9 
CAPITOLO 1 
 
 
IL MERCATO DEL WELLNESS 
 
 
1.1 Definizione  
 
Il mercato del benessere è stato caratterizzato negli ultimi anni da un 
elevato sviluppo nel nostro Paese, come risulta da diverse ricerche realizzate 
su questa tematica
1
. Va poi rilevato un crescente interesse da parte di vari 
ricercatori afferenti a diverse discipline, tra cui la sociologia, la psicologia, 
la medicina, il marketing, le scienze motorie, l’ergonomia, l’antropometria 
ed altre ancora, che trattano il tema del benessere sia pure con strumenti di 
analisi differenziati; ne risulta che il concetto di benessere appare di difficile 
delimitazione. Ad esempio, il benessere potrebbe essere inteso come 
welfare, in una accezione “collettiva”; in questo caso, verrebbero presi in 
considerazione differenti aspetti tipici della società (tra cui i livelli di 
istruzione, di previdenza, di tutela della salute ecc.). A tale proposito, 
Lambin (2000)
2
 sostiene che: “i lavori degli psicologici ci permettono di 
distinguere tre orientamenti motivazionali generali, suscettibili di 
evidenziare una grande diversità di comportamenti e che appaiono come 
fattori esplicativi del benessere generale dell’individuo. Queste determinanti 
possono essere definite con tre termini: comfort, piacere e stimolo”, le cui 
relazioni sono illustrate nella Figura 1.1. 
 
Figura 1.1 Le determinanti del benessere 
 
Carenza specifica                                                          Malessere diffuso 
 
 
Riduzione delle tensioni                                               Lotta contro la noia 
 
 
COMFORT                              PIACERE                         STIMOLO 
     (dinamico) 
  
BENESSERE GENERALE 
                                                 
1
 E’ possibile osservare che questo mercato presenta una forte evoluzione in tutti i 
principali paesi industrializzati; se ne riscontra un iniziale sviluppo negli Stati Uniti ed una 
successiva diffusione in Europa e in Italia. 
2
 J.J. Lambin, Marketing strategico e operativo, McGraw-Hill, Milano, 2000, p.91
10 
Inoltre, va sottolineato come il termine “benessere” sia molto spesso abusato 
dalle varie tipologie di imprese, a fronte di una carenza normativa a 
riguardo; si può quindi verificare che strutture erogatrici di servizi alla 
persona, pur molto differenti tra loro, acquisiscono la denominazione di 
centri benessere. Ciò può risultare estremamente pericoloso nei confronti 
del mercato del consumatore, in modo particolare per i consumatori meno 
esperti. Il concetto di benessere, secondo Gregori (2005)
3
, si pone in termini 
evolutivi rispetto a quello di salute: se vi può essere salute senza benessere, 
non si riscontra la situazione contraria; in questa ottica, può risultare utile il 
ricorso ad una nota definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità 
(WHO), secondo la quale la salute è uno stato completo di benessere fisico, 
psicologico e sociale e non solo l’assenza di malattia. Utilizzando tale 
approccio, il sistema di offerta, nel mercato del benessere, risulta costituito 
da differenti tipologie di imprese; si possono così individuare aziende di 
diversi settori specializzate nella realizzazione di prodotti di consumo (ad 
esempio, cosmetici, integratori alimentari ecc.) e di macchinari (ad esempio, 
attrezzature per il fitness, saune ecc.). Inoltre, risultano essere presenti sia 
imprese di piccole dimensioni, talvolta artigianali, che aziende 
multinazionali (è il caso del settore cosmetico). Relativamente alla 
distribuzione dei prodotti e alla erogazione dei servizi, si è in presenza di 
una pluralità di canali: dalla grande distribuzione al dettaglio specializzato e 
tradizionale per i prodotti di consumo ed alle beauty farm, alle aziende 
termali ed ai centri fitness e di estetica per i servizi. 
Nel definire e nel delimitare i confini del settore dell’industria del 
benessere possono essere utilizzati differenti approcci. Secondo un 
approccio allargato, si fa riferimento a quel complesso di imprese 
specializzate nell’offerta di differenti tipologie di prodotti e servizi, rivolti a 
soddisfare ed a migliorare la condizione psico-fisica dell’uomo, evitando 
interventi invasivi
4
. Il sistema dell’offerta di benessere viene quindi ad 
essere costituito da differenti tipologie di imprese presenti in diversi settori: 
cosmetica, turismo integrato, macchinari e prodotti per il fitness, attività 
                                                 
