2 
 
letterale, non avrebbe mai cessato, da allora, di guidare tutto quanto aveva cercato 
di dimostrare 3. 
Questo Ł stato il terreno, rivelatosi poi fondamentale per il prosieguo della 
riflessione derridiana, a partire dal quale si apriranno le strade per l elaborazione 
della sua originale proposta filosofica. 
Quindi, in un lavoro di ricerca che tenti di dare conto del percorso della riflessione 
filosofica di Derrida, bisogner  innanzi tutto indi viduare dal punto di vista storico-
critico, nelle prime tre opere di Derrida il nucleo problematico, gi  presente in 
Husserl, dal quale Derrida stesso non solo riprende alcuni concetti cardine della 
fenomenologia, volgendoli a proprio favore, ma fonda anche tutta la successiva 
analisi che lascer  un impronta decisiva su ogni su o intervento testuale e ogni 
esercizio di interpretazione. 
Dunque bisogner  soffermarsi, in prima battuta, sul l influenza che la 
fenomenologia ha avuto su tutta l opera di Derrida, se tale influenza sia stata 
diretta oppure, come in alcuni casi e in riferimento a certi concetti, indiretta, e in 
questo caso risulta opportuno anche indagare sui pensatori che hanno contribuito a 
tale mediazione, data la particolare temperie culturale che fioriva in Francia gi  
agli inizi del 1900, in cui sar  possibile collocar e lo stesso Derrida. 
 
 
2. Il nuovo, (gi ) dall inizio 
 
Dopo avere tracciato le linee di partenza del nostro filosofo, ci occuperemo delle 
novit  teoretiche a cui ha dato vita il suo pensier o, manifeste nei numerosi 
neologismi e soprattutto nel modo tanto particolare quanto nuovo di interrogare i 
testi della tradizione filosofica occidentale. 
Infatti se di novit  si potr  parlare, sar  in rela zione a quella pratica infinita, la 
decostruzione, a cui Derrida ha dato luogo nell esercizio della sua attivit  
filosofica, intesa come un esperienza interminabile volta a rintracciare i 
cortocircuiti che la tradizione filosofica ci ha sempre nascosto e che sono 
inviluppati nella origine stessa del primo movimento filosofico. 
                                                 
3
 J. Derrida, Il problema della genesi nella filosofia di Husserl, a cura di V. Costa, Jaca Book, 
Milano 1990, pp. 50-51. 
3 
 
Infatti all origine della decostruzione sta l esperienza delle filosofie  radicali  tra 
Otto e Novecento4 e l intersezione tra fenomenologia ed ermeneutica che guider  
il tentativo derridiano di oltrepassamento pensante della tradizione, contro 
l inaridimento delle sorgenti autentiche del pensiero, per un radicale dissodamento 
del terreno dell essere. 
Gi  Heidegger apriva il cammino in questo senso:  s e il problema dell essere 
stesso deve venire in chiaro quanto alle propria storia, bisogna che una tradizione 
sclerotizzata sia resa nuovamente fluida e che i veli da essa accumulati siano 
rimossi. Questo compito Ł da noi inteso come la distruzione del contenuto 
tradizionale della ontologia antica, distruzione da compiersi seguendo il filo 
conduttore del problema dell essere , fino a risalire alle esperienze originarie in 
cui furono raggiunte quelle prime determinazioni dell essere che fecero 
successivamente da guida 5. 
Anche quello di Derrida Ł un lavoro che si interessa dell origine e sta all origine, 
operazione possibile soltanto con interventi mirati allo sconvolgimento della 
struttura tradizionale della metafisica occidentale, che, non esaurendosi nella mera 
distruzione, tenta di restituirci l intuizione originaria della filosofia a partire da un 
movimento che ne riattivi le profondit  genetiche.    
Ecco perchØ un punto fondamentale all interno dell intera esperienza filosofica 
derridiana ci Ł parso essere il ritorno a Platone. 
Infatti, proprio in Platone, Derrida ritrova non solo i temi che gi  con Husserl 
aveva analizzato, ma saggia anche l impianto interpretativo dei primi lavori, del 
1962 e del 1967, e getta il seme che dar  vita a tu tta la sua filosofia, seme che gi  
Platone aveva sparso  nel terreno adatto, servendos i della tecnica agricola 6. Cos  
la filosofia, per Derrida, ha la sua originaria formulazione in Platone per la 
                                                 
