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2) L’uso delle tecnologie digitali, inoltre, conferirebbe all’intero progetto un 
più ampio valore scientifico e di sperimentazione mettendo a frutto studi e 
competenze che il nostro corso di laurea in teoria presuppone e che il 
mercato professionale di riferimento oramai richiede. 
     
 
 
Dedico questo lavoro al dott. Giuseppe Cunetta, maestro di vita e di cultura, 
alla cui dolcezza non saprò mai rinunciare. grazie nonnopeppe. 
 
giuseppe cunetta, aprile 1998 
 7
 
 
Introduzione 
La Radio e i Nuovi Media (Radio vs Newmedia) vuole essere uno studio che analizza le funzioni 
della radio –il mezzo più antico- e le raffronta alle potenzialità espressive e funzionali delle nuove 
tecnologie. Chi scrive, infatti, è convinto che l’avvento dei nuovi media, ed in  particolar modo le 
capacità di diffusione di messaggi radiofonici “complessi”, delle reti informatiche (internet), 
possano, e stiano, rivoluzionando ad interim, il sistema dei media.  
In aggiunta preciso che le modalità di scrittura di questo testo, più che il modello classico della  
scrittura manualistica, perseguono un tentativo di comunicazione di tipo ipertestuale, leggibile da 
qualsiasi punto. Più che un filo logico argomentativo, il lettore troverà nel testo una serie di 
argomenti correlati trattati in modo parallelo e con l’aggiunta di immagini, rimandi, inserti. In una 
futura trasposizione on-line, questo lavoro potrà trovare la sua naturale collocazione mediante 
l’aggiunta di ipertesti ed inserti multimediali 
La tesi è strutturata in tre parti separate nelle quali vengono trattati rispettivamente:  
1) I linguaggi della radio:  
una ricerca sulle caratteristiche del linguaggio radiofonico, dei sottocodici che utilizza più spesso; 
citazioni dagli studi sociologici sull’influenza dei media; alcuni esempi della persuasività del mezzo 
radiofonico, da Orson Welles ad Howard Stern, il tutto preceduto da una breve cronologia della 
radiofonia italiana e dell’evoluzione dei suoi generi e modi.  
 8
Sempre nella prima parte, con l’ausilio delle opinioni di studiosi come Nicholas Negroponte, 
Umberto Eco e Remo Bodei,  vengono introdotti i nuovi media in relazione alla globalizzazione dei 
mercati alle questioni dell’etica e della democraticità di internet. 
Golem, la radio incontra la rete è il titolo di un paragrafo nel quale, oltre ad una introduzione alla 
rubrica del GR 1 RAI e ad una serie di inserti sulle motivazioni e le possibilità del connubio radio-
rete, è inserita una intervista sul tema delle nuove tecnologie della comunicazione in relazione al 
mezzo radiofonico e sulle modalità della radio italiana contemporanea gentilmente rilasciatami dal 
conduttore e critico televisivo Gianluca Nicoletti. 
Un esempio di radio monotematica ed un’analisi strutturale di un programma radiofonico secondo i 
canoni della movimentazione sonora, struttura dialogica, lingua e mondi evocati chiudono questo 
segmento. 
 
2) Le ragioni di una scelta: 
In questa parte mi occupo dei mercati, delle tecnologie e delle tendenze; un occhio alla piattaforma 
digitale, alle occasioni di sviluppo su un piano internazionale per le emittenti che scelgono il 
broadcasting in rete, la radio via satellite ed il sistema per la radio digitale DAB. Viene inoltre preso 
in considerazione il cambiamento strutturale e funzionale delle trasmissioni radiofoniche con 
l’introduzione di tecnologie digitali che consentono il decentramento dei “microfoni” rispetto alla 
sede di trasmissione.   
La seconda parte si chiude con una ricerca sulle emittenti radiofoniche universitarie nel mondo allo 
scopo di estrapolare gli elementi in comune e le principali differenze per poi elaborare un formato 
radiofonico universitario adatto al nostro Paese. 
 9
 
3) La radio va all’Università: 
la terza parte della tesi di laurea propone un piano editoriale ed un modello aziendale per una 
emittente radiofonica dell’Università italiana mettendo in relazione le variabili più comunemente 
diffuse nell’editoria radiofonica con le necessità ed i bisogni di informazione e intrattenimento del 
target universitario. Infine, in coda al testo, si troverà uno studio di fattibilità tecnico-logistica per 
l’impianto degli studi di bassa frequenza.  
 
