4 
 
settore, ovvero i mercati che è capace di intercettare con i suoi prodotti e le 
funzioni sociali che è in grado di soddisfare. 
Sia in un caso che nell‟altro, in competizione con quanto fanno altri media o 
anche altre forme di espressione artistica. 
Partendo da uno sguardo ravvicinato, che indaghi lo stato attuale del cinema, 
nel presente lavoro ci si ripropone di affrontare questioni di più larga portata, 
che investono il futuro che si apre a questo mezzo ormai più che centenario.  
Nel corso della nostra analisi, in particolare, ci siamo concentrati sulla figura del 
distributore cinematografico in quanto, nonostante nel corso del tempo i leader 
mondiali abbiano controllato direttamente tutte le fasi della filiera 
cinematografica, dalla produzione fisica del prodotto alla sua erogazione in 
sala, l‟attività di distribuzione rappresenta il fattore che accomuna le strategie 
delle imprese leader nei diversi periodi storici. Nel loro percorso evolutivo, 
infatti, le majors hanno mutato le loro politiche di integrazione/decentramento 
dell‟attività di produzione e di erogazione, ma hanno sempre saldamente 
mantenuto al proprio interno l‟attività di distribuzione. 
Che la distribuzione sia la più importante attività nella produzione di un film è 
inoltre verificabile osservando le dinamiche concorrenziali presenti all‟interno 
del mercato italiano, dove i concorrenti nazionali che conseguono risultati 
confrontabili con quelli delle majors statunitensi hanno sviluppato un‟elevata 
capacità distributiva, registrando una stabilità dei risultati. Mentre le imprese di 
produzione ed esercizio cinematografico sono state caratterizzate nel tempo da 
un‟alta variabilità dei risultati. 
Tra le attività del distributore, in particolare, nel presente lavoro ci 
soffermeremo sull‟analisi della complessa materia del marketing 
cinematografico. Tradizionalmente identificato con la comunicazione, la 
promozione e la vendita di quei beni che vengono materialmente consumati, il 
marketing cinematografico ha come oggetto un prodotto immateriale, 
impossibile da stereotipare, il cui consumo è altrettanto immateriale. Il cinema è 
comunicazione che a sua volta deve essere comunicata. È una sfida importante 
per il marketing: tutti i suoi strumenti, a cominciare dal posizionamento del 
prodotto, vengono stressati ed enfatizzati. Ogni volta, per ciascun film, 
5 
 
debbono essere ripensati, riorganizzati e riassemblati in maniera innovativa, 
tenendo presenti le esperienze precedenti, sfruttandole, ma anche 
immaginando nuovi scenari coerenti con le dinamiche del cambiamento sociale 
e del consumo cinematografico. 
Nello specifico, affronteremo gli argomenti fin qui accennati seguendo un 
percorso articolato in tre parti fondamentali. 
Nel primo capitolo analizzeremo il modello di business dell‟industria 
cinematografica. In primo luogo, attraverso la sua evoluzione ripercorrendone 
le principali tappe storiche che hanno determinato dei mutamenti significativi 
del settore, distinguendo l‟evoluzione del mercato statunitense da quella del 
mercato europeo.  
Nella sua vita, infatti, il cinema ha cambiato più volte pelle, rigenerandosi come 
una fenice, negli Stati Uniti si è passati da una prima fase di integrazione della 
produzione e distribuzione dei prodotti cinematografici con la produzione e 
distribuzione delle apparecchiature, ad una seconda fase in cui le attività di 
produzione, distribuzione e esercizio sono state industrializzate dalle majors, 
attraverso il cosiddetto studio system, in un sistema di offerta oligopolistico. 
Infine, in una terza fase, tutt‟ora in corso, il settore si è organizzato in un 
sistema decentrato flessibile: Hollywood, prima ancora di internet, ha costruito 
la sua intelaiatura produttiva su una rete costituita da migliaia di nodi, tanti 
quante sono le piccole e medie società responsabili delle diversi fasi del ciclo 
produttivo cinematografico. Entro questa rete le majors,  ormai parte di grandi 
conglomerate media, hanno assunto la funzione di router finanziario e 
distributivo.  
In Europa il settore ha seguito un percorso distinto rispetto a quello 
statunitense, dopo una fase iniziale di dominio internazionale l‟industria 
cinematografica ha subito un lungo periodo di declino determinato da 
molteplici fattori tra questi i più significativi sono costituiti, in primo luogo, dai 
conflitti Mondiali di cui l‟Europa ha rappresentato il principale scenario e, in 
secondo luogo, dall‟avvento della televisione. La ripresa del settore 
cinematografico si è avuta solo a partire dagli anni Ottanta, ed è tutt‟ora in atto, 
6 
 
