2.  L’INBOUND MARKETING 
 
    2.1 I presupposti dell’Inbound Marketing 
Nel momento storico attuale, ci si trova in una realtà in cui vi è abbondanza di informazione e 
scarsità di attenzione, ove la velocità di generazione di informazioni sta aumentando. Sulla base di 
un approfondito studio di IBM, riportato da Alessandro Bodo (Bodo, 2018), attualmente generiamo 
2.5 quintilioni di byte di dati ogni giorno, tali che il 90% dei dati presenti oggi è stato creato 
solamente negli ultimi 2 anni. 
Chi acquista, in questo momento storico, ha un potere nettamente superiore rispetto a qualche anno 
fa. Il web conferisce ai consumatori un rapido accesso a tutte le informazioni necessari sui loro 
bisogni/problemi e sulle possibili soluzioni. Si può, in tal modo, accedere a specifiche recensioni e 
prezzi sui vari prodotti e servizi 24 ore su 24 e 7 giorni su 7; ciò avviene per merito di pochi tocchi 
fatti con il proprio pollice sullo schermo di un tablet o di uno smartphone. I social media 
incoraggiano gli utenti a condividere e a comparare, mentre i dispositivi mobili consentono di poter 
accedere a tali informazioni in ogni momento e da qualsiasi luogo incrementando di una nuova 
dimensione la loro esperienza di acquisto (Bodo, 2018). 
Un progetto di web marketing non si contraddistingue di fatto da un progetto di qualsiasi altra 
natura, sia in caso venga commissionato che nel caso invece in cui rappresenti un progetto 
personale. Per poter elaborare un piano strategico completo e potenzialmente efficace vi è 
l’esigenza di entrare a pieno nel settore su cui si andrà ad operare.  
 
L’Interruption Marketing, che possiamo definire come proprio come l’antitesi dell’Inbound 
Marketing, ha sviluppato nel tempo una sorta di resistenza al messaggio e quindi al prodotto o 
servizio offerto. In parole più semplici, ha fatto esattamente il contrario di quello che dovrebbe 
essere una strategia di marketing: ha allontanato.  
Il marketing, infatti, permette di costruire dei mondi in cui i clienti diventano i protagonisti 
principali ed il funnel di vendita rappresenta la struttura in cui inserire la nostra strategia aziendale. 
Il contenuto diventa il cuore pulsante di questa grande macchina perché tramite il web è possibile 
mostrare i nostri prodotti ai clienti che sono realmente interessati. 
L’Inbound Marketing ha ridato enfasi alle strategie di marketing ed è uno dei possibili approcci 
strategici, ma è importante ricordare che non è l’unico. Una strategia completa potrebbe considerare 
anche l’Inbound Marketing in alcune fasi ma non esaurirsi in questo.
Mentre l’economia rallenta, le aziende si rivolgono all’Inbound Marketing perché può essere un 
modo più efficace di allocare le risorse di marketing rispetto a quello tradizionale. 
In particolare, esistono tre modi specifici in cui l’Inbound Marketing migliora l’efficienza del 
marketing tradizionale. In primis, ha dei costi minori in quanto non occorre più acquistare annunci o 
enormi stand alle fiere perché tramite l’Inbound è possibile, ad esempio, creare un blog e attrarre 
diversi clienti con contenuti mirati. In secondo luogo, l’Inbound ha un targeting migliore perché 
avvicina solo le persone che sono realmente interessate al prodotto. Infine, può rappresentare un 
investimento più che una spesa, perché quando si acquista pubblicità pay-per-click sui motori di 
ricerca, bisogna continuamente pagare per avere una posizione in cima alla SERP. Tuttavia, 
investendo nella creazione di contenuti di qualità, è possibile collocarsi nei risultati organici di 
Google senza costi aggiuntivi. 
 
