Corso di Laurea Magistrale in Management                                                                    
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INTRODUZIONE 
 
Una presa di coscienza dell’impatto dell’uomo sul mondo e delle disegua-
glianze sociali, declinata in strumenti che permettano di ripensare la dimen-
sione antropica nell’ottica di un futuro più equo.  
Così si potrebbe riassumere in una semplice frase l’evoluzione di 150 anni del 
concetto di “sostenibilità”, la quale ha trovato nello sviluppo sostenibile la più 
efficace coniugazione tra crescita economica, benessere e impatto sulle ma-
trici ambientali.  
 
La presente tesi si articola come di seguito.  
 
Nel primo capitolo si cerca di trattare, con spettro visivo più ampio possibile, 
quando e come le emergenze ambientali e sociali abbiano e stiano creando 
profondi mutamenti e dibattiti nelle scienze economiche. La necessità di in-
cludere le variabili ambientali e il problema dello sfruttamento delle risorse 
hanno contribuito alla nascita di differenti correnti di pensiero a livello inter-
nazionale, a partire dalla necessità di preservare le risorse produttive sino alle 
teorie al lato opposto dello spettro, che vedono nella decrescita economica e 
nella necessità di un forte intervento dello Stato l’unica soluzione per evitare 
un collasso del sistema socioeconomico (collasso già postulato nel 1972 dal 
Club di Roma nel famoso rapporto “I limiti dello Sviluppo”).  
Dopo un primo riassunto di come alcuni grandi filosofi, scienziati ed econo-
misti hanno affrontato il difficile rapporto dell’uomo con la Natura, arrivando 
ad esaminare il cosiddetto paradosso della “crescita infinita in un mondo finito” 
(a partire da Cartesio e Bacone, per passare da Malthus, Mill, Smith fino a 
Keynes), si passa ad affrontare il problema dell’impatto antropico sull’am-
biente e ai tentativi di inserirlo nel sistema economico, dal concetto di “ester-
nalità” dell’economia classica fino all’Ecological Economics di Roegen e 
Daly, e ancora alla “Doughnut Economics” di K. Raworth. L’accento viene 
posto sull’evoluzione del concetto di sostenibilità nelle teorie economiche, 
sulla nascita ed evoluzione di nozioni quali capitale naturale, servizi ecosiste-
mici, sull’importanza dei beni comuni e sulla necessità di includerli nel para-
digma economico.  
Nel testo vengono inoltre dati cenni al concetto di “decoupling” (disaccoppia-
mento o sganciamento) tra utilizzo delle risorse e degrado ambientale e le sue 
differenti declinazioni o variazioni sul tema nella letteratura di settore, come 
la definizione di metabolismo sociale di Martinez Alier, l’economia civile e il 
concetto di “prosperità” disaccoppiato dalla crescita di Jackson, la prassi della 
condivisione della conoscenza del premio Nobel E. Ostrom.  
 Pur con l’ausilio di questi nuovi approcci all’esplorazione della macroecono-
mia contemporanea non si può prescindere dall’affrontare, seppur marginal-
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mente, i due nuovi “cigni neri” che hanno scosso le fondamenta dell’ecosi-
stema globale. In primis, la questione dei cambiamenti climatici di origine an-
tropica, che costituiscono il problema “emergente” degli ultimi vent’anni: dif-
ficile è la sua trattazione anche a livello giuridico, oltre alla necessità del suo 
inserimento nel contesto economico. Proprio la declinazione dell’emergenza 
“climatica” nel tema della sostenibilità ha dato una spinta fondamentale alla 
sottoscrizione dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, che si fonda sulla defi-
nizione degli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs). Il secondo “cigno nero” 
è rappresentato dalla pandemia COVID-19, che sta causando profonde riper-
cussioni socioeconomiche, nonché un rallentamento nel sentiero verso la so-
stenibilità.  
 