3
 G.Gregori, Le strategie di sviluppo delle imprese nel mercato del benessere, Giappichelli 
Editore, Torino, 2005 
4
 Grant Thorton Comunicazione, Gli italiani ed il benessere. Un’analisi economica su: 
redditi consumi ed occupazione, Milano, II ed. 2002, III ed. 2003
11 
sportiva, alimentazione, medicina alternativa, sistema moda (comprende le 
aziende che utilizzano fibre antibatteriche, anallergiche, fono-assorbenti), 
mobiliero (prodotti “eco-compatibili, che consentono una maggiore 
razionalizzazione delle risorse energetiche ed un minor livello di 
inquinamento), editoriale (riviste e libri che hanno per oggetto il tema 
“benessere”), termo-sanitario. Un altro approccio prende, invece, in esame i 
servizi più connessi all’industria del benessere, non considerando i prodotti 
del sistema moda, dell’editoria, dell’architettura e distinguendo tra: - servizi 
non residenziali, che si riferiscono ai servizi legati al benessere in senso 
stretto, limitatamente alle prestazioni erogate; - servizi residenziali, che        
prendono in considerazione le prestazioni erogate dall’indotto alberghiero;    
- prodotti relativi al benessere (cosmetica e alimentazione). La Tabella 1.1 
illustra come nel 2002, l’industria del benessere abbia realizzato un fatturato 
di circa 17 miliardi di euro, occupando 182.000 addetti, risulta evidente 
pertanto l’importanza di questa industria per l’economia italiana. 
 
    Tabella 1.1 Il mercato del benessere in Italia nel 2002 
 
Comparti economici 
 
  Fatturato 
(in milioni di Euro) 
Numero di addetti 
 
Servizi non residenziali 
Centri estetici 
Centri “attività fisica” 
Prestazioni erogate dai Centri 
Termali 
 
Totale servizi non residenziali 
 
Servizi residenziali 
Termali 
Agriturismi 
Beauty Farms 
 
Totale servizi residenziali 
 
Prodotti 
Cosmesi 
Alimentazione biologica 
Alimentazione dietetica 
Integratori alimentari 
 
Totale prodotti 
 
Totale 
    
1.500 
2.065 
290 
 
 
3.855 
 
 
3.600 
682 
69 
 
4.351 
 
 
5.861 
1.500 
513 
1.500 
 
9.374 
 
17.580 
 
35.000 
62.500 
12.500 
 
 
110.000 
 
 
n.d. 
11.000 
300 
 
11.300 
 
 
8.000 
45.000 
800 
7.500 
 
61.300 
 
182.600 
    Fonte: Dati Censis 2002.
12 
Nella figura seguente viene rappresentato in modo schematico il mercato 
oggetto di analisi; ad un primo livello si riscontrano le aziende di 
produzione di macchinari per il fitness, per il relax e di prodotti per 
l’estetica; ad un secondo livello si rivela la presenza delle aziende 
commerciali e di servizi. 
 
Figura 1.2 Rappresentazione di sintesi del mercato del benessere 
 
 
Imprese di 
produzione 
 
Aziende produttrici 
di macchinari per il 
relax (saune, vasche, 
idromassaggio ecc.) 
 