4
 Questa prospettiva di radicalit  identifica in Nie tzsche il punto di esplosione di un movimento 
che Derrida raccoglie: l atteggiamento  smascherant e  con cui Ł necessario interpretare la 
tradizione e, a patire da questo, il tentativo di recuperare le radici autentiche del pensiero. ¨ 
proprio a partire da tale atteggiamento nietzscheano che si impone la possibilit  di  distruzione  
del passato, e dunque la capacit  di scuotersi di d osso il peso della tradizione, fino ad avere la 
 forza di infrangere e di dissolvere un passato per  poter vivere: egli [l uomo] ottiene ci  ritraendo 
quel passato dinanzi ad un tribunale, interrogandolo minuziosamente e alla fine condannandolo , 
cfr. F. Nietzsche, Sull utilit  e il danno della storia per la vita , in Opere 1870/1881, trad. di F. 
Masini, introduzione di S. Moravia, Newton Compton, Roma 1993, p. 350. 
5
 M. Heidegger, Essere e tempo, a cura di F. Volpi sulla versione di P. Chiodi, Longanesi, Milano 
2005, p. 36. 
6
 Platone, Fedro, 276b. 
4 
 
possibilit  di definire i termini del funzionamento  del pensiero:  cosa Ł logos e 
mithos, ci  che Ł dentro e ci  che Ł fuori dalla fi losofia, ecc 7. 
Se quindi si pu  tornare da Husserl a Platone, Ł altrettanto necessario partire da 
Platone per andare ad Husserl, delineando cos  un  altro inizio  dell esperienza di 
pensiero derridiana che, questa volta in modo radicalmente originario, si presenta, 
a partire dalla definizione platonica di logos, inteso come dialettica, come il luogo 
della differenza che non pu  piø fare a meno della scrittura come espressione 
 della possibilit  della trappola, [ ] una possibil it  di forma apparentemente 
negativa, [ ] possibilit  della crisi, «crisi del l ogos» 8. 
 
 
2.1 Attraverso Platone: logos e scrittura 
 
A partire dalla  condanna  platonica della scrittur a nel Fedro, Derrida tenta di 
restituire il valore che spetta alla scrittura nei confronti  del fratello logos 9, 
sottolineando cos  la difficolt , gi  avvertita dal lo stesso Platone, fino a lasciarne 
segno nell ambiguit  della  condanna , di distingue re il logos inteso come 
discorso (dell ) sull essere dalla scrittura intesa  invece come semplice tecnica 
mnemonica. 
Ma una cosa hanno in comune il logos con la scrittura: entrambi  sono in assenza 
di origine 10, cosa che ne accentua il legame radicale con l essere. Infatti anche se 
il logos viene ad essere inteso come espressione della dynamis dell essere, come 
dialettica, Ł anche vero che non riesce ad esprimere immediatamente l essere, esso 
infatti ne dice solo il nome, cioŁ ne mostra soltanto una parte, lasciando 
dimenticata l altra.  Ogni momento originario di un a creazione di senso 
                                                 