 Il secondo capitolo della presente tesi approfondisce il percorso che ha portato 
verso l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, le prospettive future e le sue pro-
spettive di attuazione. Gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 
sono un punto di arrivo di un sentiero lungo e articolato, ma altresì un punto 
di partenza per l’elaborazione di Strategie Nazionali e Locali.  
Lo Sviluppo Sostenibile stesso pare la declinazione preferenziale del sistema 
globale per superare le disparità sociali, economiche, ambientali, senza cau-
sare rivoluzioni con annesse ripercussioni critiche sulla struttura della società. 
Un punto saliente di questo capitolo è altresì l’analisi di indicatori di Sviluppo 
differenti dal consueto Prodotto Interno Lordo, al fine di includere gli aspetti 
sociali ed ambientali. Ampio spazio viene quindi dato al BES (Indice di be-
nessere equo e sostenibile), entrato nel 2017 nel Bilancio dello Stato e presen-
tato annualmente in allegato al DEF. 
 
Nel terzo capitolo si mira a restringere il campo agli attori che intervengono 
nell’implementazione dello Sviluppo Sostenibile nel nostro paese. Viene fatta 
una trattazione schematica dei principali Enti statali che si occupano di defi-
nire le dimensioni della sostenibilità in Italia, declinarla a livello economico, 
sociale, ambientale e dello spessore del loro contributo.  
La strada verso la ricerca di un equilibrio di sviluppo sostenibile a livello na-
zionale ha coinvolto e sta coinvolgendo un gran numero di strutture organiz-
zative, in quanto il perseguimento dei Goals nel nostro paese vede interessate 
una molteplicità di dimensioni sociali con tratti non omogenei, che si dispon-
gono trasversalmente a tutte le dimensioni della sostenibilità. Lo sforzo siner-
gico delle istituzioni è quindi essenziale, non può e non deve fermarsi con 
l’elaborazione delle Strategie, ma continuare in direzione sia di sviluppo che 
di monitoraggio in continuo del raggiungimento degli Obiettivi, oltre a perse-
guire una approfondita sensibilizzazione della cittadinanza.  
 
Il quarto capitolo è dedicato prettamente alla Strategia Nazionale di Sviluppo 
Sostenibile (SNSvS), approvata dal CIPE (ora CIPESS) il 22 dicembre 2017,
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frutto di un cospicuo lavoro sinergico proprio tra gli attori presentati nel capi-
tolo 2 del presente lavoro, oltre agli interventi della società civile e degli Enti 
di Ricerca. I 4 principi essenziali della Strategia sono stati definiti come Inte-
grazione, Universalità, Trasformazione e Inclusione, mentre la strutturazione 
è stata delineata in 5 aree, ovvero le famose 5P (Persone, Pianeta, Prosperità, 
Pace e Partnership). Scopo di questo lavoro è andare ad approfondirle, ad 
analizzarne il processo di definizione, a tratteggiare lo stato dell’arte della loro 
attuazione nel nostro paese.  
 
Proprio alla problematica dell’eterogeneità del territorio italiano è dedicato il 
quinto capitolo, che verte sulla declinazione territoriale della Strategia Nazio-
nale. Il Ministero dell’Ambiente ha stipulato degli accordi di collaborazione 
con 19 Regioni e con la Provincia Autonoma di Trento per la definizione e 
attuazione delle Strategie regionali e provinciali per lo sviluppo sostenibile. 
Obiettivo delle strategie locali è evidenziare il contributo al raggiungimento 
degli obiettivi strategici nazionali definendo le priorità regionali e provinciali, 
oltre alla puntualizzazione dei dispositivi metodologici e delle azioni da rea-
lizzare sui territori. 
In linea con la filosofia operativa della Strategia Nazionale, anche i processi 
subnazionali debbono garantire un ampio coinvolgimento della società civile 
tramite l’utilizzo di strumenti partecipativi, oltre alla predisposizione di stru-
menti di monitoraggio e rendicontazione.  
Per approfondire le modalità attraverso cui ciascuna amministrazione locale 
ha definito o sta definendo la propria strategia per lo sviluppo sostenibile si è 
voluto tracciare una comparazione delle Strategie di alcune Regioni, differenti 
per contesto geografico e problematiche ambientali e sociali: Veneto (unica 
regione in cui la strategia regionale è stata approvata), Piemonte, Umbria, Pu-
glia.  
 