L’ inbound Marketing quindi si prefigge di stimolare ed aumentare la reperibilità online per farsi 
trovare in rete dai milioni di utenti attivi ogni giorno su Internet e ha diversi obbiettivi. 
Il primo obiettivo è quello di accrescere il brand. Il percorso dell'utente è divenuto, oramai, 
estremamente lungo, complesso ed articolato in più fasi e, per tale motivo si parla di “click 
efficaci”. Lavorando in un'ottica di Inbound Marketing, molti click iniziali compiuti dall’utente 
saranno solamente di mera conoscenza e, in alcuni casi, estremamente superficiali per poter ottenere 
informazioni in merito al prodotto offerto dall’azienda.  
Per poter fornire una spiegazione più approfondita del valore del brand si può partire proprio dal 
canale del web marketing.  
Nell’ Inbound vi è una particolare necessità di attirare utenti che possano navigare in Internet. Di 
fatto, l'obiettivo è quello di suscitare particolare curiosità dell'utente che potrebbe essere 
potenzialmente attirato dai prodotti o servizi offerti dall' azienda, trasformandolo, quindi, da 
estraneo a visitatore. Il Brand, pertanto, è il filo conduttore di tutto il processo dell’Inbound 
Marketing.  
 
Il secondo obiettivo è definito dal traffico profilato. Nel caso di progetto di web marketing il 
traffico profilato diventa uno dei primi obiettivi da porsi poiché, per un sito web la necessità iniziale 
è quella di attirare i vari utenti tramite le caratteristiche dei prodotti e dei servizi offerti dall' 
azienda. Per cui in un progetto di inbound marketing la prima fase ha l'obiettivo di reperire la 
strategia e gli strumenti idonei per far pervenire visite in grandi quantità sul proprio sito web.  
Il terzo obiettivo è quello delle conversioni, il cuore pulsante del progetto ed il motivo che induce il 
committente ad applicare il fenomeno dell’Inbound Marketing. L’obiettivo si concretizza nello
spingere gli utenti ad acquistare un prodotto o a richiedere un servizio. Alle conversioni susseguono 
un percorso strutturato ed impostato in modo strategico. Per poter svolgere tale processo, vi è 
l’esigenza di esaurire il funnel ma, in particolare, di controllare cosa avviene nel funnel stesso 
(Maggio, 2018). 
 
