4 
Nonostante le decise raccomandazioni politiche a favore del settore, nell‟ultima 
Finanziaria non è successo nulla e non sono stati ripristinati i fondi promessi in sede 
internazionale. Il problema non è solo finanziario: per invertire la rotta è necessario 
affrontare questioni culturali e pratiche all‟interno del sistema politico nazionale 
attraverso la definizione di una nuova scala di priorità. Troppe risorse pubbliche sono 
sprecate e molte altre sono perse perché non acquisite. La responsabilità e l‟onere 
maggiori spettano a coloro che siedono sui banchi della politica e che stabiliscono la 
distribuzione delle risorse. Una politica più equa o meglio una classe dirigente con 
maggiore rigore morale sarebbe sufficiente per invertire la rotta. Purtroppo la 
definizione delle priorità a livello internazionale non sempre coincide con quella 
nazionale. 
L‟Italia rimane negli ultimi posti delle classifiche europee per il suo impegno allo 
sviluppo, sia per l‟inadeguatezza della disciplina giuridica in materia, sia per la 
contraddittorietà tra le sue azioni in ambito multilaterale e quelle bilaterali. I 
movimenti di protesta che salgono dalla società civile non sono sufficienti per far 
sbloccare le risorse promesse e non versate. 
E‟ indubbio che le conseguenze della recente crisi finanziaria ed economica mondiale 
non siano state solo di carattere monetario. Possiamo affermare che gli effetti più 
gravi siano quelli sociali, e riguardino coloro che potrebbero pagare in prima persona, 
ossia con la propria vita, ciò che le popolazioni dei paesi industrializzati, come 
l‟Italia, hanno determinato. Il comportamento dei paesi ricchi ha infatti ricadute sugli 
individui dei paesi poveri, modulando il loro stile di vita e riducendo il loro status 
socio-economico. 
Per quanto siano state numerose ed illuminanti le dichiarazioni e le convenzioni sui 
principi fondamentali e sui diritti inalienabili dell‟uomo, adottate nel corso degli anni 
a livello internazionale, comunitario e nazionale, la realtà contemporanea mostra i 
continui fallimenti di un sistema macroeconomico capitalista e globalizzato, come 
ritenevano molti autori2. 
                                                 
2
 Tra cui Joseph E. Stiglitz che nel 2002 pubblica "Globalization and Its Discontents” (La globalizzazione e i suoi oppositori), nel 
quale viene messa in luce l‟inefficacia delle politiche attuate dalle istituzioni internazionali, primo fra tutte il FMI, durante le crisi 
5 
L‟Italia in quanto paese membro dell‟UE, avverte il peso esercitato dai vincoli di 
bilancio fissati dai parametri comunitari per la stabilità economica, attuando così 
un‟oculata e ponderata valutazione nell‟impiego delle proprie risorse di bilancio: per 
la politica sia nazionale sia internazionale. 
Contrariamente al ruolo e agli impegni assunti all‟interno e al tavolo delle trattative, 
in occasione dei vertici internazionali, l‟Italia non può certo vantare la fama di attore 
diligente nel rispetto degli accordi multilaterali. Pur riconoscendo la centralità, in 
termini assoluti ed astratti, di temi quali l‟uguaglianza, la riduzione degli squilibri tra 
Nord e Sud del mondo, lo sviluppo e la cooperazione internazionale, la politica 
italiana, a detta di molti, si è spesso ben guardata dal mantenere le promesse fatte, 
oppure ha costantemente preferito temporeggiare, lanciandosi poi al recupero delle 
occasioni e degli impegni mancati, prima che fosse troppo tardi. 
L‟equilibrio nella distribuzione di risorse, la dotazione degli strumenti e dei mezzi per 
lo sviluppo, nonché la parità di condizioni come prerequisiti indispensabili per la 
crescita autoctona dei paesi sottosviluppati, costituiscono i presupposti della mia tesi, 
focalizzata su un ambito ristretto di una materia vasta come quella della cooperazione 
allo sviluppo, in riferimento alla posizione e al ruolo assunti dal nostro paese. 