Aziende 
produttrici di 
macchinari per il 
fitness 
 
Aziende che 
realizzano 
prodotti 
cosmetici 
 
 
 
 
 
 
 
1.2 Il settore cosmetico italiano 
 
La cosmesi può essere definita come l’insieme di attività volte al 
mantenimento ed al miglioramento della bellezza del corpo mediante la 
ricerca, la progettazione, la realizzazione e l’industrializzazione di specifici 
prodotti. Nell’ambito di questo settore, si possono individuare differenti 
comparti: - la chimica cosmetica, che analizza dal punto di vista 
chimico/fisico i componenti dei prodotti; - la cosmetologia, che ha 
l’obbiettivo di testare gli effetti sull’uomo; - la “tecnica cosmetica” che 
 
Aziende di 
servizi alla 
persona e 
commerciali 
 
 
Centri 
estetici 
 
 
 
 
Centri 
fitness 
 
 
Aziende 
termali 
 
 
Alberghi 
 
 
Farmacie 
 
 
Negozi 
specializzati 
 
 
G.D.O. 
 
MERCATO DI CONSUMO
13 
esegue la messa a punto delle formule ottenute e dei relativi metodi di 
preparazione
5
.  
Il ruolo della filiera cosmetica nell’industria del benessere è rilevante 
ed analizzando la struttura del settore, secondo i dati forniti 
dall’Associazione di categoria Unipro, in Italia operano oltre 1000 aziende 
produttrici, per un totale di addetti superiore alle 100.000 unità. In 
particolare, si possono individuare due differenti gruppi di imprese: un 
primo gruppo è formato da numerose aziende di piccolissime dimensioni, 
spesso a carattere artigianale, le quali producono in prevalenza per conto 
terzi o per un proprio marchio non affermato, conosciuto solo in ambito 
locale e che rivolgono un’elevata attenzione alla ricerca e allo sviluppo. Un 
secondo gruppo è invece composto da un limitato numero di imprese di 
maggiori dimensioni, le quali investono nella politica di marca, nella ricerca 
ed innovazione, nella comunicazione ed anche nello sviluppo di progetti di 
franchising (tra queste le filiali di grandi gruppi multinazionali). 
Analizzando l’evoluzione della domanda, si riscontra (Figura 1.3) un elevato 
incremento dei consumi dei prodotti cosmetici ed è possibile osservare che 
la crescita si è verificata soprattutto nel periodo 1970-1990. La seconda 
metà degli anni ’90 è stata caratterizzata da tassi di crescita positivi 
compresi tra il 7%, e l’8%; dal 2000 in poi, invece, l’incremento è stato più 
contenuto. Nel 2003 il mercato è cresciuto in valore del 3,8%, rispetto al 
dato dell’anno precedente; in termini reali, tale risultato non sembra 
particolarmente significativo. Va considerato, comunque, che le situazioni di 
mercato risultano eterogenee, sia per canale distributivo, che per singola 
linea di prodotto. Nella figura 1.4, sono presentati i dati relativi alla 
composizione percentuale dei consumi cosmetici relativi all’anno 2003; si 
nota, innanzitutto,la presenza di numerose linee di prodotti. Ciò ad 
evidenziare il processo evolutivo della domanda, non solo in termini 
quantitativi, ma anche qualitativi. Inoltre, si riscontra un’elevata 
concentrazione della domanda; si tenga conto che i prodotti per i capelli, 
                                                 
5
 Il termine cosmetico deriva da quello greco di Kosmeo, che significa “mettere in ordine, 
rendere presentabile”.
14 
quelli per la cura del corpo e del viso rappresentano insieme oltre il 60% 
dell’intero mercato
6
.  
 
 Figura 1.3 Evoluzione dei consumi di prodotti cosmetici (dati in milioni  
  di euro; anni 1970-2003) 
1136
4153
5062
8317
8014 7958
7453
7011
5048
5257
6504
5685
6066
315
0
1000
2000
3000
4000
5000
6000
7000
8000
9000
1970 1980 1990 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2001 2003
 
 Fonte: Dati Unipro. 
  
