8  
dei paesi esteri neoproduttori di vino e una crescita del valore dei fattori 
immateriali contestuali al prodotto come la comunicazione e il marketing. Tali 
servizi tendono a completare il valore del prodotto vino in ambito competitivo. 
         Per capire l’articolazione della filiera vitivinicola è utile dotarsi di un 
modello che descriva le dinamiche relazionali tra le varie sue componenti oltre ad 
analizzare le loro capacità. In questo modo, un attento studio dei processi può 
facilitare la lettura dei cambiamenti che intervengono nell’ambiente competitivo. 
Il modello utilizzato per la descrizione si fonda su particolari caratteristiche 
comuni a due modelli di presentazione: il primo modello fa riferimento 
all’approccio sistemico vitale, in base al quale l’impresa viene concepita come un 
insieme di sub-sistemi i quali hanno bisogno di input; il secondo si basa su una 
visione dei processi aziendali e le relazioni che intercorrono tra i vari stadi del 
processo e i soggetti terzi. I prodotti di queste relazioni sono input che vengono 
rilevati dai sovra-sistemi (soggetti terzi alla filiera) che li detengono e con i quali 
l’impresa sistema deve relazionarsi per il loro rilascio5. Più in generale, la filiera è 
definita come una successione di operazioni di trasformazione che conducono alla 
produzione di beni o di linee e gamme di prodotti6.  In questo modo abbiamo un 
primo generale approccio relazionale. 
         L’approccio di studio della filiera, quindi, presenta indubbi vantaggi in 
termini di opportunità interpretative dei fenomeni associativi tra gli operatori della 
filiera stessa
7
.  
La filiera vitivinicola, così come verrà rappresentata, consta di  tre macrofasi: 
1. Fase agricola, caratterizzante il circuito di relazioni e processi che va 
dalla fase di impianto del vigneto alla produzione del frutto uva; 
2. Fase industriale, ovvero l’insieme dei processi che vanno dalla 
vinificazione fino all’imbottigliamento e alla spedizione, essa è la fase più 
articolata; 
                                                 
5Cfr. MASTROBERARDINO P., op. cit., 2002,  introduzione, pag. XX 
6Cfr. PANATI G., GOLINELLI  G.M., Tecnica economica industriale e commerciale,Imprese, 
strategie e management, NIS, ROMA, 1991, pag. 324. 
7Cfr. MASTROBERARDINO P., Industria e Distribuzione nel sistema settoriale vinicolo, 
ARNIA, SALERNO, 1996,  pag. 115. 
 9  
3. Fase commerciale, caratterizzata dalla fase distributiva del prodotto vino, 
attraverso i canali diretti o indiretti, al consumo finale.  
         Queste tre macrofasi, nelle loro plurime ramificazioni, contribuiscono a 
formare un intensa rete di attività e processi (filiera vitivinicola) i quali saranno 
oggetto di  una puntuale trattazione anche in merito  alle molteplici relazioni che 
si creano in ciascuno stadio di processo. Occorre, ancora, ricordare che i 
successivi processi sono sviscerati da una serie di relazioni che il soggetto del 
processo, man mano, intrattiene con soggetti terzi, fornitori di imput.8   
 
Figura 1: la filiera vitivinicola, una rappresentazione sintetica. 
 
 
 
 
 
Fonte: MASTROBERARDINO P., industria e distribuzione nel sistema settoriale vinicolo, 
Arnia, Salerno, 1996, pag 117. 
 
                                                 
8Cfr. PANATI G., GOLINELLI G.M., op. cit., 1991, pag 321. 
Superficie vitata 
uva 
viticoltura 
vinificazione 
Vino sfuso 
Imbottigliamento 
e 
confezionamento 
Vino confezionato 
distributore 
Consumo finale 
diretta indiretta 
Fase 
agricola 
Fase 
industriale 
Fase 
commerciale 
Stadi di 
processo 
attività 
legenda 
 
 10  
1.1.1     La Fase Agricola 
  
        La fase agricola descrive, al suo interno, un insieme di processi e 
trasformazioni che vanno dall’impianto del vigneto fino alla produzione e alla 
raccolta dell’uva. Al suo interno vengono considerati una serie di soggetti esterni 
al processo con cui l’impresa vinicola deve relazionarsi. 
 