2.2 Inbound Marketing: definizione e differenze rispetto all’ Outbound 
Anche il marketing è mutato, sta mutando e muterà così come ogni realtà sociale. Per quale motivo? 
Perché le persone cambiano? Variano i loro interessi e le loro priorità, e, per cui, la modalità di 
esecuzione dei loro rapporti interpersonali.  
I rapporti tra acquirente e venditore sono variati nettamente negli ultimi decenni: con l’introduzione 
nel sistema di Internet, il paradigma unidirezionale che intravedeva come unica parte attiva del 
processo il venditore, il processo d’acquisto si è interamente disgregato in sottosistemi relazionali, 
che possono variare da situazioni di "equità", dove ad un primo passo del compratore segue una 
risposta del commerciante, a circostanze in cui tutto ruota attorno all'iniziativa del cliente, come nel 
caso degli e-commerce. Certamente l'azione del cliente ha assunto maggior rilievo, essendo in grado 
di informarsi da solo. E chi pratica il marketing tradizionale è destinato poco alla volta ad essere 
raggiunto e sorpassato da quei venditori illuminati che hanno abbracciato il web come loro terreno 
di caccia principale, sfruttando a loro vantaggio questo radicale cambiamento.  
Come già accennato nel capitolo precedente le imprese B2B hanno una propensione a focalizzarsi 
su determinate strategie e vi rimangono legate per molto tempo. Ciò nonostante vi sono delle 
imprese che stanno scoprendo strategie più recenti ed efficienti per giungere al proprio cliente. 
Difatti, la letteratura ha elaborato un’innovativa forma di strategia in grado di attrarre i potenziali 
clienti verso la propria proposta di prodotto anziché tentare di avvicinare il prodotto al cliente 
tramite le varie forme di advertising già esistenti. In tale differenziazione nasce una notevole 
separazione tra ciò che viene prima e ciò che viene dopo l’Inbound Marketing.  
In precedenza, grazie alle politiche di mass marketing e, in seguito, all’ utilizzo del direct 
marketing, le imprese impiegavano strategie di Outbound Marketing: presenze alle fiere, pubblicità 
sui vari media, telemarketing, campagne DEM, ecc. L'outbound marketing si contraddistingue da 
una linea d'azione definita "push", cioè una strategia di marketing iperaggressiva, volta a non 
guardare in faccia nessuno e con l'unico obiettivo di vendere il proprio prodotto. Tali azioni 
spingono, difatti, verso l’esterno. Al cliente arriva così un messaggio che ha lo scopo di esser 
ascoltato, inteso e recepito dal destinatario corretto. Tale strategia risulta avere, con il passare del 
tempo, un’ efficacia  sempre minore in virtù di una sovra esposizione mediatica da parte dei clienti
e di un mercato che si sta facendo sempre più concorrenziale per attrarre l’attenzione dei potenziali 
clienti. Per tale motivo, si stanno introducendo nuove soluzioni maggiormente creative e, a sua 
volta, il destinatario di fronte a tali comunicazioni si sta adoperando per avere una minore 
vulnerabilità dai vari messaggi pubblicitari che riceve, attivando, per esempio, il blocco delle 
chiamate, il filtro delle mail o il blocco della pubblicità online. 
L’outbound marketing considera il compratore come un enorme salvadanaio in scala, con il fine di 
romperlo quando necessario per poter ottenere quel rientro di denaro che custodisce, ma questa, si 
può considerare come una strategia: 
• monouso: differentemente dal cliente che è attratto dall'inbound marketer e che continua a 
fornire risorse utili all'azienda, il compratore del marketing tradizionale agisce diversamente  
con il suo denaro, poiché, a seguito dell'acquisto, il rapporto si considera concluso. 
L’obiettivo è proprio la chiusura, da svolgere il più velocemente possibile per poter 
concludere l’eventuale contatto successivo e cercare di agire nella medesima modalità;   
• invasiva: la modalità dell'approccio "push" e l'impersonalità del primo approccio con un 
prospect fa si che il cliente si possa interessare o meno poiché non risulta un contatto 
"preparato"; si può pensare alle classiche chiamate non previste, nelle quali i centralinisti 
anonimi contattano una serie di contatti e propongono una determinata offerta. 
Di conseguenza, il direction dell’impresa è quello di reperire i clienti e questo avviene attraverso 
l’utilizzo di tecniche non targettizzate e unidirezionali, fondate sulla ripetizione e sui numeri. 
L’Outbound Marketing si può concretizzare in molte situazioni, come lo spot televisivo trasmesso 
nella pausa del film che si sta visionando, al banner promozionale su una pagina web o alle 
chiamate che riceviamo negli orari più improbabili. Dall’Outbound Marketing deriva quindi 
l’Interruption Marketing, che si concretizza nella valorizzazione e promozione di un prodotto/brand 
con l’obiettivo di interrompere le persone mentre stanno facendo qualcosa, che c’entra poco o nulla 
con il prodotto in questione. Per cui, ci si trova a subire una pressione esterna che crea una 
sensazione di fastidio e di violazione del nostro spazio personale. Anche nei casi rari e fortunati, 
dove l’interruzione avviene proprio nell’attimo in cui abbiamo in mente uno specifico prodotto, il 
più delle volte manifesteremo un rifiuto verso il messaggio recepito a causa della sua invadenza 
inopportuna.  
Con il passare del tempo è naturalmente seguita una drastica diminuzione dell’efficacia del 
messaggio e per potersi difendere da queste interruzioni, le persone hanno istituito delle proprie 
forme di contrasto ai messaggi promozionali. Difatti, con l’incremento delle interruzioni, 
diminuisce il valore e incrementa il disagio dell’audience che riesce a ignorarle, affermandone il 
loro fallimento totale.
Nel passato, la telefonata a titolo promozionale effettuata dall’operatore telefonico che ad oggi ci 
reca disturbo, probabilmente non avrebbe causato la stessa reazione. Magari avrebbe comunque 
arrecato disturbo ma, allo stesso tempo, avrebbe anche evitato di dover raggiungere il negozio più 
vicino per acquisire maggiori informazioni sul prodotto che ci interessa, fornendocele in modo più 
immediato e comodo. In questo scenario era ancora possibile catturare valore da una forma di 
comunicazione di questo tipo ma con l’avvento della rete la situazione è totalmente variata e le 
nuove tecnologie hanno reso le tecniche dell’Outbound Marketing molto costose e poco efficaci.  
Attualmente, il procedimento di acquisto si genera in rete, dove le persone possono accedere ad un 
numero di informazioni potenzialmente infinite su qualsiasi tipologia di prodotto o servizio. 
Per ottenere successo in un mondo dove i consumatori vogliono essere lasciati liberi di acquisire le 
informazioni nei tempi e nei modi che preferiscono, diventa fondamentale investire nei luoghi dove 
le persone manifestano le loro preferenze, ovvero su Internet. Non più “reperire i clienti” ma “farsi 
reperire dai clienti”, attrarli a sé senza insistere, suscitare interesse in modo che siano loro a cercare 
l’azienda e non viceversa. Tutto ciò è reso possibile dall’Inbound Marketing (HubSpot, 2005), una 
strategia consumer-oriented che mette al centro le persone e i loro bisogni anziché il prodotto. Si 
tratta di un’attività che porta i clienti all’azienda nell’esatto momento in cui questi sono pronti 
all’acquisto, piuttosto che dover fare qualunque cosa e pagare qualunque prezzo pur di attirare 
l’attenzione di persone che probabilmente neanche sono interessate. In questo approccio il 
marketing anticipa la creazione nell’obiettivo di un prodotto che vada perfettamente incontro alle 
esigenze del target. Ed ecco che risulta fondamentale monitorare la comunicazione che avviene tra 
le persone in rete, per cogliere le loro preferenze e le loro esigenze, così da costruire un prodotto e 
una strategia comunicativa ad hoc.  
L'inbound, quindi, agisce in maniera molto più discreta e viene definita come una tecnica di 
marketing "pull". Con ciò si intende che, tramite un'accurata strategia di content marketing, si 
disseminano sul web contenuti che hanno lo scopo di attirare solamente un certo tipo di visitatori, 
precedentemente identificati nella fase di creazione della Buyer Persona per una specifica campagna 
commerciale. 
Sinonimo di Permission Marketing, termine coniato da Seth Godin, l’Inbound Marketing trova la 
sua applicazione in una richiesta diretta da parte dell’audience di acquisire ulteriori informazioni sul 
brand. Nell’universo Inbound la promozione avviene attraverso blog e siti aziendali, podcast, social 
network, social media, SEO ed eventi (Godin, 2005).  
Notevole differenza che si può riscontrare tra le due tipologie di marketing prese a confronto si ha 
nella differenza di prezzo. Il marketing tradizionale ha dei costi di partenza molto elevati per una 
qualsiasi campagna pubblicitaria: con ciò si possono intendere l’apposizione di manifesti,
trasmissione di spot, organizzazione di fiere e altre soluzioni che richiedono ingenti investimenti, 
senza, naturalmente, la minima garanzia di un ritorno economico. Nel caso la campagna per cui si 
abbia investito non dia i propri frutti, ci si può ritrovare con un bilancio in perdita e nulla di utile tra 
le mani: se nessuno dovesse procedere con l’acquisto del proprio prodotto, risulterebbe un 
fallimento. 
 
