Manuale di sopravvivenza quotidiana. Giornali in Italia tra successo e insuccesso
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5 Introduzione La stampa in Italia non è mai diventata un medium davvero di massa. Oggi, come venti anni fa, i quotidiani vendono in media meno di sei milioni di copie al giorno. Siamo l’unico Paese occidentale a non aver conosciuto un aumento della diffusione dei giornali proporzionale alla crescita del livello di alfabetizzazione della popolazione. La funzione di socializzazione alla comunicazione – e non all’informazione – è stata svolta infatti dalla televisione, collante linguistico e mediatico della penisola, fulcro dell’immaginario collettivo, protagonista indiscussa del media system italiano. Il predominio della cultura audiovisiva su quella scritta e la subalternità dei quotidiani rispetto al teleschermo sono dunque dati caratteristici del nostro panorama comunicativo. Il nostro lavoro prende le mosse dall’ipotesi che la personalizzazione dell’informazione, insieme con la funzione di servizio al cittadino, sia il fattore determinante perché un quotidiano, oggi, abbia successo. Allo stesso tempo, crediamo che la mancata definizione di una coerente strategia editoriale e la difficoltà nell’identificazione dei propri lettori siano le principali cause di insuccesso per un giornale. Per dimostrarlo, abbiamo scelto due casi che ci sono apparsi emblematici: Il Sole-24 Ore, per la success story che ha scritto nell’ultimo decennio; l’Unità, per le burrascose vicende che l’hanno portata a cessare le pubblicazioni nell’agosto del 2000, per poi riprenderle, completamente rinnovata, a marzo del 2001. La speranza è che, una volta verificata, la nostra tesi serva come indicazione operativa per la carta stampata italiana. Negli ultimi anni, la situazione di stagnazione in cui versano i quotidiani assume un significato più grave. Il sistema dei media è entrato in una fase di profonda trasformazione, legata all’avvento del digitale e allo sviluppo tumultuoso dei media elettronici. Internet ha rovesciato i paradigmi della comunicazione, annullando la tradizionale subordinazione del destinatario all’emittente, confondendo i ruoli, sovvertendo le regole. La proliferazione dei giornali on line e l’estrema velocità di circolazione delle notizie ha indotto qualcuno a profetizzare la scomparsa dei quotidiani cartacei, già incalzati dalla concorrenza della televisione e stremati dalla rincorsa dei mezzi audiovisivi. Ma la storia dei media insegna che l’affermazione di nuovi mezzi di comunicazione non ha mai determinato la scomparsa dei precedenti. Li ha piuttosto costretti a una rivisitazione completa delle proprie caratteristiche. Avviando quella che Roger Fidler ha definito mediamorfosi. E’ da tale considerazione che prende le mosse questo lavoro. Nel primo capitolo affronteremo il problema di una crisi della stampa non percepita come tale, perché in fondo la crisi è stata l’abituale dimensione del settore sin dalla sua nascita. Ripercorrendo le tappe dell’evoluzione dei quotidiani a partire dall’Unità d’Italia, evidenzieremo i difetti della stampa nostrana: l’incapacità di leggere la società, la dipendenza dal potere politico, i condizionamenti degli editori “impuri”, l’anomalia di un sistema distributivo centrato sull’edicola. Analizzeremo l’offerta, per evidenziare la fase di declino vissuta dai giornali nell’ultimo decennio del XXI secolo, dopo aver raggiunto nel 1990 il massimo storico di 6.808.501 copie vendute. Metteremo in luce le particolarità della domanda, rivedendo criticamente la diffusa convinzione che
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Informazioni tesi
Autore: | Manuela Perrone |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2000-01 |
Università: | Università degli Studi di Roma La Sapienza |
Facoltà: | Sociologia |
Corso: | Scienze della Comunicazione |
Relatore: | Mario Morcellini |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 122 |
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