medium completo, basato su approfondimenti di vari temi, spesso 
mantenendo un elevato livello qualitativo. 
Il 2006 si è poi caratterizzato come un anno di reale svolta per tutta la free 
press periodica, con la fondazione di un’associazione che si è posta come 
obiettivo la riunione dei rappresentanti della categoria sotto un organismo 
comune che ne tuteli i diritti e ne metta in risalto le potenzialità. 
All’associazione ha fatto seguito la redazione di un annuario che iniziasse 
un lavoro di censimento delle testate distribuite sul territorio italiano, per 
presentarle come canale di riferimento per gli investitori.  
In ultimo, ma solo in ordine di tempo, l’entrata sulla scena dei periodici 
gratuiti di un grande gruppo come la Mondadori, ha definitivamente 
lanciato i free magazine come nuovo fenomeno della stampa periodica. 
Dall’iniziale dialogo con le singole redazioni, quasi sempre interessate alla 
ricerca, tanto da far nascere una fruttuosa collaborazione che ha riguardato 
sia lo scambio di opinioni che l’invio di materiale ed arretrati, è nata la 
necessità di sviluppare uno strumento che potesse permettere di raccogliere 
informazioni più precise per elaborare un quadro esauriente del fenomeno.  
Oltre al lavoro di ricerca e di censimento delle redazioni si è dimostrata di 
fondamentale aiuto la creazione e la pubblicazione online di un questionario 
destinato alle redazioni dei periodici gratuiti. Proprio lo stretto legame di 
questo settore dell’editoria con i media digitali, e con internet in primo 
luogo, ha permesso di ottenere una soddisfacente partecipazione e di poter 
raccogliere un’adeguata base dati su cui poter sviluppare interessanti 
considerazioni. 
Il confronto con quanto emerso dall’analisi dei dati forniti dall’Annuario 
della free press e dall’analisi dei dati ottenuti con i questionari online ha 
permesso di fornire un profilo interessante di un nuovo modo di fare 
informazione, slegato dalla politica e, fino ad ora, dalle major della 
distribuzione. 
Chiude questo studio una riflessione sullo sviluppo della stampa in Italia e 
del ruolo che hanno rivestito le pubblicazioni periodiche come promotrici 
della modernizzazione del panorama editoriale. Seguendo i temi sviluppati 
nell’analisi dei dati e da quanto emerso da un’intervista ad una redazione di 
free press, nasce una riflessione sul possibile sviluppo del settore 
dell’editoria periodica gratuita e sulle possibilità che essa influenzi 
positivamente tutto il panorama giornalistico italiano. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Capitolo I 
La free press come fenomeno complesso. 
 
 
 
 
1.1 Un nuovo canale. 
 
Sotto il nome di free press sono identificate molte pubblicazioni che pur 
avendo forme e contenuti differenti, hanno in comune la gratuità per il 
lettore ed una diffusione (o readership) piuttosto ampia.  
Proprio a causa di questa grande eterogeneità interna, studiare la free press 
rende necessario fare alcune essenziali precisazioni. 
Fondamentale nell’ottica utilizzata in questo lavoro è che non tutta la 
stampa che viene distribuita gratuitamente può essere considerata free 
press.  
Pubblicazioni come quelle che riguardano le iniziative della parrocchia 
locale o i cataloghi delle agenzie immobiliari, solo per  citare alcuni esempi, 
pur essendo distribuite gratuitamente ed avendo alle spalle un progetto 
editoriale in qualche modo strutturato, non saranno prese in considerazione 
in questa sede; le prime per via del loro carattere locale ed il bacino di 
utenza estremamente ridotto e circoscritto, i secondi per gli scopi ed i 
contenuti esclusivamente commerciali o promozionali a cui si rifanno.  
Benché il carattere commerciale sia in genere un elemento essenziale nella 
struttura di una rivista a distribuzione gratuita (con riferimento agli 
inserzionisti che finanziano la rivista stessa), saranno oggetto del presente 
lavoro i contenuti delle riviste ed il supporto su cui sono presentate. 
Un’altra importante precisazione a proposito dell’universo free press è la 
profonda differenza che passa tra quotidiani gratuiti (free paper) e i 
periodici gratuiti (free magazine). 
La stampa gratuita è di per sé un fenomeno relativamente recente e nel 
nostro paese ha preso contatto con il grande pubblico con la comparsa dei 
primi quotidiani come Metro (2000), City e Leggo (2001).  
Queste testate hanno come caratteristica comune l’appartenenza ad un 
grande gruppo editoriale
1
  che garantisce loro una massiccia distribuzione 
nelle principali città italiane (e, tramite il pendolarismo, anche in zone non 
direttamente coperte), redazioni locali strutturate ed una rete di diffusione 
organizzata con strilloni e raccoglitori situati in punti strategici e peculiari 
come le stazioni della metropolitana, i treni, gli autobus. 
Dalla nascita di questa nuova dimensione dell’informazione, sono stati 
condotti numerosi studi sulla diffusione e sul successo dei free paper, sia da 
parte di istituti di ricerca come Eurisko (2005), sia da parte dei gruppi che 
                                                