Figura 2: La filiera vitivinicola: la fase agricola 
 
 
 
 
Fonte: MASTROBERARDINO P., Industria e Distribuzione nel sistema settoriale vinicolo, 
Arnia,  1996, pag. 119. 
         
        La superficie vitivinicola italiana, che rappresenta il punto di partenza per  la 
filiera, incorre in una situazione molto problematica. Molte, infatti, sono le cause 
che hanno portato alla costante riduzione della superficie. Si va dall’eccessiva 
frammentazione della proprietà fino ad arrivare alle difficoltà dell’intero settore in 
sede di concessione di finanziamenti per poi giungere alla crescita urbanistica la 
quale sottrae terreno secondo una legge di miglior convenienza del suolo 
edificabile rispetto al mantenimento in produzione dei vigneti9. Si registra, infatti, 
                                                 
9Cfr. MASTROBERARDINO P., CALABRESE G., MAGLIOCCA P., “scenari competitivi, 
valore e misurazione delle performance nell’ impresa della vite e del vino”, in Quaderni del 
dipartimento di scienze economico-aziendali, giuridiche, merceologiche e geografiche, n.s., 2004. 
Superficie 
vitata 
viticoltura 
Uva 
Aziende 
viticole 
Fornitori di 
macchine agricole 
Fornitori di 
prodotti per 
trattamenti 
dellFigura 2: la 
fase agricola nella 
filiera 
vitivinicola.a vite 
Enti di controllo e 
indirizzo delle 
attività agricole 
Fornitori di materiali e 
accessori per impianti 
vinicoli 
Fornitori di servizi 
professionali 
Legenda 
 
 Stadi del processo 
Soggetti del processo 
attività 
 11  
una graduale riduzione della superficie vitivinicola nel territorio italiano che passa 
da 1.145.097 ettari nel 1982 a 915.961 ettari nel 199010 . 
         Si registra anche una graduale estirpazione dei vigneti in seguito 
all’emanazione della direttiva comunitaria del 22 giugno 2007 in base al quale è 
incentivato l’espianto, in una quantità non superiore al 10% della superficie 
viticola nazionale, applicando diritti di reimpianto eventualmente riacquistabili11. 
          Anche i consumi giocano una fase cruciale nel comportamento della filiera: 
la fase di crisi non consente al settore agricolo, appartenente alla filiera di 
prendere il sopravvento sulle altre fasi; anzi, la situazione favorisce una graduale 
integrazione a monte delle aziende di trasformazione nei confronti delle aziende 
agricole e produttrici di materie prime (uva) al fine di assicurarsi gli 
approvvigionamenti e sfuggire alle fluttuazioni dei prezzi di questi ultimi12. La 
superficie vitivinicola è alla base della filiera vitivinicola; da qui partono le 
operazioni di viticoltura che porteranno alla produzione del frutto uva. 
         I primi attori del processo sono le aziende viticole che, deterrenti della 
superficie viticola, procedono ad instaurare tutte quelle operazioni utili alla 
produzione dell’uva. Queste possono essere classificate attraverso un processo 
settoriale che va sotto il nome di sistema impianto vigneto, ovvero quel complesso 
di processi che, a partire da un determinato set di input, consente di giungere alla 
realizzazione dell’elemento intermedio vigna; tale processo racchiude le seguenti 
fasi : 
 ξ preparazione terreno, con le principali problematiche inerenti alla 
sistemazione superficiale (scasso, livellamento, drenaggio13, concimazione 
di fondo); 
 ξ messa a dimora delle piante, ovvero l’operazione in cui si decide anche la 
forma di allevamento da instaurare, l’esecuzione di trattamenti di difesa; 
                                                 