L’intero lavoro è stato redatto con l’ausilio delle nuove tecnologie ed è frutto, oltre che degli studi 
universitari, di una decennale esperienza nel campo della radio. 
 
Giuseppe Cunetta 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 10
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
PARTE PRIMA 
Teorie e tecniche del mezzo radiofonico: 
“I linguaggi della radio” 
 
 
 
 
 
 
 
 
 11
Capitolo I 
 
Dalla “teoria Ipodermica” al “Newsmaking”: 
il forum aperto sull’influenza dei media. 
 
 
1.1.  Breve storia della radio italiana. 
 
La radio, dal suo esordio in avanti, costituì una significativa espressione vitale e 
compartecipe delle profonde trasformazioni della società italiana di questo secolo. 
Nata con le trasmissioni che, a cura dell’EIAR
1
, da Monte Mario si 
diffondevano nell’etere, la radio da mezzo di sviluppo, di cultura, di 
informazione e divertimento, indicatore di progresso e modernità, 
diventò, nelle mani di Mussolini, soprattutto un formidabile strumento di 
regime sfruttato magistralmente per la propaganda politica. 
Per tutta la durata del secondo conflitto mondiale, la radio continuò ad 
essere ampiamente utilizzata per l’altisonante propaganda fascista e per 
gli scarni bollettini di guerra: in risposta fu sempre la radiofonia, 
soprattutto la mitica “Radio Londra” a svolgere funzione di 
controinformazione.  
                                                          
1
 Ente Italiano Audizioni Radiofoniche  
 12
Durante il dopoguerra, e per tutta la fase della ricostruzione, la radio 
diede impulso alla sua funzione informativa con i “Comunicato radio”. 
Questi svolsero una funzione di riappacificazione nazionale portando 
alla ribalta avvenimenti di cronaca, come l’alluvione del Polesine, in cui 
si sentirono coinvolti tutti gli Italiani, o le gesta del bandito Giuliano, o 
avvenimenti sportivi come le radiocronache delle partite di calcio legate 
al concorso a premi Sisal, che interpretavano il sogno milionario 
dell’italiano medio. 
A pochi decenni dalla nascita, la Radio aveva conquistatato una 
posizione centrale nella vita sociale del Paese che, nel frattempo, 
cresceva economicamente e culturalmente. 
La nascita della Televisione, improvvisamente, sembrò decretarne la 
morte, anche perché nulla venne fatto per rendere più adeguata, ad una 
società che sta velocemente cambiando, la grande Radio ormai 
agonizzante a causa di palinsesti invecchiati, programmi poco 
accattivanti e mezzi tecnici obsoleti. 
L’invenzione dei transistor e la possibilità dell’ascolto in movimento, 
tramite l’autoradio o le radioline portatili, ha dato nuova vitalità al 
mezzo che lentamente risorse anche a causa della nascita di un nuovo 
 13
genere musicale, il rock: i giovani, presi in massa dal nuovo gusto 
musicale, incrementano notevolmente il consumo radiofonico per 
ascoltare la voce dei nuovi miti nei quali si identificano. 
Dopo il ‘75, anno della liberalizzazione dell’etere italiano, con la 
proliferazione delle emittenti private, la radio si riappropria di una forte 
funzione sociale offrendo la possibilità di parola al movimento sindacale, 
a quello studentesco, alle minoranze culturali e politiche. Il ruolo 
dell’ascoltatore cambia: egli, se vuole, può diventare soggetto attivo 
della comunicazione e far sentire le proprie idee e i propri pareri.  
Anche il linguaggio radiofonico cambia, persino quello di Radio RAI: si 
libera da schemi rigidi e accoglie la creatività e l’immediatezza con cui 
viene condotta “Alto Gradimento
2
”, vera linea di demarcazione tra il 
“vecchio” e il “nuovo”. 
Voce della tensione ideologica del particolare momento storico, nascono 
nella seconda metà degli anni ’70 le cosiddette radio “democratiche” o 
“di movimento”; tra esse le più significative sono Radio Città Futura, 
Radio Alice e Radio Radicale. Punto in comune tra tutte: la lotta contro 
l’informazione borghese. 
                                                          