7
 S. Petrosino,  Il pharmakon di Derrida , in J. Derrida, La farmacia di Platone, Jaca Book, 
Milano 1985, p. 13. 
8
 J. Derrida, La scommessa, una prefazione, forse una trappola, prefazione a S. Petrosino, Jacques 
Derrida e la legge del possibile, Jaca Book, Milano 1997, p. 18. 
9
  Riprendendo la metafora usata da Platone e sottol ineata da Derrida, si pu  forse dire che logos e 
scrittura non sono il padre, ma i figli, figli con caratteri simili, quasi fratelli , segno questo del la 
prima e radicale contaminazione dell origine che ammala la filosofia e che Derrida tenta di curare, 
anzi meglio di dia-gnosticare, mostrandone le (almeno due) strade che intraprende (quella 
dell essere e quella del non essere) per impiantare, rispetto ad essa, un nuovo modo di 
comprensione. Cfr. S. Petrosino,  Il  pharmakon di Derrida , op. cit., p. 16. 
10
 S. Petrosino,  Il pharmakon di Derrida , op. cit., p.14. 
5 
 
presuppone una «tradizione», vale a dire un essere gi  fattualmente costituito 11 
che sfugge ad ogni possibilit  di logos. 
¨ il linguaggio, infatti, l elemento della tradizio ne che, di tanto Ł insoddisfacente 
rispetto alle cose che tenta di dire, di quanto rende possibili la ritenzione e la 
protensione del senso dell essere, ponendosi come medium per la sua 
espressione/comprensione e lasciando al ruolo dell interprete l operazione 
ermeneutica che tenta di ridare vita al Logos. 
Ma nessuna parola, nessun nome unico Ł autorizzato a dire l essere, il n y a pas de 
nom pour cela, lo si pu  pensare solo come traccia o rimando, e quindi Ł possibile 
rintracciare il suo inizio soltanto attraverso un movimento all indietro, en retour, 
che ri-scopra il terreno di origine.  
Come il logos, la scrittura funziona in assenza di immediatezza, anzi Ł definita 
come doppia mediazione (essere-logos-scrittura), che dando vita ad una dinamica 
differenziale, istituisce il segno di tale dinamica. 
Come il logos, la scrittura Ł dialettica, cioŁ opera secondo  mescolanza , intreccio 
di uno e molteplice a partire dalla radicale complicazione dell origine. Proprio in 
virtø della originaria contaminazione, Platone si serve della scrittura per spiegare 
la dialettica12. 
Non Ł un caso che Platone usi la scrittura per dispiegare il vincolo tra logos e 
dialettica, intesa come libera e polare circolazione del logos, tanto libera da dare 
avvio al dialeghestai; Ł la scrittura che, rispondendo ai caratteri della dialettica 
(intesa come terreno di scontro/confronto: luogo, posto, in cui), quindi 
riproponendo la polarit  tra i due contendenti (in questo caso il testo e 
l interprete), corrisponde allo spazio in cui la differenza Ł (in)posta:  come una 
lettera, una cartolina, un contratto o un testamento che ci s invierebbe a se stessi 
prima di partire per un lungo viaggio, viaggio piø o meno lungo, [ ] con la 
                                                 
11
 J. Derrida, Il problema della genesi nella filosofia di Husserl, op. cit., p. 269.  
12
  A questo punto allora ammettiamo che sia questa l a nostra difficolt . Ma poichØ l essere ed il 
non essere comportano difficolt  in egual misura, c  Ł ormai speranza che, nella misura in cui l uno 
o l altro di essi si riveli o piø oscuro o piø chiaro, analogamente si riveli anche l altro (251a). [ ] 
Una di queste Ł necessaria: o tutto consente a mescolarsi o nulla consente o alcune cose si e altre 
invece no. [ ] Se alcune cose ammettono la mescolan za e altre invece no, avverr  press a poco 
come per le lettere dell alfabeto (253a). [ ] Teete to: Occorre una tecnica. Straniero: Quale? 
Teeteto: La grammatica , cfr. Platone, Sofista, 253a. 
6 
 
speranza che il messaggio resti come un monumento imperituro dell essere in 
cammino interrotto 13. 
La scrittura, infatti, avendo il potere di disancorarsi dalla fattualit  di un soggetto 
parlante e quindi anche di virtualizzare la comunicazione, istituisce la storia della 
ragione attraverso la pratica della sua stessa deviazione. Essa mostra il motivo 
dell ›teron nel logos, come impossibilit  di un puro raccoglime nto in sØ, quindi 
mostra una sortita nel fuori che fa emergere, pur mantenendosi all interno della 
stessa filosofia, l originariet  della mediazione, del rapporto all altro, della 
differenza. 
 