10Cfr. http://www.cercavini.com/cms/business/made-in-italy/i-numeri-del-vino-italiano.html., pag.            
1.  
11Cfr.  http://www.federvini.it/rel_studi/Assemblea_2007.pdf., pag 10. 
12Cfr. MASTROBERARDINO P.., op. cit., 1996, pag. 120. 
13
Il drenaggio è un attività utile a bonificare il terreno. 
 12  
 ξ messa in opera di tutte le strutture di sostegno, con operazioni di 
palificazione, impianto di tutori, montaggio fili per il sostegno della 
vegetazione14. 
         In questa fase si possono, chiaramente, individuare tutti i soggetti  che 
interagiscono nel campo mediante input nei confronti dell’impresa agricola; 
abbiamo pertanto i fornitori di materiali accessori per impianti viticoli (pali, 
barbatelle, portainnesti selvatici, fili di sostegno) nonchè fornitori di servizi 
amministrativi e finanziari al fine di sovvenzionare tale fase caratterizzata da 
cospicui investimenti15.  
         Una seconda fase è la conduzione del vigneto ovvero quell’insieme di 
processi che, a partire da un determinato input, determinano l’ottenimento di un 
prodotto intermedio ovvero le uve16. Tale processo raccoglie, al suo interno:  
 ξ potatura secca, adoperata con lo scopo di mantenere le condizioni di 
equilibrio tra la vegetazione e le potenzialità produttive della pianta17; 
 ξ potatura verde, che controlla lo sviluppo degli organi verdi della pianta18; 
 ξ i trattamenti antiparassitari, che hanno lo scopo di combattere le malattie 
e le infestazioni che possono attaccare le piante e nuocere ad una corretta 
vegetazione19. 
        Vi è, infine, la fase della raccolta delle uve e della vendemmia la quale 
rappresenta il carattere finale della fase di viticoltura. Questa fase porta 
all’ottenimento del prodotto uva che rappresenta il primo mercato di fase della 
filiera e l’input iniziale indispensabile per la macrofase successiva. 
Indispensabile, per le tre fasi e l’apporto di capitale umano e professionale che si 
dimostra determinante per una buona conduzione del vigneto e, quindi, per la 
qualità del prodotto uva.   
 
                                                 
14Cfr. MASTROBERARDINO P., op. cit., 2002, pag. 108-111. 
15Dati stimano che il costo medio di impianto di un ettaro di vigneto è di 20.000,00€, costi che 
evidentemente non sono sopportabili dal capitale proprio di una piccola impresa agricola e che 
quindi devono essere necessariamente soddisfatti da finanziamenti terzi. 
16Cfr. MASTROBERARDINO P., op. cit., 2002, pag. 126. 
17Cfr. BARGIONI G., Manuale di frutticoltura, Edagricole, Bologna, 2001, pag. 147. 
18
Ivi, pag. 149. 
19Cfr. MASTROBERARDINO P., op. cit., 2002, pag. 127. 
 13  
1.1.2 La fase industriale 
 
        Il prodotto uva rappresenta il primo mercato di fase dal quale, in seguito, ha 
origine la fase industriale.  
 
Figura 3: La fase industriale nella filiera vitivinicola 
 
 
 
 
 
Fonte: MASTROBERARDINO, industria e distribuzione nel sistema settoriale vinicolo, 
Arnia, Salerno, 1996, pag 127.  
 
         I vinificatori sono il primo stadio della suddetta macrofase e rappresentano il 
nucleo della trasformazione del frutto uva nel prodotto vino. Essi possono essere 
divisi in privati e strutture associative pubbliche20. 
                                                 
20
 Cfr., MASTROBERARDINO, op. cit., 1996, pag. 122. 
Vinificatori 
Cantine  
Sociali e 
private 
Fornitori di impianti e 
macchine per la 
vinificazione 
Fornitori di prodotti 
e materiali per la 
vinificazione 
vinificazione 
Vino sfuso 
Fornitori di servizi 
professionali 
Organi di controllo 
vinacce 
distillatori 
distillazione 
Grappa e 
derivati 
imbottigliatori invecchiamento 
imbottigliamento 
Vino 
imbottigliato 
Confezionamento 
e imballaggio 
Vino 
confezionato 
spedizionieri 
spedizione 
Fornitori di 
impianti per 
l’imbottigliament
o, di accessori( 
sughero, imballi 
in cartone ecc..) e 
fornitori di servizi 
professionali 
 14  
         Il fondamento della cantina cooperativa e ancorato nella  professione 
viticola da molto tempo. Può raggruppare il singolo coltivatore oppure un 
associazione di essi attorno alla produzione e  alla commercializzazione di uno o 
più prodotti. I viticoltori, a seconda delle regioni, portano direttamente alla 
cooperativa che si occupa della vinificazione, oppure conferiscono i loro vini, 
parzialmente o totalmente vinificati presso le loro aziende o, infine, i loro vini già 
imbottigliati21. La cantina cooperativa valorizza la commercializzazione tramite la 
vendita diretta di una parte della produzione messa in bottiglia, ma soprattutto 
raggruppa dei grossi volumi che permettono di accedere ai mercati più importanti; 
essa, al pari delle imprese individuali, può adoperarsi per la vendita del proprio 
prodotto al fine di far conoscere i propri prodotti alla clientela e, quindi, realizzare 
un guadagno, seppur minimo, immediato. 
         Le imprese private, invece, sono, per lo più, a conduzione familiare sia in 
senso stretto che in senso lato22. Esse possono avere un raggio d’azione più o 
meno differenziato e, spesso, operano in settori differenziati in ambito alimentare, 
o nello stesso settore dei vini accomunati da simili strategie distributive, di 
comunicazione ecc., in modo da ricercare un completamento di portafoglio che 
assicuri un incremento del potenziale competitivo dell’impresa. Tali imprese sono 
orientate non solo ad occupare diversi segmenti di consumo e quindi diverse fasce 
di potere d’acquisto, ma anche ad operare integrazioni a livello geografico, 
acquistando aziende vinicole dislocate in vari punti geografici della nostra terra al 
fine di incrementare l’offerta e farla divenire rappresentativa di più aree del nostro 
paese23. 
          I vinificatori, nel loro complesso processo all’interno della filiera 
produttiva, sono chiaramente assistiti da relazioni con soggetti terzi che 
forniscono strumenti e capitale idoneo all’attuazione dei processi in questione. Si 
                                                 