2
 Programma radiofonico “mitico” di Arbore – Boncompagni.  
 14
La comunicazione di massa diventa comunicazione di gruppo. La Rai 
vede vacillare la sua posizione di riferimento centrale della produzione 
radiofonica nazionale. Nascono tre reti e tre testate
3
 e  l’informazione 
diventa caccia allo scoop che spettacolarizza la notizia. Il linguaggio 
diventa più elastico, tutto teso a far parlare la gente, anni luce distante da 
quello prescritto dal famigerato codice “Cavalotti
4
”; si ricorre spesso 
all’intervista che valorizza il ruolo del giornalista. Tramite le aperture, le 
opinioni e gli editoriali, sul modello della stampa, i GR diventano più 
personalizzati (famoso quello di Zavoli relativo all’uccisione di Moro). 
Si attua un processo di modernizzazione che avvicina l’informazione 
radiofonica italiana al modello liberale borghese di altri Paesi europei. 
Ciò nonostante, nel giro di qualche anno, la concorrenza ha  sottratto al 
servizio pubblico nazionale la metà dell’ascolto. Il pubblico si è 
segmentato distribuendosi tra canali pubblici nazionali e migliaia di 
radio locali.  
                                                          
3
 Legge 103-1975 di Riforma della Rai 
4
 Manuale artistico di sede; fissava dei canoni precisi per tutti gli interventi in voce. Per le canzoni 
stabiliva che fossero annunciate prima col titolo, poi con l’autore e infine col cantante. 
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Ci sono tre categorie di alti consumatori: i giovani tre 15 e 24 anni, che 
prediligono in massa le radio private, le casalinghe e i lavoratori 
autonomi che, in relazione ai diversi bisogni, si alternano tra pubblico e 
privato. Nella concorrenza con l’emittenza privata, la Rai mostra 
arretratezza e incapacità di produrre una propria programmazione 
identificativa.. Per tutti gli anni ’80, in un vano tentativo di rilancio, si 
susseguono delibere e piani che restano sulla carta senza conoscere 
attuazione pratica. Inoltre, da una relazione del 1980 sulla 
ristrutturazione degli impianti tecnologici si desume che tutto è immutato 
da almeno 5 anni. La ricevibilità del segnale è peggiorata in AM, per la 
presenza di stazioni estere molto potenti, e in FM, per l’invasione delle 
stazioni locali. 
Nell’82 Biagio Agnes sdoppia , dalle 15 alle 24, le reti FM da quelle AM 
di Radio1 e Radio2, per proporre due canali news and music: si 
inaugurano STEREOUNO e STEREODUE con lo scopo di recuperare 
l’ascolto femminile, dei giovani e giovanissimi. Questa volta i risultati 
sono deludenti soprattutto a causa dell’impossibilità dell’emittenza 
pubblica di uniformarsi agli atteggiamenti anticonformisti, alle mode e ai 
miti giovanili senza apparire falsa.  
 16
Nel 1984 la Commissione Parlamentare di vigilanza Radiotelevisiva 
invita l’azienda a dare alla radiofonia maggiore impulso, accrescendo la 
potenza degli impianti e articolando la programmazione secondo le 
nuove esigenze dell’utenza. Si approva un documento sui nuovi indirizzi 
della radiofonia, dato il riacceso favore per la radio determinato dalla sua 
funzione sociale, da una certa stanchezza verso la televisione, dalla 
voglia di rifugiarsi in una dimensione più privata. Inoltre una mostra 
rievocativa e una fortunata trasmissione di Arbore hanno fatto rivivere il 
ricordo della “grande radio”. Ancora una volta i risultati operativi sono 
deludenti perché la Rai è occupata a reggere la concorrenza televisiva 
della Fininvest
5
. 
L’informazione rimane il punto di forza della radio pubblica: con la 
“Guerra del Golfo” viene in luce la superiorità del giornale radio per la 
sua immediatezza nel seguire i fatti. Su tutti gli altri campi, invece, la 
RAI è perdente per la sua incapacità di giungere a una programmazione 
caratterizzata per target e per finalità comunicative, per l’ottusità nel non 
capire che il modello radio di “programma” è ormai finito e che è 
                                                          
