La riforma delle autonomie locali
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17 (podestà e consulta) e per la provincia (preside e rettorato), venne esteso a tutti gli atti degli enti locali il controllo di merito, si attuò, infine, la riforma in senso antidemocratico della giunta provinciale amministrativa 17 . 1.1.3. La Costituzione repubblicana. Già nell’immediato secondo dopoguerra, la Commissione Forti, nell’ambito dei suoi studi sulla riorganizzazione dello Stato, dedicò alla problematica delle autonomie locali una delle sue tre sottocommissioni 18 . Ma fu soltanto con la Costituzione repubblicana del 1948 che, per reazione al centralismo del precedente regime dittatoriale, si realizzò la riforma dello Stato in senso regionalistico ed autonomistico. Venne delineato un sistema ispirato al principio pluralistico, sotto ogni aspetto e livello: pluralismo politico, ideologico, sociale ed istituzionale. Coerentemente con tale principio, si sostituì ad un unico apparato di potere centralizzato, contornato soltanto da enti ausiliari e da organi dipendenti privi di attribuzioni definitive, una pluralità di strutture 17 P. VIRGA, op. cit. nota 2, pag. 14. 18 I lavori si focalizzarono soprattutto sull’aspetto amministrativo e organizzativo dei poteri locali, trascurando il loro potenziale ruolo di strategia istituzionale nell’ordinamento generale e si caratterizzarono per la ricorrente proposta di un ritorno al T.U. della legge comunale e provinciale del 1915. F. CUOCOLO, Istituzioni di diritto pubblico, Giuffrè editore, Milano 1990, pagg. 526-527.
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Informazioni tesi
Autore: | Riccardo Barone |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 1997-98 |
Università: | Università degli studi di Genova |
Facoltà: | Economia |
Corso: | Economia e Commercio |
Relatore: | Mario Quaglia |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 326 |
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