L‟elaborato non ha lo scopo di trattare esaustivamente la ma vuole far riflettere, 
partendo dalla tutela del diritto alla salute, sulle possibili iniziative e sugli strumenti 
disponibili per avviare un riequilibrio strutturale tra Nord e Sud del mondo. 
La cooperazione allo sviluppo rappresenta uno strumento importante nel quadro 
internazionale in prospettiva della realizzazione degli obiettivi che la comunità 
globale si è posta e che ha più volte ribadito (non solo a garanzia della salute), perciò 
sono sorte delle istituzioni che operano a livello mondiale ed internazionale nel 
settore della sanità. 
Ho avuto modo di conoscere alcune di queste organizzazioni grazie a della 
documentazione (materiale informativo e divulgativo, a carattere non solo tecnico-
                                                                                                                                                                  
degli anni novanta. Autori come D. Held ed A. McGrew contrappongono nel libro “Globalismo e antiglobalismo”, tesi favorevoli e 
contrarie alla globalizzazione. 
6 
scientifico), raccolta dal Prof. Aldo Tagliabue3. Svolgendo un‟attività di 
collaborazione per una società che opera nel settore dell‟International Fund Raising, 
Alta s.r.l.u.4, ho avuto modo di conoscere un contesto nuovo, che ha coinvolto 
progressivamente il mio interesse. In virtù dei molteplici ambiti di attività del 
Presidente A. Tagliabue, ho deciso di approfondire una tema complesso e, allo stesso 
tempo, di difficile lettura. Supportando le attività di ricerca in campo biomedico e 
biotecnologico, dall‟ideazione alla realizzazione, Alta annovera tra i suoi clienti 
l‟azienda farmaceutica Novartis Vaccines & Diagnostics. 
Presente a Siena dal 1904, l‟ex Sclavo divenuta Chiron, dal 2006 è conosciuta con il 
nome della multinazionale svizzera Novartis V. & D. Dall‟aprile dello stesso anno 
alla direzione della Responsabilità Globale della Ricerca sui Vaccini, è deputato Rino 
Rappuoli5, da sempre impegnato nel campo dell‟immunologia e dello sviluppo dei 
vaccini. 
Oltre ad essere impegnata nella produzione di vaccini e nella ricerca di nuovi, 
Novartis svolge varie attività di dissemination con l‟obiettivo di diffondere fiducia sui 
vaccini, spiegandone l‟importanza sul piano sociale e di riflesso economico. A questo 
                                                 
3 A. Tagliabue ottenne la Laurea in Biotecnologie nel 1974 presso l‟Università di Milano, e il PhD presso l‟Istituto Mario Negri di 
Ricerca Farmacologica di Milano nel 1976. Proseguì la sua esperienza di post-dottorato in America (Maryland), ricoprendo vari 
incarichi ed approfondendo lo studio dell‟Immunologia mucosale. Nel 1979 si trasferì a Siena, istituendo il nuovo Dipartimento di 
Immunologia al Centro Ricerche dell‟Istituto Sieroterapico e Vaccinogeno Toscano Achille Sclavo. Dal 1990 al 1998 ha ricoperto il 
ruolo di Direttore della Ricerca della Dompé (azienda farmaceutica e biotecnologica con sede a L‟Aquila), fondando poi Alta srl. Dal 
2002 al 2005 è stato vice-direttore del laboratorio di Scienze dell‟International Vaccine Institute di Seul. Avendo svolto 
precedentemente consulenza alla Chiron come Direttore Associato alla Ricerca, dal 2006 riveste il ruolo di Special Advisor for the 
Global Head of Vaccine Research presso Novartis V.&D., conservando la sua partecipazione nel processo di start-up di NVGH. 
