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PREMESSA 
 
 
Nelle pagine che seguono ho ricostruito due storie. Ho cercato di 
caratterizzare Giacinta di Luigi Capuana e Madame Bovary di 
Gustave Flaubert, e poi ho riscoperto che era Friedrich Schlegel ad 
esporre questo compito essenziale della critica: ricostruire e 
caratterizzare. 
Ho rimaneggiato alcune delle citazioni dirette dei testi di Capuana, 
avendo “pietà” della lingua italiana ottocentesca, di cui peraltro 
Capuana fu uno dei più emeriti rappresentanti ed innovatori. E ho 
riscoperto che era stato Novalis ad affermare “ Io dimostro di aver 
capito uno scrittore solamente quando so agire secondo il suo 
spirito; quando senza diminuire la sua individualità, lo so tradurre e 
variamente modificare”. 
E più che pietà ho avuto amore per il testo e ho corretto quello che 
avrei voluto correggessero a me se fossi stata un genio morto con la 
speranza di superare un secolo e mezzo d‟immortalità, così come è 
avvenuto ai due scrittori in questione. 
Ho “contestualizzato” storicamente gli eventi, soprattutto le vicende 
personali legate alla nascita di opere d‟arte, senza mai dimenticare 
che erano storie dell‟indomani della rivoluzione francese e che per i 
nobili di tutta Europa il terrore generato dal ruzzolare per terra di 
teste coronate tagliate dalla ghigliottina era sufficiente per sentirsi 
continuamente minacciati alle radici della propria esistenza. 
Madame Bovary e Giacinta fiorirono anche all‟ombra temperata 
della gloria di Darwin, per quel che riguarda le teorie 
dell‟evoluzione della specie, Cesare Lombroso per ciò che riguarda 
la psichiatria e l‟antropologia criminale, e Auguste Comte per lo 
spirito positivo.  
Perfino la filosofia divenne scienza. Hegel e il suo sistema di 
scienze filosofiche organizzate in base al contenuto spirituale 
comunque parlavano di “ vero” e di “ sviluppo”. Hegel diceva che
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l‟assoluto e il vero sono l‟intero, sono l‟essenza che si completa  
mediante il suo sviluppo. Anche la natura nel suo sistema è 
provvista di una sua immanente razionalità. E per continuare a 
parlare di natura e di botanica utilizzate anche da Capuana e da 
Flaubert come termini di paragone in letteratura citerei Paul Valery 
(1871-1945) per il quale “ il sapore dei frutti di un albero non 
dipende dall‟aspetto del paesaggio che lo circonda ma dalla 
ricchezza invisibile del suolo.” 
Ho trovato in qualche scena d‟innamoramento categorie 
appartenenti alla linguistica. Ripensando a De Saussure ho riferito 
la sincronia allo stato del linguaggio dell‟innamoramento in quel 
determinato momento. 
Per una maggiore validità della mia “interpretazione” e 
ricostruzione dei testi ho cercato anche di psicoanalizzare le 
biografie servendomi degli stessi documenti epistolari lasciati dai 
due scrittori. Ma soprattutto ho cercato di essere il “lettore modello” 
così come lo intende Umberto Eco per il quale la competenza del 
“lettore modello” si suppone sia dotata anche di un buon bagaglio 
di “ sceneggiature”.  
E‟ così che ho costruito due soggetti cinematografici secondo 
l‟inclinazione naturale dei testi stessi. E soprattutto secondo la 
moda di un secolo e mezzo di storia letteraria trascorso con questo 
sogno nel cassetto. 
 
 
Se fossi romanziere come sono fotografo! L. Capuana 
 
Jean-Paul Sartre diceva che in Madame Bovary non ci sono 
personaggi, solo comparse manipolate da un cineasta. 
Capuana è invece un regista di donne
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.  
All‟età di quarant„anni, quando cominciò la prima stesura di 
Giacinta, aveva alle spalle solo una raccolta di racconti Profili di 
                                                           
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  GUSTA VE FLAUBERT Madame Bovary Baldini Castoldi Dalai editore
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Donne (1877), ed era orientato quasi del tutto verso il genere 
francese. 
Le sei novelle, comprese in Profili di Donne, sono tutte raccontate 
dalla parte delle donne, che l‟autore guarda con comprensione e 
gentilezza. Sono donne spregiudicate perché moderne, colpevoli, 
secondo la società del loro tempo, per la loro condotta libera. 
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Per l‟autore sono donne oneste dotate di una nobiltà superiore 
conferita loro dalle dolorose esperienze sentimentali. 
 