    
3. La struttura differente 
 
Il logos quindi, ha bisogno della scrittura che, in quanto completamento della sua 
naturale struttura differenziale, ne compromette la presunta purezza, dando vita ad 
un logos come scrittura che pratica le differenze. 
Da principio, infatti, sin dagli albori della tradizione filosofica occidentale, c Ł 
sempre stato un logos che ha dato vita al sistema della presenza,  questo 
movimento avrebbe teso a confinare la scrittura in una funzione seconda e 
strumentale: traduttrice di una parola piena e pienamente presente 14, ma un tale 
sistema dovr  essere trasformato in quello della differenza. Infatti l evento della 
scrittura corrisponde all avvento del gioco tra storia della metafisica e distruzione 
della storia della metafisica, al punto che non si potr  piø contrapporre lo 
strutturale ed il genetico se non all interno dei confini della stessa filosofia, 
tracciati dalla differenza che si muove soltanto quando le restituiamo l altra met .   
                                                 
13
 J. Derrida, Speculare   su  Freud , a cura di G. Berto, Raffaello Cortina Editore, Milano 2000, 
p. 98. Derrida tenta, attraverso la dinamica postale dell invio, di restituire alla scrittura il suo 
carattere di movimento originario che la lega al logos, sebbene essa, quasi contraddittoriamente, si 
manifesti immobile. ¨ infatti il Logos che si diale ttizza, dando vita alle dinamiche di deviazione e 
percorrendo il cammino ininterrotto e imperituro della differenza che si configura come l origine 
degli invii. Ma Ł la differenza che, essendo all opera sotto forma di invii, si pluralizza, 
rispondendo cos  ad una sovrabbondanza di strade da poter percorrere che si moltiplicano 
differentemente fino a costituire quell intreccio che sar  la struttura del relais.    
14
 J. Derrida, Della Grammatologia, a cura di G. Dalmasso, Jaca Book, Milano 1969, p. 25. 
7 
 
 Ci  che voglio sottolineare Ł solamente che il pas saggio al di l  della filosofia, 
non consiste nel voltare la pagina della filosofia (il che equivale il piø delle volte a 
mal filosofare) ma nel continuare a leggere i filosofi in un certo modo 15. 
¨ proprio qui che comincia a muoversi la nozione di  diffØrance, intesa come 
articolazione resa possibile dalla scrittura che ne esprime due caratteristiche 
fondamentali: il posto e il superamento, cioŁ sia il rimanere in un luogo che la 
possibilit  di spostarsi, entrambe intese come lo s pazio del testo, come il 
procedere dello scritto, secondo la dinamica dell invio. E sar  proprio attraverso 
la dinamica dell invio che tenteremo di spiegare il  movimento a cui ha sempre 
dato vita la diffØrance. 
Quindi Ł impossibile pensare, a partire dalla dialettica platonica, senza la 
reciproca  contaminazione  tra logos e scrittura, q uesta infatti  interviene quindi 
ogni volta che la differenza e la relazione sono irriducibili 16. 
Si pu  dunque riconoscere una forza di confusione presente nel logos, ma mentre 
Platone non riconosce la crisi a partire dalla contaminazione del logos e condanna 
la scrittura come esteriore, rispetto alla dynamis del logos stesso, Derrida installa 
il suo discorso proprio in questa trama (sumplok») di continui rimandi che da un 
lato tentano di rendere comunque possibile la rivelazione dell essere tramite il 
linguaggio scritto e/o parlato17, dall altro per  creano la possibilit  dell ingann o e 
della crisi originaria. 
 Se si venisse a pensare che soltanto a partire da qualcosa come la scrittura   o il 
pharmakon   pu  annunciarsi la strana differenza tra il dent ro ed il fuori  18. 
 
