verranno sottolineate le caratteristiche istituzionali ed economiche utili per comprenderne appieno il 
funzionamento. Quindi si prenderanno in esame i rapporti internazionali che l'organizzazione ha 
portato avanti, soffermandosi in particolar modo sul ruolo dell'Europa, sia per quel che riguarda i 
vantaggi che essa potrebbe trarre da un rafforzamento del partenariato con la regione, sia soprattutto 
per quanto concerne i risultati e le prospettive di questo rapporto per i paesi del Mercosur. L'area 
porta aventi  parallelamente altre relazioni,  fra le quali,  come si  è accennato,  riveste particolare 
importanza  quella  con  gli  Stati  Uniti,  in  particolare  nell'ambito  del  progetto  ALCA,  che  si 
analizzerà approfonditamente.
Oltre al necessario conforto dei dati economici, verranno messi in evidenza altri aspetti, forse a 
volte non tenuti nella giusta considerazione negli studi di queste problematiche, come il ruolo della 
società  civile  nel  processo  di  integrazione  e  nelle  relazioni  internazionali,  e  il  ruolo  della 
cooperazione non commerciale. Non verranno trascurate infine le implicazioni politiche delle scelte 
che il Mercosur deve affrontare. La complessità delle tematiche, e le numerose possibili analisi 
costringono a privilegiare alcuni aspetti, a discapito di altri che verranno descritti in maniera più 
rapida e con rimandi alle fonti per eventuali approfondimenti.
Nelle  conclusioni  si  analizzeranno le  prospettive sul  medio e  lungo termine dei  rapporti  che il 
Mercosur sta portando avanti, e si proverà ad ipotizzare quale strada potrebbe essere più fruttuosa 
per lo sviluppo socio-economico dell'area.
 1 IL MERCATO COMUNE DEL SUD, ORIGINI E FUNZIONAMENTO
Il 26 marzo del 1991, la Repubblica Argentina, la Repubblica federale del Brasile, la Repubblica del 
Paraguay e la Repubblica Orientale dell’Uruguay firmano ad Asunción, nel Paraguay, il Trattato di 
Asunción per la costituzione di un mercato comune, culmine di un lungo e complesso processo di 
avvicinamento e integrazione fra i quattro paesi.
Si è trattato di un risultato importantissimo, e alla luce dei primi tredici anni di vita si può affermare 
che  sia  il  progetto  di  integrazione  più  riuscito  dell’intera  area  latinoamericana,  sia  per  motivi 
economici, sia per le prospettive di una sempre più stretta cooperazione politica fra i paesi membri, 
sia,  infine,  per  l’influenza  che  i  successi  o  gli  arretramenti  di  questo  processo  possono  avere 
sull’intera regione.
1.1.Il processo di integrazione latinoamericana dal secondo dopoguerra ad oggi
 1.1.1 Il XIX secolo. L’indipendenza e i primi tentativi di integrazione: Bolivarismo e 
Monroismo
Il Mercosur non è però né il primo né più ambizioso progetto di integrazione. Il secondo dopoguerra 
è costellato di innumerevoli tentativi in questo senso, iniziative a volte spontanee ma più sovente 
guidate o proposte dalle Nazioni Unite, attraverso i suoi organismi specializzati.
Ma l’origine di questa volontà di ricostruire l’unità latinoamericana è più antica, e sebbene ci si 
voglia qui limitare ad una rassegna degli eventi più importanti degli ultimi sessant’anni, non si può 
omettere un breve riferimento al più importante, e forse utopistico tentativo di unificazione, quello 
ispirato da Simón Bolívar, e che ebbe come momento culminante il Congreso de Panamá del 1826 
(e, in minor misura, i successivi tre congressi: quello di Lima, nel 1847, conosciuto come il “Primo 
Congrsso  Internazionale  Americano”;  quello  di  Santiago  de  Chile,  nel  1856,  noto  come  il 
“Congresso  Continentale”;  e  infine  il  “Secondo  Congresso  Internazionale  Americano”,  che  si 
celebrò a  Lima nel  1865)1.  L’obiettivo principale  perseguito  da  Bolívar  era  la  creazione di  un 
sistema  difensivo  comune  dell’intero  continente  americano,  che  preservasse  i  giovani  stati 
latinoamericani dalle mire colonizzatrici europee, minacce provenienti allora soprattutto da Spagna 
e Gran Bretagna2. Peraltro il processo di indipendenza non si era ancora concluso, e diversi stati 
latinoamericani si trovavano sotto il dominio di potenze straniere (fra gli altri ricordiamo Cuba e 
Porto Rico,  colonie spagnole,  per le quali  gli  Stati  Uniti  si  rifiutarono, negli anni ’20 del XIX 
secolo, di appoggiarne l’indipendenza, chiesta con forza da Bolívar). Fra il 1810 e il 1830 ci fu 
infatti la prima fase del processo d’indipendenza3, che portò alla creazione delle repubbliche del 
Venezuela (1811), Messico (1815), Provincias Unidas de América Central Independientes (1823)4, 
Brasile (1823), Perù (1824) e Bolivia (1825)5. Come osserva giustamente Skidmore, i movimenti 
indipendentisti che animarono questo periodo, e in generale tutti quelli che seguirono, dovettero le 
loro  fortune  principalmente  ad  importanti  avvenimenti  nella  situazione  politica  delle  potenze 
