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1. Introduzione
Quando parliamo di Santa Paraskeva (o, italianizzato, Parasceve)
bisogna fare una distinzione tra le tre sante che portano questo nome,
perché l’omonimia porta spesso all’identificazione delle tre in
un’unica figura, mentre in realtà sono ben diverse
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La più antica è la Santa Paraskeva romana, una martire del II secolo
perseguitata durante il regno dell’imperatore Antonino Pio (131-161).
Paraskeva nacque a Roma sotto l’imperatore Adriano, era figlia di
genitori molto ricchi, ma anche molto cristiani e pii; alla loro morte la
Santa vendette tutti i beni che aveva ereditato, distribuì il ricavato ai
poveri e si ritirò in un monastero femminile della città; dopo un certo
periodo abbandonò il monastero per dedicarsi alla predicazione
pubblica della dottrina cristiana (tra l’altro la predicazione femminile
del Vangelo era contraria al divieto fatto da S. Paolo), ma fu
denunciata da alcuni giudei come ostile alla religione ufficiale e
l’imperatore Antonino Pio tentò di farla apostatare. La Santa sarebbe
stata sottoposta a numerose e terribili torture dalle quali sarebbe uscita
senza danni, tanto che molti pagani, vedendo questi prodigi, si
convertirono. Non sapendo più cosa fare, l’imperatore fa preparare un
pentolone pieno d’olio e di pece bollente e vi fa immergere la santa,
ma ella getta con le proprie mani uno spruzzo del liquido bollente sul
viso dell’imperatore che rimane accecato, ma grazie alle preghiere di
Paraskeva Antonino riacquista la vista, si converte e lei lo battezza.
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A proposito della tendenza a fare confusione tra le tre sante: esistono delle icone che rappresentano
una santa che tiene su una mano la croce, simbolo rappresentativo di Parasceve la giovane,
l’anacoreta, e sull’altra gli occhi, che iconograficamente rappresentano la Paraskeva romana, la
martire.
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Santa Paraskeva romana viene commemorata il 26 luglio e nell’Italia
meridionale è conosciuta con il nome di S. Veneranda
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La seconda Paraskeva è una martire che fu decapitata durante il regno
dell’imperatore Diocleziano nel 303 perché predicava la religione
cristiana. Paraskeva nacque ad Iconia, in Asia Minore, da genitori
molto ricchi e devoti; fin da piccola decise di dedicare la propria vita a
Dio e fece voto di castità. L’obiettivo della sua vita era convertire i
pagani e per questo si dedicò alla predicazione della fede cristiana;
alcuni pagani la denunciarono e la portarono davanti al primo
cittadino e le proposero di fare un sacrificio in onore di un idolo
pagano; lei si rifiutò e per questo fu torturata, ma Dio guarì tutte le sue
ferite. I pagani non capirono questo segno del Signore e la
decapitarono. Nelle icone viene raffigurata come una suora
dall’aspetto severo, di alta statura e con una lucente aureola; la chiesa
la considera protettrice dei campi e del bestiame, infatti nel giorno
della sua commemorazione vengono benedetti i prodotti della terra e
poi conservati fino all’anno successivo. Questa santa viene inoltre
considerata custode del benessere della famiglia e le si attribuiscono
guarigioni sia fisiche che spirituali; Santa Paraskeva di Iconia viene
festeggiata il 28 ottobre
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La terza santa che porta il nome di Paraskeva, che la “Bibliotheca
Sanctorum” indica come “Santa Parasceve la Giovane” è quella di cui
mi occuperò in questa tesi. A causa delle vicissitudini legate agli
spostamenti delle reliquie, il culto di Santa Paraskeva è da sempre
molto forte nei Balcani, in Serbia e in Bulgaria, tanto che dopo la
traslazione delle sue reliquie a Târnovo (l’allora capitale del secondo
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Bibliotheca Sanctorum, volume X, 1968: 329-330
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Bulgakov, tomo 2, 1978: 229-230
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impero bulgaro) venne venerata come protettrice nazionale. Si dice che
un culto particolare verso Santa Paraskeva fiorì presso i popoli
balcanici anche a causa di una leggenda che attribuiva ai suoi genitori
un’origine slava; inoltre la Santa è vista anche come sostenitrice del
popolo dinanzi alla minaccia della conquista turca.
Per comodità, nel seguente elaborato, con il nome Paraskeva senza
ulteriori precisazioni si intenderà Santa Parasceve la Giovane.
