2
differenza dei registi che si sono serviti superficialmente dell’opera dello scrittore,
ritiene che il terrore nelle storie di Poe sia così credibile perché scaturito dal suo
genio realistico. Giuseppe Turroni nel 1976 ha scritto che in Poe e in Corman c’è
l’idea astratta dell’orrore che esce dalla sua stessa dimensione,3 l’oggetto come
mezzo e fine per giungere al significato dell’oggetto stesso,4 ed è in questo senso che
ravvisa in Corman il super-realism pop.
Un ulteriore punto di contatto con l’arte Pop è riscontrabile nella prima
produzione cinematografica di Corman che ha inizio dalla metà degli anni Cinquanta:
il regista fa del cinema stesso il referente del suo cinema (come sarà consuetudine per
i cineasti della cosiddetta epoca postmoderna), attuando un’operazione ironica e
citazionista che avviene attraverso la rielaborazione iperbolica di ciò che rispecchia
l’immaginario statunitense dell’epoca.
La finalità di questo lavoro, consiste nel rintracciare all’interno del cinema di
Roger Corman i richiami al repertorio immaginativo popolare americano fra la fine
degli anni Cinquanta e gli anni Sessanta, attraverso l’analisi delle convergenze fra
l’opera del regista e la corrente artistica Pop e osservando infine come questi due
fenomeni, sebbene distinti, siano stati antesignani dei modi di produzione
cinematografica e artistica dell’epoca postmoderna.
3
Giuseppe Turroni, Roger Corman, La Nuova Italia, Firenze, 1976, p. 69.
4
Ivi, p. 71.
3
1. Breve biografia di Roger Corman e sviluppo della Pop Art negli Stati Uniti
La vicenda di Roger Corman costituisce un caso anomalo nella storia di
Hollywood; regista di più di cinquanta film low budget e produttore di una moltitudine
di pellicole indipendenti, è stato definito il “re dei film di serie B”, colui che riusciva a
realizzare una decina di film in un solo anno.
I primi ad esaminare l’opera di Corman e ad attribuire credibilità al suo cinema
sono i critici francesi a partire dagli anni Sessanta; fino ad allora, i suoi exploitation
movies erano stati considerati mere operazioni di basso livello, prodotti che non
presentavano alcuna differenza rispetto a qualsiasi altro B-movie. Sebbene oggi non ci
sia più bisogno di riscattare l’opera cinematografica di Corman, come dimostrano
rassegne e saggi che si susseguono a partire dagli anni Settanta, il suo ruolo all’interno
della storia del cinema sarebbe comunque divenuto notevole per via della sua fervida
attività di produttore.
Corman ha compreso che il cinema non è una questione di budget, ma di uso
del budget, non è ipertrofismo ma economia.1 Non ha mai celato l’importanza
attribuita al denaro e la conseguente scelta di realizzare film commerciali, ma ciò non
toglie che dalla sua opera trapeli un particolare senso della visione e un indubitabile
amore per il cinema.
Roger Corman nasce a Detroit nel 1926 da una famiglia borghese di origini
europee; intorno al 1940, a causa dei problemi di salute del padre, i Corman si
trasferiscono dal Michigan a Beverly Hills. Frequenta la scuola con profitto mostrando
particolari attitudini per le scienze e la matematica, ma nutrendo al tempo stesso
grande interesse per la letteratura e in particolare per Edgar Allan Poe. Nel 1943 inizia
a studiare ingegneria presso l’università di Stanford, rendendosi conto prima di
giungere alla laurea che la professione della sua vita non sarà l’ingegnere; durante la
guerra partecipa come volontario a un corso di addestramento per ufficiali della Marina
e nel 1947 termina i suoi studi in ingegneria.
Nel frattempo gli interessi verso la letteratura e il cinema crescono sempre di
più; durante gli anni dell’università scrive per diverse riviste ed è redattore della pagina
sportiva del quotidiano di Stanford. Una volta tornato a Los Angeles decide di lavorare
nel mondo del cinema: “Pensavo che si guadagnasse facendo film, ma non era questo
1
Franco La Polla, Sogno e realtà americana nel cinema di Hollywood, Milano, Il Castoro, 2004, p.
247.
4
il mio scopo principale. (…) Il mio interesse per il cinema nasceva da una necessità
creativa, da un bisogno di emozioni”.2
Nel 1948, grazie a una raccomandazione, riesce a trovare un impiego come
fattorino alla Twentieth Century Fox e nel medesimo anno diviene lettore per l’ufficio
di selezione dei soggetti; inizia a sua volta a scrivere sceneggiature, fra cui quella di
The Gun-fighter (Il romantico avventuriero), un western psicologico interpretato da
Gregory Peck. Malgrado la buona riuscita del film, Corman non ricevette alcun
compenso e a tale proposito affermò: “Imparai una lezione fondamentale, che mi aprì
gli occhi sul funzionamento del sistema: il dirigente che mi aveva elogiato ricevette
una cospicua gratifica, io non ricevetti nulla. Me la presi molto, ma non c’era niente
da fare”.3
Insoddisfatto del lavoro, decide di partire per l’Europa: si reca dapprima a
Oxford per studiare letteratura inglese moderna e arte del Novecento, approfondendo
quelle conoscenze che saranno fondamentali per la sua carriera nel cinema, e
successivamente si trasferisce a Parigi dove condividerà le abitudini di vita dei giovani
esistenzialisti dell’epoca.
