5
INTRODUZIONE 
 
La capillare presenza cinese nel continente africano è ormai un dato 
di fatto. Una politica di partnership innanzitutto economica, finita 
sotto i riflettori solo recentemente, con molte zone d’ombra e 
perplessità soprattutto da parte degli osservatori esterni, che temono 
per una nuova “trappola del debito”. Intanto però le economie 
africane crescono, anche grazie all’arrivo dei cinesi. 
Pechino considera i Paesi africani, le loro ricchezze e gli spazi che 
le loro economie offrono come una priorità per gli interessi cinesi. 
 La Cina è disposta ad investire, a prestare, a condonare e ad 
intervenire di persona in Africa come forse nessun altro Paese è 
pronto a fare in questo momento.  
Non c’è settore produttivo o Paese africano che sfugga 
all’attenzione cinese, fatta eccezione per quegli Stati che non 
riconoscono la Cina Popolare e che ancora intrattengono relazioni 
bilaterali solo con Taiwan.  
Quest’ultimi, tuttavia, sono solo cinque (Gambia, Sao TomØ e 
Principe, Swaziland, Burkina Faso e Malawi) su cinquantaquattro: 
una percentuale minima.  
Tutti gli altri, da nord a sud e da est ad ovest, sono per un motivo o 
per l’altro partner della Cina, la cui economia in continua crescita 
ha bisogno delle immense ricchezze naturali africane per nutrirsi, a 
iniziare dalle fonti energetiche, e di un immenso bacino 
commerciale su cui riversare i suoi manufatti.  
Petrolio da Angola, Sudan e Nigeria, cotone da Benin, Togo, Mali e 
Camerun, legname da Guinea Equatoriale, Gabon e Liberia, cobalto 
dalla Repubblica Democratica del Congo, platino, oro e diamanti da
6
Zimbabwe e Sudafrica, uranio dal Niger: sono questi alcuni dei 
prodotti che dall’Africa partono in direzione Cina
1
.  
In cambio, il continente riceve un flusso in continuo aumento di 
manufatti cinesi, che hanno ormai invaso i mercati e le case di 
molte parti del continente, e grandi investimenti in infrastrutture, 
dalle dighe e impianti idroelettrici alla realizzazione di oleodotti 
strade e ferrovie, dalle telecomunicazioni alla costruzione di stadi e 
palazzi statali
2
.  
L’Africa è affascinata dai cinesi, dai loro dollari, dalla rapidità con 
cui decide e agisce.  
Affascina e convince capi di Stato e governi, mentre delude la 
povera gente.  
Non è piø un’offensiva quella cinese, è una vera e propria invasione 
che ha spiazzato Stati Uniti ed Europa che, ormai, sono in una 
posizione di subalternità, costrette a rincorrere Pechino. 
Sembra che l’Occidente stia regalando il continente nero a Pechino 
su un piatto d’argento.  
Ormai si parla di “Cinafrica” o di “Africa Gialla”. 
Serge Michel e Michel Beuret scrivono che “l’ingresso della Cina 
sulla scena africana potrebbe rappresentare, per Pechino, 
l’occasione per raggiungere il rango di superpotenza mondiale, 
capace di miracoli sia nel proprio territorio che nelle zone piø 
ingrate del pianeta. E per l’Africa, rappresenta forse l’opportunità 
di quella rinascita tanto attesa sin dalla decolonizzazione degli 
anni Sessanta, l’occasione finalmente arrivata, il segnale che nulla 
sarà piø come prima”
3
 
 
 