1 Abinzano, Mercosur. Un modelo de integración, Editorial Universitaria, Posadas – Misiones, 1993
2 Abinzano, Mercosur… op. cit.
3 Skidmore, Thomas E.,  Historia Contemporánea de América Latina: América Latina en el  Siglo XX/Thomas E.  
Skidmore, Peter H. Smith, Barcelona, Crítica, 1996
4 Le  Provincias Unidas de América Central Independientes comprendevano gli attuali Guatemala, Costa Rica, El 
Salvador, Honduras e Nicaragua.
5 Lo stesso Bolívar aveva partecipato alla guerra contro le truppe spagnole. Fallì però il suo progetto di creare uno 
stato più grande, l’Alto Perú, costituito dal Perù e dalla Bolivia. La Bolivia divenne invece uno stato autonomo, e i 
suoi dirigenti decisero di darle questo nome in onore del grande patriota, che venne anche nominato presidente a 
vita.
coloniali europee (l’invasione di Portogallo e Spagna da parte di Napoleone Bonaparte, fra il 1807 
ed il 1808, aveva provocato un deciso cambiamento dinastico), più che ad effettivi meriti6, e questo 
spiega  in  buona  parte  la  scarsa  capacità  di  iniziativa  politica  delle  giovani  repubbliche 
latinoamericane in questa fase, tanto più se si considera che quei movimenti furono in gran parte di 
impronta conservatrice.
In occasione di quel congresso, e dei tre che seguirono, si assistette al confronto fra le due più 
importanti teorie ottocentesche sull’assetto interno del continente americano, e sulla conseguente 
posizione dello stesso nello scenario internazionale, la cosiddetta “Dottrina Monroe” e  la proposta 
di Simón Bolívar sulla cooperazione fra gli stati latinoamericani e sulla loro posizione nei confronti 
degli altri paesi del mondo.
La prima teoria, enunciata dal Presidente degli Stati Uniti James Monroe in un suo messaggio al 
Congresso inviato il 2 dicembre del 1823, è universalmente conosciuta con la sintetica espressione 
“l’America  agli  americani”.  Nella  sua  formulazione  originaria,  la  “dottrina  Monroe”  mirava  a 
difendere  il  continente  americano  dalle  mire  espansionistiche  europee,  in  particolare  dei  paesi 
appartenenti alla Santa Alleanza7, alcuni dei quali non nascondevano il proposito di riconquistare, o 
comunque influenzare pesantemente le loro vecchie colonie. Monroe scrive espressamente, nel suo 
discorso,  “il  continente  americano  (...)  non  può  essere  considerato  terreno  di  una  futura 
colonizzazione  da  parte  di  nessuna  delle  potenze  europee”8,  e  ancora  “di  conseguenza  siamo 
costretti a considerare ogni tentativo [da parte delle potenze europee] di estendere il loro sistema a 
qualunque nazione di questo emisfero come pericoloso per la nostra pace e la nostra sicurezza”9. Il 
timore dei nordamericani non era tanto rivolto alla Spagna, che non era più in grado di sostenere 
economicamente  e  militarmente  gli  sforzi  necessari  a  mantenere  il  controllo  delle  sue  colonie, 
quanto  alle  altre  potenze  Europee,  Inghilterra  in  primis,  che  avrebbero  potuto  facilmente 
approfittare  della  debolezza  e  delle  divisioni  interne  fra  gli  stati  latinoamericani.  Da  qui,  per 
l’appunto,  l’espressione  “l’America  agli  americani”.  Gli  Stati  Uniti  affermavano  quindi 
esplicitamente un’intenzione difensiva, che prevedeva però un intervento solo in caso di minaccia 
diretta. Tuttavia si può dare a questa posizione anche una diversa lettura, alla luce della volontà dei 
nordamericani di  non trasformare,  come chiedevano le nazioni latinoamericane al Congresso di 
Panama, la “Dottrina Monroe” in norma di diritto internazionale, per considerarla invece solo una 
posizione unilaterale degli Stati Uniti, che non avrebbe dovuto in alcun modo vincolare la potenza 
nordamericana.  Inoltre lo stesso discorso di Monroe si  prestava ad interpretazioni ambigue, nel 
momento  in  cui  sosteneva  che  senza  dubbio  gli  stati  sudamericani  non  avrebbero  aderito 
spontaneamente al  “sistema politico”10 proposto dalle potenze europee,  e  quando, di  fronte alla 
richiesta di tutti gli stati sudamericani di impegnarsi per l’indipendenza di Cuba e Porto Rico, gli 
Stati Uniti si rifiutarono di appoggiarla, per le prospettive di controllo più o meno diretto che la 
potenza nordamericana poteva esercitare sulle due colonie.