Dopo l’esperienza europea, Corman decide di tornare a Los Angeles e tentare
nuovamente di inserirsi nel mondo del cinema. Inizialmente trova un posto in
un’agenzia letteraria che tratta anche attori famosi, successivamente è macchinista per
una televisione, poi è ancora lettore di sceneggiature per un’altra agenzia; nel periodo
in cui sta svolgendo questo ultimo impiego riesce a vendere la sceneggiatura di The
House in the Sea, che uscirà nelle sale col titolo Highway Dragnet (F.B.I. Operazione
Las Vegas); la trama della pellicola consiste nell’inseguimento di un fuorilegge e una
donna attraverso il deserto. Questo è il momento che segna l’ inizio della sua
affermazione nel cinema, Corman lavora gratuitamente al film e figura nei titoli come
autore e produttore associato. La pellicola ottiene buoni risultati nonostante le
perplessità di Corman in merito alle modifiche poste al suo soggetto.
Nel 1953 nasce la Roger Corman Productions. La prima pellicola prodotta dalla
compagnia è The Monster from the Ocean Floor (Il mostro dal fondo dell’oceano) del
1954, un film di fantascienza finanziato con i guadagni del precedente Highway
Dragnet e con prestiti di amici, fra cui Wyott Ordung a cui è affidata la regia; il budget
2
Roger Corman in collaborazione con Jim Jerome, Come ho fatto cento film a Hollywood senza mai
perdere un dollaro, Torino, Lindau, 1998, p. 23.
3
Ivi, p. 26.
5
per realizzare il film è di 12.000 dollari e anche questa volta la pellicola ottiene buoni
guadagni.
La strategia produttiva di Corman, appoggiato dal fratello Gene all’epoca già
vice-presidente di un’ influente agenzia di Hollywood, la MCA, consiste nella scelta di
un distributore disposto a offrire un anticipo sulle sue entrate, da una parte per coprire
tutte le spese e restituire i soldi ricevuti in prestito, dall’altra per poter investire subito
nella produzione di un altro film.
Dopo The Monster from the Ocean Floor è la volta di The Fast and the Furious
(Il veloce e la furia), una produzione di certo più complessa delle precedenti che
permette a Corman di concludere un accordo per tre film con una nascente società di
produzione e distribuzione, l’American International Pictures, con la quale produrrà
più di trenta pellicole in circa quindici anni. Dopo l’esperienza di The Fast and the
Furious, Corman decide di tentare la via della regia: “Ero stato sul set, quando ero alla
Fox, e avevo visto come si lavorava ad alti livelli. Avevo visto fare i miei due piccoli
film. (…) Sentii che ero in grado di farlo. Se un giovane venisse da me oggi con
un’esperienza del genere non lo assumerei neanche morto. Gli direi di andare da
qualche parte a fare pratica.”4
Roger Corman esordisce come regista nel 1955 con un western, Five Guns
West (Cinque colpi di pistola); nello stesso anno due studiosi inglesi, Leslie Fiedler e
Reyner Banham, propongono il termine “Pop art” riferendosi al repertorio
immaginativo popolare di cui si servono i mezzi di comunicazione di massa.5
La definizione di Pop Art presenta un duplice aspetto: quello di arte popolare di
massa, costituita da emblemi e immagini che si sono installati nel nostro subconscio
come una vasta e comune esperienza visiva, comprendente il cinema, i rotocalchi, i
fumetti, la televisione, la musica leggera, i prodotti industriali di consumo; quello di
arte popolare d’elite, che fonda i suoi significati sul presupposto dell’esistenza e della
vitalità dell’altra.6
Verso la metà degli anni Cinquanta l’action painting, vibrante di realtà interiore
e caratterizzante l’espressionismo astratto che aveva dominato la scena dell’arte dagli
anni Quaranta, inizia ad appassire; nel 1958 l’esposizione a New York di Robert
Rauschenberg e Jasper Johns, indica ad artisti come Claes Oldenburg, Jim Dine, Roy
Lichtenstein, Andy Warhol, uno sbocco innovativo a livello di forma e ideologia.
4
Ivi, p. 41.
5
Cfr, Enrico Crispolti, La pop art, Milano, Fabbri Editori, 1966, p. 9.
6
Cfr, ivi, pp. 9, 10.