1
 I gruppi editoriali a cui si fa riferimento sono MTG per Metro, RCS per City e 
Caltagirone per Leggo. 
gestiscono la vendita degli spazi pubblicitari e le relazioni tra inserzionisti 
ed editori
2
. 
I dati relativi alla diffusione ed al successo con il pubblico e con gli 
investitori riportano chiaramente l’immagine di un fenomeno in veloce 
espansione e dalla maggiore vitalità rispetto alla tradizionale carta stampata 
da edicola: la readership media giornaliera dei tre quotidiani free press si 
assesta su una cifra di poco inferiore ai due milioni di lettori. Inoltre dal 
2000 ad oggi gli investimenti degli inserzionisti nei quotidiani da edicola ha 
registrato una graduale ma costante flessione, mentre nel settore dei free 
paper, il volume di affari è triplicato negli ultimi tre anni. Oltre ai numeri, il 
dato che fa riflettere sul ruolo giocato da questi nuovi quotidiani è relativo 
alla tipologia di pubblico dei free paper, composto da tutte quelle categorie 
tradizionalmente distanti dalla lettura dei quotidiani a pagamento: donne sia 
giovani che anziane, pensionati di entrambi i sessi,  casalinghe e persone il 
cui titolo di studio è in prevalenza quello delle medie inferiori.  
Oltre il 70% del pubblico dei quotidiani gratuiti non legge testate a 
pagamento; è un pubblico nuovo, composto da lettori che non sono sottratti 
al mercato delle edicole e che prima della comparsa dei free paper 
semplicemente non leggevano nessun quotidiano.  
Cercare di rintracciare il gradimento da parte di questo pubblico 
esclusivamente nella gratuità del prodotto è limitante e non inquadra 
                                                
2
 Ci si riferisce qui ai grandi centri media come WPP, Carat, Media Italia, 
Mindshare etc. 
appieno la natura di queste pubblicazioni. Per riuscire a resistere al 
ridimensionamento che tutto il settore dell’editoria si trova ad affrontare, 
molto hanno contribuito i cosidetti “collaterali”, allegati e gadget, che 
hanno ridestato l’interesse dei consumatori. Questo è stato da più parti 
segnalato come un pericoloso ricorso al marketing spicciolo che rischia di 
creare una serie di consumatori “nomadi” che acquistano un determinato 
quotidiano solo per l’interesse suscitato dall’allegato. Per la free press la 
situazione è molto differente. 
Molto del successo deriva da una serie di fattori legati al prodotto, fattori 
che rappresentano la novità ed insieme la forza dei quotidiani free press: un 
nuovo formato più piccolo e maneggevole dei quotidiani tradizionali
3
; una 
nuova veste grafica più fresca ed innovativa, caratterizzata da un uso 
frequente di foto e di colori; una sapiente integrazione tra notizie e 
inserzioni pubblicitarie, realizzata attraverso l’utilizzo di impaginazioni più 
simili a quelle presenti nei siti internet
4
 che alla stampa tradizionale. In 
ultimo, ma certamente non di minore importanza, il ruolo giocato da due 
fattori-chiave come la facilità di reperimento delle copie e la connotazione 
politicamente neutrale con cui vengono riportate le notizie. 
La facilità di reperimento delle copie è direttamente collegata all’efficiente 
distribuzione a cui si è fatto riferimento prima, mentre la scelta della 
                                                