 
4. Dentro/fuori: sulla linea 
 
Siamo dentro o fuori (la filosofia)? Abitiamo la linea, non siamo nØ dentro nØ 
fuori, ma dentro e fuori19. 
 Io cerco di mantenermi al limite del discorso filo sofico 20. 
                                                 
15
 J. Derrida,  La struttura, il segno e il gioco nel discorso del le scienze umane , in La scrittura e 
la differenza, Einaudi, Torino 1971, p. 370. 
16
 J. Derrida,  Il pharmakon di Derrida , op. cit., p. 24. 
17
 Cfr. H. G. Gadamer, Verit   e metodo , Bompiani, Milano 2000. P. 965. 
18
 J. Derrida, La farmacia di Platone, op. cit., p. 86. 
19
 Cfr. P.A. Rovatti, Quale linea?, Aut-Aut, La Nuova Italia, Firenze 1997, n  280-28 1, p. 8. 
8 
 
Ma dobbiamo comunque rispondere alle domande provocate dallo stare sulla 
linea, luogo tanto angusto, quanto capace di apertura. Infatti,  Ł necessario tentare 
prima di tutto di pensare il terreno comune, e la differanza di questa differenza 
irriducibile 21 tra dentro e fuori. 
Allora nØ dentro, nØ fuori, bisogna cercare una zona meticcia, ospitale sia al 
dentro che al fuori: il testo. 
Questo Ł lo spazio del filosofo, anzi piø precisamente dell ermeneuta che, 
rintracciando nel testo il gioco di dentro/fuori, si colloca in una posizione nØ di 
uscita, nØ di rientro nei confronti del testo, ma di custodia della 
armonia/contraddizione delle regioni intermedie, ma anche delle ragioni 
intermedie, che costituiscono il tessuto di questo luogo-limite. 
¨ il testo il luogo in cui si mostra la differenza come scrittura, prima espressione 
di quella, come tessuto del testo, e vi si (im)mette in movimento a partire da una 
particolare dinamica: l invio, la destinazione. 
Infatti, il gioco a cui d  luogo il movimento della  differenza Ł paragonabile al 
relais postale, cioŁ alla dinamica dell invio a partire dalla quale  un testo Ł un 
testo solo se nasconde al primo sguardo, al primo venuto, la legge della sua 
composizione e la regola del suo gioco 22, presentandosi come un luogo (topo), 
ma non definito (nØ definibile) che, essendo perci  senza tratti, senza confini, si 
viene a configurare piø come una direzione (tropo), una distanza da colmare.  
Dunque il gioco del dentro/fuori, tenuto dalla differenza, Ł quello del filosofo che 
Ł un ˜rmhneÚj, custode dell armonia/disaccordo  perchØ sa vedere l insieme in 
cui ogni cosa si trova 23. 
Derrida, quindi, autentico filosofo del limite, abitando tra fuori e dentro, riesce a 
minacciare una eredit , quella del pensiero occiden tale, facendola cedere sotto i 
suoi continui attacchi interpretativi, che da un lato gli permettono di confondersi 
con la stessa tradizione, ma dall altro di  tentare  un nuovo orizzonte, tendersi 
verso un altro destino, altro da quello dominato dalla «metafisica» 24. 
                                                                                                                                     
20
 J. Derrida, Posizioni, op. cit., p. 14. 
21
 J. Derrida,  La struttura, il segno e il gioco nel discorso del le scienze umane , in La scrittura e 
la differenza, op. cit., p. 376. 
22
 J. Derrida, La farmacia di Platone, op. cit., p. 45. 
23
 Platone, Repubblica, 537C. 
24
 C. Di Martino,  Derrida all origine , saggio introduttivo a J. Derrida, Introduzione a Husserl, 
L Origine della geometria , a cura di C. Di Martino, Jaca Book, Milano 1987, p. 12. 
9 
 
¨ dunque una filosofia in movimento che ci spinge, a questo punto, verso un re-
inizio, fuori dal confine tracciato dalla tradizione metafisica occidentale, che 
dapprima Ł necessario frequentare il piø ingenuamente possibile, fino a 
dimenticarne la forza opprimente. 
 