Sia Emma Bovary che Giacinta sono due casi, due generi di signore 
dell‟alta società con un mal d‟amore degenerato in patologia 
incurabile. La passione ha raso al suolo le  risorse cerebrali  
lasciando loro in testa l‟ornamento di una meravigliosa capigliatura 
corvina. Il loro cervello andato in deliquio e in delirio per amore e 
abbandono le induce ad un terribile suicidio, che in Giacinta è 
addirittura un pensiero di omicidio dell‟amante e poi suicidio, 
l‟amante si salva e scoperta la morte della Contessa che lo amava e 
lo manteneva spudoratamente,  avverte dentro di sé l‟ebbrezza della 
liberazione, ignorando d‟aver  rischiato qualche ora prima d‟essere 
ucciso. 
Entrambe le storie sono derivate da due fatti di cronaca nera, la 
storia vera di Giacinta (una signora di Ancona)  risale al 1875, 
quella di Emma Bovary al 1851 all‟incirca, anno in cui Flaubert 
inizia a lavorare al romanzo. 
Delphine Delamare è Emma Bovary realmente esistita sposa 
(forse?) di un allievo di Flaubert, che con le sue relazioni 
extraconiugali aveva portato il marito alla rovina.  
                                                           
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  A proposito di Profili di donne, Mario Rapisardi gli scrive “ Belle tutte questa mezza 
serqua di donnine a cui la tua magica bacchetta ha saputo dare la vita! Farfalline, sgualdrinelle, 
torcettine tutte e sei, ma che importa? Son così graziose che vien la voglia di mangiarsele dai 
baci! Scherzo e metafora a parte, io ti dico che i tuoi racconti sono notevoli, primo perché 
scritti in italiano, secondo per l‟onesta scollacciatura, che fa venire l‟acquolina in bocca senza 
provocare la satiriasi; terzo per la verità e finezza di osservazione espresse con parola così 
semplice, trasparente e profumata ch‟è un vero piacere”( Catania, 10 Luglio 1877 Sarah 
Zappulla Muscarà “ Luigi Capuana e le carte messaggere”Catania  Cooperativa Universitaria 
Editrice Catanese di Magistero 1996 )
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Si era uccisa e poco tempo dopo si era ucciso anche il marito 
lasciando la figlia orfana. La tragica vicenda aveva avuto nella città 
di Rouen un lungo strascico giudiziario rimanendo quindi 
nell‟immaginazione e nei commenti di tutti i borghesi. 
Flaubert a sua volta subì un processo penale per la pubblicazione 
del romanzo (insieme al direttore della “Revue de Paris” e lo 
stampatore)  per “Oltraggio alla morale pubblica e religiosa e ai 
costumi”. La difesa fu affidata a Jules Senard, famoso avvocato di 
Rouen,che non ebbe difficoltà a smontare il castello accusatorio, 
con numerosi riferimenti alla irriducibile specificità della sfera 
artistica. La sentenza assolse gli imputati e in aprile il romanzo 
venne pubblicato con grande successo di pubblico e con dedica al 
difensore:” A Marie-Antoine-Jules Senard membro dell‟Ordine 
degli avvocati di Parigi ex Presidente dell‟Assemblea Nazionale ex 
Ministro degli Interni
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. 
                                                           