1
 Irene PANOZZO, La caccia grossa di Pechino in Africa, http://www.mwinda.it, 2008. 
2
 Ibidem. 
3
 Serge MICHEL e Michel BEURET, Cinafrica. Pechino alla conquista del continente nero, Il 
Saggiatore, Milano, 2009.
7
I rapporti commerciali tra Cina e Africa sono aumentati in maniera 
esponenziale negli ultimi anni, tanto che ormai il gigante asiatico è 
diventato l'esempio di come il Terzo Mondo possa sfidare con 
successo la maggiore potenza economica mondiale: gli Stati Uniti. 
Dalla cooperazione economica ad una nuova fase di colonialismo, il 
salto è breve. 
Questa tesi vuole appunto analizzare il fenomeno dell’invasione 
cinese in Africa.  
Nel capitolo 1 verrà analizzata la storia cinese dall’800 ad oggi, 
descrivendone il quadro politico attuale: questo farà comprendere la 
“cornice” in cui si svolgono i fatti di cui si parla. 
Nel capitolo 2 si entrerà nel vivo della tesi e verranno sviscerati tutti 
gli aspetti della conquista cinese dell’Africa, analizzando 
l’argomento in questione in modo completo. 
Nel capitolo 3 si passerà “dal generale al particolare”, analizzando i 
casi piø significativi dell’invasione cinese riguardanti singoli Paesi 
africani. 
Nel capitolo 4, infine, si comprenderà meglio la visione occidentale 
dello sbarco della Cina in Africa e, cosa molto importante, verrà 
analizzato come la Cina vede l’Occidente.
8
CAPITOLO 1 
 
 
Storia della Cina dall’800 ad oggi e quadro politico 
attuale 
 
 
1.1 Introduzione 
 
Iniziamo la nostra tesi ripercorrendo la storia della Cina. 
La storia cinese abbraccia diversi millenni, tuttavia, ai fini del 
nostro lavoro, sarà bene analizzare solo gli avvenimenti accaduti 
dall’800 fino ai nostri giorni (tranne nel caso del paragrafo 1.6.3 in 
cui partiremo dal 1700 e del paragrafo 1.6.5 in cui cominceremo la 
nostra analisi dal 1500), selezionando i piø importanti e attinenti al 
nostro lavoro. 
Suddivideremo quindi tale periodo (dall’800 ad oggi) in cinque 
parti distinte, che saranno nell’ordine: dal 1800 ai primi del ‘900, 
dal 1921 (nascita del Partito Comunista Cinese) al 1927, dal 1927 al 
1937 (il decennio di Nanchino), dal 1937 al 1949 (anno della 
proclamazione della Repubblica Popolare Cinese), dagli anni ’50 ai 
nostri giorni. 
A questo punto mostreremo il quadro politico attuale in cui si trova 
oggi la Cina analizzando il caso di Taiwan, il caso del Tibet, 
l’ingresso cinese nel WTO e i rapporti attuali con l’Occidente (che 
avremo modo di approfondire in parte anche nel capitolo 4
1
) 
 
 
1
 Anche se nel capitolo 4 ci si soffermerà soprattutto sulla visione occidentale dell’invasione 
cinese in Africa, mentre nel paragrafo 1.6.5 esamineremo, seguendo un percorso storico, la 
visione generale dell’Occidente nei confronti della Cina.
9
Illustreremo la storia della Cina poichØ sicuramente, per 
comprendere un popolo, bisogna innanzitutto conoscere la sua 
storia
2
. 
 
 
 
1.2 Dal 1800 ai primi del ‘900
2
 
 
Mentre l’Europa già nel XIX secolo, grazie al formidabile sviluppo 
dovuto alla rivoluzione industriale, aveva raggiunto una 
considerevole potenza economica e militare, che la portò ad una 
rapida espansione, la Cina dello stesso periodo stava attraversando 
una progressiva fase di stagnazione, se non di involuzione, così che 
il conflitto tra le due civiltà (orientale e occidentale) divenne presto 
inevitabile. 
Già agli inizi del 1820 una profonda crisi economica e monetaria, 
esasperata dall’importazione e dalla massiccia distribuzione illegale 
dell’oppio, sconvolse profondamente la Cina soprattutto nelle sue 
regioni meridionali, causando notevoli sacche di miseria, una 
diffusa mortalità, disordini sociali ed una conseguente migrazione 
verso le aree meno popolate del Paese.  
Le ripetute ribellioni sociali provocarono una progressiva 
militarizzazione dello Stato, che si diffuse soprattutto in quelle aree 
dove piø si era radicalizzato il dominio dei signorotti locali, che 
durò addirittura sino all’avvento al potere dei comunisti nel 1921.  
 