Il progetto di Simón Bolívar mirava invece a promuovere l’unità delle nazioni latinoamericane. Il 
patriota venezuelano basava il suo concetto di integrazione da un lato sull’indubbia omogeneità 
culturale che già allora si poteva riscontrare nel sudamerica, dall’altro sulla necessità di stabilire un 
sistema difensivo comune per far  fronte alle aggressioni contro l’indipendenza dei singoli  stati. 
Quest’ultimo aspetto poteva essere sicuramente compatibile con il progetto americano, se gli Stati 
6 Skidmore, Thomas E., Historia… op. cit. pp. 37-39
7 Su proposta dello zar Alessandro I il 26 settembre 1816 Russia, Prussia e Austria diedero vita alla Santa Alleanza, al 
fine di mantenere la situazione politica stabilita dal Congresso di Vienna. L’accordo restò in vigore fino al 1830.
8 Paragrafo 7 del messaggio del Presidente degli Stati Uniti d’America James Monroe al Congresso, contenuto in 
Osmañczyk, Edmund Jan, Enciclopedia Mundial de Relaciones Internacionales y Naciones Unidas, FCE, Messico, 
1976
9 Paragrafo 48 del messaggio del Presidente degli Stati Uniti d’America James Monroe al Congresso, contenuto in 
Osmañczyk, Edmund Jan, Enciclopedia… op. cit.
10 Il messaggio recita testualmente Es imposible que las potencias aliadas extiendan su sistema político a cualquier  
parte de uno y otro continente sin amenazar nuestra paz y seguridad; nadie puede creer que nuestros hermanos  
sureños,  si  son  abandonados  a  si  mismos,  puedan  adoptar  ese  sistema  por  propia  voluntad.  Es  igualmente  
imposible,  por  consiguiente,  que  nosotros  admitamos  con  indiferencia  una  intervención  de  cualquier 
clase.Contenuto in Osmañczyk, Edmund Jan, Enciclopedia… op. cit.
Uniti non avessero avuto come fine neanche tanto implicito quello di estendere la propria influenza 
nell’area latinoamericana,  limitando per quanto possibile i  legami con l’Europa.  Concretamente 
Bolívar immaginava una  Hispanoamerica11 protetta sia dall’Europa che dagli Stati Uniti, ma con 
legami più stretti con l’Inghilterra. Questa strategia si spiega se si considera che la Spagna non 
faceva mistero di voler rafforzare il proprio dominio sulle colonie che già possedeva, sebbene come 
si è detto, non avesse i mezzi per portare avanti questo progetto. Ma il suo comportamento avrebbe 
indubbiamente rallentato il processo di indipendenza delle nazioni latinoamericane, necessario per 
la successiva integrazione. Inoltre Bolívar considerava prioritaria l’istituzione di meccanismi per la 
soluzione di eventuali controversie, sia fra gli stati latinoamericani che fra questi e gli Stati Uniti.
Le caratteristiche principali  di  queste quattro conferenze consistettero nel  primo sforzo unitario 
contro le minacce all’indipendenza dell’America Latina, provenienti dagli stati coloniali europei, 
ma  anche  dall’emergente  potenza  nordamericana,  e  questo  fu  anche  il  principale  successo  dei 
vertici. Ma purtroppo i risultati non furono soddisfacenti. Le numerose defezioni compromisero la 
credibilità degli incontri. Infatti i governi di Brasile e Argentina non inviarono rappresentanti, con 
motivazioni  diverse.  Gli  Stati  Uniti  temporeggiarono a  lungo prima di  decidere di  inviare  due 
rappresentanti, ma di basso profilo, di cui uno morì durante il viaggio, mentre il secondo giunse a 
Panama a congresso già concluso. Inoltre non venne firmato nessun accordo, dal momento che il 
trattato proposto al  Congresso di  Panama,  Tratado de unión,  liga y  confederación perpetua,  fu 
ratificato  dalla  sola  Gran  Columbia12.  Dal  punto  di  vista  storico  questo  documento  riveste 
comunque  un’enorme  importanza,  anche  perché  riassume  molte  delle  idee  politiche  di  Simón 
Bolívar.  Secondo  il  trattato  gli  stati  si  impegnavano  ad  approfondire  le  relazioni  reciproche, 
improntandole  alla  promozione  della  libertà  e  dell’indipendenza  “contro  ogni  dominazione 
straniera”13, a difendersi reciprocamente in caso di attacco esterno, a consultarsi prima di aderire ad 
“alleanze perpetue o temporanee”14.  Si proponeva inoltre di istituire un assemblea, costituita da 
ministri  plenipotenziari,  da  riunire  almeno  una  volta  l’anno,  con  funzioni  di  consultazione  e 
cooperazione. Il trattato, tuttavia, non prevedeva alcuna cessione di sovranità da parte degli stati, si 
trattava quindi di un progetto di integrazione essenzialmente intergovernativo.
