La fotografia in Franco Vaccari: dalla contemplazione all'azione
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8 sotterranei”. Un riferimento, sicuramente, alla futura cultura underground che proprio in quegli anni iniziava a fare capolino, ma soprattutto un’anticipazione delle ricerche condotte sulla tautologia e sul readymade duchampiano. Il seguito di questa produzione in chiave di libro continua nel 1968 con “Atest” e la “Scultura buia”. Nel primo, una sorta di raccolta di test attitudinali, l’artista da un lato gioca con il fruitore e dall’altro contamina l’arte con la scienza introducendo spunti di riflessione nella commistione di domande apparentemente di ordine “logico” con oggetti o immagini ( inseriti nella pagina a fronte del testo ) che creavano paradossi. L’importanza di quest’opera si rileva nel primo tentativo compiuto dall’artista di “integrare” l’azione del pubblico nello sviluppo dell’opera stessa. L’elemento “esterno”, che poi sarà la costante delle “Esposizioni in tempo reale”, viene introdotto con la consapevolezza della propria possibilità di modificazione dell’evento in cui l’opera si genera, interferendo sia con le scelte dell’artista che con la realtà, e innescando un processo di feedback o retroazione, che meglio verrà espresso nelle operazioni fotografiche. Per questo motivo in “Atest” Vaccari interviene manualmente solo in alcuni numeri, attraverso piccole “variabili” che avrebbero eventualmente condizionato risposte e risultati diversi.. La “Scultura buia”, un libricino di sedici pagine di cui dodici completamente bianche e quattro, quelle centrali, completamente nere, è invece una grande operazione di sintesi. Lo spazio, come viene comunemente inteso, sottende la presenza della luce, è perciò uno spazio ottico, di percezione retinica. Ciò che Vaccari fa è una sottrazione: allo spazio toglie la luce. Ciò che resta è, naturalmente, il buio. La tendenza dell’artista a sottrarre, ridurre, all’essenziale, è oggetto d’attenzione che ritroveremo in tutta la sua produzione e che va in controtendenza a quanto di norma accade, cioè aggiungere “ con la presunzione di accrescere il numero degli oggetti pieni di senso, a un mondo che ne ha già troppi per conto proprio” 8 . In effetti già Renato Barilli aveva evidenziato questa tendenza di Franco 8 R.Barilli, Franco Vaccari opere:1966-1986, Edizioni Cooptip, Modena, 1987, pag 8
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Informazioni tesi
Autore: | Francesca De Filippi |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2005-06 |
Università: | Università degli Studi di Lecce |
Facoltà: | Beni culturali |
Corso: | Beni Storico-Artistici |
Relatore: | Lucio Galante |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 111 |
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