21Pratica maggiormente diffusa nel nord-est Italia. 
22Entro le categorie delle imprese in senso lato, si intende per impresa a controllo familiare quella 
in cui il capitale di rischio è detenuto da una famiglia, o questa è in grado di determinare 
l’orientamento strategico dell’impresa.  Per categorie di impresa in senso stretto si fa riferimento a 
quelle imprese in cui i membri della famiglia proprietaria svolgono anche funzioni di gestione. 
Cfr., MASTROBERARDINO P., “crisi di ruolo imprenditoriale nelle imprese familiari: una 
prospettiva”, in Esperienze d’impresa, n.1, 1994. 
23Cfr., MASTROBERARDINO P., op. cit., 1996, pag. 124. 
 15  
possono appunto individuare una serie di soggetti fornitori di macchine per la 
vinificazione nonché prodotti e materiali idonei alle fasi di: 
1. diraspatura; 
2. pigiatura; 
3. pressatura; 
4. macerazione; 
5. fermentazione; 
6. stabilizzazione; 
7. filtrazione; 
8. travasi24. 
         Passiamo in breve alla descrizione del processo. Le tecniche di vinificazione 
maggiormente utilizzate sono due: con o senza macerazione. Con macerazione 
significa che non vengono eliminate le bucce nei primi giorni in cui il mosto 
comincia a fermentare (questa tecnica è usata soprattutto per i rossi). Senza 
macerazione, detta in bianco, quando vengono eliminate le bucce prima della 
fermentazione (tecnica usata per i vini bianchi). La vinificazione con macerazione 
dona il colore al vino oltre che i tannini e gli aromi. Se ciò avvenisse per i vini 
bianchi, inizialmente risulterebbero più aromatici ma passerebbe in soluzione un 
eccesso di sostanza colorante, un eccesso di tannini e soprattutto delle sostanze 
ossidabili. Ne conseguirebbe una maggiore facilità all'ossidazione del vino, gli 
aromi si perderebbero in breve tempo e la vita organolettica diminuirebbe. L'uva 
portata in cantina viene pigiata e diraspata (si raccolgono gli acini e vengono 
eliminati i raspi); quindi si procederà alla pressatura delle bucce per ottenere 
ancora vino (il rimanente andrà in distilleria).25 Con l'aggiunta di modeste 
quantità di anidride solforosa (per disinfettare i vasi e disinfettare la massa che 
talvolta può essere leggermente rovinata) il mosto viene messo a fermentare 
all'interno di vasi e ad una temperatura controllata di circa 18°-20° mediante dei 
refrigeratori (se la temperatura superasse i 37 gradi la fermentazione alcolica 
cesserebbe). Subito i lieviti (organismi monocellulari presenti nelle bucce, ma che 
                                                 