Ciò che soprattutto emerge da questi primi tentativi di integrazione sono le profonde divisioni con 
cui l’America Latina si presentava al cospetto degli altri stati. Le cause sono diverse, ma un ruolo 
importante è giocato dalle  influenze delle potenze straniere su molti  stati  sudamericani,  e dalle 
dispute  territoriali15.  Ad  esempio  in  Messico,  nonostante  la  formale  indipendenza,  l’influenza 
statunitense era molto forte, e se si considerano anche le numerose fratture interne, si può capire 
perché in questo stato non si raggiunse una relativa stabilità politica fino al 1850. Diversi erano i 
conflitti interni, tra i quali riveste una certa importanza quello fra Brasile e Argentina, aggravato 
dall’accettazione,  da  parte  del  primo,  del  predominio  e  dell’appoggio  degli  Stati  Uniti,  e  dal 
tentativo  della  seconda  di  imporre  la  propria  supremazia  su  tutto  il  Sudamerica,  grazie  anche 
all’alleanza  con  l’Inghilterra,  in  funzione  antiamericana.  Inoltre  le  guerre  per  l’indipendenza 
avevano provocato nella maggior parte degli stati interessati una situazione economica molto grave, 
danneggiando gravemente i settori produttivi trainanti, l’agricoltura e l’estrazione mineraria. Questo 
aveva causato tra l’altro numerose rivolte popolari, che si protrassero in tutta la regione fino al 1850 
circa. Le cause, oltre alla difficile situazione economica, devono essere ricercate anche nella quasi 
inesistente mobilità sociale, soprattutto per i settori meno abbienti della popolazione, i mestizos16 e 
gli  indios17, costantemente tenuti ai margini, se si escludono rare eccezioni, dai potenti  criollos18, 
11 Termine usato frequentemente, nel XIX secolo, come sinonimo di America Latina
12 La Gran Columbia comprendeva gli attuali Colombia, Ecuador, Panama e Venezuela
13 Art.2 del Tratado de unión, liga y confederación perpetua
14 Art.14 del Tratado de unión, liga y confederación perpetua
15 Abinzano, Mercosur… op. cit.
16 Mestizos discendevano dalle prime unioni (a partire dal XVI secolo) fra gli emigranti spagnoli e gli indios, o gli 
schiavi neri. Magnus Mörner, La mezcla de razas en la historia de América Latina, Buenos Aires, Paidos, 1969
17 Indigeni, discendenti dalle antiche civiltà precolombiane. Magnus Mörner, La mezcla… op. cit.
18 I criollos sono cittadini spagnoli nati in America Latina, li si definisce così per distinguerli dai cittadini iberici. Si 
trattava di un élite colta e potente economicamente, che in questa fase cercava di proporsi come classe dirigente. 
Magnus Mörner, La mezcla… op. cit.
che sarebbero andati  a  formare la  classe dirigente delle  neonate  repubbliche.Dal  punto di  vista 
economico l’indipendenza aveva portato delle conseguenze di enorme importanza, dal momento 
che i nuovi stati non erano più vincolati dalla madrepatria ad escludere gli altri paesi europei dai 
loro  scambi  commerciali.  A  partire  dal  1826  dunque  materie  prime  e  prodotti  agricoli 
latinoamericani  cominciarono  ad  essere  scambiati  con  manifatture  industriali  e  artigianali 
provenienti  da tutta  Europa,  e  per  tutta  la  seconda metà del  secolo crebbero costantemente gli 
investimenti esteri nell’area. L’improvvisa apertura commerciale mise seriamente in crisi il fragile 
tessuto industriale della regione, e soprattutto danneggiò il settore artigianale, i  cui prodotti non 
erano in grado di competere con quelli europei. I governi latinoamericani non si dimostrarono in 
grado, o in alcuni casi non espressero la volontà, di imporre delle misure protezionistiche per dare il 
tempo ai propri mercati interni di crescere e di poter reggere ad una concorrenza così forte19. Ma a 
parte ciò la classe dirigente dei nuovi stati si dimostrò incapace di esprimere una qualunque linea di 
politica economica a lunga scadenza per rendere competitive le loro industrie. Non riuscirono a dare 
una  propria  impronta  al  mercato  internazionale,  ma  subirono  passivamente  la  vivacità  delle 
economie europee20. Per cercare di ricostruire le loro economie contrassero ingenti debiti, e forse 
non è casuale che il problema del debito estero sia ancora oggi uno dei più gravi freni allo sviluppo 
dell’area latinoamericana.
 1.1.2 Il XX secolo. Le trasformazioni dell'America Latina contemporanea
Nel corso del Novecento i livelli di esportazione delle materie prime latinoamericane continuarono 
a crescere, soprattutto verso Francia e Inghilterra,  i  paesi  che avevano conosciuto il  più rapido 
sviluppo industriale. La crescita dell'area si legò dunque in modo ancora più saldo all'economia 
europea, ma non avendo il sudamerica raggiunto livelli simili di sviluppo economico e sociale, il 
rapporto economico manteneva tutte le caratteristiche di una relazione di dipendenza.