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  (Caro e illustre amico, mi permetta di porre il suo nome all‟inizio di questo libro e 
prima della dedica; debbo infatti soprattutto a lei se è stato pubblicato. Grazie alla sua 
splendida difesa, la mia opera ha acquisito anche per me una sorta di imprevista autorevolezza. 
Accetti quindi l‟omaggio della gratitudine che ho per lei e che, per quanto grande, non sarà mai 
all‟altezza della sua eloquenza e della sua dedizione.Parigi, 12 Aprile 1857.)Gustave Flaubert  
nacque il 13 Dicembre 1821 a Rouen nell‟ospedale in cui suo padre Achille Cleophas era un 
chirurgo primario e apparteneva ad una famiglia di proprietari terrieri mentre la madre 
apparteneva ad una famiglia di piccola nobiltà normanna. Il periodo storico al quale la sua vita 
appartiene è quello del secondo impero, Victor Hugo ne era il rappresentante per la poesia 
civile e il romanzo d‟analisi. Flaubert fu affetto da una malattia  le cui crisi incipienti gli 
sconsigliavano di frequentare luoghi pubblici. Fin dall‟adolescenza scrisse drammi, novelle, e 
racconti storici. Nell‟estate del 1836, sulla spiaggia di Trouville, Gustave quindicenne 
s‟innamorò di Elise Foucalt, fidanzata e poi sposa dell‟editore di musica Schlesinger, di undici 
anni più grande di lui. Questa fu la più grande passione della sua vita. Nel 1840 a Parigi 
Flaubert si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza dell‟università che lasciò nel 1843. La natura 
della sua malattia non fu mai individuata. Essa incombeva su di lui costringendolo all‟esilio 
provinciale prima a Rouen, e poi in una proprietà acquistata dal padre nel villaggio vicino. Dal 
1846, anno della morte del padre, al 1855 ebbe una storia d‟amore divampante con Louise 
Colet, una ambiziosa poligrafa di successo. Cominciò ad occuparsi di cronache quotidiane 
grazie al suggerimento dei suoi amici, fra cui quello di Maxime Du Camp, anch‟egli scrittore, a 
cui fra l‟altro si deve il merito di averlo portato in giro per l‟Africa, la Palestina, la Turchia, la 
Grecia e l‟Italia, sottraendolo per un anno all‟esilio provinciale. Di ritorno da questo lungo  
viaggio Flaubert scrisse “ Madame Bovary” che gli costò cinque anni di lavoro e un processo, 
a lieto fine, per immoralità. Alla morte della madre, un dissesto finanziario colpì una sua nipote 
per aiutare la quale diede fondo alle sue finanze. Negli ultimi anni della sua vita Flaubert 
ridotto quasi in miseria accettò una pensione governativa accordatagli per l‟interessamento dei 
suoi amici. Lo confortarono le visite di Guy de Maupassant che si onorava di definirsi suo 
allievo. L‟8 maggio 1880 uno dei suoi malori lo uccise improvvisamente.( Biografia 
liberamente tratta da Madame Bovary Garzanti  Milano 1965)
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L‟avvocato di Capuana fu Giovanni Verga che era stato partecipe e 
testimone per tutta la durata della gestazione del romanzo (“I veri 
dolori di parto li ho provati fino al 6° capitolo. Quando i personaggi 
si furono nettamente disegnati ed ingaggiati nell‟azione tutto andò 
da sé. Ma li vedevo davanti come dei personaggi reali, scrivevo 
quasi sotto la loro dettatura: mille cose alle quali non avevo mai 
pensato, cento osservazioni che non avevo mai fatto si presentavano 
spontaneamente al loro posto, al momento opportuno”)
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 e che gli 
scrisse:- “ Nella nostra condizione bisogna avere lu stomacu di li 
mascarati. Niente scene adunque-( in fondo erano solo cattive 
recensioni)- lascia dire per l‟amor di Dio! 
Dà retta a chi s‟interessa a te davvero, e si è trovato nella medesima 
situazione. Dì le tue ragioni con calma e null‟altro.” 
 
 
I nomi dei recensori possono oggi essere stati dimenticati, quelli di 
Verga e Capuana sono immortali. Il critico scrisse:  
“ Rivolgendoci al Signor Capuana siamo costretti a chiedergli in 
che buia e malata cavità del suo spirito abbia tratta la infelice 
ispirazione di questa storia di donna educata, colta, gentile, amata, 
sovra tutto amante, che arriva a fare della propria abiezione uno 
studio deliberato e quasi un ragionato programma, che non si 
contenta di gettar via uno dopo l‟altro tutti i pudori dell‟anima e del 
corpo per trattenere e riscaldare l‟affetto e il sangue dell‟uomo che 
ama, ma giunge ad offrirsi ad un tale che essa chiama “sozzissimo 
vecchio”
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 senza nemmeno esserne richiesta; inesprimibile 
sconcezza, a cui si piega di rado e a malincuore perfino la donna da 
postribolo. La signora Bovary rifiutata dal suo antico amante, 
ridotta all‟estremo della disperazione, trova nel suo petto femminile 
un ultimo resto di dignità, per respingere le proposte e le offerte del 
vecchio libertino e ingoia piuttosto l‟arsenico. Per quanta ragione si 
voglia fare alle differenze dei casi e dei car/atteri, questo confronto 
                                                           
