Storia della chiacchiera sul pallone in Italia (allenatori e giornalisti, tattiche e polemiche dal 1910 al 2000)
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Milan e della Nazionale: <<L’allenamento, chi poteva farlo, era una cosa alla buona, indivi- duale, senza direttive, più per divertimento che per altro>> (10). La squadra destinata a dare una significativa svolta, nonostante oramai a Vercelli il calcio fosse diventato già un’autentica malattia in grado di coinvolgere un’intera città nella rivalità con i casalesi, fu la più prestigiosa, il Genoa. Grazie all’opera di Willy Garbutt, il primo vero mister dal 1912 dell’undici rossoblù. In precedenza anche il Torino, nato nel 1906, proprio nel 1912, per iniziativa di Edoardo Bosio, aveva deciso di affidare la gestione tecnica a un giovane Vittorio Pozzo, il futuro CT azzurro e giornalista de “La Stampa”, mentre l’Alessandria aveva creato una vera e propria scuola di pensiero, con un calcio più veloce e spumeggiante, grazie al suo giocatore – allenatore Giorgio Smith, un inglese del Genoa, introdotto in Piemonte proprio da Garbutt, capace di plasmare e lanciare tanti giovani futuri campioni come Adolfo Baloncieri, il grande Balòn, e Carlo Carcano. Garbutt, nato a Stockport on Trent il 9 gennaio 1883, era giunto dunque a Genova nel 1912, presentato alla società rossoblù da un irlandese, Tom Coggins, che aveva istruito i giovani calciatori genoani. Arrivò in Italia fresco di gloria sportiva. Aveva esordito a soli 16 anni in Inghilterra da attaccante nei Blackburn Rovers, quindi si era trasferito nell’Arsenal, che allora si chiamava ancora Woolwich Arsenal, dal quartiere in cui aveva il campo, dove aveva giocato per nove stagioni. Era stato anche soldato in artiglieria. Tornato al Blackburn, finì la sua carriera da footballer a causa di un incidente di gioco. Episodio che Vittorio Pozzo raccontava lucidamente nel 1950 nella sua rubrica su “Il Calcio Illustrato” con queste parole: <<Ero andato a Black- burn, con uno dei soliti treni speciali, per l’incontro Blackburn Rovers-Manchester United. Garbutt giuocava come ala destra per il Blackburn (…) Verso la fine del primo tempo, proprio di fronte a me che stavo in prima fila tra i posti popolari, in trincea, con il viso proprio a livello del terreno di giuoco, Garbutt tentò di battere un avversario spedendo la palla sulla destra e lui girando a sinistra dell’ostacolo vivente. Cadde, non si rialzò. Nel brusco scatto si era prodotto una profonda lacerazione all’inguine. Fu portato fuori campo, rientrò, si ritirò dopo alcuni minuti. La sua carriera di giocatore era finita. Sui campi di giuoco non comparve mai più>> (11). Giunto in Italia, Garbutt non ebbe bisogno di interpreti per studiare la nuova lingua. Il suo verbo fu infatti immediatamente recepito dai rossoblù. Accanito fumatore di pipa e fanatico del cricket, amante della tavola e del buon vino, fu il trainer del Genoa ininterrottamente fino al 1927, quando passò alla Roma. Molto attento alla preparazione fisica e alla creazione di un autentico spirito di squadra, non alzava mai la voce con i propri calciatori, ottenendo il massimo rispetto dalla sua competenza in materia, dalla sua signorilità e dal suo prestigio. Era un pioniere anche nella metodologia di allenamento, un innovatore. Alcune sue trovate, come quella di
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Informazioni tesi
Autore: | Fabrizio Prisco |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 1999-00 |
Università: | Università degli Studi di Salerno |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Lettere |
Relatore: | Guido Panico |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 206 |
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