24Cfr. MASTROBERARDINO P., op. cit., 2002, pag.134-139.  
25
 Si accenna pertanto alla connessione con la filiera di produzione della grappa e dei suoi derivati, 
che hanno origine da un sottoprodotto della vinificazione, le vinacce. 
 16  
spesso vengono aggiunti) danno il via alla fermentazione alcolica dove avviene la 
trasformazione degli zuccheri in alcool e anidride carbonica, con emissione di 
calore. Dopo alcuni giorni di fermentazione gli zuccheri vengono tutti trasformati 
in alcool e il processo si completa, quindi ne risulterà un vino già secco. Oltre 
all'alcool si ottengono un gran numero di sostanze26. 
         Dopo si procede al travaso in un'altro tino, rigorosamente impermeabile 
all'ossigeno, si eliminano le fecce depositate sul fondo, quindi si procede alla 
filtrazione del vino. Nel vino rosso invece le bucce rimangono per alcuni giorni 
per far sciogliere delle sostanze tra cui quelle coloranti. La temperatura del mosto 
nella fermentazione delle uve rosse deve aggirarsi intorno ai 26°. I gas che si 
sviluppano portano in superficie le bucce che devono essere spinte di tanto in 
tanto in basso per ossigenare i lieviti e rimescolare le masse per una perfetta 
riuscita. Alcuni tini sono dotati di una barriera ad una certa altezza per le bucce in 
modo che non salgano oltre un certo livello e rimangano sempre immerse nel 
mosto. Oltre al colore rosso al vino viene rilasciata una certa quantità di tannini 
necessari per ottenere dei vini corposi. Le sostanze coloranti sono ossidabili ma 
non rilasciano al vino il sapore di ossidato quindi hanno la funzione di barriera 
contro l'ossigeno. Le bucce vengono pressate e aggiunte al mosto già ottenuto. In 
seguito il vino viene posto in un'altro contenitore dove proseguirà la 
fermentazione e, dopo la svinatura, necessaria per separare le fecce dal mosto, 
può passare in botti di rovere27 a maturare, dove vengono migliorate le 
caratteristiche organolettiche del vino. A questo punto i vini restano in cantina a 
maturare ed il freddo dell'inverno aiuterà questo processo. Facendo un accenno ad 
altri due metodi di vinificazione possiamo dire che esiste la vinificazione in rosato 
dove le bucce restano a contatto con il mosto solo per far diventare il vino rosato; 
quindi la  macerazione carbonica, dove l'uva viene inserita in un contenitore per 
circa 15 giorni insieme ad anidride carbonica, successivamente viene fatta 
                                                 
26
 Oltre all’alcool, la fermentazione produce: anidride carbonica, calore, glicerina, acido acetico e 
altri acidi di neoformazione.  
27
 Queste botti sono obbligatorie per particolari disciplinari di produzione. Nei casi di produzione 
di vino comune, la maturazione può avvenire anche in botti di resina per alimenti.   
 17  
fermentare per 2 o 3 giorni e pochi giorni dopo il vino è pronto per la 
commercializzazione, questa tecnica è usata per ottenere il vino novello28.  
         Normalmente il vino sfuso continua il suo processo attraverso 
l’invecchiamento in legno, nei casi in cui è prescritto dai disciplinari di 
produzione, o quando ritenuto necessario per esigenze tecniche. 
         Ulteriore passo della filiera produttiva è caratterizzato dalla procedura di 
imbottigliamento; il vino viene, in questa fase, sottoposto ad attenti controlli 
poiché tale fase rappresenta l’ultimo momento di contatto del vino con l’ambiente 
esterno29. 
         All’imbottigliamento segue a volte un periodo in cui il vino rimane in 
cantina per un affinamento, in maniera da ottimizzarne le caratteristiche al 
momento dell’immissione nel mercato del consumo. Questa fase è propria, specie 
nel nostro paese, per i vini rossi e non per quelli bianchi in quanto considerati 
idonei ad essere consumati al massimo della loro freschezza. Successivamente vi 
è il confezionamento che deve rispettare le disposizioni già citate in occasione 
della descrizione dell’imbottigliamento. Tali fasi sono generalmente portate a 
compimento nella stessa azienda anche se, in condizioni di polverizzazione della 
produzione, l’imbottigliamento potrebbe essere perseguito da aziende terze 
all’impresa vitivinicola. Nella figura 3 si possono chiaramente notare le relazioni 
che arricchiscono questa macrofase; possiamo, pertanto, menzionare le relazioni 
che intercorrono tra l’impresa di trasformazione e i fornitori di macchinari per 
l’imbottigliamento, per il confezionamento (lavaggio, sterilizzazione, 
riempimento, tappatura, incapsulatura, etichettatura, costruzione del cartone, 
inscatolamento, pallettizzazione, ecc.) e dei vari materiali accessori (vetro, 
sugheri, etichette, imballi in cartone e in legno, ecc.) e servizi professionali vari. 
Chiaro è che la fase industriale può essere, senza dubbio, foriera di innovazioni 
                                                 
