5 
Introduzione 
 
 
Nella storia dell‟arte fra i blu più utilizzati troviamo il blu di 
Lapislazzuli, roccia costituita da feldspatoidi, calcite, pirite e silicati vari,  
utilizzato fin dai tempi antichi come un materiale pregiato per la sua 
tonalità blu intenso impreziosito dalle venature d‟oro. 
 Il minerale si è rivelato ottimo per la qualità della resa cromatica e 
allo stesso tempo costoso per le difficoltà di estrazione e per i costi di 
trasporto, vista la provenienza dall‟oltremare. Questi due aspetti hanno 
certamente condizionato e indirizzato l‟utilizzo su superfici limitate. Nelle 
particolari situazioni in cui è stato adoperato per superfici più ampie, la 
stesura del colore veniva fatta in velatura su uno strato di azzurrite, un 
carbonato basico di rame, largamente utilizzato, grazie al costo contenuto. 
La lazurite presente nel minerale di lapislazzuli è la responsabile della 
colorazione blu, che sembra da attribuirsi alla presenza di radicali S
3
-
. La 
prima utilizzazione del Lapislazzuli come pigmento viene fatta risalire al 
VI-VII secolo d.C., in cui fu utilizzata in alcune pitture rupestri afgane. La 
diffusione in Occidente di questo particolare colore avviene quasi 
contemporaneamente, in alcuni casi sostituisce il blu egiziano, tuttavia è 
frenata dall‟elevato prezzo. La preziosità del materiale ne indirizzava 
anche l‟utilizzo. Se nell‟iconografia classica troviamo l‟azzurro utilizzato 
per le vesti di Cristo e della Vergine, nel XV e nel XVI secolo la scelta del 
colore verrà associata alla preziosità del blu oltremare, come si può notare 
in tanti esempi di storia dell‟arte di quel periodo e anche precedenti.  
In passato diversi studi hanno cercato di individuare le caratteristiche 
mineralogiche volte a determinare la provenienza della pietra. In queste 
ricerche troviamo un doppio interesse, sia storico, che cerca di individuare 
le vie attraverso cui si sviluppava il commercio della pietra, che tecnico-
6 
artistico, nel tentativo di individuare una diversa caratterizzazione del 
materiale nelle varie ipotesi di provenienza.  
Sono pochi i giacimenti noti del minerale di lapislazzuli da cui può 
essere stato estratto il materiale nel Medioevo. Plinio (Historia Naturalis) 
insieme ad altre fonti, parlano della presenza del materiale in Persia, altri 
testimoniano la presenza nel Sinai o nel lago di Bajkal, in Russia, nel 
Pakistan e in Birmania. I giacimenti del Cile, invece, sono da escludersi, 
per via dell‟utilizzo di questo materiale quasi in contemporanea con la 
scoperta delle Americhe. I piccoli giacimenti italiani, infine, non potevano 
supplire a richieste di grandi quantità di materiali. L‟unico giacimento 
considerato storicamente come la fonte del Lapislazzuli è quello di Sar-e-
Sang nel Badakhshan in Afghanistan.  
Il materiale estratto dalle cave, essendo ricco di impurità doveva 
essere raffinato e ripulito prima di poter essere utilizzato come pigmento. 
Allo studio delle caratteristiche mineralogiche determinate dalle 
diverse provenienze della pietra, solo raramente si è affiancato lo studio 
delle tecniche di preparazione e purificazione della pietra.  
Il lavoro di questa tesi di laurea ha riguardato, la comparazione delle 
ricette esistenti nei trattati antichi che descrivono i procedimenti per una 
corretta preparazione del blu oltremare dal minerale di Lapislazzuli. Dalla 
letteratura e dalle analisi chimico-fisiche condotte sul pigmento di 
Lapislazzuli, infatti, emerge quanto questo minerale sia ricco di impurità. 
La presenza delle impurità nell‟utilizzo dei pigmenti condiziona i risultati 
in termini di brillantezza del colore e stabilità nelle diverse condizioni 
delle tecniche in cui viene impiegato.  
L‟importanza di un buon procedimento di purificazione del minerale, 
capace di ridurre le quantità di pirite e di flogopite
1
, può chiarire il 
                                                 