3
 Il formato “tabloid” (25 cm x 35 cm), molto diffuso in Inghilterra, contro il 
tradizionale formato “broadsheet” (35 cm x 50 cm) dei principali quotidiani da 
edicola. 
4
 Le template, modelli di impaginazione dei siti internet che gestiscono lo spazio 
delle varie pagine organizzandone il contenuto secondo criteri e stili stabiliti. 
neutralità nelle notizie è in gran parte dovuta allo spazio relativamente 
limitato a disposizione dei redattori
5
; questa soluzione ha sicuramente 
attirato l’attenzione di tutti quei lettori non interessati alla politica e dei 
lettori non schierati.  
La composizione delle notizie è affidata a nuovi tipi di redazioni, molto 
snelle e dinamiche, che lavorano in stretto rapporto con i comunicati delle 
agenzie di stampa.  Questi vengono utilizzati per comporre magri resoconti 
(molto spesso vengono addirittura ridotti per i già citati motivi di spazio) 
che rendono la notizia asettica più che sintetica, le fanno perdere qualsiasi 
riferimento “ragionato” con la politica e le danno connotati neutri che 
attirano tutti coloro che non intendono identificarsi con una particolare 
interpretazione dei fatti. Viene così eliminato forse il tratto più 
rappresentativo della cosiddetta stampa di qualità: gli approfondimenti. 
L’entrata in scena dei quotidiani gratuiti ha quindi segnato un momento di 
profondo cambiamento sia nella sfera editoriale (spostamento 
dell’attenzione degli investitori e degli inserzionisti su nuovi soggetti) sia 
nella sfera culturale, andando a creare una fetta di mercato fino a quel 
momento inesistente.  
 
 
 
                                                
5
 Nei quotidiani gratuiti lo spazio è diviso al 50% tra notizie e inserzioni 
pubblicitarie, il formato è grande la metà dei quotidiani tradizionali e le pagine 
sono molte di meno, circa 30, a seconda della testata. 
1.2 Lettori perduti e lettori ritrovati. 
 
I lettori dei quotidiani tradizionali ed i lettori dei quotidiani gratuiti sono 
pubblici diversi ed in larga parte distinti. 
Stando ai dati divulgati dal Rapporto Asig (2006), dal Rapporto FIEG 
(2006) e dal Rapporto Audipress (2006) la fruizione media di quotidiani tra 
la popolazione italiana rimane bassa, soprattutto in relazione alle nazioni 
europee più virtuose come Francia, Germania e Inghilterra. 
In Italia i lettori abituali di quotidiani raggiungono il 40% della popolazione 
adulta
6
, dato a cui si contrappone un corposo 10% del tutto estraneo alla 
lettura dei quotidiani da edicola.  All’interno di queste cifre si delinea un 
profilo di lettore medio che mantiene caratteristiche ormai classiche per il 
nostro Paese: maschio, di età compresa tra i 35 ed i 45 anni, di educazione e 
reddito medio alti.  
E’ proprio facendo riferimento a questa fotografia che i principali effetti 
dovuti alla diffusione dei nuovi quotidiani gratuiti si mostrano in tutto il 
loro interesse. 
C’è da segnalare inoltre che nel nostro paese alcuni caratteri storici del 
rapporto tra carta stampata e lettori si stanno lentamente modificando, 
mentre nuove abitudini stanno prendendo piede, al di là della stampa 
gratuita. Ci si riferisce ad alcune interessanti osservazioni sviluppate in 
                                                