Nei primi decenni del secolo, in particolare all'indomani della crisi del 1929, che si manifestarono i 
primi segnali di quella che sarà la principale strategia di industrializzazione fino agli anni Ottanta, 
ovvero  l'industrializzazione  per  sostituzione  di  importazione21 (ISI).  Tuttavia,  fino  al  secondo 
dopoguerra non vennero poste in essere  le misure protezionistiche tipiche dell'ISI, l'esportazione di 
materie prime continuò ad essere la principale fonte di reddito e il liberismo la principale teoria 
economica ancora per qualche decennio. Da un punto di vista politico, a partire dagli anni Trenta in 
diversi paesi si affermarono dittature militari.
Il secondo conflitto mondiale, con la generale crisi economica che colpì il continente europeo, fu il 
più importante motore di sviluppo politico della regione, ed è soprattutto grazie all'accumulazione 
di capitali di questo periodo che molti paesi sudamericani, tra cui Brasile e Argentina22, optarono 
per misure di protezione per sviluppare la propria industria manifatturiera e non dipendere come nel 
passato dai volumi di esportazione delle materie prime.
Per quel che riguarda il processo di integrazione, la seconda guerra mondiale decretò la drastica 
riduzione delle mire coloniali europee sul continente, e l'ascesa degli Stati Uniti che guardavano con 
sempre  maggiore  interesse  alla  regione  sudamericana.  Non  è  un  caso,  infatti,  che  la  potenza 
nordamericana sia riuscita, in questa fase, a dare un'impronta molto forte ai due accordi che danno 
origine,  fra il  1947 e il  1948, all'Organizzazione degli  Stati  Americani23 (OSa) e al  Trattato di 
Assisenza Reciproca24 (TIAR).  Quest'ultimo nasce sulla  scorta  del  timore di  una diffusione del 
comunismo, nel momento in cui il mondo si divideva in due blocchi, anche se il pretesto era la 
19 Skidmore, Thomas E., Historia… op. cit.
20 Ibidem
21 Teorizzata, fra gli altri, dagli economisti Celso Furtado e Raul Prebish. Uno degli studi più significativi è il testo di 
Raul Prebisch, Capitalismo Periférico: Crisis y transformacion, Fondo de Cultura Económica, 1981
22 Skidmore, Thomas E., Historia… op. cit.
23 Composta da 21 peasi, nasce durante la IX Conferenza Internazionale Americana di Bogotà, ed entra in vigore nel 
1951.
24 L'accordo è siglato nel 1947 a Rio de Janeiro ed è entrato in vigore il 12 marzo 1948.
stipula di un più innocente accordo di mutua difesa contro eventuali aggressioni esterne. Per quel 
che riguarda l'OSA, il ruolo degli Stati Uniti assunse sfumature diverse a seconda dei periodi, ma fu 
in  generale  meno invasivo.  E'  però importante  sottolineare  come un  progetto  importante  come 
l'ALCA (Area di Libero Commercio delle Americhe) fu presentato e negoziato all'interno dell'OSA, 
a testimoniare l'indubbio perso politico che ha raggiunto l'organizzazione.
Se prendiamo invece in esame i percorsi di integrazione della sola area sudamericana, non possiamo 
non sottolineare l'importantissima funzione di impulso svolta dalla Cepal (Commissione Economica 
per  l'America  Latina),  soprattutto  sotto  la  direzione  di  Raul  Prebisch,  fermo  sostenitore  dello 
strutturalismo  e  della  succitata  teoria  dell'ISI.  Nel  1960  nacque  l'ALALC  (Associazione 
Latinoamericana di Libero Commercio)25, che però, al di là dell'importante dialogo interstatale che 
riuscì ad avviare, non ottenne i risultati sperati, e venne perciò sostituita da un'associazione meno 
ambiziosa, l'ALADI26 (Associazione Latinoamericana di Integrazione), con scopi più blandamente 
politici che economici.
Ebbero  invece  maggiore  successo  gli  accordi  di  associazione  fra  aree  meno  vaste,  fra  i  quali 
ricordiamo il Mercato Comune dell'America Centrale27,  la Comunità del Caribe28 e la Comunità 
Andina29.  Queste  associazioni,  nonostante  la  pesante  crisi  che  caratterizzò  le  economie 
sudamericane negli anni Ottanta, persistono tutt'oggi, e assieme al Mercosur sono proiettate verso 
una reciproca integrazione sempre più forte.
1.2.Il Mercosur
 1.2.1 Origini e obiettivi
La  prima  ipotesi  organica  d’integrazione  del  Cono  Sud  risale  addirittura  al  1909,  con  la 
formulazione di un progetto di Unione doganale tra i paesi attualmente membri del Mercosur, ma si 
può  dire  che  solo  a  partire  dalla  metà  degli  anni  ’80,  da  quando  cioè  Argentina  e  Brasile 
smantellarono i  rispettivi  regimi militari  e  il  loro pericoloso bagaglio  di  nazionalismo politico-
economico, che alimentava una rivalità tanto antica quanto tenace per l’egemonia regionale, per 
tornare a forme di democrazia stabile e compiuta, il progetto di un mercato economico comune ha 
cominciato a farsi strada.
