La disciplina delle ferie alla luce delle recenti novità legislative
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proporzionalmente rispetto al lavoro, dato che il lavoro compiuto da una persona già stanca nuoce di più di un lavoro compiuto in condizioni normali, cosicché può concludersi che il nostro corpo risente un danno maggiore per il lavoro che fa quando è già stanco 7 . È da considerare che il rapporto tra tempo di recupero e tempo di lavoro tende a crescere con la durata del lavoro, con conseguenze importanti sull’intervallazione ottimale delle pause 8 . Le pause devono altresì consentire la metabolizzazione di eventuali sostanze tossiche presenti nell’ambiente di lavoro; l’assorbimento, infatti, varia in rapporto alla durata dell’esposizione ed alla fatica, oltre che dall’ergonomia del luogo di lavoro (es. ventilazione). «Il riposo adeguato» chiarisce l’art. 1 del d.lgs. 8 aprile 2003, n. 66, vigente in materia di organizzazione dell’orario di lavoro, «mira ad evitare che i lavoratori procurino lesioni a se stessi, ad altri lavoratori o a terzi, o danneggino la loro salute, a breve o a lungo termine». Pertanto, nel rispetto di questi criteri generali, il medico competente, al momento dell’effettuazione della valutazione dei rischi sotto il profilo sanitario ed in relazione alla tipologia di mansione ed alla situazione ambientale in cui il lavoratore opera, potrebbe anche considerare le modalità di godimento dei riposi, e dunque delle ferie, come misura di sicurezza da inserire nella valutazione del rischio. Le conseguenze del facere continuativo e incessante sono infatti l’aumento del rischio di eventi nocivi alla salute, ma soprattutto il dilatarsi degli infortuni sul lavoro allorché la durata sorpassa certi limiti. In tal modo, il datore di lavoro dovrebbe tenerne conto nel momento in cui ne stabilisce il periodo di godimento. In sintesi, le modalità di godimento delle ferie si potrebbero annoverare tra le misure di prevenzione contro l’usura psico-fisica, ogni qual volta il medico competente le inserisca nel documento di valutazione dei rischi. In particolare ciò può avvenire per lavori particolarmente pericolosi ed usuranti, per i quali rileva la durata, la collocazione temporale e la continuità del riposo. Questo adempimento andrebbe così ad incidere sul potere direttivo del datore di lavoro di stabilire il periodo delle ferie, espresso nell’art. 2109 c.c., comprimendolo. Quel che la legge non prevede, può essere previsto dai contratti collettivi. Resta però, alla luce del principio di ragionevolezza, il limite giurisprudenziale del lavoro “usurante”, per cui comunque è vietato lavorare per un tempo o a condizioni tali da creare rischi per la salute ed alla sicurezza sia per sé che per i terzi con cui si venga a contatto (art. 32 Cost.). È una garanzia finale e mobile, applicabile non solo a chi è privo di tutela legale, ma anche ai lavoratori con disciplina legale, quando questa nei singoli casi si riveli insufficiente. Il riferimento al concetto di “lavoro usurante” perciò scatterà qualora nel caso concreto risultino superati i limiti di ragionevolezza in rapporto alla tutela costituzionale della salute, considerando la normalità e (non 7 G. FALCUCCI, Orario di lavoro e riposi, cit. p. 11, vedi nota 1. 8 Cfr. A. MOSSO, La fatigue intellectuelle et physique, Parigi, Alcan, 1894, cit. a p. 152 da G. FRIEDMANN, Trattato di sociologia del lavoro, cit., vedi nota 3. 6
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Informazioni tesi
Autore: | Antonio Pignato |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2005-06 |
Università: | Università degli Studi di Catania |
Facoltà: | Economia |
Corso: | Scienze giuridiche |
Relatore: | Carmelo Romeo |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 75 |
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