2
 Per  scrivere questo capitolo sono state utilizzate le seguenti fonti: Paul S. ROPP, L’eredità 
della Cina, Edizioni della Fondazione Giovanni Agnelli, Torino, 1994; Maria WEBER, 
Rapporto Cina, Edizioni della Fondazione Giovanni Agnelli, Torino, 1995; Sergio TICOZZI, 
Il tao della Cina oggi, Edizioni della Fondazione Giovanni Agnelli, Torino, 1998, Jacques 
FERNET, Il mondo cinese, Einaudi, Torino, 1978, Federico RAMPINI, Il secolo cinese, 
Mondadori, Milano, 2005; Federico RAMPINI, L’ombra di Mao, Mondadori, Milano, 2006; 
Guido SAMARANI, La Cina del Novecento, Einaudi, Torino, 2008; Helwig SCHMIDT-
GLINTZER, Storia della Cina, Mondadori, Milano, 2005.
10
Intorno al 1840 la Gran Bretagna, all’epoca potenza imperiale per 
eccellenza, per garantirsi la penetrazione commerciale nel Paese, 
attaccò la Cina. 
Ebbe così inizio la Prima Guerra dell’oppio
3
, che si concluse nel 
1842 con la stesura dei “Trattati ineguali” a Nanchino che 
contemplarono la cessione agli inglesi di Hong Kong (vedi 
paragrafo 1.6.2) a cui seguì la concessione forzata di nuovi 
insediamenti territoriali stranieri a Shanghai ed in altre grandi città 
portuali cinesi
4
.  
Tra il 1850 ed il 1870 la profonda condizione di miseria presente 
nel mondo contadino, esasperata da una forte diminuzione delle 
risorse, resa ancor piø evidente dal forte aumento demografico, 
scatenò una grande ondata rivoluzionaria nella società agraria 
cinese. 
Nelle città, come nelle campagne, si costituirono numerose società 
segrete (come la Società dell’Osservanza, la Triade, la Picche 
Rossa, il Loto Bianco, i Nian ecc.) che proliferarono rapidamente 
reclutando tra le loro fila un numero sempre crescente di poveri ed 
emarginati. 
Contemporaneamente si sviluppò, grazie ai missionari occidentali, 
un importante processo di cristianizzazione, prima ancora 
dell’apertura della Cina verso il mondo esterno. 
 
 
 
 
3
 Il pretesto di cui si avvalse il governo inglese per dare inizio alla prima guerra dell'oppio 
furono le misure attuate dal funzionario cinese Lin Tse-hsu, per impedire l'ingresso in Cina di 
20.000 casse di oppio indiano, che commercianti inglesi tentavano di introdurre di 
contrabbando nel Paese. 
4
 La Cina fu inoltre costretta ad aprire cinque porti esclusivamente per il commercio con la 
Gran Bretagna, riservandole tariffe preferenziali, concessioni commerciali estese due anni dopo 
a Stati Uniti e Francia.
11
Tra il 1856 ed il 1860 ebbe luogo la Seconda Guerra dell’oppio
5
, 
che si concluse con l’occupazione di Pechino da parte delle truppe 
inglesi e francesi e l’incendio del Palazzo d’Estate dell’Imperatore. 
Come ritorsione alla sua legittima reazione, oltre al dover subire 
l’espansionismo coloniale e pagare i danni di guerra, la Cina 
dovette concedere il diritto di residenza agli occupanti nella stessa 
capitale.  
Tra il 1858 ed il 1860, con i trattati di Tientsin e di Pechino, 
l’Impero cinese fu costretto a rilasciare nuove importanti 
concessioni e a pagare consistenti indennità di guerra alle potenze 
straniere; di conseguenza la sua economia, da sempre 
prevalentemente agricola, ne risentì significativamente, 
determinando uno stato di grave crisi economica, soprattutto nella 
Cina meridionale, che ebbe come ulteriore ripercussione la 
concentrazione delle terre nelle mani dei grandi proprietari terrieri. 
Intanto il processo di colonizzazione portato avanti dagli Stati 
imperialisti occidentali proseguiva senza sosta. 
La Cina, che da sempre si trovava interamente circondata da popoli 
barbari, dovette così subire l’onta della conquista e della sua 
spartizione da parte delle potenze imperialiste.  
 