28
 Cfr. DE VITA P., DE VITA G., Manuale di meccanica enologica, Hoelpi, Milano, 2007, pag. 
325. 
29
 Importanti sono le prescrizioni rigorose, che impongono l’esposizione, in etichetta, delle 
informazioni necessarie all’identificazione del consumatore. Una su tutte è l’art.2 del REG  CEE 
del consiglio, n°2392/89 del 24 Luglio 1989, che stabilisce le norme generali per la presentazione 
dei vini e dei mosti di uvee prescrive, tra gli elementi obbligatori da apporre in etichetta, 
indicazione del nome e della ragione sociale dell’imbottigliatore, nonché del comune o frazione e 
dello stato membro in cui l’imbottigliatore ha la propria sede principale. 
 18  
tecnologiche nei processi di produzione in maniera da accrescere l’efficienza del 
prodotto finito. 
     
1.1.3 La Fase Commerciale 
 
         La fase commerciale include tutte le attività attraverso le quali i prodotti 
sono resi disponibili ai consumatori. I soggetti che operano in quest'ambito, 
offrendo servizi connessi al trasferimento dei vini dalla produzione al consumo, 
sono intermediari commerciali appartenenti a diverse categorie. 
 
Figura 4: La fase commerciale nella filiera vitivinicola. 
 
 
 
Fonte: MASTROBERARDINO P., Industria e distribuzione nel sistema settoriale vinicolo, 
Arnia, Salerno, 1996, pag.  129.  
  
       
Distribuzione 
agenti 
Fornitori di servizi di 
trasporto 
Diretta/indiretta 
dettaglio 
Moderno 
GD/DO 
Tradizionale 
ingrosso 
esportazione 
Consumo 
locale 
enoteche 
Bottiglierie 
e altro 
dettaglio 
tradizionale 
ristorazione 
Altre mescite 
 19  
   Occorre dividere l’attività distributiva del vino a seconda che essa venga 
sviluppata utilizzando canali diretti o indiretti (brevi o lunghi). 
         I canale diretto è quel canale di distribuzione caratterizzato da un rapporto 
non mediato tra produttore e consumatore. Si tratta della struttura e del sistema 
canale più semplice30 ma anche del più oneroso; esso si tramuta, per il produttore, 
in un investimento a totale rischio poiché consiste in una gestione diretta della 
funzione commerciale31. I produttori e le cantine devono dotarsi di un luogo 
deputato alla vendita, con uno spazio dedicato all’accoglienza, la presentazione 
dei prodotti, la degustazione. In molte regioni italiane si organizzano situazioni di 
accoglimento della clientela con spazi dedicati, alcuni, invece, si limitano solo 
all’attività di degustazione e di vendita, altri costruiscono un’offerta alquanto 
diversificata; gli agriturismi, infatti, uniscono alla fase di degustazione e di 
vendita anche una fase di alloggio e ristorazione in maniera tale da assicurare un 
contatto esclusivo tra produttore e cliente proprio nell’azienda stessa.           
         Il canale indiretto si distingue, come precedentemente detto, in canale breve 
e canale lungo.  
         Il canale breve-indiretto è quel canale caratterizzato da un rapporto mediato 
tra produttore e consumatore. Il canale prevede, nella sua configurazione più 
semplice, che la relazione tra produttore e mercato finale venga assunta da un 
terzo operatore, il distributore, che si accolla il rischio di impresa attraverso 
l’acquisizione del bene del produttore:  è da preferirsi nel caso in cui il mercato di 
destinazione del bene si estenda oltre i confini locali. Ci sono varie tipologie di 
distributori al dettaglio. La ristorazione, ad esempio, rappresenta un interlocutore 
dotato di prospettive assai interessanti e conferisce il mantenimento 
dell’immagine; le imprese della ristorazione vantano la caratteristica di 
centralizzare i loro acquisti infatti si calcola che tali acquisti superino la soglia del 
60% nel fatturato delle cantine produttrici. Comprando localmente, queste 
possono posizionare anche dei vini regionali per le quali funzionano da referente 
o da trampolino di lancio. Consapevoli della loro importanza, i ristoratori 
                                                 