La ritrovata democrazia ha, infatti, recato con se’ la necessita` di ammodernare sistemi economici 
chiusi  o  addirittura  autarchici,  obsoleti  quanto a  livello  tecnologico e  capacita`  produttiva,  non 
competitivi se costretti a misurarsi sui mercati aperti e oberati da debiti esteri enormi e in
continua crescita.
Logico quindi che, anche a scopo difensivo, quale difesa ai blocchi commerciali già esistenti come 
la CEE, il Nafta o l’Apec, Argentina, Brasile, Uruguay (il Paraguay ha aderito solo a fine decennio, 
per il perdurare della dittatura Stroessner) abbiano pensato di unire le loro forze per armonizzare e 
poi integrare il più possibile i propri sistemi economici.
L’ostacolo principale, oltre all’accennata, antica rivalità (per 120 anni, ad esempio, fino al 1987, 
l’Argentina non aveva mai  effettuato alcuna manifestazione espositiva di  prodotti  industriali  in 
Brasile) è costituito dalle precedenti esperienze, pressoché fallimentari, dell’ALALC (Associazione 
Latino-americana  di  Libero  Commercio),  creato  nel  1960  da  undici  Paesi,  e  dall’ALADI 
(Associazione  Latinoamericana  di  Integrazione)  lanciata  nel  1980,  come  proseguimento  della 
25 Formata da Argentina,  Brasile,  Cile,  Messico,  Paraguay,  Perù e  Uruguay,  cui  si  aggiungeranno in  un secondo 
momento Ecuador, Colombia, Venezuela e Bolivia.
26 Formata dagli stessi paesi membri dell'ALADI, è tuttora in vigore.
27 In vigore dal 1960, costituito da Guatemala, Costarica, Salvador e Nicaragua.
28 In vigore dal  1966, costituita  da Guiana, Antigua, Barbados,  Giamaica,  Trinidad, Tobago,  Dominica,  Granada, 
Montserrat, Santa Lucia e San Vicente. Dal 1973 prende il nome di Mercato Comune del Caribe (CARICOM).
29 In vigore dal  1969, costituita  da Bolivia,  Perù,  Cile (che si  ritirò nel  1975) e  Venezuela (che ha abbandonato 
l'organizzazione nel 2006, per aderire al Mercosur).
precedente esperienza.
Dalla dichiarazione di Foz de Iguazú, che fissava i caratteri generali, passarono solo sette mesi ed 
ecco, il 29 luglio 1986, la firma del Programa de Integración y Cooperación Económica (PICE) per 
l'integrazione fra la Repubblica Argentina e la Repubblica Federale del Brasile, dodici protocolli 
commerciali che prevedevano un processo fondato sulla flessibilità e la gradualità. Seguì nel 1988 
un trattato vero e proprio tra i due paesi, il Tratado de Integración, Cooperación y Desarrollo, che 
si impegnarono a riservare lo stesso trattamento alla Repubblica Orientale dell'Uruguay, aggiuntosi 
nel frattempo, fino al vero e proprio trattato istitutivo30,  siglato significativamente ad Asunción, 
capitale della Repubblica del Paraguay, ultimo Paese unitosi dopo il ritorno alla democrazia, il 26 
marzo 1991 ed entrato in vigore il 29 novembre del 1991. 
(immagine © Richter)
La  firma  del  “Trattato  di  Asunción”  rappresenta  un  passo  fondamentale  nella  promozione 
dell’integrazione regionale, anche se i  tempi fissati per il  completamento sono stati superati.  In 
vigore a partire dal 28 novembre 1991 il mercato comune vero e proprio ha visto la luce solo il 
primo gennaio 1995.
Ai  quattro  membri  fondatori  si  è  aggiunta,  il  4  luglio  2006,  la  Repubblica  Bolivariana  del 
Venezuela, assieme alla quale i presidenti degli altri paesi hanno firmato il Trattato di Adesione31, 
dopo un negoziato estremamente breve32.
Inoltre,  a  partire  dalla  sua  costituzione,  diversi  paesi  hanno  chiesto  di  potersi  associare 
all'organizzazione, senza però voler diventare membri a tutti gli effetti. Questo è stato possibile con 
30 Preceduto dal cosiddetto Atto di Buenos Aires (firmato il 6 luglio del 1990), siglato fra Brasile e Argentina per la 
creazione di un mercato comune.
31 Secondo quanto stabilito dall'art. 20 del Trattato di Asunción.
32 Il negoziato era stato aperto ufficialmente nel dicembre 2005.
la firma, per ciascun paese, di un “Accordo di Complementazione Economica”, attraverso il quale si 
è  stabilito  un  calendario  per  la  creazione  di  un'area  di  libero  commercio  e  per  la  progressiva 
riduzione delle tariffe doganali. Fino ad oggi hanno optato per l'associazione Bolivia (1996), Cile 
(1996), Perù (2003), Colombia (2004) ed Ecuador (2004).