 Figura 1.4 Consumi di prodotti cosmetici suddivisi per linee di prodotti  
 (distribuzione percentuale su dati in valore- anno 2003) 
Labbra
4%
Mani
2%
Occhi
3%
Confezioni regalo
1%
Cofanetti trucco
1%
Trucco viso
4%
Prodotti linea 
maschile
4%
Prodotti dermo-
igenici per bambini
1%
Igiene bocca
7%
Profumeria alcolica
11%
Igiene corpo
14%
Capelli e cuoio 
capelluto
17%
Corpo
16%
Viso
15%
 Fonte: Dati Unipro. 
 
                                                 
6
 Gli acquisti per l’igiene personale sono attualmente molto diffusi sia tra gli uomini, che 
tra le donne, per quanto concerne i prodotti per il corpo ed i capelli; nel caso di acquisti di 
creme per il viso e per il corpo, risulta essere prevalente la domanda femminile.
15 
Con riferimento alle singole linee di prodotti, l’analisi dell’andamento dei 
consumi consente di individuare dinamiche differenti (si veda la Tabella 
1.2); risultati positivi si hanno per i prodotti per il corpo, con un incremento 
dell’8,8,%, rispetto allo stesso valore dell’anno precedente) e per i prodotti 
igiene-corpo; in controtendenza, invece, i prodotti per il trucco-viso (-1,6%) 
ed i cofanetti trucco (-0,8%).  
Tabella 1.2 Evoluzione dei consumi di prodotti cosmetici distinti per  
linea (valori assoluti in milioni di euro e variazioni percentuali annue; 
anni 1994-2003) 
 
Linee di prodotti 
 
Prodotti per capelli e 
cuoio capelluto 
 
Prodotti per il viso 
 
Prodotti per trucco viso 
 
Cofanetti trucco 
 
Prodotti per gli occhi 
 
Prodotti per le labbra 
 
Prodotti per le mani 
 
Prodotti per il corpo 
 
Prodotti igiene corpo 
 
Prodotti igiene bocca 
 
Prodotti dermoig. 
bambini  
 
Prodotti linea maschile 
 
Profumeria alcolica 
 
Confezioni regalo 
 
Totale 
1994      1995      1996      1997     1998      1999      2000     2001     2002      2003 
 
805,0    841,4    855,2     925,5     961,1    1017,9   1056,8   111,7   1142,7   1189,4 
 
 
653,0    655,5    667,8     697,2     759,2     844,9    931,3    996,9    1004,8   1039,6 
 
202,4    214,0    239,1     242,7     259,8      269,6    273,8    269,8     273,8     297,2 
 
11,4      14,5       14,5       17,6       18,6        28,4      33,1      36,7       43,6       43,3 
 
127,9    129,7    138,9     151,8     174,0      193,2    209,1     217,9    216,9     228,0 
 
159,6    164,7    188,5     220,5     232,5      245,3    253,0     291,3    275,7    293,3 
 
86,2        82,1       84,2    109,0     121,9     144,6     143,5     150,4    143,9    156,3 
 
833,1     677,0     684,3   729,2     819,9     889,3     970,3   1039,3  2059,5   2252,7 
 
673,3     676,0     694,6   753,0     817,6     842,3     871,7     932,6    959,4   1028,1 
 
395,3     393,4     393,6   411,1     426,6     447,3     457,6     493,7    515,0    531,7 
 
23,2        23,2       24,8     25,3       25,3       39,8       60,1       62,8      68,0      74,6 
 
 
209,2     210,2     201,4   213,3      219,8     229,3     236,9    249,8     237,3    252,4 
 
415,2     548,5     543,8   580,0      618,2    718,9      789,7    873,8     840,4    816,1 
 
  41,3      42,6       45,4      48,0      49,6       62,5        68,7       64,6        69,0     72,6 
 
4636,3   4672,8   4777,2  5124,3   5503,9  5973,3   6355,6   6818,7  6859,3  7156,5 
Fonte: Unipro  
 