 
 
 
 
 
 
5
 Essa fu provocata dall'assassinio di un missionario francese, seguito, nell'ottobre del 1856, dal 
fermo a Canton di un mercantile cinese battente bandiera inglese (l'Arrow) accusato di 
contrabbando. Interessati a ottenere ulteriori concessioni, inglesi e francesi sfruttarono la 
circostanza per occupare nuovamente Canton (1857) e altre località.
12
Durante la Prima guerra sino-giapponese del 1894-95, combattuta 
per il controllo della Corea
6
, l'esercito giapponese guidato da 
ufficiali professionisti sconfisse facilmente l'esercito Beiyang
7
, che 
allora era la miglior forza militare che la Cina potesse mettere in 
campo. 
Il Giappone, forte della clausola di nazione piø favorita
8
, come le 
altre Potenze occidentali iniziò a sua volta a costruire fabbriche sui 
territori occupati, dando così inizio al periodo della “battaglia delle 
concessioni”
9
.  
La disfatta cinese subita ad opera del Giappone e l’occupazione 
straniera screditarono le “politiche di autorafforzamento” che erano 
state introdotte in quegli anni allo scopo di risollevare 
economicamente il Paese e creare una forte flotta ed un potente 
esercito. 
Alla fine dell’800, in alcune delle principali città della Cina
10
, si 
sviluppò una nuova classe sociale intermedia, che andò a costituire 
un nuovo ceto borghese. 
 
 
 
 
 
6
 La Corea, governata dalla dinastia Yi, era di fatto sotto la sovranità della vicina potenza 
cinese; ciò che divenne oggetto di scontro tra il partito dei conservatori, filocinese, e quello dei 
riformisti, che prendevano invece a modello il nuovo Giappone Meiji.  
7
 Potente forza militare creata dal governo della Dinastia Qing alla fine del XIX secolo. 
L'esercito Beiyang ebbe un ruolo fondamentale nella politica cinese per almeno un trentennio e 
alcuni sostengono fino anche al 1949. 
8
 Nell'ambito del diritto internazionale, è la procedura secondo cui i Paesi contraenti si 
impegnano ad accordare ai prodotti/beni provenienti da un paese estero condizioni doganali e 
daziarie non meno favorevoli di quelle già stabilite negli accordi commerciali con un altro 
Paese terzo. 
9 
in questo periodo la Cina conserva la sovranità delle aree date in concessione ma rinuncia 
temporaneamente all’esercizio dei poteri sovrani. Le concessioni sono amministrate dalle 
potenze europee come fossero territori coloniali. 
10
 Pechino, Shanghai, Canton ed altri centri della costa orientale.
13
Alcuni importanti funzionari governativi, vari rappresentanti del 
nuovo ceto borghese e parte della classe intellettuale, promossero 
un tentativo di rinnovamento amministrativo e sociale che sfociò, 
nel 1898, in una serie di provvedimenti ufficiali, le cosiddette 
“Riforme dei Cento Giorni”
11
, che furono promulgati 
dall’imperatore Guangxu
12
 nel tentativo di modernizzare l’Impero. 
Tali riforme si conclusero però con un nulla di fatto, soprattutto per 
la reazione di alcuni gruppi conservatori, dietro i quali si celava la  
volontà dell’imperatrice madre Cixi
13
, che aveva giudicato lo spirito 
rinnovatore troppo radicale ed avverso alla tradizione cinese. 
Nello stesso periodo (fine ‘800-inizio ‘900) i contadini costituirono 
un movimento armato organizzato contro gli stranieri e diedero il 
via a disordini ed agitazioni mirate, note come la “Rivolta dei 
Boxer”
14
 del 1898-1900, che ebbero l’approvazione della Corte.  
I Boxer erano i componenti di una società segreta originaria della 
provincia dello Shandong che si dimostrò particolarmente ostile 
all’invasione straniera.  
Nel 1900 i Boxer, col sostegno dell’imperatrice reggente Cixi, 
provocarono una gigantesca sollevazione popolare contro gli 
stranieri  
Le rivolte causarono la cosiddetta “Guerra dei Boxer”, dichiarata 
dagli Stati imperialisti contro la Cina al fine di domare il 
movimento xenofobo.  
 