                           
                                    Figura 4: outbound VS inbound (Blog Inbound Marketer, 2019) 
 
L'Inbound, oltre ad essere molto più economico a confronto, presenta un ulteriore vantaggio:  
l'interazione. Difatti, è in grado di creare e poi rafforzare una serie di legami tra i visitatori e i 
contenuti aziendali che stanno cercando. L’ elemento chiave di questa strategia è naturalmente 
il blog in quanto dà la possibilità all’ utente di consultare in maniera più immediata i contenuti. 
Inoltre, la presenza dell’opzione commenti permette agli utenti di rilasciare dei delle opinioni 
generando così una rete di feedback. In questo modo è possibile creare l’engagement che porta ad 
aumentare e valorizzare la relazione tra l’impresa e il cliente generando così un aumento della 
fidelizzazione nel caso in cui il consumatore sia soddisfatto. 
Lo scopo iniziale di questa tipologia di marketing non è quello di vendere il prodotto, bensì quello 
di ottenere visibilità e informazioni (nomi, cognomi, aziende per le quali si lavora ed altro ancora). 
Sulla base delle informazioni ottenute, la strategia inbound trarrà le sue conclusioni e si modificherà 
per diffondersi con maggior successo. 
Infine, l'Inbound Marketing utilizza un unico canale pubblicitario nel quale vengono controllate 
tutte le strategie di marketing e non sono presenti intermediari. In questo modo, i livelli dei costi 
risultano più bassi e si genera un aumento del ROI. 
L’Inbound Marketing risulta quindi nettamente favorito rispetto all'outbound. Ciò nonostante va 
comunque fatta una precisazione, cioè quella che, pur essendoci notevoli e sostanziali differenze tra 
una tipologia e l'altra, alcune soluzioni non risultano essere compatibili ma nulla vieta di avviare
una campagna inbound accompagnata da una fiera, o messa in luce da manifesti. Di sicuro tali 
soluzioni aumentano notevolmente il costo dell'operazione da sostenere, ma potrebbe essere una 
soluzione di coesione tra le due tipologie di marketing.  
 