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  Carteggio Verga -Capuana 28 Gennaio 1879 
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  Il Cavalier Mochi.
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ricorre spontaneo ed eloquente e ci obbliga a ripetere la nostra 
domanda: donde ha tratta il Capuana questa storia di donna? 
Se egli, come certi pittori di interni uggiosi e di paesucoli che danno 
il malumore a vederli, ci rispondesse che l‟ha tratta dal vero, noi 
non metteremmo certo in dubbio la sua affermazione, ma gli 
risponderemmo che egli doveva delle due l‟una: o lasciare in pace 
la sua Giacinta e quell‟altro mostro, anche più incredibile e più 
gratuitamente affermato nel romanzo, che è la signora Teresa 
Marulli sua madre; oppure se voleva trarre dall‟ombra al sole tutte 
queste miserie, egli in pari tempo assumeva l‟obbligo di farne 
un‟opera d‟arte che, in certo modo, ci ripagasse della bruttezza del 
soggetto, gettando nell‟animo dei lettori sentimenti delicati e 
profondi.- Nelle poche righe di prefazione al romanzo l‟autore 
protesta di non avere scritto un libro immorale,e s‟augura d‟aver 
fatto una vera opera d‟arte. Orbene, noi affermiamo con pieno 
convincimento che fra quella protesta e quell‟augurio il nesso ideale 
è assai più stretto che il Capuana forse non pensi. Egli, purtroppo, 
ha scritto un libro che può senza calunnia dirsi immorale appunto  
perché ha fatto una mediocre opera d‟arte: e questo non proviene no 
da difetto di potenza, perché (volentieri lo ripetiamo) il Capuana ha 
le qualità di un forte scrittore, ma per avere sbagliato il 
procedimento. “ 
 
Emilio Treves fu ancora più aspro “ crediamo dovere dei critici, 
avvisare la gente onesta, pulita, che non è roba da portare in casa.E 
ci piace anche avvertire l‟autore che non è degno di lui abbassarsi al 
genere di coloro che non hanno né studi né stile né coscienza;i quali 
perciò in letteratura fanno come in politica: accarezzano gli appetiti 
più bassi dell‟uomo e della donna.Con la più sincera simpatia noi 
diciamo al Signor Capuana: egli può aspirare ad altri applausi che 
non siano quelli di lettori e di critici plebei.” 
 
Nessun critico fino ad oggi ha osato definire i due romanzi: storie 
d‟amore. Storie d‟orrore si e anche di psicopatologia sessuale, che
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peraltro è il titolo di un libro , fonte d‟ispirazione dei testi di 
Capuana.  
Cesare Lombroso, il fondatore dell‟antropologia criminale,  è 
sicuramente l‟esempio più coerente del positivismo nel campo della 
fisio-psicopatologia, e s‟interessò ed apprezzò gli scritti di 
Capuana. 
Nell‟arringa difensiva al romanzo Madame Bovary  Jules Senard 
insiste sul sentimento morale d‟orrore che ha un ruolo fondamentale  
per l‟assoluzione: 
“ Non c‟è un solo uomo che, avendolo letto, non dica, libro alla 
mano, che Monsieur Flaubert non è solo un grande artista, ma 
anche un uomo di cuore, per avere nelle ultime sei pagine riversato 
tutto l‟orrore e il disprezzo sulla donna, e tutto l‟interesse sul 
marito, non ha trasformato il marito, l‟ha lasciato fino alla fine 
quello che era, un buon uomo, volgare, mediocre, ligio ai doveri 
della professione, innamorato della moglie, ma sprovvisto di 
educazione, senza pensieri elevati. Immutato è al letto di morte 
della moglie. E, pertanto, non c‟è individuo sul quale il ricordo non 
ritorni con maggiore interesse. Perché? 
 Perché ha conservato e adempiuto il suo dovere fino alla fine, 
mentre sua moglie se n‟era allontanata.” 
 
 
Uno dei primi critici a delineare la personalità di Charles Bovary 
come quella di un imbecille è invece proprio Sartre: “Trovava le 
lettere era una buona ragione per far crescersi la barba?” . 
Per Baudelaire Emma è un‟isterica. L‟isteria femminile 
nell‟ottocento era erroneamente considerata una malattia femminile 
che si sviluppava senza che l‟ambiente ne avesse la colpa. 
Flaubert descrive e accenna ad alcune colpe: “la conversazione di 
Charles era piatta come un marciapiede, e le idee più comuni vi 
sfilavano….” 
Lo accusa fra le righe d‟essere non un medico asino, bensì un 
sadico sciocco, quando ignorando le più elementari manovre