in seguito al suo riorientamento e alla sua dipendenza rispetto al settore 
televisivo. 
Terminata la ricostruzione storica dell‟evoluzione del settore, cercheremo di 
delineare l‟attuale struttura produttiva dell‟industria cinematografica. Per fare 
ciò presenteremo, in primo luogo, le tre principali attività che ne compongono 
la filiera: produzione, distribuzione ed esercizio cinematografico. In particolare, 
osserveremo come queste attività sono strettamente interrelate tra di loro e 
l‟importanza del ruolo di intermediario assolto dal distributore. In secondo 
luogo, vedremo quelle che sono le peculiarità del prodotto cinematografico dal 
punto di vista economico determinate, in parte, dalla sua appartenenza sia alla 
categoria dei beni culturali che a quella dei beni di intrattenimento e, in parte, 
dalla elevata aleatorietà del successo del film che in definitiva comporta un alto 
grado di rischio dell‟attività cinematografica ed è responsabile della 
elaborazione di diverse strategie, al fine di ridurlo, da parte dell‟industria 
cinematografica. 
Passeremo poi ad analizzare il contesto cinematografico italiano. In particolare 
vedremo, grazie all‟ausilio di numerosi dati raccolti, la sorprendente crescita del 
settore che ha avuto luogo nel nostro Paese negli ultimi dieci anni, 
adducendone le principali motivazioni. Vedremo poi alcune caratteristiche 
peculiari del consumo cinematografico nostrano, caratteristiche che lo 
distinguono da quello del resto di Europa e dagli Stati Uniti e che, per questo 
motivo, possono rappresentare dei punti di forza sui quali i distributori 
dovrebbero puntare al momento del lancio cinematografico del film. 
Nel secondo capitolo, andremo ad approfondire in maniera scrupolosa l‟attività 
di distribuzione cinematografica. Definiremo, in primo luogo, quali sono le 
decisioni strategiche che il distributore si trova a dover affrontare nel definire lo 
schema di distribuzione di un film e le motivazioni che lo spingono a fare 
determinate scelte relative alla data di uscita e al numero di schermi in cui 
proiettare il film.  
Illustreremo poi le decisioni e le loro origini relative alla strategia comunicativa. 
In questa parte del nostro studio vedremo come i principali strumenti di 
marketing vengono applicati ad un settore, quello cinematografico, in cui il 
7 
 