Durante la sua carriera scientifica ed imprenditoriale, ha svolto attività didattiche presso l‟Università di Bologna, di Perugia e di Seul 
ed ha ricoperto vari incarichi istituzionali: dal 2008 è membro del Comitato di programmazione del GAVI Alliance Board. 
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 Fondata nel 1998, Alta srlu, offre consulenza tecnico-scientifica ed assistenza manageriale ai clienti interessati alla raccolta di fondi 
nazionali e soprattutto comunitari, sulla base di progetti di ricerca nel campo biomedico e biotecnologico. Attualmente gestisce 
numerosi progetti internazionali e a partire dal sesto Programma Quadro, è direttamente coinvolta nelle attività di gestione 
amministrativa dei progetti finanziati dall‟Unione Europea. 
5 R. Rappuoli laureato presso la Facoltà di Scienze Biologiche dell‟Università degli Studi di Siena, ha consolidato la sua esperienza 
sulla ricerca dei vaccini in prestigiose istituzioni accademiche degli Stati Uniti. Nel 1978 entrò a far parte del Centro Ricerche della 
Sclavo e da allora la sua carriera professionale è progredita rapidamente (nel 1988 è stato nominato direttore della Divisione Ricerca 
e Sviluppo Vaccini). Nel 1992 la Chiron Corporation acquisì la Sclavo e Rappuoli andò a ricoprire l‟incarico di Chief Scientific 
Officer. 
E‟ stato uno dei fondatori della microbiologia cellulare, disciplina che unisce biologia cellulare e microbiologia ed è fra i pionieri 
della cosiddetta reverse vaccinology, tecnica innovativa che consente di produrre vaccini partendo dal genoma e che ha permesso di 
sviluppare vaccini che altrimenti non sarebbe possibile ottenere. Tra i numerosi successi, quelli più rilevanti sono il vaccino 
influenzale adiuvato, quello coniugato contro la meningite di tipo C, e il primo vaccino ricombinante contro la pertosse. 
Ha pubblicato oltre 400 lavori scientifici originali ed è stato autore di diversi libri; è membro dei comitati scientifici di autorevoli 
riviste di settore e di diversi comitati e organizzazioni internazionali. Insignito di numerose onorificenze nazionali e internazionali, 
tra i più recenti si ricordano la prestigiosa Medaglia d‟Oro al Merito della Sanità Pubblica, che viene assegnata ogni anno, agli 
scienziati italiani che hanno maggiormente contribuito al miglioramento della salute pubblica. 
7 
proposito, il 2 e 3 Luglio 2010, si riuniranno a Siena, ricercatori, medici ed autorità 
internazionali per un convegno, dal titolo “Come costruire e mantenere la fiducia 
nell‟immunizzazione”. 
Sicuramente le convention non sono l‟unico strumento utilizzato per diffondere una 
cultura favorevole alla vaccinazione, la stampa, ad esempio, si è prestata a tale scopo. 
L‟articolo in appendice A “Vaccini senza paura” 6 mette in luce, attraverso l‟intervista 
a R. Rappuoli, l‟affidabilità dei vaccini, dissipando le paure ed i timori nei confronti 
della prevenzione endemica. 
Nonostante l‟industria, i ricercatori e la società civile si sforzino di percorrere la 
strada del progresso, con l‟obiettivo di rendere la salute un diritto effettivamente 
accessibile, non è altrettanto scontato che la politica attuata dallo stesso paese sia in 
linea con le finalità annunciate in sede internazionale, ribadite in fase elettorale e poi 
dimenticate durante le legislature. Non a caso la politica italiana è spesso indicata 
come un‟anomalia nel sistema, determinandone il ritardo rispetto ai modelli di 
sviluppo dei maggiori paesi euro. 
Tuttavia, occorre fare le opportune distinzioni, includendovi le numerose e molteplici 
organizzazioni che, anche da noi, operano per rispettare gli impegni assunti in sede 
internazionale. 