6
Il Rapporto Asig segnala un evidente calo nel numero di quanti acquistano il 
giornale spesso, almeno 3 volte alla settimana, che passano dal 42,3% del 2001 al 
38% del 2005.  
merito dal 5° Rapporto sulla comunicazione in Italia, redatto dal Censis 
(2005), che dedica un intero capitolo ai media a stampa. 
Dal Rapporto emerge come ci sia una progressiva fidelizzazione del lettore 
verso la testata prescelta, interessandosi maggiormente alle notizie che essa 
riporta (incremento del 5% rispetto al precedente sondaggio). Ma la scelta 
del quotidiano è sempre più vista e vissuta come preferenza personale e si 
slega dalle abitudini familiari
7
. E questa scelta viene effettuata sulla base sia 
del particolare taglio di una testata (in definitiva del suo stile) sia della 
selezione degli inserti allegati (i collaterali).  
In più, per quanto riguarda la lettura dei quotidiani, è confermato un calo 
nella lettura ma è nelle vendite che si registra la vera flessione, avviso 
importante sulla reale penetrazione del concetto di free paper nelle abitudini 
dei lettori. La diffusione dei tre principali quotidiani gratuiti raggiunge cifre 
interessanti soprattutto in confronto alle tirature dei principali quotidiani 
nazionali: i quasi due milioni di copie dei quotidiani gratuiti stampati in 
Italia, supera la diffusione dei tre principali quotidiani nazionali, La 
Repubblica, Il Corriere della Sera e La Gazzetta dello Sport
8
. 
                                                
7
 L’abitudine familiare legata all’acquisto di un determinato quotidiano passa dal 
36,8% al 27,3%. Questo aspetto della scelta individuale è indice di un’importante 
cambiamento nelle abitudini di lettura e di fruizione dei quotidiani. 
8
 Proprio la gazzetta dello sport si posiziona al terzo posto tra i quotidiani 
nazionali come diffusione media ma in determinate occasioni (come la vittoria 
dell’Italia ai mondiali di calcio del 1982 e del 2006) ha raggiunto punte inarrivate 
da qualsiasi altro quotidiano. 
Si accennava sopra come dall’indagine Eurisko emergesse un inedito 
profilo di lettore di free paper, sia giovane sia anziano, che trova nei 
quotidiani gratuiti il medium ideale per avvicinarsi alle informazioni.  
A questi dati fa seguito un’incoraggiante precisazione (Cfr. FIEG, 2006) 
che “aggiusta il tiro” dei rapporti sopra citati: l’aggiunta dei due milioni di 
lettori dei free paper al numero complessivo dei lettori di quotidiani, riporta 
l’Italia a livelli di lettura europei, simili a quelli francesi
9
. Pur rimanendo 
distanti dai valori di Germania ed Inghilterra, va sottolineato come la free 
press quotidiana in Italia occupi lo spazio editoriale che in altri paesi è 
presidiato dalla stampa popolare (o di gossip, molto diffusa, ad esempio, in 
Inghilterra). 
All’interno del panorama della carta stampata quindi, la diffusione di questa 
tipologia editoriale non si pone come sostitutiva ma come aggiuntiva. 
Un’offerta che recupera i propri lettori, trovandoli in categorie solitamente 
estranee ai consueti canali  dell’informazione e spesso lontane dagli 
approfondimenti dei quotidiani da edicola. L’utilizzo di certi registri 
lessicali che si discostano dalla complessità e dalla specificità degli 
approfondimenti, rende più immediata la fruizione delle notizie e, di 
conseguenza, più facile la lettura e la diffusione dei quotidiani free press. In 
questo senso la free press riesce ad esprimersi e ad agire in modo da dare ai 
                                                