successo del prodotto è caratterizzato da un‟elevata imprevedibilità e il suo 
consumo è sempre più attivo, consapevole e cercato. Andremo, quindi, ad 
analizzare, per prima cosa, l‟evoluzione che lo spettatore cinematografico  ha 
subito in seguito all‟innovazioni tecnologiche che hanno riguardato l‟intero 
settore dell‟intrattenimento negli ultimi anni, televisione in primis. Dopodiché, 
esamineremo la struttura del posizionamento cinematografico, andando ad 
approfondirne l‟indagine attraverso l‟osservazione dei suoi elementi 
fondamentali e dei suoi principali strumenti comunicativi. 
La nostra investigazione della distribuzione cinematografica proseguirà poi con 
l‟illustrazione delle principali tipologie di distribuzione, indipendenti e majors, e 
dei rapporti che intercorrono con gli altri attori della filiera cinematografica. In 
particolare vedremo come gli accordi con i produttori possano essere di pura 
acquisizione del film oppure come il distributore può essere coinvolto anche nel 
finanziamento del film, in questo caso si tratterà di accordi di produzione – 
distribuzione –finanziamento (PDF) o di co-produzioni. Inoltre, osserveremo il 
rapporti con gli esercenti cinematografici con i quali i distributori devono 
principalmente negoziare la spartizione degli incassi dei film e il periodo di 
tenitura del film nelle sale. 
Per concludere questo secondo capitolo presenteremo alcune considerazioni 
riguardanti l‟impatto della tecnologia digitale sull‟attività di distribuzione 
cinematografica, che sostanzialmente comporta una notevole riduzione dei costi 
di realizzazione e distribuzione delle copie del film, ma allo stesso tempo 
richiede un elevato investimento da parte degli esercenti cinematografici per 
convertire le sale al nuovo standard tecnologico. In ultima analisi compiremo, 
quindi, un breve esame sull‟attuale diffusione in Italia delle sale dotate di 
sistemi di proiezione digitale, analizzando l‟effetto trainante che ha avuto il 3D 
nell‟implementare la conversione delle sale al digitale. 
Nel terzo capitolo, infine, compiremo un‟analisi della distribuzione 
cinematografica italiana attraverso la presentazione e il confronto di alcuni casi 
rappresentativi. In particolare vedremo una casa di distribuzione indipendente, 
la Medusa Film, leader nella distribuzione cinematografica nel nostro Paese e 
primo investitore a livello produttivo sul cinema italiano, appartenente al 
8 
 
gruppo Mediaset. Per approfondire la conoscenza di questo caso abbiamo avuto 
modo di intervistare telefonicamente Damiano Ricci, Product Manager di 
Medusa Film, che ci ha fornito numerose informazioni sulla azienda e sulle sue 
strategie distributive e di marketing.  
Altro caso presentato è quello di Lucky Red Distribuzione, casa di produzione e 
distribuzione cinematografica indipendente, che ha la particolarità di occuparsi 
essenzialmente di film d‟essai. Per questo caso abbiamo potuto disporre della 
collaborazione e disponibilità di Francesca Capobianchi, Marketing Manager 
della divisione Theatrical di Luky Red. 
Infine, vedremo il caso di Passworld, una società di distribuzione indipendente 
che opera principalmente nell‟home video e utilizza il lancio cinematografico 
soprattutto al fine di promuovere il film sul successivo mercato home video. Si 
tratta di una realtà che ha sicuramente un peso minore in termini di quota di 
mercato rispetto a Medusa Film e Lucky Red, tuttavia è rappresentativo di 
molteplici casi presenti nel panorama distributivo italiano. Anche per questa 
società abbiamo potuto attingere a numerose informazioni grazie all‟intervista 
effettuata a Lorenzo Von Lorch, amministratore unico di Passworld.  
In definitiva, dall‟analisi compiuta nel presente lavoro, attraverso le tematiche 
suddivise nelle tre parti come abbiamo or ora illustrato, abbiamo potuto 
rilevare diversi fattori critici relativi alla distribuzione cinematografica italiana 
che saranno riassunti e affrontati nella parte della tesi dedicata alle 
considerazioni finali. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
9 
 
CAPITOLO PRIMO – IL MODELLO DI BUSINESS 
DELL’INDUSTRIA CINEMATOGRAFICA 
 
Il cinema rappresenta un settore per certi versi unico nel panorama industriale 
e, senza alcun dubbio, un settore complesso. La sua unicità deriva dal tipo 
particolare di prodotto e di sistema di produzione; la sua complessità deriva 
dall‟insieme delle attività e dalla varietà  delle forme organizzative che lo 
caratterizzano. Infatti, il settore cinematografico non è più associato solamente 
alla produzione e commercializzazione dei film per il tradizionale mercato delle 
sale, ma le imprese che vi operano sono, in molti casi, organizzazioni 
conglomerate multimediali.  
La posizione del settore risulta quindi centrale rispetto all‟industria legata ai 
media e raccoglie alcune delle più rilevanti opportunità di crescita dei prossimi 
decenni.  Il settore cinematografico, inoltre, produce beni che servono ad una 
funzione espressiva rilevante almeno quanto a quella utilitaristica e rappresenta 
ancora una necessità sociale e parte integrante dell‟espressione umana nel 
mondo civilizzato. Il prodotto cinematografico esercita un‟influenza 
straordinaria sui valori e le attitudini individuali, ma anche sugli stili di vita e 
ciò genera interesse e fascino di ricerca. 
Tuttavia il cinema può essere paragonato al settore automobilistico2, cioè al 
settore più rappresentativo del sistema di produzione di massa. Il settore 
cinematografico può essere quindi definito come il punto di contatto più 
avanzato tra cultura e industria di massa3. 
Obiettivo principale di questo capitolo è quello di andare a descrivere il punto 
di contatto delle due realtà in base ad una prospettiva economica, sottolineando 
cioè il ruolo delle relazioni economiche che governano il settore 
cinematografico nelle sue diverse attività. 
                                                          