1
 Rinaldi, 1986
7 
rapporto fra un materiale di ottima qualità e un materiale di scarsa qualità 
preparati con uno stesso procedimento.  
Proprio per questo si comprende la necessità di riscontri diretti dallo 
studio delle opere d‟arte, che possono fornire le informazioni necessarie 
alla comprensione della tecnica utilizzata dall‟artista, nonché la modalità 
di intervento qualora ci sia l‟esigenza di un intervento di restauro. In 
particolare, il procedimento di purificazione può aumentare e migliorare le 
proprietà di un materiale che di base deve avere delle ottime 
caratteristiche. La ricerca del procedimento da eseguire per la 
purificazione è riportata nei testi antichi, in particolare nei trattati che 
riportano indicazioni sulle tecniche artistiche e sulla preparazione dei 
colori.  
La tecnica era, probabilmente, di provenienza orientale, in seguito si 
è diffusa in Occidente. Il procedimento per eseguire la purificazione nei 
trattati medievali consiste nella creazione di un composto, formato nella 
maggior parte dei casi da resina, cera e olio di lino, un miscuglio 
appiccicoso che ha la funzione di trattenere la polvere di lapislazzuli 
insieme alle impurità. Subito dopo il composto veniva sottoposto a diversi 
passaggi di liscivia che, essendo una sostanza alcalina, permetteva al 
pigmento blu oltremare di fuoriuscire dalla poltiglia, lasciando nel 
composto chiamato pastello tutte le impurità. 
Studi precedenti avevano cercato di confrontare questi procedimenti, 
nel tentativo di individuare la ricetta migliore per la purificazione. 
Un riscontro in termini di sperimentazioni risulta difficile in quanto la 
fabbricazione industriale di alcuni materiali da utilizzare per la 
purificazione impediscono di riprodurre il procedimento così come 
avveniva nel medioevo.  
Per ottenere un buon blu oltremare occorreva avere un materiale di 
ottima qualità, ma sicuramente influivano molto sul risultato finale la
8 
preparazione del colore, vista l‟incredibile diffusione del procedimento 
nella trattatistica.  
In questa tesi è stato effettuato un confronto fra le ricette, chiarendo il 
procedimento e inserendo le quantità trovate sulle fonti, convertendo tutti i 
dati con la stessa unità di misura, in grammi. I dati espressi in grammi 
sono stati elaborati individuando l‟esistenza di similitudini in ricette di 
diverso periodo storico e ambito geografico, nel tentativo di identificare 
l‟esistenza di un prototipo di base, a questo segue l‟analisi di quattro 
campioni di Lapislazzuli di cui uno proveniente dalle miniere delle 
montagne blu dell‟Afghanistan e tre dalla Cina. Su questi campioni sono 
state eseguite indagini spettroscopiche Raman e Infrarosso nel tentativo di 
caratterizzare il materiale per garantire una approccio scientifico qualora si 
volessero confrontare questi risultati con dati provenienti direttamente 
dallo studio di opere d‟arte.  
Dal lavoro eseguito con questa tesi si chiariscono le differenze 
rilevanti esistenti fa le ricette. Considerando le quantità dei materiali, 
anche ricette apparentemente simili risultano diverse, soprattutto nella 
varietà dei materiali scelti. Così come le ricette che risultano identiche 
possono far pensare alla copiatura intera del procedimento fra i 
manoscritti. Anche uno degli elementi che si riteneva sempre in comune 
fra le ricette, cioè la proporzione fra pastello e pietra da utilizzare risulta 
variabile.  
Inoltre, il tentativo di mostrare le differenze dei quattro campioni, in 
particolare il campione proveniente dall‟Afghanistan, attraverso la 
caratterizzazione del materiale con la spettroscopia Raman e l‟Infrarosso 
non ha fatto emergere risultati significativi che potessero chiarire le 
diversità fra le varie provenienze.
9 
Cap. I. 
Oltremare naturale, la pietra e i giacimenti  
 
 
Il primo riferimento al Lapis Lazuli appare nei testi cuneiformi degli 
Assiri dove viene chiamato uknū. Le origini risalgono alla montagna di 
Bikn in Persia. Questa montagna è stata identificata con il monte 
Demavend delle montagne di Elburz
2
 nel nord dell‟Iran. Haupt
3
, dice che 
uknū è passato nel latino e nel greco come cyanus. Il nome Lazuli deriva 
dal Persiano Lajward, lagverd, lajevered, lazuardi che significa pietra di 
colore blu. 
Gettens riporta la ricerca di Beckman, questi, studia la pronuncia 
della parola Lazul generato dall‟arabo e fa derivare da questo i termini 
azul, azurrum e azura
4
. 
La pietra di lapislazzuli ha avuto un largo utilizzo come pietra 
preziosa nell‟antichità. Sono diffusi gli utilizzi nell‟oggettistica o anche 
come pietra preziosa incastonata. Lo hanno reso prezioso proprio la 
difficoltà di estrazione e la sua rarità. In Egitto è stato usato come gioiello 
e recipiente, meno come pigmento per via della diffusione dell‟utilizzo del 
blu egiziano. Si parla di macinazione del lapislazzuli nelle iscrizioni della 
Piramide di Ramses II. 
La scelta del lapislazzuli migliore veniva fatta sul confronto visivo 
prediligendo un blu profondo ed uniforme
5
, differenziandosi nelle varie 
provenienze grazie alla presenza di piccoli cristalli bianchi e tracce di 
pirite, in alcuni casi confusa con l‟oro.  
In Europa la pietra arrivava attraverso la via della seta dall‟Oriente, 
motivo per cui venne poi chiamato blu Oltremare. L‟ingresso in Italia 
                                                 