9
 Il rapporto in Italia ed in Francia, (compresi in Italia i quotidiani gratuiti, assenti 
in Francia) è stato nel 2004 rispettivamente di 130 e 131 copie vendute per 1000 
abitanti. In Germania si sono raggiunte le 268 copie ogni 1000 abitanti ed in 
Inghilterra le 297 copie. 
propri lettori il giusto mix di notizie ed informazioni generali (di politica, 
attualità e scienza, dall’Italia e dal mondo) e lasciando 
contemporaneamente largo spazio alla cronaca locale.  
Malgrado l’informazione a mezzo stampa conviva ormai da quaranta anni 
con l’informazione televisiva e ne abbia alla lunga mutuato molte 
espressioni e molte convenzioni, i giornali risentono ancora di una certa 
distanza culturale con i lettori potenziali. 
Già nel 1965 Italo Calvino rifletteva sull’uso dei registri lessicali: 
 “Ogni giorno [...] centinaia di migliaia di nostri concittadini 
traducono mentalmente con la velocità di macchine elettroniche la lingua 
italiana in un’antilingua inesistente. Avvocati e funzionari, gabinetti 
ministeriali e consigli d’amministrazione, redazioni di giornali e di 
telegiornali scrivono pensano parlano nell’antilingua.” (Calvino, 1980, pp. 
122-126
10
) 
Probabilmente definire antilingua il linguaggio giornalistico della carta 
stampata è oggi eccessivo. Semmai si può ancora trovare una certa distanza 
tra il cosiddetto linguaggio comune e lo stile complesso e necessariamente 
(quando non volutamente) ricercato con cui sono composte le notizie ed i 
relativi approfondimenti dei quotidiani da edicola. 
                                                
10
 Lo scritto è apparso per la prima volta come articolo su “Il Giorno” del 3 
febbraio 1965, in seguito ad un altro articolo di Pier Paolo Pasolini, apparso sullo 
stesso quotidiano nel dicembre dell’anno prima, che aveva aperto un dibattito 
sull’uso della lingua italiana. 
Questo stile richiede al lettore una soglia minima di conoscenza 
dell’argomento trattato, una certa ricchezza lessicale ed il tempo e la 
volontà di leggere molte righe di considerazioni ed opinioni. Se da una 
parte la notizia così riportata risulta più dettagliata, più completa ed 
inquadrata all’interno di un contesto più ampio, il risvolto della medaglia è 
che ciò non permette al lettore di avere un’idea degli argomenti trattati 
dando solo una rapida scorsa alle pagine del quotidiano.  
I free paper invece costituiscono un medium creato appositamente per una 
fruizione rapida e poco impegnativa. Come per naturale evoluzione, il 
mutare degli stili di vita e la progressiva diminuzione della disponibilità di 
tempo libero, ha fatto nascere il bisogno di  media più snelli, consultabili e 
comprensibili in archi temporali ristretti (lo spostamento in treno o in 
autobus per recarsi al lavoro, la pausa pranzo, l’attesa di un figlio fuori 
scuola, ecc.), estremamente semplici da reperire e dotati di un “valore 
percepito” estremamente basso. Un supporto piccolo, gratuito, di poche 
pagine di scarsa qualità rendono il free paper facile tanto da leggere quanto 
da gettare. Ad un quotidiano acquistato in edicola viene attribuito un valore 
relativamente maggiore; così, mentre di free paper sparsi a terra o 
“dimenticati” sulle poltrone dei treni se ne trova a centinaia, è difficile che 
un quotidiano acquistato venga abbandonato in giro. 
 
 
 
1.3 Nuove strategie per nuovi media. 
 
Così come i quotidiani da edicola hanno dovuto saper affrontare la 
concorrenza trans-mediale della televisione, mutuandone alcune 
particolarità e modificando sostanzialmente il proprio stile, i free paper 
hanno in internet il loro principale  alterego mediatico. La già citata 
mancanza di approfondimenti della stampa quotidiana gratuita riporta 
subito ad una tendenza che si è venuta a creare di pari passo con il 
consolidarsi di internet come strumento di consultazione abituale. 
Tale tendenza riguarda la possibilità (reale o fittizia che sia) di poter 
raggiungere le informazioni che ci interessano, approfondendo nella misura 
che a noi interessa. 
Tutti i maggiori portali di informazione, sia italiani che esteri, hanno la 
medesima struttura: una serie di highlights sulle notizie più importanti che 
rimandano ad ipertesti con approfondimenti e materiale aggiuntivo 
riguardante solo l’argomento selezionato. 
Questa nuova via all’informazione indipendente
11
 rende potenzialmente 
possibile a tutti ricercare le notizie a cui si è realmente interessati.  
E’ necessario specificare la sola potenzialità di tale ricerca in quanto, così 
come chiunque può ricercare informazioni, chiunque può divulgarne. Ciò è 
                                                