2
 Paragone evidenziato da Horkheimer e Adorno in La dialettica dell'illuminismo (Amsterdam 
1947 - traduzione italiana - Einaudi 1966). 
3
 Per approfondimenti: Perretti F., Negro G., Economia del cinema. Principi economici e variabili 
strategiche del settore cinematografico, Etas, Milano, 2003 . 
10 
 
Punto di partenza è l‟analisi dell‟evoluzione dell‟assetto strutturale del settore 
cinematografico attraverso la ricostruzione storica delle sue tappe principali. 
Tale analisi ripercorre le fasi fondamentali attraversate dal settore negli Stati 
Uniti e in Europa, con particolare attenzione verso le condizioni iniziali di 
sviluppo, le innovazioni tecnologiche e lo sviluppo delle strategie di marketing, 
in un‟ottica dinamica di accumulazione di risorse e di vantaggi.  
Un secondo step consiste nell‟osservazione di quella che è l‟attuale struttura 
produttiva del settore cinematografico. In primo luogo, attraverso la 
scomposizione della filiera cinematografica esistente e lo studio del 
funzionamento dei principali comparti che la compongono: produzione, 
distribuzione ed esercizio. In secondo luogo, attraverso l‟analisi delle 
caratteristiche del prodotto cinematografico e come queste condizionino le 
attività economiche del settore e la loro organizzazione. 
Infine, troviamo lo studio dell‟odierno contesto cinematografico italiano, in 
particolare della crescita costante che lo ha caratterizzato negli ultimi dieci anni 
e delle sue principali cause. In primo luogo, attraverso un‟analisi dei dati 
economici fondamentali della cinematografia con particolare riguardo per i dati 
di difficile interpretazione relativi al 2009, che sembra aver rappresentato una 
battuta d‟arresto alla crescita del settore. In secondo luogo, attraverso la 
“mappatura mentale” del consumatore cinematografico italiano, caratterizzato 
da alcuni elementi che sembrano essere una peculiarità esclusivamente italiana, 
come ad esempio la stagionalità, e quindi fonte di vantaggio competitivo.  
  
11 
 
1. L’evoluzione del settore cinematografico: innovazione tecnologica e 
sviluppo delle strategie di marketing  
 
L‟evoluzione di un settore può essere descritta come una serie di innovazioni 
che riguardano tre differenti sistemi:  i mercati, i metodi di produzione e i 
prodotti4. 
L‟origine del settore cinematografico è associata all‟invenzione del proiettore. I 
fratelli Lumière presentarono per la prima volta il loro Cinematographe durante 
una proiezione pubblica in Francia alla fine del 1895, mentre negli Stati Uniti O. 
Latham e T. Armat avevano offerto dimostrazioni pubbliche di analoghe 
invenzioni pochi mesi prima e R. Paul avrebbe condotto operazioni simili poco 
dopo in Gran Bretagna5. 
Il settore cinematografico fin dalla sua nascita si contraddistingue per le sue 
caratteristiche incredibilmente moderne. In primo luogo, si pone 
immediatamente come mass market, vale a dire come un prodotto di larga 
diffusione e non relegato a un consumo elitario o di nicchia. In secondo luogo, il 
forte connotato di innovazione tecnologica di cui è dotato, gli permette di avere 
un vantaggio competitivo ineguagliabile per il tempo che successivamente lo 
porterà ad avere mutazioni produttive e di consumo dirompenti: basti pensare 
all‟introduzione del sonoro e del colore, o in tempi più recenti, degli effetti 
digitali e della distribuzione via Internet. Infine, il cinema sperimenta e quasi 
codifica una ricca strumentazione di marketing come complemento essenziale 
per la penetrazione nel mercato6. 
Nonostante una nascita pressoché contemporanea in diversi paesi europei e 
statunitensi, l‟evoluzione del settore cinematografico ha seguito percorsi 
differenti. L‟Europa rappresentò inizialmente il centro dell‟ innovazione in 
riferimento ai prodotti ed ai metodi di produzione. Gli Stati Uniti 
rappresentarono il mercato più vasto e sviluppato a livello internazionale. 
Progressivamente, il centro dell‟innovazione si è spostato dall‟Europa verso gli 
                                                          