11
 Le nuove disposizioni furono elaborate e raccolte in quaranta editti imperiali che videro la 
collaborazione di personalità politiche riformiste di grande rilevanza culturale, come Kang 
Youwei, Liang Qichao ed altri importanti uomini di pensiero. 
12
 Fu il decimo imperatore della Cina appartenente alla dinastia Qing. Il suo regno durò dal 
1875 al 1908. 
13
 Zia del penultimo imperatore Qing, costituì un esempio concreto di doppiezza, corruzione, 
crudeltà e seduzione, ma dimostrò anche di possedere un notevole senso dello Stato e grande 
intelligenza nell’uso del potere politico che le consentì di destreggiarsi abilmente tra le 
continue pressioni dei gruppi conservatori e di quelli riformisti, riuscendo a rimanere al potere 
sino alla caduta dell’Impero. 
14
 I membri dei cosiddetti “Boxer” praticavano il pugilato e le arti marziali e rifiutavano l’uso 
delle armi, nella convinzione che la boxe e gli amuleti posseduti li avrebbero resi invincibili.
14
I Boxer riuscirono all’inizio a conquistare Pechino, ma la reazione 
delle potenze occupanti fu altrettanto dura e si concretizzò con 
l’intervento di una forza congiunta composta dalle truppe di otto 
Paesi stranieri: Francia, Germania, Regno Unito, Giappone, Stati 
Uniti, Italia, Russia e Austria-Ungheria. 
La rappresaglia contro i Boxer fu durissima: Pechino fu devastata e 
saccheggiata, i palazzi reali furono distrutti e migliaia di cinesi 
furono giustiziati. 
L’imperatrice fu costretta a firmare il cosiddetto “Protocollo dei 
Boxer” che impose al Paese nuove condizioni vessatorie, il 
pagamento di una rilevante indennità di guerra, la cessione delle  
dogane e la concessione alle truppe straniere del diritto di residenza 
nel quartiere delle legazioni. 
La Cina divenne così sempre piø succube delle Potenze straniere 
vincitrici e l’imperatrice reggente Cixi fu obbligata ad avvicinarsi al 
programma di modernizzazione del Paese che era sostenuto anche 
dalla componente politica riformista. 
Tra il 1901 ed il 1911 nella Cina imperiale si susseguirono alcuni 
tentativi di instaurare un sostanziale processo di riforma, ma ciò 
non fu sufficiente ad arginare il rafforzamento dei movimenti 
d’opposizione nazionalisti e repubblicani. 
All’inizio del Novecento, infatti, numerose insurrezioni armate 
scoppiarono nel Paese, ma tutte furono prontamente domate e 
fallirono miseramente.
15
Poco dopo la conclusione del conflitto col Giappone, l’esule 
politico cinese Sun Yat-sen
15
, fondò a Tokyo il Movimento 
Rivoluzionario Repubblicano, che nel futuro si sarebbe trasformato 
nel Partito del Guomindang, Partito Nazionalista o GMD, col fermo 
obiettivo di intensificare l’attività sovversiva ai danni del regime 
imperiale. 
 
 
 
1.3 La nascita del Partito Comunista Cinese (PCC) 
 
Il Partito Comunista Cinese (PCC) nacque nel 1921, non a seguito 
di una scissione, come i Partiti Comunisti europei, ma per diretto 
influsso della Rivoluzione d'ottobre
16
.  
¨ stato ed è uno dei grandi protagonisti della storia e della politica 
cinese.  
Il PCC nasce in uno dei momenti piø difficili per la Cina, messa in 
ginocchio dall'imperialismo occidentale e giapponese e minacciata 
dalla disgregazione politica e dal potere di vari signori locali.  
Proprio nella protesta che si sviluppò contro l'imperialismo 
giapponese si può vedere l’input politico che avrebbe portato alla 
sua costituzione.  
 
 
 