11
 Per informazione indipendente non ci si riferisce qui ai canali non affiliati a 
grandi gruppi media globali che operano nel settore dell’informazione ma al 
reperimento autonomo ed individuale di informazioni attraverso canali alternativi 
alla tradizionale divulgazione, come internet o determinate pubblicazioni di 
settore. 
di per sé sufficiente a rendere caotico ed a volte faticoso selezionare 
dall’enorme mole di informazioni, spesso inutili, poco attendibili, 
incomplete se non addirittura inventate, ciò che riteniamo possa essere 
realmente interessante. Riuscire a raggiungere solamente determinati 
contenuti, facendosi largo tra i molti disturbi presenti sul canale, 
presuppone una certa abilità e padronanza del mezzo, necessaria da parte di 
coloro che ricercano. Tale padronanza del medium e degli strumenti che 
esso mette a disposizione
12
 riconduce al concetto di antilingua, inteso come 
soglia minima di conoscenza necessaria alla fruizione di determinati 
contenuti ed alla difficoltà di comprendere (e quindi acquisire) le 
informazioni di cui abbiamo bisogno. 
Nonostante queste difficoltà, i canali alternativi e la loro diffusione 
intensiva hanno fornito uno stimolo allo sviluppo dell’editoria, portandola 
ad un progressivo adeguamento verso le richieste del pubblico. Questo 
processo si è sviluppato sia dando vita a canali generici che potessero 
costituire un’offerta ampia e di facile diffusione, sia andando a rinforzare la 
stampa specializzata e di settore, che con un esercito di settimanali, mensili 
ed altre pubblicazioni periodiche, costituisce un fondamentale canale di 
approfondimento. 
                                                
12
 Nel caso di internet, ci si riferisce sia ai comuni motori di ricerca generali 
(Google, Altavista, Yahoo ecc.), sia ai canali di ricerca tematici orientati alla 
ricerca di informazioni in contesti più circoscritti,come i maggiori portali 
specialistici, sia ai grandi collettori di informazioni di cui Wikipedia costituisce il 
primo e più rappresentatitvo esempio. 
Internet ha influenzato, ispirato e preparato il terreno alla diffusione di un 
nuovo tipo di supporto per le informazioni, tanto che non è esagerato 
affermare che molte tra le soluzioni adottate per la divulgazione delle 
notizie attraverso il computer siano state riprese felicemente dai free paper. 
Ancora una volta lo spazio e l’essenzialità delle notizie riportate costituisce 
il punto di incontro tra i due media: la soluzione escogitata dove si rendeva 
necessario riassumere brevemente i fatti che si intendeva descrivere per 
renderne possibile la lettura attraverso un monitor senza renderla fastidiosa 
alla vista (Cfr. Carrada, 2000), ha trovato terreno fertile nella necessità dei 
quotidiani gratuiti di informare i lettori in tempi brevi, tra una stazione e 
l’altra della metropolitana ad esempio, riportando un ventaglio di notizie 
interessanti, confezionate in maniera da rendere la lettura rilassante e poco 
impegnativa; un intrattenimento per il lettore nei tempi morti dei suoi 
spostamenti quotidiani. 
Come naturale evoluzione per l’adattamento al mercato, alla necessità di 
media più snelli ed efficaci per la diffusione delle notizie, si affianca la 
necessità di un’offerta differente, legata all’approfondimento di certe 
materie e di certi generi di informazione.  
Si entra così nel mondo della stampa periodica, l’oggetto specifico di 
questo lavoro.