5
 F. Monteleone “Radio Pubblica ed Emittenti Commerciali dal 1975 al 1993” da “La Stampa Italiana 
nell’Età della TV” a cura di N. Tranfaglia e V. Castronuovo,  pgg 175 e ss. Editore LATERZA 1994. 
 17
necessario ristrutturare la sua organizzazione per attualizzare il proprio 
ruolo. 
Con gli anni ’90 è ormai il mercato che regola la concorrenza tra le 
imprese radiofoniche. Un numero via via maggiore di  editori radiofonici 
mostra l’intento di estendere la diffusione delle proprie emittenti 
all’intero territorio nazionale. La radiofonia nazionale si differenzia 
sempre più da quella locale per la programmazione, la professionalità e 
l’imprenditorialità. Solo alcune radio superano la fase pionieristica 
trasformandosi in vere imprese. Una dozzina di emittenti nazionali si 
basa sull’intrattenimento musicale: alcune si rivolgono al target giovani e 
giovani adulti, altre, con musica da discoteca, si rivolgono ai 
giovanissimi.  
Ultimo, ma non per importanza, il fenomeno delle radio comunitarie, 
senza scopo di lucro, che si rivolgono a un gruppo di ascoltatori che 
condividono uno stesso interesse ideologico (politico, religioso, ecc.).  
Molto diffuse in USA (radio di campus universitari, di minoranze, di 
handicappati, di omosessuali, di comunità isolate, ecc.), in Italia sono 
diffuse soprattutto quelle religiose e quelle politiche. Non avendo introiti 
pubblicitari si finanziano con elargizioni da parte di privati o 
 18
finanziamenti statali. La più famosa tra queste è Radio Radicale. Da 
sempre voce in diretta  delle sedute parlamentari, solo recentemente è 
stata costretta a condividere  con la Rai questa  attività   
Un altro fenomeno radiofonico dell’etere italiano sono le Radio 
Cattoliche. Esse costituiscono un micro cosmo molto differenziato, 
gestito tramite un volontariato che produce effetti poco professionali. Tra 
queste “Radio Maria”, una radio di culto nata in provincia di Como, ha 
raggiunto in breve un numero ingentissimo di contatti giornalieri; copre 
l’intero territorio nazionale grazie alle ingenti contribuzioni degli 
ascoltatori e al lavoro volontario. La programmazione è concentrata sulla 
preghiera e sulla meditazione.  
La movimentazione della radiofonia italiana, iniziata con l’avvento della 
grande radio privata negli anni ’80, continua ad apportare grandi 
cambiamenti.  Si modificano le caratteristiche dell’offerta e le abitudini 
di consumo. Il mercato radiofonico, dopo una prima fase monopolistica e 
una seconda di proliferazione incontrollata di differenti soggetti 
competitori, si è organizzato in direzione di un modello con il possesso 
di alcuni macro poli, con più reti fortemente specializzate. Tramonta 
quindi il modello generalista, anche se siamo ancora lontani dall’estrema 
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targettizzazione degli USA. Tutti gli indicatori mostrano che la radio è in 
forte crescita , ma con la necessità di segmentarsi, di selezionare il 
pubblico con una comunicazione sempre più mirata. 
E’ opinione generale che la radio, nel prossimo futuro, anche per 
l’apporto del progresso tecnologico, rivestirà un ruolo di primo piano. I 
cambiamenti saranno determinati dalla radio a trasmissione digitale 
(DAB), dalla possibilità di ricezione diretta da satellite, dallo sviluppo 
del “Radio Data System” che potenziano l’uso individuale e in 
movimento del mezzo.  
Con l’arrivo dell’era digitale e la convergenza tra i Media, anche la radio 
subisce continue modificazioni funzionali e morfologiche. 
Nel prossimo futuro non sarà più l’etere il principale canale attraverso 
cui diffondere le onde elettromagnetiche delle emittenti radiofoniche, 
così come quelle televisive, bensì si utilizzeranno le reti a fibra ottica a 
ed il segnale digitale satellitare. Questi sistemi, ad elevatissima ampiezza 
di banda  consentiranno una differenziazione dell’offerta oltre ogni 
immaginazione, la transnazionalità della trasmissione (non più legata a 
confini geografici e a limitazioni strutturali) ed una possibilità di 
interazione con l’emittente da parte dell’Audience.