4
 Schumpeter J., Capitalismo, socialismo e democrazia (1942), ETAS, Milano, 2001. 
5
 Per approfondimenti: Perretti F., Negro G., Economia del cinema. Principi economici e variabili 
strategiche del settore cinematografico, Etas, Milano, 2003 (pag. 13). 
6
 Caruso F., Celata G., Cinema: industria e marketing, Edizioni Angelo Guerini e Associati S.p.A., 
Milano, 2003 (pag. 18) 
12 
 
Stati Uniti, in un primo tempo nei metodi di produzione con 
l‟industrializzazione delle attività di produzione cinematografica e in un 
secondo tempo nelle componenti tecnologiche del prodotto con l‟introduzione 
del sonoro, infine anche nella accumulazione e nell‟impiego delle componenti 
creative del prodotto7. 
Di seguito andremo ad analizzare le tre fasi che hanno caratterizzato lo 
sviluppo economico del settore cinematografico statunitense. Nella prima fase, 
che considera il periodo dalle prime proiezioni pubbliche fino al 1915, la 
produzione e la distribuzione dei prodotti cinematografici sono integrate con la 
produzione e distribuzione di apparecchiature e poi organizzate in attività 
specializzate e in business autonomi. Nella fase successiva, che va dal 1915 fino 
alla fine degli anni Quaranta, le attività di produzione, distribuzione e esercizio 
cinematografico sono industrializzate da un gruppo di cinque imprese 
verticalmente integrate, le cosiddette Majors, entro un sistema di offerta 
oligopolistico. Infine, nella terza fase che inizia  alla fine degli anni Quaranta e 
che continua fino al presente,  il settore si è organizzato in un sistema semi-
integrato, nel quale la produzione è frammentata ed è gestita attraverso imprese 
specializzate; la distribuzione è controllata da un numero ristretto di imprese; 
l‟esercizio è concentrato con prevalenza di alcuni circuiti di sale indipendenti 
dalle imprese di produzione e distribuzione8. 
Successivamente vedremo il diverso percorso di sviluppo intrapreso dal settore 
cinematografico in Europa ed anche in questo caso sono distinguibili tre fasi 
principali. Inizialmente abbiamo una situazione di dominio europeo a livello 
internazionale, i cui protagonisti indiscussi sono i Pathé Frères e Gaumont, 
ovvero i produttori responsabili dell‟istituzionalizzazione a livello industriale 
del settore cinematografico a livello internazionale. Nella seconda fase, che 
corrisponde al periodo che va dal 1915 al 1950, assistiamo al declino europeo le 
cui cause sono molteplici: oltre agli evidenti motivi legati ai due conflitti 
mondiali che interessarono e devastarono in particolar modo l‟Europa, 
                                                          
7
 Per approfondimenti: Perretti F., Negro G., Economia del cinema. Principi economici e variabili 
strategiche del settore cinematografico, Etas, Milano, 2003 (pag. 15). 
8
 Ibidem.  
13 
 
troviamo ragioni collegate alla progressiva frammentazione della produzione e 
alla crescente concentrazione dell‟esercizio hanno determinato una divergenza 
di interessi all‟interno della filiera. Infine, dal 1950 al presente, abbiamo un 
riorientamento che vede un coinvolgimento sempre più determinante delle 
imprese televisive nella produzione cinematografica con il risultato che il 
settore cinematografico è diventato dipendente da quello televisivo. 
In ultima analisi  ci soffermeremo sul cammino percorso dal settore 
cinematografico in Italia che si discosta da quello europeo per quanto riguarda 
il coinvolgimento delle imprese televisive nella produzione cinematografica, di 
fatto i produttori cinematografici italiani hanno visto nella televisione un 
nemico da sconfiggere andando, come vedremo, a determinare la crisi del 
mondo produttivo del cinema italiano9. 
 
