari, strade e parcheggi, impianti 
sportivi e negozi. Questo tipo di destinazione Ł tipico della Francia (la prima fu La 
Plagne, i cui lavori cominciarono nel 1962) ma ne abbiamo alcuni esempi anche in 
Italia, fra i quali Folgarida e Marilleva, Montecampione e Sansicario. Le stazioni di 
seconda e terza generazione, nonostante le evidenti differenze a livello di 
progettazione e pianificazione, presentano molte caratteristiche comuni. Il fatto che 
siano situate a quote piø alte rispetto alle stazioni di prima generazione, in luoghi 
particolarmente favorevoli alla pratica dello sci fa s  che queste abbiano un 
orientamento ski-total, ovvero che siano adatte per una fruizione quasi 
esclusivamente invernale della montagna: d estate molti di questi luoghi, con i loro 
condomini  in mezzo al nulla , assumono un aspetto piuttosto desolante, e 
sicuramente poco attrattivo a livello turistico. Queste stazioni inoltre sono ben poco 
integrate con il territorio montano in cui sono situate e con la popolazione locale: gli 
stili architettonici adottati sono di stampo  citta dino  e sicuramente in forte contrasto 
con le architetture tradizionali montane mentre il fatto che siano frutto di 
investimenti eterodiretti  calati dall alto  sul te rritorio fa si che anche l integrazione 
economica con il tessuto sociale locale spesso scarseggi. Infine Ł opportuno 
evidenziare come queste stazioni siano  moderne  ne l senso sociologico del termine: 
in un ottica fordista il tempo libero delle ferie infatti, come quello lavorativo, Ł 
organizzato in ogni suo aspetto e di conseguenza ne risulta un prodotto-vacanza 
 15 
fortemente standardizzato, ma in grado di soddisfare le esigenze del  turista di 
massa  di questi anni. Gi  negli anni  70 questo si stema, fondato sul cosiddetto 
paradigma quantitativo (il principio tipico della modernit  per cui quell o che conta Ł 
produrre il piø possibile, preoccupandosi relativamente della qualit ) comincia a 
scricchiolare: iniziano ad entrare in crisi alcune localit , spesso quelle con gli 
impianti piø antiquati o con meno piste, segno che la crescita Ł finita e si sta per 
entrare in una nuova fase. 
Entriamo cos  nella quarta fase del turismo montano, che va dai primi anni 
 80 alla met  degli anni  90. Questo periodo Ł cara tterizzato dalla crisi del turismo 
estivo: la montagna Ł sempre meno alla moda, e poco concorrenziale rispetto ad altre 
mete per molti piø allettanti come il mare, le citt  d arte, i viaggi all estero eccetera. 
Il turismo invernale invece si consolida, grazie anche ad un processo di 
miglioramento qualitativo, in molte localit , delle  infrastrutture per lo sci: il 
rinnovamento degli impianti di risalita, il diffondersi dell innevamento artificiale, la 
creazione di comprensori sciistici, anche molto ampi grazie a collegamenti 
intervallivi, sono tutti elementi che rendono la vacanza sulla neve piø comoda e 
divertente. In un ottica sociologica possiamo dire che la crescita quantitativa si Ł 
definitivamente fermata per lasciare spazio all ottica del paradigma qualitativo: i 
turisti sono ormai abituati a  fare vacanze  e comi nciano a selezionare le localit  che 
offrono condizioni migliori. Come conseguenza di ci  l offerta si orienta verso la 
qualit , e diventano stazioni concorrenziali quelle  che riescono ad offrire i bacini 
sciabili piø ampi e vari, con impianti efficienti, comodi e veloci, condizioni ottimali 
di innevamento, strutture ricettive con il miglior rapporto qualit -prezzo eccetera. Le 
stazioni di seconda e terza generazione, con il loro aspetto freddo e urbano, 
cominciano ad essere meno apprezzate (anche se molte continuano ad essere stazioni 
di successo, come Cervinia per esempio): si fa strada, nell abito della progettazione 
delle stazioni costruite ex-novo un nuovo modello urbanistico, quello delle stazioni 
di quarta generazione. La caratteristica principale di queste stazioni Ł che tentano di 
riprodurre lo stile di un villaggio alpino al fine di ottenere un  effetto paese : la 
tipicit  dell ambiente montano comincia infatti ad essere considerata dai turisti come 
un fattore d attrazione, e quindi questa viene creata ad hoc. Di questo tipo di stazioni, 
che spesso piø che un  effetto paese  ottengono un  effetto Las Vegas , in realt  non 
ce ne sono molte (il prototipo Ł Verbier, nel Vallese), ma non Ł difficile imbattersi,