                                                 
6 Articolo pubblicato nella sezione Scienza e Filosofia del Sole 24 ore del Novembre 2009. 
8 
1. LO SCENARIO DELLA POLITICA DI COOPERAZIONE 
1.1.1. Gli attori della cooperazione 
1.1.1 Il quadro internazionale di riferimento 
Possiamo considerare appartenenti alla cooperazione internazionale tutte le pratiche e 
gli scambi che, in nome del principio di solidarietà umana, collegano paesi, popoli e 
persone in un‟azione comune contro povertà e disuguaglianze. Cooperare significa 
che due o più soggetti agiscono insieme, nel caso internazionale, muovendosi da 
luoghi diversi del pianeta, con il fine di promuovere lo sviluppo. Chi siano i soggetti 
e come agiscano, sono elementi che variano moltissimo ed è per questo che esistono 
diversi modi di intendere e praticare la cooperazione allo sviluppo. 
Nel quadro internazionale di riferimento per la cooperazione allo sviluppo, si 
collocano vari summit, cui hanno partecipato sia i rappresentanti dei Paesi 
industrializzati sia quelli dei paesi in via di sviluppo (PVS), ad esempio: il 
Millennium Summit delle Nazioni Unite, la Conferenza di Monterrey, i G7/8, i 
Forum di Parigi, di Accra, di Doha ed di New York ecc. 
Nel settembre del 2000, al Millennium Summit delle Nazioni Unite, i Capi di Stato e 
di Governo di 189 Paesi hanno approvato la “Dichiarazione del Millennio” delle 
Nazioni Unite, nella quale vengono ribaditi i valori fondamentali della comunità 
internazionale, quali la libertà, l‟uguaglianza, la solidarietà, la tolleranza, il rispetto 
per la natura e la condivisione delle responsabilità. Su queste basi, sono stati indicati 
alcuni obiettivi: pace, sicurezza e disarmo, sviluppo ed eradicazione della povertà, 
protezione dell‟ambiente, diritti umani, democrazia e buon governo, protezione dei 
più deboli, priorità accordate all‟Africa e rafforzamento delle Nazioni Unite7. 
Nell‟incontro del millennio, temi come la povertà, la fame, la salute e le malattie, 
l‟istruzione ed altri ancora sono stati messi in primo piano nell‟agenda degli impegni, 
con otto traguardi precisi, misurabili (a confronto con il 1990), fissati sulla carta e da 
                                                 
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raggiungere, la maggior parte, entro il 2015: sono i Millennium Development Goals 
(MDG), ovvero gli obiettivi di sviluppo del millennio. 
Il primo obiettivo riguarda la povertà e la fame: dimezzare la percentuale di persone 
che vivono in condizioni di povertà grave (con meno di un dollaro al giorno)8. 
Il secondo obiettivo si prefigge di dare a tutti i bambini, maschi e femmine, ovunque 
nel mondo, la possibilità di completare la scuola primaria. 
Il terzo obiettivo si riferisce all‟uguaglianza di genere, con maggiori opportunità per 
le donne. 
Il quarto MDG vuole ridurre di due terzi la mortalità infantile sotto i 5 anni di età 
entro il 2015. Negli ultimi anni, un miglioramento globale è stato possibile, 
dimostrando così che gli interventi attuati risultano efficaci. 
Sulla salute delle mamme si concentra il quinto obiettivo, che prevede la riduzione di 
tre quarti della mortalità materna fra il 1990 e il 2015. E‟ stato stimato che mezzo 
milione di donne muore ogni anno per complicazioni collegate alla gravidanza o al 
parto. L‟assistenza appropriata prima, durante e dopo la gravidanza potrebbe 
prevenire molte delle morti materne e delle disabilità9. La maggior parte dei decessi si 
verifica nel Sud dell‟Asia e nell‟Africa Subsahariana, dove vi sono anche le 
percentuali più basse di parti seguiti da personale sanitario addestrato e dove il rischio 
di morte è quantificato pari a 1 su 16, mentre nei Paesi ricchi è 1 su 3.80010. 