 
5. Che strada prendere: andata/ritorno? 
 
Quindi la scrittura costituirebbe l effrazione del fuori nel dentro, l intrusione 
dell oscuro nella trasparenza, fino a rintracciare (ritracciare) una via di ritorno 
alla  contaminazione  originaria. 
Ecco perchØ la R ckfrage  o question en retour, intesa come radicale possibilit  di 
ritorno all origine a partire da un primo inizio (invio) e da una risonanza postale a 
distanza. 
 Da un primo documento mi Ł possibile ritornare all origine della tradizione 25, 
espressa nella necessit  di passare per la prima mediazione, dunque dal primo 
ritardo costitutivo/costituente del pensiero. Il pro-cedere della differenza ci 
impone di retro-cedere verso l origine, per ritrovare in essa la possibilit  
dell incarnazione linguistica che unicamente ci mostra la differenza, non 
contaminata, nØ deteriorata dai suoi incessanti movimenti, ma anzi liberata da 
ogni soggettivit  a cui era da sempre legata. 
La verit , infatti, per Derrida, non si costituisce  piø nella dimensione coscienziale, 
di cui il logos  vivente  Ł un segno, il primo, il piø discreto, tanto da dileguarsi 
nell attimo stesso del suo presentarsi: Ł gi  all i nterno dello stesso Logos che ha 
luogo la contaminazione da parte della scrittura. 
Quindi bisogna, non solo tornare all origine per scoprire la radicale confusione 
che mostrer  le avventure della differenza, ma, a p artire dalla dinamica dell invio, 
comprendere come tale dinamismo funzioni in modo ritardato, il piø delle volte 
obliato. 
 Al cominciamento, in principio era la posta 26, il dinamismo originario del 
ritardo, della differenza e della scrittura che si pu  riscontrare nel nesso profondo 
                                                 
25
 J. Derrida, Introduzione a Husserl, L Origine della geometria , op. cit., p. 48. 
26
 J. Derrida, Envois, in La carte postale, Flammarion, Paris 1980, p. 34. 
10 
 
con la question en retour in cui si costituisce il pensiero stesso come discorso, 
quindi come movimento di una domanda regressiva che non arriver  mai a 
destinazione: sia perchØ una destinazione piena non c Ł, sia perchØ anche se la si 
riuscisse a trovare, sarebbe gi  in un ritardo diff erenzia-to/-nte.  
¨ proprio qui, all interno della dinamica dell invi o, che la filosofia di Derrida, nel 
tentativo di ricercare l origine, quindi interessandosi alla sua radicale impossibilit  
di dominio, e passando per le differenze, attraverso i testi della tradizione, si 
ritrova a fare i conti con un percorso che non pu  non essere a ritroso, e non 
tenere conto delle dislocazioni che nascono dalle fratture della presunta pienezza 
dell origine. 
 
 
6. La direzione: la domanda 
 
La scrittura appare dunque necessaria, perchØ sottolinea la non purezza del logos, 
la sua dinamica incontrollabile ed il suo essere sempre e costitutivamente ri-
inviato, nella posta, come in una struttura di relazioni e di rimandi che si svolge in 
se stessa e si manifesta nel testo, ma a partire da un  gi  ricevuto  (la tradizione 
come riproposizione dello stesso). 
Il movimento della differenza, il suo costitutivo ritardo e la dinamica del 
passaggio (dentro/fuori), dell invio (question en retour), sono infatti le condizioni 
sotto le quali si d  l essere. 
Ma  la diffØrance non Ł solo irriducibile ad ogni riappropriazione ontologica o 
teologica   onto-teologica   ma, aprendo anzi lo sp azio nel quale l onto-teologia   
la filosofia   produce il suo sistema e la sua stor ia, essa la comprende, la inscrive 
e la eccede una volta per tutte 27. 
Ma, quindi, non Ł l essere a ricoprire il primo posto, Ł la diffØrance che Ł prima 
dell essere ma che non Ł, come questo, uno e completo, anzi d  vita al movimento 
dell essere solo dopo essersi dipanata nelle differenti possibilit  dell altro. 
 Piø «vecchia» dell essere stesso, una diffØrance siffatta non ha nome alcuno nella 
nostra lingua 28. Ecco perchØ ogni ricerca che tenti di riscoprire le origini del 
                                                 