Questa evoluzione risulta essere connessa a differenti fattori: in primo luogo 
una maggiore attenzione del consumatore nella cura della propria immagine, 
a fronte di un nuovo ruolo che l’estetica viene ad avere nell’attuale società.
7
 
                                                 
7
 Tra i consumatori risulta prevalente la clientela compresa nella fascia di età 20-40 anni, 
seguita da quella compresa tra 40-60 anni.
16 
Molte categorie sociali manifestano, infatti, la necessità di apparire, tale 
fenomeno ha determinato la crescita di prodotti rivolti a specifiche e 
particolari esigenze. Un concetto ormai noto nel marketing è che i clienti 
acquistano i vari prodotti per i benefici che questi consentono, a tale 
proposito è nota la citazione che Kotler (1986)
8
 utilizza all’inizio del 
capitolo sulla politica di prodotto, riportando la seguente affermazione di 
Charles Reyson: “nello stabilimento produciamo cosmetici e nel negozio 
vendiamo speranza”. Inoltre, si riscontra un comportamento, sempre più 
diffuso, della clientela maschile di acquistare ed utilizzare prodotti 
cosmetici; relativamente a questo fenomeno, anche sulla base delle 
indicazioni fornite da esperti ed osservatori del settore, si possono rilevare le 
seguenti osservazioni: - risulta essere inferiore la percentuale di uomini, 
rispetto alle donne, che ricorre ai prodotti oggetto di indagine; - il 
consumatore maschile è più informato ed esigente di quello femmine; - si 
prevede un incremento del numero della clientela maschile. Un altro fattore 
da sottolineare riguarda la forte crescita del consumo di prodotti dermo-
igienici per bambini, soprattutto nella grande distribuzione. E’ utile 
analizzare questo dato in relazione all’andamento demografico, che non 
giustifica, in termini quantitativi, un incremento dei consumi; infatti, anche 
in questo caso si è in presenza di nuovi modelli di consumo: diminuisce il 
numero di bambini all’interno della famiglia media, ma aumentano le 
attenzioni verso le esigenze di questa nuova tipologia di clientela. Infine, un 
ulteriore aspetto riguarda l’andamento delle “confezioni regalo” di prodotti 
cosmetici che in modo nuovo rispetto a quanto si verificava in passato, 
risultano essere acquistati in relazione a determinate ricorrenze. Si 
sviluppano nuove confezioni, caratterizzate da un design originale e da 
differenti modalità d’uso, che vengono commercializzate in prevalenza nelle 
profumerie. Non può in conclusione sfuggire l’influenza che le 
multinazionali presenti nel settore hanno esercitato sulla domanda, 
realizzando ingenti investimenti in pubblicità e favorendo l’affermazione di 
nuovi modelli di consumo. 
Il sistema distributivo dei prodotti cosmetici è caratterizzato da un 
elevato numero di intermediari; una prima distinzione può essere realizzata 
                                                 