Bloccare le malattie infettive è l‟impegno del sesto obiettivo. Le stime del 2007 su 
HIV/AIDS indicano 33,2 milioni di persone che vivono con l‟HIV (il 68 per cento in 
Africa Subsahariana). Sull‟accesso ai farmaci, il Rapporto del 2007 sui MDGs riporta 
che in 2 milioni ricevono la terapia antiretrovirale nei Paesi poveri, il 28 per cento di 
chi ne avrebbe bisogno (nell‟Africa Subsahariana uno su quattro). Inoltre ogni anno 
vi sono circa 500 milioni di casi di malaria, con oltre un milione di morti: si stima che 
la malattia uccida un bambino ogni 30 secondi. Per la tubercolosi è stato calcolato 
che nel 2005 siano morti 1,6 milioni di persone e vi siano stati 8,8 milioni di nuovi 
                                                 
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 Nel 2004 la Banca Mondiale ha classificato i paesi in via di sviluppo in base al reddito pro-capite. Per i paesi a basso reddito la 
soglia è fissata a 825 dollari, per quelli a reddito medio-basso è stabilita a 3.255 dollari, mentre quelli a medio-alto reddito sono 
classificati in base ad un importo massimo di 10.065 dollari. 
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 Stime tratte dal Rapporto 2007 
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 www.mdgmonitor.org 
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casi. Sebbene gli ultimi dati riportino un rallentamento nella diffusione delle malattie, 
il progresso medico non è abbastanza veloce e ci si preoccupa per le malattie 
resistenti ai trattamenti e per la compresenza di tubercolosi e HIV. 
Il settimo obiettivo riguarda la sostenibilità ambientale e l‟ottavo la creazione di 
alleanze globali per lo sviluppo: l‟unione delle forze, la collaborazione, l‟impegno da 
parte di tutti, ricchi e poveri, per il raggiungimento degli altri obiettivi rappresentano 
un promemoria per ricordare che la sicurezza e la prosperità dipendono da un mondo 
più equo per tutti. Gli strumenti sono molteplici, dalle regole finanziarie e di 
commercio al buon governo, dall‟impegno nei confronti dei Paesi più indebitati, dalle 
strategie per il lavoro per i giovani a quelle per l‟accesso ai farmaci essenziali e alle 
nuove tecnologie, in collaborazione con le compagnie farmaceutiche e i settori 
privati. I Paesi che si sono impegnati nel 2000 sono richiamati con l‟obiettivo numero 
8 a una collaborazione attiva, ognuno per la sua parte affinché tanti buoni propositi 
non restino confinati al foglio scritto. 
I MDGs sono stati distinti in base agli argomenti trattati, ma appaiono correlati uno 
all‟altro, in una sinfonia globale di reciproco vantaggio. Il raggiungimento di uno 
degli obiettivi, o anche il miglioramento della condizione in esso indicato, può avere 
riflessi positivi sugli altri. La possibilità di sviluppo socioeconomico di un Paese 
porta con sé il miglioramento di condizioni correlate, quali la povertà, la fame, 
l‟accesso all‟acqua, il controllo nella diffusione di malattie, l‟istruzione per tutti, le 
possibilità per le donne e così via. Le modalità con cui raggiungere tali obiettivi sono: 
 ξ L‟allineamento delle politiche di sviluppo alle politiche nazionali dei paesi 
poveri; 
 ξ L‟abbandono della pratica degli aiuti legati; 
 ξ Favorire l‟aiuto a programma rispetto all‟aiuto a progetto; 
 ξ La garanzia di missioni di analisi e valutazione; 
 ξ L‟armonizzazione delle procedure; 
 ξ La cancellazione del debito a tutti i paesi più poveri. Seppur ispirata a nobili 
motivi, essa soffre di due seri problemi: la mancata garanzia che la quota