27
 J. Derrida,  La diffØrance , in Margini   della filosofia , Einaudi, Torino 1997, p. 33. 
28
 Ivi, p. 56. 
11 
 
pensiero deve modularsi secondo un movimento a ritroso della domanda 
sull essere. Infatti proprio la domanda (question) sull essere costituir  la struttura 
del discorso con cui Derrida tenter  di mettere all a prova la filosofia, mostrando le 
deviazioni che invece la differenza ha prodotto con i suoi invii.   
La dinamica del diafšrein implica, quindi, una dinamica dell invio, eccessiva 
(che non si pu  e non si fa contenere), verso l alt ro, aprendo(si) cos  
all interpretazione. 
¨ quindi la question en retour, intesa come il movimento della differenza, quindi 
della scrittura, che da un lato opera, essa stessa, come la dinamica costituente, 
ogni volta, il testo dell essere; e dall altro lato , invece, Ł vista come lo stesso 
percorso interpretativo in cui si costituisce l opera di Derrida. 
Ecco la innovativa posizione ermeneutica di Derrida, stravolgente rispetto alla 
 normale 29 maniera di fare ermeneutica, perchØ tenta di ripercorrere la strada 
della filosofia, tradizionalmente, a partire da un testo (invio), ma anche attraverso 
un movimento di ritorno tanto fondamentale (nel doppio senso di priorit  dei 
problemi su cui tornare, e della ricerca che si interessa delle fondamenta del 
pensare) quanto sconvolgente. 
 
                                                 
29
 Se si desse la possibilit  di comprendere (e/o non  comprendere), all interno di una fantomatica 
storia dell ermeneutica Derrida, senza per questo riscontrare la sua volont  di entrarne a fare parte,  
ma sottolineando invece la disponibilit  ad accogli erlo in questa che c Ł stata soprattutto da parte 
di Gadamer, e se si riuscisse a ritagliare il lavoro derridiano nei confronti proprio dell ermeneutica, 
ci troveremmo a fare i conti con una posizione del tutto nuova: infatti secondo Gadamer, si 
formano almeno due vie:  una Ł la via che dalla dialettica risale al dialogo e al colloquio. Questa 
via ho cercato di percorrerla io stesso con la mia ermeneutica filosofica. L altra, che Ł stata 
mostrata soprattutto da Derrida, Ł la strada della decostruzione , (H.G.Gadamer, Decostruzione e 
interpretazione, Aut-Aut, La Nuova Italia, Firenze 1985, n  208, p . 7) secondo la quale Derrida, 
mostrando come Heidegger non sia radicale fino in fondo quando s interroga sul senso dell essere, 
vi contrappone la differenza primaria, riuscendo in questo modo a tenere fermo  il colloquio che 
continuiamo nel nostro pensiero e che ai nostri giorni si arricchisce forse di nuovi grandi 
interlocutori ( ), infatti chi mi consiglia la deco struzione, chi tiene ferma la differenza, si trova 
all inizio di un colloquio, non alla fine  (p. 11).  Per cui la posizione derridiana dovrebbe risultare 
maggiormente comprensibile se non viene letta, come una variante dell ermeneutica 
 tradizionale , dato che  la tesi sostenuta dalla f ilosofia ermeneutica Ł quella secondo cui 
confrontarsi con la tradizione significa in fondo riconciliarsi con essa anzichØ mostrare le fratture, 
gli scarti, i presupposti inindagati, i momenti indecidibili in essa presenti  (G. Leghissa, Il testo 
filosofico tra ermeneutica e decostruzione, Aut-Aut, La Nuova Italia, Firenze 1995, n  267-26 8, 
pp. 117-118), infatti  non comporterebbe il rinveni mento di un senso gi  dato, ma il porre il senso 
al servizio della  volont  di potenza . Solo cos  s i infrangerebbe effettivamente il logocentrismo 
della metafisica  (H.G.Gadamer, Testo e interpretazione, Aut-Aut, La Nuova Italia, Firenze 1987, 
n  217-218, p. 32), sottolineando la valenza ermene utica della pratica decostruttiva che, deviando, 
Ł vero dal tradizionale approccio ai testi della tradizione, non pu  ancora fare a meno di questa per 
dare vita al suo percorso.    
12 
 
