La riforma delle autonomie locali
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19 1.2. Autonomie locali nella Costituzione. 1.2.1. Principi fondamentali. Con la Costituzione repubblicana si è voluto procedere al potenziamento di un sistema basato sul decentramento e sulle autonomie 22 , considerando il primo un mezzo per portare l’amministrazione “alla porta degli amministrati” 23 e le seconde un aspetto essenziale della democrazia che consente il rafforzamento dei 22 In termini generali, per autonomia si intende una condizione di libertà attribuita ad un soggetto. In questo senso le autonomie locali di cui parla la Costituzione, corrispondono ad una situazione di “libertà” (nell’ambito della complessiva vita statale) riconosciuta alle comunità locali e, come conseguenza necessaria, agli enti pubblici nei quali tali comunità si organizzano (per un approfondimento si veda il paragrafo successivo). Il decentramento (amministrativo) organico, burocratico o gerarchico, invece, consiste, essenzialmente, nell’attribuire compiti amministrativi ad organi periferici, anziché ad organi centrali. Con il decentramento organico le funzioni amministrative rimangono proprie dell’ente maggiore (lo Stato), che le svolge attraverso i suoi organi. G. FALCON, Lineamenti di diritto pubblico, Cedam, 1989, pagg. 301-302. Sul riconoscimento dell’autonomia agli enti locali in quanto conseguenza necessaria della sua attribuzione alle comunità in essi organizzate, si veda T. GROPPI, Autonomia costituzionale e potestà regolamentare degli enti locali, Giuffrè, Milano 1994, pag. 70. Al contrario, il decentramento (amministrativo) autarchico consiste nel riconoscimento di poteri pubblici ad enti diversi dallo Stato, definiti autarchici, in quanto dotati “della capacità di amministrare i propri interessi svolgendo un’attività avente gli stessi caratteri e la stessa efficacia giuridica dell’attività amministrativa statale” (secondo la definizione di autarchia di M. S. GIANNINI, riportata da I. SCOTTO, in Diritto amministrativo, Giuffrè Milano, 1995, pag. 19). Tali enti, tra i quali quelli locali, sono considerati istituti di amministrazione indiretta dello Stato, dal momento che, nel perseguire i propri fini, curano anche, indirettamente, i fini dello Stato. T. GROPPI, op. cit., pag. 58. Un’ulteriore forma di decentramento amministrativo è il c. d. decentramento gestionale (o per servizi), che ricorre quando alla cura di determinati beni o alla gestione di determinati servizi viene preposta una particolare azienda autonoma che, pur promanando dal Ministero competente, agisce con autonomia di gestione e di bilancio. L. TRAMONTANO, Diritto degli enti locali, ed. Simone, Napoli 1995, pag. 32. Riguardo allo Stato si può, poi, parlare di decentramento con riferimento a tutte le sue funzioni, non solo a quella amministrativa: in questo modo si può parlare di decentramento legislativo riferendosi all’attribuzione di potestà legislativa alle Regioni, mentre l’istituzione dei Tribunali amministrativi regionali, quali organi di primo grado di giustizia amministrativa, può essere considerata come attuazione di un decentramento della funzione giurisdizionale. F. STADERINI, op cit. nota 5, pag. 27. 23 Così si esprimeva il Ruini nella relazione presentata all’Assemblea costituente sul progetto di Costituzione. Da F. CUOCOLO, op. cit. nota 18, pag. 527.
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Informazioni tesi
Autore: | Riccardo Barone |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 1997-98 |
Università: | Università degli studi di Genova |
Facoltà: | Economia |
Corso: | Economia e Commercio |
Relatore: | Mario Quaglia |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 326 |
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