Una volta affermato ciò, si può affermare che l'inbound più "puro" si affida solamente al web, e 
sfrutta strategie SEO e una buona conoscenza della propria Buyer Persona per attrarre più visite 
possibili già interessate in partenza all'argomento sul proprio sito. 
L’azienda, per cui, deve esercitare una continua influenza su tale pubblico con l’obiettivo di 
accrescere la propria autorità e, di conseguenza, vendere sempre di più. 
 
 
2.3 Le fasi dell’Inbound Marketing Methodology 
Per comprendere meglio il concetto di inbound marketing, bisogna tenere presente che è strutturato 
in quattro fasi, ognuna delle quali rappresenta un punto necessario per poter definire una strategia 
che sia vincente e che, grazie al concetto di permission marketing su cui si fonda l’Inbound, sia in 
grado di andare oltre l’interruzione del cliente intercettando il pubblico attraverso quello che sta 
cercando realmente.  Il percorso dell’Inbound consente di proseguire dalla fase di totale 
inconsapevolezza del brand a quella di cliente fidelizzato o, addirittura, di ambassador in grado di 
sponsorizzare l’azienda in modo del tutto libero e autonomo, senza alcun vincolo e costrizione. 
 
Il punto di maggior rilievo è che l’inbound marketing ha la tendenza ad accaparrarsi il pubblico e, 
inoltre, a reperire nuovi clienti tramite un procedimento che non considera l’interruzione 
pubblicitaria; in altre parole, l’advertising diventa ciò che le persone desiderano dal lavoro di 
content marketing. 
 
Su Internet spesso viene rappresentato un processo d’acquisto in più fasi simile ad un imbuto 
(funnel). Il motivo sta nel fatto che naturalmente non tutti i clienti del nostro potenziale pubblico 
attraversano ciascuna delle quattro fasi. Possiamo perciò rappresentare le quattro fasi dell’Inbound 
Marketing in questo modo:
Figura 5: fasi dell’Inbound (StudioSamo,2020) 
 
1. l’attrazione: consiste nella fase di avvio, ove l’anonimo utente scopre la nostra pagina con i 
relativi contenuti, senza nessuna interruzione (Blog). Nell’Inbound Marketing tale fase 
risulta esser molto più semplice a confronto del Marketing Tradizionale. Ciò perché un sito 
web viene visitato solamente da quegli utenti che si interessano prevalentemente ai contenuti 
scritti e non da utenti qualsiasi che capitano casualmente sulla pagina e la chiudono dopo 
pochi secondi. Nonostante ciò, non risulta sufficiente attrarre l’utente sulla pagina web, ma 
vi è la necessità anche di convertirlo e far si che da utenti si tramutino in clienti. 
2. la conversione: con tale fase si vuole condurre la trasformazione dell’utente in un cliente. 
L’utente immette i propri dati sensibili nel web e maggiori saranno le informazioni che 
inserisce, maggiori saranno le possibilità di apprenderlo al meglio e individuare le sue 
esigenze. Tra le migliori metodologie di convincimento dell’utente a fornire tali 
informazioni, si individua quella di attribuire una risorsa gratuita da scaricare, come, per 
esempio un e-book, al fine di incrementare la confidenza dell’utente con l’azienda con cui si 
sta relazionando.   
3. la chiusura: questa è la fase conclusiva del procedimento di vendita, cioè dal momento che 
un utente assume definitivamente la qualifica di cliente. Essa però, non va fraintesa con la 
fase di conversione. Quest’ultima prevede che l’utente riesca ad inserire i propri dati 
personali, ma non è detto che effettui immediatamente degli acquisti. Difatti, possono 
trascorrere anche vari mesi dal primo acquisto. Per far sì che il cliente non si possa 
dimenticare dell’azienda, si può instaurare un rapporto fiduciario tramite i vari contenuti 
presenti nei vari social network e la newsletter per poter informare in tempo reale il cliente 
sulle principali novità.
4. il deliziare: dal momento in cui una vendita ad un cliente viene finalizzata non si deve 
smettere di valorizzare il rapporto con lo stesso ma, anzi, è importante mantenere sempre un 
buon rapporto. Ad esempio, possiamo invitarlo a lasciare un commento in modo che si senta 
più importante perché dimostreremo di essere interessati alla sua esperienza. Inoltre, è 
possibile invitarlo a delle fiere o realizzare dei contenuti dedicati specificamente a lui. 
Difatti, risultano essere proprio i clienti che hanno già proceduto con l’acquisto dei prodotti 
offerti dall’azienda a volerli ricompare. In questo modo, il cliente si trasforma in un vero e 
proprio promoter dell’azienda tramite il passaparola spontaneo (Ferrari, 2019). 
 