2
 Gettens, 1950, p. 346. 
3
 Haupt, 1924, p.245. 
4
 Ibidem 
5
 Plester, 1966, p. 38
10 
probabilmente avveniva nel porto di Venezia. Il materiale risultava essere 
molto costoso, in proposito nel testo di Mary Merrifield vengono riportati 
degli esempi in cui nei contratti per i dipinti veniva specificato l‟uso del 
Lapislazzuli, pratica generalmente adoperata solo per l‟oro
6
. 
Le prime testimonianze dell‟utilizzo della pietra in pittura murale 
sono in Afghanistan, nella cripta del Bamiyan datata intorno al VI-VII sec 
e negli affreschi nel Turkestan Cinese dello stesso periodo
7
. 
Il Bamiyan è una regione Afghana non molto distante dalla regione 
del Badashan da cui deriva il lapislazzuli più utilizzato nel Medioevo. 
Nel XII sec. Possiamo trovare l‟utilizzo della pietra di lapislazzuli nel 
soffitto ligneo di S.Michael e nella chiesa in Idensen ad Hannover. 
Il Lapis Lazuli è citato nel diaro di un‟iscrizione del re persiano Dario 
I come materiale portato dalla Sogdiana per la costruzione del suo palazzo. 
Nelle rovine del palazzo di Sargon II ( 721-705 a.C. circa) è stato trovato 
un kilogrammo di polvere di Lapis Lazuli
8
. 
In Italia i primi esempi si trovano nelle pitture di San Saba a Roma
9
 
databili alla prima metà del VIII sec. e nel Monastero di Torba, in 
Lombardia nei primi 20 anni del IX sec. Ciò testimonia come l‟utilizzo del 
Lapislazzuli e quindi la preparazione mediante purificazione era già 
conosciuta in Italia nel VIII sec. da utilizzare insieme o come sostituto del 
Blu egiziano. 
Il Laurie cercò di dimostrare, come riporta Plesters, la presenza della 
pietra anche nelle pitture murali bizantine dal VI al XIII sec., la pietra 
sarebbe presente con una cattiva preparazione, la mancata depurazione 
renderebbe il pigmento appena superiore alla cenere dell‟Oltremare
10
. 
                                                 
6
 Merrifield, 1846. 
7
 Gettens, 1950. 
8
 http://wikipedia.qwika.it/en2it/Achaemenid_dynasty 
9
 Gaetani et alii, 2004, p.13 
10
 P., op. cit., p. 39
11 
Il Lapislazzuli è un minerale presente in diverse regioni del mondo 
con caratteristiche chimiche e colorimetriche diverse. E‟ fra i pigmenti 
più utilizzati nella storia dell‟arte insieme al blu egiziano e l‟azzurrite. 
Le pietre grezze migliori sono estratte dalle montagne dell' 
Hindukush in Afghanistan, visitate e segnalate da Marco Polo nel 1271: 
“Quivi è una montagna, ove si cava l‟azzurro et è lo migliore e lo più fine 
del mondo”
11
. La regione delle miniere di lapislazzuli più conosciuta è a 
Sar-e-Sang, circa 80 km a nord del passo di Anguran. Gran parte dell‟oro 
blu, proveniva questo ricco giacimento, nella valle del Kochka (la 
provincia nord-orientale dell‟Afghanistan).  
 
 
Fonte: http://www.palagems.com/lapis_lazuli_bancroft.htm 
 
Altri giacimenti sono in Russia, ad ovest del lago Baikal, e nelle 
Ande Cilene, dove le pietre blu sono spesso venate da gesso bianco o 
grigio. I lapislazzuli, si trovano in piccole quantità anche in Italia, 
                                                 