 
7. Un percorso possibile 
 
Proprio in relazione allo stesso movimento della diffØrance, dispositivo (e non 
principio) tanto semplice, quanto oscuro, osceno e irresistibile, e alle strade 
difficili e contorte che Derrida le fa percorrere, cercheremo di ritracciare la sua 
riflessione filosofica dall inizio fino all opera, Envois, che noi useremo come 
lente di ingrandimento per rileggere un percorso che ogni volta, e quindi in ogni 
testo che lo ricorda, non fa altro che cercare di scoprire, svelare i cortocircuiti che 
intessono il testo della metafisica e che, con un movimento en retour, ci 
rimandano all origine, proponendoci un nuovo modo di leggere il testo filosofico. 
 Il ritorno mi fa paura e anche ho paura di dirlo 30. 
La question en retour sar  infatti il modo per rileggere quella impercor ribilit  di 
fondo del pensiero, cos  come si Ł sempre espresso, cercando di rispecchiarne la 
radicale contaminazione che lo ammala sin dall inizio, dal suo primo invio, 
dunque una tale questione sar  la dinamica che rest ituir  la vera natura della 
filosofia, la sua direzione ermeneutica. 
Qui si presenta la portata interpretativa della filosofia di Derrida, intesa come 
modo di ripercorrere l origine del pensiero, cercando di rendere visibile ci  che 
fino ad ora Ł stato mantenuto nascosto dalla presenza dominante dell essere. 
Sar  necessario, infatti, scoprire un assenza dell essere, quindi la sua 
incompletezza, che ci mostrer  il suo fondamento ne lla diffØrance che lo precede, 
ma che non per questo lo riempie. 
L invio quindi Ł il meccanismo che esprime la natura ermeneutica della filosofia 
di Derrida, in un doppio modo: da un lato perchØ riesce a porre di nuovo e a 
ripercorrere le domande (questions) della filosofia, dall altro in quanto tenta di 
restituire la dinamica della diffØrance, vera origine non-piena, coinvolgendo 
l esperienza di pensiero che ognuno vive nel leggere un testo.  
Di fronte ad un gioco cos  fortemente intrecciato, una introduzione, nel tentativo 
di ripercorrere il pensiero del filosofo franco-algerino, mostra quanto grande sia la 
difficolt  di assumere un punto di inizio per proce dere. Ecco che, nel tentativo di 
                                                 
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 J. Derrida, Envois, op. cit., p. 33. 
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dare conto della riflessione derridiana (almeno nelle linee che ne prenderemo in 
considerazione), si tratta di rifare un percorso che avendo il suo punto d inizio 
nella difficolt  di dire l origine, e passando per la novit  della diffØrance, intesa 
come piø originaria dell essere stesso, si trover  a fare i conti con la dinamica 
dell invio, meccanismo che evidenzier  non solo il procedere del filosofo, ma 
anche il movimento ermeneutico che, caratterizzandolo in senso proprio, si crea 
tra lettore e testo. 
Seguendo il piø puntualmente possibile lo sviluppo della filosofia di Derrida, 
cercheremo di fare emergere le linee di riflessione costitutive del suo movimento 
ermeneutico al quale ci proponiamo di aderire, per seguirne piø da vicino le 
possibili implicazioni. Prendere sul serio questo gioco, non sottrarsi, Ł il modo 
migliore per sperimentarne gli effetti e l inquietudine delle direzioni.