30
 Poiché fornisce il più alto valore aggiunto considerata la mancanza di intermediari. Esempi sono 
da evincersi nell’acquisto del vino direttamente dalla cantina.  
31
 Cfr. MASTROBERARDINO P., NIGRO C., Management della distribuzione, Edizioni 
Scientifiche Italiane, Napoli, 2006, pag. 54. 
 20  
diventano la parte forte nella logica contrattuale con il loro fornitori e possono 
permettersi di spuntare un gap di prezzo molto consistente.  
Figura 5: Canale breve-indiretto 
 
Fonte: ns. elaborazione 
          
        Anche gli enotecari e il dettaglio tradizionale costituiscono una fetta 
importante per la distribuzione del vino in Italia. All’inizio, le enoteche 
privilegiavano l’attività che associava la vendita di vino sfuso ai privati e la 
vendita in bottiglie. Oggi, invece, con l’evoluzione della commercializzazione 
dei prodotti vinicoli, si è verificata un propensione ad una gamma più completa 
di vini in modo da soddisfare la clientela fidelizzata o in via di fidelizzazione. 
         Anche la rete delle enoteche indipendenti non è da sottovalutare; esse, 
infatti, costituiscono un autentica vetrina per la vendita dei prodotti poiché 
favoriscono un’attività commerciale basata sul consiglio diretto che permette di 
proporre al cliente un cultura del vino molto affascinante.  
         Il canale lungo-indiretto è quel canale di distribuzione caratterizzato da un 
rapporto mediato tra produttore e consumatore, in cui interviene, con funzioni di 
interfaccia, un impresa commerciale. 
         Questo è una classico esempio di canale lungo indiretto nazionale. Per 
quanto riguarda il canale internazionale la figura del grossista è sostituita 
dall’export e dall’import32. Il canale lungo-indiretto è costituito sia da operatori 
che acquistano vino sfuso per poi rivenderlo con una propria marca commerciale, 
sia da rivenditori di vini confezionati che vendono alla ristorazione e sono datati 
                                                 
32
 Cfr. MASTROBERARDINO P., NIGRO C., op. cit., 2006, pag. 56. 
Produttore 
Dettagliante 
punto vendita 
Consumatore 
finale 
 21  
Produttore 
Grossista 
Dettagliante
w 
Consumatore 
finale 
di servizi aggiuntivi e accessori come il trasporto, il frazionamento, il 
finanziamento e l’assunzione del rischio. Quest’ultima opzione si sposa molto 
bene con quegli esercizi che, per vario motivo, non accedono ad acquisti di 
rilevante entità. 
 
  
 
 
  
     
 
 
 
 
         Degno di nota è la figura del grossista33 che, in tale ambito, mantiene una 
posizione competitiva significativa; infatti, la sua posizione di prestigio è dovuta 
ad una serie di cause che vanno dalla frammentazione dell’offerta vinicola, della 
piccola ristorazione, alla negativa percezione della qualità di vino presente sulle 
grandi superfici di vendita,  dalla scarsa resa dei brand commerciali34 nel 
settore35fino ai numerosi vincoli normativi. 
         Una figura di maggior pregio è caratterizzata dall’agente mono o 
plurimandatario utile alle imprese di grandi dimensioni che non ricorrono ad una 
propria rete di vendita. 
         Il ruolo dell’agente si sposa perfettamente con l’esigenza di un attività di 
comunicazione personale, capillare e meticolosa. Alcuni vini pregiati necessitano 
di un rapporto più diretto e personale tra azienda produttrice e intermediario al 
                                                 
33Cfr., MASTROBERARDINO P., op. cit., 1996, pag. 116. 
34
 I brand commerciali sono in netta ascesa dagli inizi del 2000.  
35
Il vino, infatti, risulta essere legato al territorio di origine che ne caratterizza la sua storia e 
aggiunge un cospicuo gap al prodotto.  
Fonte: ns. elaborazione 
Figura 6: Canale lungo indiretto