1.1. The Old Hollywood: gli esordi e l‟integrazione verticale del settore 
 
Negli Stati Uniti, il mercato dei proiettori cinematografici è stato costruito sul 
business preesistente del Kinetoscope10 realizzato da T.A.Edison nel 1894, 
rispetto al quale, la proiezione di immagini assicurava alcuni vantaggi sia per 
gli spettatori sia per gli esercenti: i primi potevano vedere immagini di maggiori 
dimensioni, i secondi potevano ridurre i costi dello spettacolo fornendo con un 
solo apparecchio un servizio simultaneo a più spettatori. 
Nel suo sviluppo iniziale il settore cinematografico presentava una struttura 
concentrata in modo monopolistico del business. La Edison Manufacturing 
Company era responsabile per la produzione tanto delle componenti hardware11 
quanto di quelle software12 dell‟offerta cinematografica. Nei primi anni, infatti, la 
                                                          
9
 Per approfondimenti: Macchitella C., Nuovo cinema Italia. Autori, industria, mercato, Marsilio 
Editori, Venezia, 2003 (pag. 43). 
10
 Apparecchio in legno in cui era praticato un foro con oculare a lente attraverso il quale una 
persona alla volta poteva osservare con una lente di ingrandimento lo scorrimento di un 
brevissimo film fotografico su pellicola. 
11
 L‟hardware prodotto dalla Edison consisteva in due componenti: la cinepresa Kinetograph, che 
era la stessa impiegata anche per registrare le immagini destinate alla visione con il Kinetoscope 
e che, quindi manteneva compatibilità con i prodotti precedentemente venduti agli esercenti; il 
proiettore  che adottava lo stesso standard di pellicola a 35 mm usato per il kinetoscope. 
12
 Prodotti cinematografici che venivano realizzati in un apposito studio allestito dalla Edison. 
Consistevano in cortometraggi e brevi filmati che rappresentavano scene di vita quotidiana, 
14 
 
realizzazione dei prodotti cinematografici non era considerata un‟attività 
separata rispetto alla produzione dei macchinari per la registrazione e 
proiezione delle immagini. 
La commercializzazione del Vitascope 13 venne affidata a Raff & Gammonche14 
che istituirono un sistema di distribuzione chiamato states rights owners, in cui 
un insieme di soggetti acquistavano i diritti esclusivi di vendere le 
apparecchiature nell‟ambito di un determinato territorio, ma acquistavano 
anche l‟opzione di suddividere ciascun territorio attraverso ulteriori sub-
licenze.  Nonostante la registrazione di brevetti ed un sistema di distribuzione 
in esclusiva, tra il 1986 ed il 1987, nacque un‟offerta concorrente che copiava le 
tecnologie di Edison, infatti comparvero i primi “cloni” del Vitascope15, che 
indebolirono l‟organizzazione economica del sistema basato sulle licenze. 
La diffusione del Vitascope fu inoltre condizionata da problemi di natura 
commerciale, tecnica e organizzativa, prima di tutto una carenza di offerta di 
prodotti cinematografici, ma anche una limitata disponibilità di addestramento 
locale e la necessità di utilizzare energia elettrica. Simili problemi permisero 
l‟introduzione sul mercato statunitense di alcuni standard concorrenti: il 
Cinematographe16 dei Lumière e il proiettore Biograph17.  
Lo sviluppo delle imitazioni e l‟introduzione di sistemi alternativi di 
produzione e programmazione è interpretabile come la risposta a una crescente 
domanda di prodotti e apparecchiature nel settore, anche al di fuori del sistema 
                                                                                                                                                                          
