Implicazioni e problemi connessi all'adozione del concetto di complessità
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4 l’uno dall’altro. 15 L’ aspetto delle relazioni analizzato nelle sue modalità oltre che nella quantità dei rapporti, lascia spazio alle novità e all’incertezza e soprattutto nei sistemi sociali, non è riconducibile a semplice computazione. Anche per Pardi e Lanzara “il termine complessità non sta a indicare una semplice misura di complicazione”. 16 Il sistema, nella prospettiva della complessità, non è il tentativo di rappresentare l’organizzazione tra le parti in modo non problematico, semplice, lineare, anzi, “da quando le scienze biologiche, la teoria dell’informazione (...) hanno introdotto la nozione di complessità, tutto ciò che sembrava definibile in termini univoci e certi è invece divenuto più problematico: al posto di oggetti singoli e discreti sono comparse le relazioni tra oggetti” 17 che hanno creato un diverso modo di approccio ai problemi. Infatti il problema di uno spostamento di analisi dalle singolarità alle relazioni non pretende, a mio giudizio, di escludere l’esistenza delle singolarità. Del problema della complessità fa quindi parte anche il metodo di analisi basato sulla relazionalità. L’idea di Ackoff 18 è che la teoria dei sistemi sia “il prodotto di un nuovo frame work “ di pensiero in cui il riduzonismo viene sostituito “con la dottrina dell’espansionismo” 19 . Il termine espansionismo si intende come contrapposizione al riduzionismo. Non può essere comunque trascurato il fatto che “ciascun oggetto non è indifferente alle relazioni in cui è posto, ma vi è coinvolto.” 20 Un altro aspetto è quello che interessa dal punto di vista logico-concettuale, i concetti classici di ordine, disordine e organizzazione tra i quali si instaura un rapporto di distinzione e al tempo stesso di complementarità, paragonabile al concetto eracliteo di divergente e convergente. “Quello che si produce è un mutamento della natura dei rapporti all’ interno delle coppie concettuali, per cui ai rapporti classici di subordinazione si sostituiscono rapporti a un tempo di complementarietà, di concorrenza, di antagonismo.” 21 La contrapposizione partecipa anche della complementarietà, non c’è una chiusura logica netta, anzi i confini tra le idee vengono ridefiniti di volta in volta, caso per caso, sono flessibili. Si rileva la “relazione di complementarietà, ma nello stesso tempo di antagonismo logico fra le nozioni di ordine, disordine e organizzazione”. 22 A questo proposito si può riportare il concetto di “order from noise” elaborato da Heinz Von Foerster (1959) che è in antitesi con l’idea classica di “order from order “. “ Order from noise indica che da un’agitazione o da una turbolenza disordinata possono nascere fenomeni ordinati (preferirei dire organizzati)” 23 . Nasce quindi l’idea che ci sia uno iato concettuale, sia un aspetto di implicazione reciproca tra questi tre concetti che divergono concettualmente, ma in taluni casi si inducono reciprocamente. “Le categorie di intelligibilità che guidavano l’esplorazione vengono messe in questione”. 24 Un altro concetto che ha subito delle modifiche indotte dalla complessità è quello di causalità. Forse sarebbe più corretto dire che il diverso modo di intendere tale concetto lo rende uno degli elementi della complessità. Comunque sia, secondo 15 Von Bertalanffy L., General Sysitem Theory, Braziller, New York, 1968, trad. It. "Teoria Generale dei Sistemi", Isedi, Milano, 1971. 16 Pardi, Lanzara, L'interpretazione della complessità, op.cit. p.10. E. Morin Le Methode, I, La Nature de la Nature, Ed., Seuil, Paris, 1977,p. 377. 17 Pardi, Lanzara, L'interpretazione della complessità, op.cit. p.11. 18 Di questo autore citato da Pardi e Lanzara si ricorda: R.L. Science in the System Age, in Opertion Reserch, May, june, 1973, p. 633. 19 Pardi, Lanzara, L'interpretazione della complessità, op.cit. p. 11. 20 Ibidem, pag., 13. 21 M. Ceruti, La hybris dell' onniscienza e la sfida della complessità, op. cit. p.30. 22 E. Morin, Le vie della complessità, op.cit p. 51 23 E. Morin, Le vie della complessità, op.cit p. 51. 24 I. Stengers, Perchè non può esserci un paradigma della complessità , in La sfida della complessità, G.Bocchi e M. Ceruti. ( a cura di ), Feltrinelli, Milano, 1994, p. 75.
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Informazioni tesi
Autore: | Fabrizio Brascugli |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 1996-97 |
Università: | Università degli Studi di Siena |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Scienze Politiche |
Relatore: | Roberto De Vita |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 41 |
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