 
2.3.1 Gli strumenti della fase “attract” 
La metodologia dell’Inbound Marketing  ha alla base una pianificazione molto precisa in merito alle 
attività da svolgere per poter attuare le quattro fasi analizzate e raggiungere gli obiettivi prefissati. 
In questa prima fase, è molto importante attirare solo traffico qualificato, ovvero quell’insieme di 
utenti definiti come “giusti” per il nostro business, cioè quelli che potranno poi evolversi 
nell’acquisizione di clienti. 
La strategia trova il suo inizio a partire dalla definizione delle “buyer personas”. Come già 
accennato in precedenza, le buyer personas si identificano in dei profili di clienti ideali di 
un’azienda e, per cui, ciascuna di esse avrà i propri riferimenti. Per ciascun profilo, si dovranno 
proporre delle offerte customizzate per quella specifica categoria di potenziali clienti. 
A seguito dell’individuazione degli utenti, a cui verranno rivolte le promozioni aziendali, si 
procederà con un’accurata analisi del loro comportamento in rete e, prima di tutto, si cerca di capire 
quali dovranno essere le parole chiave impiegate nella ricerca delle soluzioni alle loro necessità. La 
strategia giusta sarà identificarci con le nostre buyer personas e capire quali potrebbero essere le 
parole utilizzate per effettuare ricerche online (Pizzato, 2016). 
Innanzitutto, per poter attuare una strategia di attrazione di nuovi clienti, devono essere definiti gli 
obiettivi che l’azienda vuole perseguire. In particolare, bisogna: 
- definire una lista di azioni da intraprendere; 
- definire i KPI da monitorare durante tale percorso per apprendere al meglio l’evoluzione 
della campagna di Inbound Marketing.  
Inoltre, è importante: 
o fissare obiettivi concretamente raggiungibili; 
o analizzare i comportamenti dei competitors;
o analizzare l’evoluzione del mercato in cui l’azienda è posizionata; 
o cogliere i principali trend dei clienti; 
o fornire una customer experience positiva nei confronti dell’utente. 
 
 
 
Figura 6: strumenti Social Media (Strategie per aziende B2B e B2C, 2016) 
 
Naturalmente, il Blog rappresenta uno strumento molto valido in questa prima fase e consiste in una 
serie di attività relative alla stesura di un piano editoriale o di una serie di articoli. Prima di tutto, è 
importante scegliere la piattaforma sulla quale si ha intenzione di aprire il blog e definire la linea 
editoria da perseguire.  
Inoltre, la creazione di un blog necessità di una dimestichezza nella scrittura e di un’approfondita 
conoscenza delle specifiche regole di SEO copywriting in modo da apportare maggior traffico al 
nostro sito. Il blog, per cui, avrà la funzione di uno strumento virtuale volto a far comprendere ogni 
aspetto che si vorrà esternare inerente all’azienda e che riguarda la promozione dei prodotti o dei 
servizi offerti. Per poter utilizzare al meglio questo strumento si dovranno seguire una serie di 
indicazioni che avranno l'obiettivo di suscitare l'interesse del potenziale cliente, di stimolare la 
community e di diventare un punto di riferimento per i propri follower.  
Un'altra importante strategia di personal branding, che consente la valorizzazione del proprio blog, 
è quella di attribuirgli il nome adeguato. Secondo esperti in Inbound Marketing, la strategia 
migliore per attirare potenziali clienti si esplica nell’attribuzione del nome dell'azienda al blog in 
questione o, in alternativa, a quello del settore di appartenenza della propria attività. Tuttavia,