La riforma delle autonomie locali
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11 I. LE AUTONOMIE LOCALI: ASPETTI GENERALI 1.1. Evoluzione storica. 1.1.1. Dall’unità alla I guerra mondiale. La formazione del nuovo Stato unitario a seguito della II guerra di indipendenza e dell’impresa dei Mille comportò, nel giro di soli due anni (1859 e 1860), l’unione in un’unica entità di sette Stati preesistenti: il Regno di Sardegna, parte del Regno Lombardo – Veneto, il Ducato di Parma, il Granducato di Toscana, parte dello Stato della Chiesa e il Regno delle due Sicilie. L’unificazione pose sotto un solo potere aree territoriali e popoli con tradizioni, problemi e culture diverse 1 . La risposta alla conseguente questione organizzativa del nascente Stato italiano si concretizzò in un ordinamento fondato sulla legge sabauda 23 ottobre 1859, n. 3702 (la legge Rattazzi), la quale prevedeva l’articolazione statale in province, a loro volta, ripartite in circondari comprendenti un certo numero di mandamenti e di comuni 2 . 1 F. CUOCOLO, Diritto regionale italiano, Utet 1991, Torino, pag. 10. 2 A capo della provincia era posto il governatore di nomina governativa, il quale era, al tempo stesso, organo periferico statale e capo della deputazione provinciale, l’organo che amministrava la provincia. Anche il sindaco era di nomina governativa e sceglieva i propri coadiutori, corrispondenti agli attuali assessori. P. VIRGA, Diritto amministrativo, Amministrazione locale, 2° edizione, Giuffrè, Milano 1994, pag. 13.
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La riforma delle autonomie locali
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Informazioni tesi
Autore: | Riccardo Barone |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 1997-98 |
Università: | Università degli studi di Genova |
Facoltà: | Economia |
Corso: | Economia e Commercio |
Relatore: | Mario Quaglia |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 326 |
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