 
15
 Egli Iniziò la sua attività politica a Hong Kong, dove si era laureato in medicina, nel 1894, 
facendosi promotore di una rivoluzione democratica e nazionalista contro la dinastia Manciø 
che allora governava la Cina. 
16
 In URSS, nell’Ottobre 1917, le Guardie Rosse occuparono i punti-chiave della capitale, 
dando poi l'assalto al Palazzo d'Inverno (dove i ministri del governo furono arrestati) e da lì 
annunciarono il passaggio del potere in mano ai bolscevichi. Venne a costituirsi così lo Stato 
comunista.
16
All’epoca della nascita del PCC, la posizione dell’Internazionale 
comunista
17
 per quanto riguarda i Paesi colonizzati, che fu fatta 
propria dai cinesi, chiedeva ai nascenti partiti comunisti di cercare 
l’alleanza con la borghesia nazionale per affrontare la lotta per 
l’indipendenza.  
La rivoluzione comunista, si pensava, doveva essere preceduta da 
una rivoluzione democratico-borghese, che avrebbe spazzato via 
ogni residuo di feudalesimo e gettato le basi di un’economia 
moderna. 
Inevitabilmente questa posizione portò alla ricerca di un accordo 
con Sun Yat-sen che, nel 1917 a Canton
18
, aveva organizzato un 
proprio governo e rimesso in piedi il suo partito, il cosiddetto 
Guomindang. 
L’autorità centrale, infatti, andava scomparendo dopo la morte di 
Yuan Shikai, il primo presidente della Repubblica di Cina che 
aveva cercato senza successo di farsi proclamare imperatore.  
Le stesse potenze straniere si trovarono in difficoltà nell’imporre la 
propria volontà a un governo che non esisteva piø. 
La Cina lentamente divenne succube dei cosiddetti “Signori della 
guerra o Warlords”, governatori militari indipendenti che 
disponevano di risorse e armate proprie
19
. 
Sia i comunisti che Sun Yat-sen volevano porre fine a questo stato 
di cose. 
 
 
 
 
17
 Col termine Internazionale comunista vengono identificate le organizzazioni che, a livello 
mondiale, hanno coordinato l'attività politica dei partiti operai.  
18
 Città della Cina meridionale, capoluogo della provincia del Guangdong. 
19
 Per un approfondimento sui Warlords e sugli eventi che li videro protagonisti, cfr Jacques 
Fernet, Il mondo cinese, Einaudi, Torino, 1978.
17
Tra il 1921 ed il 1927 il Partito Comunista ed il Guomindang, 
passato sotto la guida di Chiang Kai-Shek
20
, fecero fronte unito 
contro i Signori della Guerra allo scopo di riunificare il Paese. 
 
 
1.4 Il decennio di Nanchino (1927-1937) 
 
Nel 1927 Chiang Kai-Shek consolidò il suo potere e sconfisse i 
Warlords.  
Egli spostò quindi la sede del nuovo governo a Nanchino
21
 (che 
divenne così anche la nuova capitale cinese), dopo aver represso la 
rivolta di Shanghai attuata dal partito comunista locale e dall'ala di 
sinistra del suo stesso partito.  
Fu il segno piø concreto della rottura coi comunisti: Chiang Kai-
Shek, aiutato da capitali e consigli stranieri e favorito dalla morte 
della carismatica figura di Sun Yat Sen, cominciò ad attaccarli 
senza tregua.  
Tra il 1934 e il 1935, guidata da figure prestigiose come Mao 
Zedong, Zhou Enlai
22
, Lin Biao
23
 e Zhu De
24
, i cinesi comunisti 
portarono a termine la “Lunga marcia”, ovvero l'attraversamento 
della Cina da Sud a Nord per sfuggire alle truppe di Chiang Kai-
Shek.  
 
20
 Militare e politico cinese. Figlio di mercanti dello Zhejiang, durante gli studi militari in 
Giappone aderì alla Tongmenhui di Sun Yat sen, ma condusse anche speculazioni finanziarie e 
stabilì rapporti con militaristi del sud e con le società segrete di Shanghai. 
21
 Il nome Nanchino (Nanjing), significa "capitale del sud"; questo perchØ essa è stata capitale 
dell’impero cinese anche dal III al VI secolo e per alcuni periodi anche nei secoli X, XIV e 
XV. Essa assunse il nome di Nanchino nel 1421. 
22
 Esponente di spicco del movimento comunista cinese. Giocò un ruolo-chiave nella 
stipulazione della nuova alleanza stretta con il Guomindang per opporre un fronte comune 
all'invasione giapponese della Manciuria (1936). 
23
 Statista e rivoluzionario cinese. Militare di carriera nelle fila dell'esercito del Guomindang, 
iscrittosi al Partito comunista cinese nel 1925 quando, due anni dopo, Chiang Kai-Shek diede 
inizio alle epurazioni dei militanti comunisti entro il movimento nazionalista, egli disertò con il 
suo reggimento e si unì agli uomini di Mao Zedong. 
24
 Generale cinese. Iscrittosi al Partito comunista nel 1922,
.
con Mao Zedong fondò l'Armata 
Rossa, rimanendone ininterrottamente a capo sino al 1955.