 1.2.2 Struttura istituzionale
Dal  punto  di  vista  giuridico,  il  Mercosur  soggiace  alle  regole  classiche  previste  dal  diritto 
internazionale per le organizzazioni sovranazionali a modello intergovernativo33. 
Concepito nell'ambito generale della promozione dello sviluppo economico e sociale dei suoi paesi 
mediante l'integrazione regionale, ha come obiettivi la creazione di un mercato comune basato sulla 
libera circolazione di persone, beni e capitali, nell'adozione di una politica commerciale comune, 
nel  coordinamento  delle  politiche  macroeconomiche  e  nell'armonizzazione  delle  legislazioni 
interne.  Tutti  scopi  che  devono  essere  raggiunti  attraverso  l'efficace  utilizzo  delle  risorse 
disponibili,  il  rispetto  dell'ambiente  il  miglioramento  delle  infrastrutture,  come  specificato  nel 
Preambolo del Trattato di Asunción.
Il contenuto del trattato fondativo è stato successivamente sviluppato e attualizzato dal Protocollo di 
Ouro Preto, firmato il 17 dicembre 1994 e entrato in vigore il  15 dicembre del 1995. L'aspetto 
principale di questo secondo accordo è l'attribuzione di personalità giuridica di diritto internazionale 
al Mercosur, il che permette all'organizzazione di negoziare e stipulare a sua volta accordi con paesi 
terzi e organizzazioni internazionali. Vengono inoltre adottate le varie Tariffe Esterne Comuni per 
prodotto, il calendario per l'entrata in vigore dell'Unione doganale regionale34 e l'attuale struttura 
istituzionale del Mercosur.
Cooperazione e integrazione sono gli elementi cardine degli accordi35. In generale la cooperazione 
economica  è  il  processo  mediante  cui  gli  stati  membri  lavorano  assieme  per  raggiungere  una 
situazione  che corrisponda agli  interessi  comuni  dei  partecipanti.  Questo obiettivo prevede  una 
struttura minima, così come una minima cessione di sovranità. Mentre l'integrazione si manifesta 
con caratteristiche precise. Fra queste l'esistenza di poteri  propri dell'organizzazione assimilabili 
alle  funzioni  statali;  la  possibilità  di  adottare  decisioni  a  maggioranza;  presenza di  organi  non 
formati  da  rappresentanti  degli  stati  membri;  esercizio  delle  funzioni,  da  parte  degli  organi 
dell'organizzazione, senza che gli stati nazionali debbano ulteriormente ratificare le decisioni prese; 
esistenza di un Tribunale di Giustizia al quale sono sottoposti gli atti dell'organizzazione.
Nel  caso  del  Mercosur,  pur  essendo in  presenza  di  una  situazione  di  cooperazione  a  carattere 
intergovernativo, senza una cessione significativa di quote di sovranità statale, sono presenti nel 
trattato costitutivo e nei protocolli che lo hanno integrato elementi tali da far presagire che non si 
potrebbe  perseguire  un  comune  sviluppo  economico  e  sociale  senza  andare  oltre  la  mera 
cooperazione. Un esempio di queste potenzialità è stata, come vedremo, la capacità negoziale e di 
siglare accordi dimostrata nelle relazioni con l'Unione Europea. Per questo il Mercosur viene spesso 
definito un'organizzazione sovranazionale in divenire36.
Si può dunque concludere che in questo momento storico la cooperazione economica fra gli stati 
che compongono il Mercosur è la forma più avanzata ed adeguata per portare avanti il processo di 
33 Nessun elemento permette di pensare che il Brasile, il partner più importante, auspichi un’evoluzione verso una 
qualche  forma  di  sopranazionalità.  E  anche  se  lo  volesse,  non  potrebbe  al  momento  farlo,  in  quanto  la  sua 
Costituzione,  come  quella  dell’Uruguay,  permette  soltanto  di  negoziare  accordi  di  cooperazione  nel  quadro 
dell’America Latina. Al contrario, il Paraguay e l’Argentina, che hanno riformato le rispettive Costituzioni nel 1992 
e nel 1994, si sono dotati di disposizioni che permettono loro di partecipare a organismi sovranazionali.
34 Secondo il Protocollo sarebbe dovuta entrare in vigore il 1° gennaio 1995, com è effettivamente accaduto.
35 Velasco San Pedro, Luis Antonio (coordinato da),  Mercosur y la Unión Europea: Dos modelos de integración  
económica,  Valladolid,  España,  Lex  Nova,  1998,  in  particolare  il  Capitolo  I,  (Justino  F.  Duque  Dominguez) 
Caracterización institucional del Mercosur: finalidades y estructuras al servicio de una comunidad económica,  
juridica y cultural.