8
 P. Kotler, Marketing management, Isedi, Torino, 1986, p. 203
17 
tra il canale tradizionale e quello professionale. Il canale tradizionale 
comprende: – profumerie. Tra i canali tradizionali è quello che risente 
maggiormente dell’attuale fase di rallentamento dei consumi; tuttavia se in 
passato le flessioni potevano essere di origine congiunturale, secondo 
esperti del settore quella attuale può essere considerata una crisi di natura 
strutturale, per la quale è necessario un deciso processo di razionalizzazione 
e riqualificazione, anche a fronte dell’avvento di nuove e competitive 
organizzazioni distributive. La revisione delle strategie di distribuzione 
dovrebbe basarsi sull’affermazione di un nuovo ruolo delle profumerie, non 
più solo rivenditore, ma professionista in grado di fornire un vero e proprio 
servizio di consulenza; in modo particolare tenendo conto del fatto che 
servizio, qualificazione del personale e prodotti di fascia alta costituiscono 
da sempre il core-business di questo canale. – Grande distribuzione e altri 
operatori (ipermercati, supermercati, grandi magazzini ed erboristerie). Con 
un fatturato di oltre 2.552 milioni di euro, si conferma come il principale 
canale del mercato cosmetico nazionale. L’incremento della quota di 
mercato si deve, dal lato dell’offerta a politiche di prezzo competitive e ad 
assortimenti ampi e profondi e, da quello della domanda, ad un 
cambiamento delle attitudini di acquisto dei consumatori, che tendono a 
realizzare gli acquisti presso questi intermediari. Nella prospettiva degli 
operatori, il reparto cosmesi può rivestire un certo interesse grazie al buon 
livello dei margini consentiti: per questo le strategie distributive tendono ad 
orientarsi verso un continuo innalzamento dei prodotti ed una migliore cura 
dell’aspetto espositivo. – Farmacia. Negli ultimi anni si è rivelato il canale 
più dinamico: nel 2003 è stato interessato dal più alto tasso di crescita dei 
consumi (+ 8,2%) ed ha sviluppato un fatturato di 560 milioni di euro, pari 
al 10% del mercato cosmetico totale, ciò grazie ad una strategia di nicchia 
fondata sull’elevata qualificazione del prodotto e del servizio. Ad esempio, 
il processo di privatizzazione delle farmacie comunali, in atto da alcuni 
anni, ha prodotto effetti positivi sull’allargamento della gamma dei prodotti 
venduti, grazie alla crescente capacità manageriale dei nuovi gestori.            
– Erboristeria. La cosmesi di derivazione naturale è il segmento che, negli 
ultimi anni, ha registrato il maggior sviluppo e che risponde alle crescenti e 
specifiche richieste di un consumatore attento al benessere, ma
18 
tendenzialmente cauto nella spesa
9
. L’erboristeria, attualmente tra i canali 
più innovativi e specifici, è caratterizzata da volumi ancora marginali, ma 
presenta interessanti potenzialità di sviluppo. Il fenomeno 
dell’organizzazione distributiva è ancora limitato, anche se in crescita grazie 
all’evoluzione della distribuzione e alla necessità di rafforzamento nei 
confronti dei canali moderni. – Vendite dirette (porta a porta e per 
corrispondenza). Nel 2003 il canale delle vendite dirette ha sviluppato un 
fatturato di 369 milioni di euro, risultato di un incremento delle vendite 
porta a porta (+6,3%) e di un sensibile decremento di quelle per 
corrispondenza (-9,8%). Negli ultimi anni, tuttavia, la vendita per 
corrispondenza è stata favorita, oltre che dalla riduzione del costo delle 
chiamate, anche da internet e dalla diffusione delle carte di credito. Si tratta 
di una formula che, se integrata con altri canali, può produrre effetti positivi, 
poiché contribuisce ad aumentare la riconoscibilità del brand
10
.                   
Nel canale professionale si riscontrano, invece, centri estetici e saloni di 
acconciatura. E’interessante osservare (Tabella 1.3) che, in modo originale 
rispetto a quanto si verifica per altri settori, circa un 10% del fatturato 
complessivo è realizzato da centri di estetica e da saloni di acconciatura; tali 
operatori, oltre che erogare il servizio in cui sono specializzati, costituiscono 
un’interessante modalità di distribuzione dei prodotti. Inoltre, l’incidenza 
prevalente è realizzata dai “canali tradizionali” ed in modo particolare dalla 
“grande distribuzione e negozi misti” e dalle profumerie; risulta quindi 
evidente la complessità gestionale e di relazioni che un sistema distributivo 
così eterogeneo comporta, non favorendo in tal senso le aziende meno 
strutturate. Esaminando l’evoluzione dei canali distributivi si ottengono 
risultati differenti, come si vede nella Figura 1.5, negli ultimi cinque anni si 
verifica un incremento della grande distribuzione, mentre le estetiste ed i 
parrucchieri presentano risultati sostanzialmente stabili. 
 
 
 
 
 
                                                 
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 In Italia sono più di 3.000 le erboristerie, prevalentemente concentrate nel Nord-Ovest. 
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 Dati Unipro.