La ''Beatitudine dei poveri'' in Matteo e Luca
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5 Lo studioso congettura che, come eÈdaimon°v si è formato dopo l’aggettivo che gli è strettamente imparentato, così analogamente si è potuto supporre che l’aggettivo eÈtuxÆw abbia preceduto il verbo eÈtuxe›n. Questo deve essere stato inventato dopo Esiodo per il quale invece eÈda¤mvn indicava la consapevole contraddizione tra la condizione permanente in cui versava l’individuo e lo stato di un cambiamento verso una migliore condizione, non dovuto a pregi o meriti personali. Per makãriow i dati sono altrettanto incerti: molto probabilmente esso avrà avuto origine nell’ambito della religione e del senso religioso, cosa che avrà interdetto il suo uso agli uomini; se ne attribuisce l'invenzione a Pindaro. EÈda¤mvn ha avuto la carriera più spettacolare: se in Esiodo il suo significato era quello semplice di “felice”, “fortunato”, nel V sec a. C. il significato recava in sé tutto il portato delle speranze e delle passioni che il tempo rifletteva. Un ulteriore elemento da prendere in considerazione è che il simile uso che ne fa Tucidide e gli oratori nei lavori in prosa porterebbe alla conclusione che il gruppo semantico di eÈda¤mvn ha come destinatarie persone dalla condizione sociale ricca ed elevata. Il fatto, poi, che makãriow non compaia in Sofocle e in Eschilo non porta a denotare una ripugnanza di questo termine Invece la prima attestazione dell’aggettivo makãriow come “colui che condivide la distinzione dell’essere mãkar” è presente in Pindaro, Pitica 5, 47.
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La ''Beatitudine dei poveri'' in Matteo e Luca
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Informazioni tesi
Autore: | Ignazio Tauro |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 1998-99 |
Università: | Università degli Studi di Bari |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Lettere |
Relatore: | Isabella Labriola |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 272 |
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