oppure situazioni comiche prive di forma narrativa. L‟ideazione e la realizzazione del prodotto 
non erano separate l‟una dall‟altra e potevano essere gestite efficacemente da un solo individuo: 
il regista-cameraman.  
13
 Principale proiettore, ideato da Armat, il cui brevetto è stato creato il 28 agosto 1895. La sua 
commercializzazione iniziò a New York il 23 aprile del 1896. 
14
 Società che svolgeva in precedenza la funzione di agente di vendita per il business del 
Kinetoscope e che offriva la distribuzione di macchinari e film in modo congiunto. 
15
 Tra questi vi era il Vidiscope, prodotto da concorrenti di Edison nel business del fonografo. 
Mentre l‟Eidoloscope  era l‟apparecchio progettato dal concorrente Latham. 
16
 Il Cinematographe (1896) non necessitava dell‟energia elettrica per funzionare e poteva essere 
impiegato sia come cinepresa sia come proiettore, impiegava pellicola 35 mm e fu 
accompagnato da un servizio completo per la proiezione che comprendeva un operatore 
addestrato. 
17
 Il proiettore Biograph  adottava un diverso standard di pellicola, il 70 mm, e offriva un servizio 
di distribuzione e proiezione integrato. La sua superiorità tecnica era inoltre accompagnata 
dalla differenzazione della propria offerta, basta su prodotti di qualità più focalizzati su 
contenuti locali (filmati di scene di vita reale). 
15 
 
ufficiale delle licenze gestite da Edison Manufacturing Company,  di 
conseguenza la posizione di leader della stessa società fu ulteriormente 
indebolita18.  
La crescita costante della domanda indusse una progressiva specializzazione 
delle attività nelle principali fasi della produzione, distribuzione ed esercizio. 
Intorno al 1903, al fine di consentire una più estesa distribuzione e 
programmazione delle pellicole, i proprietari e i gestori dei teatri iniziarono ad 
affittare, invece che acquistare, le pellicole19. La distribuzione cinematografica si 
trasferì dai produttori di componenti hardware ad imprese specializzate nel 
noleggio del software. Ed infine nacquero dei teatri esclusivamente dedicati alla 
proiezione di film, quindi lo sviluppo del cinema come mezzo di consumo di 
massa. 
Nel 1907, il business dei prodotti cinematografici costituiva un business 
autonomo rispetto a quello delle componenti hardware. Tuttavia Edison fece un 
ultimo tentativo per ricreare la situazione di concentrazione monopolistica che 
aveva contraddistinto il settore nella fase di sviluppo iniziale, tramite 
l‟istituzione di un cartello denominato Motion Picture Patents Company (MPPC) a 
cui presero parte importanti produttori ed importatori cinematografici20. 
Obiettivo principale del cartello consisteva nel controllo e nella 
razionalizzazione dell‟offerta di apparecchiature e di prodotti cinematografici 
con l‟esclusione dal mercato di imprese non licenziatarie attraverso la creazione 
di barriere all‟entrata associate con la proprietà di brevetti21. Ma nel 1911 la 
                                                          
18
 Lo stesso Edison considerò la possibilità di disinvestire completamente nel settore. Per 
approfondimenti: Perretti F., Negro G., Economia del cinema. Principi economici e variabili 
strategiche del settore cinematografico, Etas, Milano, 2003 (pag. 22). 
19
 D‟altra parte la domanda crescente delle pellicole aveva provocato una sostanziale 
obsolescenza dei prodotti cinematografici, i quali perdevano il proprio interesse sul pubblico 
molto rapidamente. 
20
 Tra cui Edison Manufacturing Company, Biograph, Armat, Kalem, Lubin, Pathé Frères, Selig, 
Vitagraph e Eastman Kodak.  
21
 Contenuti del TRUST MPPC: ogni partecipante poteva commercializzare ogni settimana un 
numero variabile tra 4 e 6 prodotti dalla lunghezza di una bobina ciascuno; ricorso alla 
distribuzione delle imprese di noleggio dotate di licenza; l‟offerta doveva essere destinata 
soltanto a quelle sale con licenza (venne istituito un sistema di pagamento di royalty settimanali 
su ogni sala di proiezione dotata di licenza).