Già verso la prima metà del XIV secolo la venerazione di Santa
Paraskeva si era diffusa a nord del Danubio, nelle tre terre romene,
grazie alle testimonianze delle straordinarie guarigioni che le venivano
attribuite, e quindi si può facilmente intuire quanto il culto sia
aumentato con l’arrivo delle reliquie in Moldavia nel 1641 grazie al
principe Vasile Lupu. Con il passare degli anni il culto di Santa
Paraskeva non è affatto diminuito, è molto fiorente ancora oggi,
soprattutto tra il popolo romeno, che si riunisce nella cattedrale
Metropolitana di Iaşi, dove riposano le reliquie della santa, per pregare
e chiedere grazie o benedizioni, in quanto da sempre le vengono
attribuiti numerosi miracoli, e tra il popolo moldavo, tanto che Santa
Paraskeva viene definita “Luce della Moldavia”, ed è proprio il
Metropolita di Moldavia e Bucovina ad aprire le solenni celebrazioni
del 14 ottobre, il giorno della sua commemorazione.
Il culto di Santa Paraskeva costituirà anche a un capitolo della presente
tesi perché la sua importanza fa si che venga chiamata “la gloria di tutta
l’ortodossia”. Ma non è solo questo il motivo per il quale mi occuperò
del culto di Santa Paraskeva, infatti la devozione a questa santa non è
un fenomeno circoscritto entro i confini dei popoli che la venerano,
perché con gli spostamenti dovuti all’emigrazione le tradizioni legate al
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culto di Paraskeva sono arrivate anche in Italia, e riescono ad essere
portate avanti anche in un territorio di religione cattolica, e
costituiscono un importante esempio di mantenimento di tradizioni tra
persone, che per vari motivi non si trovano più nella loro terra
d’origine. Inoltre proverò a chiarire le vicende legate alle traslazioni
delle reliquie e cercherò di illustrare le principali caratteristiche delle
varie Vite della Santa che sono arrivate fino a noi, tradurrò in italiano e
commenterò una delle sopraccitate Vite.
Vorrei inoltre segnalare una massiccia presenza di siti Internet dedicati
ai santi (nello specifico a Santa Paraskeva) e alla chiesa in generale; “la
santità on line” è un argomento di grande attualità nel quale ho avuto la
possibilità di imbattermi frequentemente nella ricerca del materiale per
il presente elaborato. Ho riscontrato in questi siti una forte utilità perchè
mi hanno permesso di reperire velocemente materiale che altrimenti mi
sarebbe stato difficile trovare con le modalità tradizionali; nel mio caso,
inoltre, sono stati particolarmente utili perché mi hanno permesso di
mettermi in contatto con personalità ecclesiastiche che potevano
fornirmi notizie e aiuti. Avendo attinto da Internet gran parte delle
informazioni per la tesina, non posso certo esprimerne un giudizio
negativo, ma a onor del vero, talvolta, hanno rallentato il mio lavoro a
causa della loro ripetitività, dispersione e mancanza di uguaglianza tra
le informazioni tra siti che trattavano il medesimo argomento, ma,
forse, questo è da imputarsi al fatto che io ho consultato siti di lingue
diverse e di idee talora diverse. Volendo trovare un’altra caratteristica
negativa devo dire che on line è difficile rinvenire notizie dettagliate su
documenti antichi, come ad esempio manoscritti ed uffici liturgici che,
invece, mi era molto importante conoscere visto l’argomento trattato.
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La scelta dell’argomento della tesi è caduta su Santa Paraskeva in
quanto Ella rappresenta una delle più importanti manifestazione di
fede religiosa presso i cristiani ortodossi, che è rimasta immutata dal
Medioevo ai giorni nostri; l’obiettivo principale che mi sono posta per
questa progetto è quello proporre una visione il quanto più possibile
completa della Santa, non solo per quanto riguarda gli aspetti storici,
comunque abbastanza conosciuti e reperibili, ma soprattutto per quelli
folkloristici e popolari, di certo meno noti, ma che aprono
un’affascinante finestra su alcune comunità che dimostrano un grande
attaccamento alla religione e alla tradizione.
Brevi accenni sul nome della Santa
Il nome della Santa deriva dal greco Παρασκενη, e significa venerdì,
ovvero il giorno di preparazione che precede il sabato. In lingua
paleoslava diventa Пятъкъ (venerdì) e di conseguenza, in
femminile, Пятка → Петка (ma si trova anche la forma П тка);
nella zona slava orientale c’è la forma П тница (poi Пятница, con
il regolare passaggio я = Я). Non è rara neanche la forma greca
trasmessa in cirillico come Параскевьгии o Параскевьгïи.
Paraskeva non è altro che la traslitterazione dal cirillico Параскева (o
Парашкева).
Il nome Parasceve indicato nella Bibliotheca Sanctorum
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è
l’italianizzazione del nome greco, perché il significato rimane
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Bibliotheca Sanctorum, volume X, 1968: 331
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identico. L’appellativo “la Giovane” viene adottato perché tra le tre
Paraskeva conosciute è la più recente storicamente.
Questo non è il solo aggettivo che compare accanto al nome di
Paraskeva, perché Ella è conosciuta anche come “Paraskeva di
Epivat”, “Paraskeva di Târnovo”, “Paraskeva serba”, e “Paraskeva di
Iaşi”, a causa delle vicende legate alla traslatio delle sue reliquie in
vari paesi, che avrò modo di illustrare nelle pagine successive.