36 Adelcoa F., “El acuerdo entre la Unión Europea y el Mercosur en el marco de la intensificación de relaciones entre 
Europa y América Latina”, nella rivista Instituciones Europeas, 1995.
integrazione, intesa come percorso dinamico che conduca ad una coesione sempre più piena.
Se da un lato è dunque una forzatura stabilire paragoni con la creazione e la struttura dell'Unione 
europea, è indubbio che l'esempio di integrazione incarnato dal suo modello è all'origine dell'idea 
stessa  dell'accordo,  nonché  delle  sue  possibili  evoluzioni,  anche  alla  luce  del  recentissimo 
allargamento (il  Venezuela è entrato a far parte ufficialmente del Mercosur nel giugno 2006) e 
dell'aumento dei paesi associati.
Da  un  punto  di  vista  più  strettamente  giuridico  il  Trattato  di  Asunción  pone  come  principio 
fondamentale la reciprocità di diritti ed obblighi fra gli stati membri37,  ma riconosce allo stesso 
tempo  che  l'eterogeneità  economica  e  sociale  richiede  gradualità  per  il  rispetto  dei  parametri 
economici38. L'accordo ha una durata indefinita39. In vista della costituzione definitiva di un mercato 
comune gli stati adottano un sistema di soluzione delle controversie40 (che verrà successivamente 
perfezionato con i Protocolli di Brasilia41 e Olivos42) e viene fatta salva la possibilità di derogare alle 
norme in casi particolari43.
Per quel che riguarda la struttura istituzionale l'articolo 9 del Trattato di  Asunción descrive gli 
organi che dovranno perseguire gli obiettivi del Trattato, e che cominceranno ad essere operativi 
anche nella fase transitoria.
I più importanti sono il Consiglio del Mercato Comune ed il Gruppo del Mercato Comune.
Il  Consiglio  del  Mercato  Comune (CMC) è  il  più  importante  organismo decisionale,  ed  ha  la 
responsabilità per la conformità delle politiche adottate con gli obiettivi presi innanzi al Trattato di 
Asunción.  E'  composto  dai  Ministri  degli  Affari  Esteri  e  dell’Economia.  Gli  stati  membri 
presiedono il  Consiglio  a  rotazione in  ordine alfabetico,  per un periodo di 6 mesi.  Le riunioni 
avvengono  almeno  trimestralmente  e  le  risoluzioni  sono  adottate  all’unanimità.  I  membri  del 
Consiglio possono riunirsi ogni volta che lo ritengono necessario, ma almeno una volta l’anno. I 
presidenti degli stati membri possono prendere parte agli annuali incontri del Consiglio del Mercato 
Comune ogniqualvolta possibile. Le decisioni del Consiglio possono essere adottate per consenso, 
con rappresentanza di tutti gli stati membri.
Il Gruppo del Mercato Comune (GMC) è l'organo esecutivo, dovendo trasformare in risoluzioni 
operative  le  decisioni  del  Consiglio.  E'  composto  da  quattro  membri  permanenti  e  da  quattro 
supplenti per ogni stato membro, che rappresentano i seguenti organismi pubblici: il Ministro degli 
Affari Esteri, il Ministro dell’Economia (o equivalente) e la Banca Centrale ed è coordinato dai 
Ministri  degli  Affari  Esteri  degli  stati  membri.  Il  Gruppo  del  Mercato  Comune  può  riunirsi 
ordinariamente almeno una volta ogni trimestre in uno degli stati membri con criterio di rotazione 
alfabetica e le risoluzioni sono adottate all’unanimità. Le decisioni del Gruppo del Mercato Comune 
possono essere adottate per consenso, con la rappresentanza di tutti gli stati membri. Il GMC può 
creare dei Sottogruppi di Lavoro, con il compito di redigere gli schemi di decisione che andranno 
poi sottoposti al Consiglio, compilare studi ed esprimere pareri su questioni commerciali e doganali, 
standard tecnici, politiche monetarie e fiscali connesse col commercio, trasporti terrestri, politiche 
industriali e tecnologiche, agricoltura, energia, lavoro, occupazione e sicurezza sociale. 
37 Art. 2 del  Trattato di Asunción.
38 L'Annesso I del Trattato, denominato Programa de Liberación Comercial, stabilisce un calendario differenziato per 
ciascun paese in merito all'abbattimento delle barriere commerciali interne.
39 Art. 19 del Trattato di Asunción.
40 Annesso III del Trattato di Asunción.
41 Istituito con la Decisione n° 02/1991 del CMC.
42 Nel protocollo di Olivos (firmato il 18 febbraio 2002 e entrato in vigore il 2 gennaio 2004), in particolare, viene 
individuato nel GMC l'organo cui i paesi membri, di comune accordo, possono delegare la decisione circa il proprio 
disaccordo.  Un'altra  soluzione  prevista  è  la  creazione  di  un  Tribunale  Arbitrale  ad  hoc,  e  di  un  Tribunale 
Permanente di Revisione in caso di ricorso.
43 Annesso IV del Trattato di Asunción.