11
 M. Polo, Il Milione, Biblioteca Telematica, Cap. XXXIV, Fonte: 
http://bepi1949.altervista.org/biblio3a/milione1.html
12 
Mongolia, USA e Canada, in Myanmar e in Pakistan. In qualità 
realmente buone sono tuttavia rare ovunque. Il prezzo richiesto per le 
gemme dipende principalmente dalla bellezza della pietra e dall'intensità 
del suo colore. Il colore più ricercato è un blu profondo ed intenso. Solo 
la pietra proveniente dall‟Afghanistan si presenta di un blu intenso e di 
qualità superiore tanto da poterne ricavare un pigmento superiore in 
brillantezza e intensità. 
Giacimenti conosciuti: 
Montagne di Hindukush, Afghanistan,  
Ovest del lago di Baikal, Russia 
Ande Cilene: pietre blu spesso venate da gesso bianco o 
grigio.  
Thabapin, Birmania 
Italia: Monte Somma, incrostazioni di colore azzurro sul 
calcare bianco, coperto spesso da piccole macchie giallastre di 
limonite
12
, e Castelli Romani. 
Mongolia USA e Canada, piccole quantità 
Sinai, ipotesi non confermata da evidenze geologiche 
13
 
Pamir, Tagikistan 
Chagai, Pakistan 
Cile 
Per l‟individuazione della provenienza della pietra, ed in particolare il 
tipo di pietra sicuramente utilizzato nell‟arte in Europa, occorre studiare la 
geomorfologia dei luoghi in cui si suppone ci possa essere una miniera di 
oro blu. Le pietre nelle diverse provenienze presentano differenze 
accentuate sia nell‟intensità del blu ma soprattutto nella presenza di 
diverse impurità che determinano anche il risultato finale in caso di 
                                                 
12
 www.museomineralogicocampano.it 
13
 Burragato et alii, 1999, p. 355
13 
utilizzo del materiale per la produzione di pigmento blu oltremare. 
Volendo tentare di individuare la provenienza originaria della pietra 
maggiormente utilizzata nel medioevo dobbiamo sicuramente escludere il 
Cile, per motivi storici, e le piccole quantità presenti in Italia. Risultati più 
attendibili si individuano intorno alla zona fra l‟Iran e L‟Afghanistan.  
Per quanto riguarda la presenza del minerale in Russia, secondo le 
ricerche effettuate sulla geologia e la fisica del territorio, sarebbe troppo 
lontano e il materiale è di scarsa qualità
14
.  
 
 
 
Lapis-lazuli proveniente dal museo Stukenberg Museum of Geology and Mineralogy of Kazan in Russia , 
Fonte: http://www.ispo.kcn.ru/gmku/eng/s13.php 
 
 
Sono state evidenziati affioramenti metamorfici nelle zone della 
Persia, emerse dalla carta geologica della Compagnia petrolifera dell‟Iran 
(Burragato et al. 1999) che testimoniano l‟esistenza concreta di miniere 
raggiungibili nel medioevo. 
La zona del Pakistan, in cui è emerso il giacimento di Lapislazzuli 
nelle montagne del Chagai, risulta molto vicina ad importanti siti 
archeologici dell‟Iran, motivo per cui si può ritenere questo sito, insieme 
alle miniere dell‟Afghanistan, le più utilizzate nel passato. Le miniere della 
Birmania risultano essere troppo distanti dai manufatti in lapislazzuli 
rinvenuti.  
                                                 
14
 Burragato et al., 1999, p. 355
14 
Una similitudine con le caratteristiche strutturali di questo minerale si 
ritrovano in proietti dei complessi vulcanici della regione Lazio, e del 
Vulcano Sabatino
15
 . 
Il motivo che impedisce uno studio esatto sulle proprietà e 
caratteristiche chimico-fisiche dei materiali provenienti dai diversi siti 
riguarda la difficoltà di individuare con certezza la provenienza dei 
materiali presenti nei musei mineralogici d‟Europa, spesso troviamo 
l‟indicazione approssimativa dell‟Iran ma senza possibilità di riscontro.  
 
 
1.1 Provenienza delle prime ricette per la lavorazione della pietra 
 
 
L‟importanza che riveste il procedimento di preparazione della pietra 
da utilizzare come pigmento è attestato dalla diffusione delle ricette sulla 
trattatistica antica. Dal Trattato dell‟arte del Cennini al manoscritto di 
Bologna fino al trattato del De Mayerne è possibile notare la presenza 
della descrizione del procedimento e la trascrizione, spesso di più di una 
ricetta. Nel caso del Manoscritto di Bologna di ricette se ne trovano 
addirittura 11 diverse. La possibilità di trovare tante ricette sulla 
preparazione del lapislazzuli indica certamente il riconoscimento della 
validità del procedimento. Nello specifico in alcuni studi è possibile 
trovare un ipotesi sul risultato di una preparazione del minerale in termini 
di purificazione.  Il lapislazzuli risulta un colore particolarmente intenso 
ma allo stesso tempo molto ricco di impurità. Molto probabilmente il 
procedimento di produzione del Blu oltremare è una tecnica proveniente 
dal mondo orientale. In questo contesto è possibile trovare l‟utilizzo della 
                                                 
15
 Ibidem, p. 355.