Infine, l’ultimo capitolo è dedicato alla pianificazione a livello subregionale, 
con l’esplorazione di alcuni casi “virtuosi” a livello locale, con un occhio di 
riguardo verso le implementazioni sussidiarie delle Strategie, il coinvolgi-
mento dei cittadini, le politiche ambientali di “transizione ecologica” sui ter-
ritori, le politiche economiche di digitalizzazione, innovazione, rigenerazione 
urbana, nell’ottica di una nuova prospettiva di coinvolgimento dei territori in 
vista della stagione di Fondi Europei 2021-2027 (così come programmato 
dalla Commissione Europea). Si sono trattati quindi i casi dell’Agenda Metro-
politana per lo Sviluppo Sostenibile della città di Torino e il caso del comune 
di Cuneo, territorio virtuoso in quanto ad iniziative volte alla sostenibilità.
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CAPITOLO 1: NASCITA ED EVOLUZIONE DEL CONCETTO DI 
SOSTENIBILITÀ 
 
1.1 GENESI DEI CONCETTI DI SOSTENIBILITÀ E SVILUPPO 
SOSTENIBILE 
 
Generalmente, si usa attribuire la nascita del concetto di “sviluppo sostenibile” 
al rapporto Brundtland nel 1987 (
1
). (dal nome della presidentessa norve-
gese della Commissione al tempo), poi ripreso dalla Conferenza Mondiale 
sull’Ambiente dell’ONU (WCED), riportandolo con la seguente definizione:  
“Lo Sviluppo Sostenibile è uno sviluppo che soddisfa i bisogni del presente 
senza compromettere le possibilità delle generazioni future di soddisfare i 
propri”.  
Si vuole porre l’attenzione qui sulla connotazione intergenerazionale del con-
cetto, e sull’utilizzo della nozione di “bisogni”. Tale definizione discende da 
una visione antropocentrica, in quanto nel suo nucleo non sono inseriti gli eco-
sistemi e la sopravvivenza delle specie viventi, ma sono posti proprio i bisogni 
umani, seppur contemperati dalla necessità di preservare il cosiddetto “capi-
tale naturale”. La necessità di “delimitare amplificando”, per utilizzare un os-
simoro, il cosiddetto “sviluppo sostenibile”, passa attraverso l’analisi del con-
cetto non solo economico, ma fisico ed energetico; un equilibrio multiplo, in-
teso altresì come paradigma socio-ecologico caratterizzato da un comporta-
mento più generale, sotteso alla ricerca di ideali. 
Se quindi si percorre a ritroso la linea storico-economica, non resta che lasciar 
declinare il concetto di equilibrio “preservante” appoggiandosi alle spalle dei 
classici, che già intuirono l’incombere del pericolo intrinseco che accompa-
gnava il concetto di crescita “senza limiti”, ancor prima del Rapporto Brund-
tland del 1987 o del celeberrimo Rapporto sui Limiti dello Sviluppo del Club 
di Roma nel 1972 
2
 .   
 
Questo senza dimenticare che, come ci ricorda uno dei più famosi ambienta-
listi e divulgatori al mondo, il nippo-canadese David Suzuki 
3
, il concetto di 
sostenibilità intergenerazionale è connaturato con le tradizioni di moltissime 
culture al mondo: si pensi ad esempio agli aborigeni nordamericani, i quali 
prima di prendere decisioni strategiche ripensano dapprima ai loro antenati, 
per poi spostare l’attenzione sulle ripercussioni verso le generazioni future 
(fino alla settima).  
 
Iniziamo la disamina storica dal pioniere Adam Smith, padre dell’economia 
liberista e del modello del cosiddetto “homo oeconomicus”, il quale si ritrovò, 
 
1
 Brundtland, Gro Harlem, et al. "Our common future." New York 8 (1987) p. 35  
2
 Meadows, Donella H., et al. "The limits to growth." New York 102.1972 (1972): 27. 
3
 Suzuki, David. The legacy: An elder's vision for our sustainable future. Greystone Books, 2010.
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7 
 
nella sua opera più nota
4
, ad ampliare il modello economico con considera-
zioni politiche, storiche, sociologiche, giungendo a scrivere che l’economia 
deve raggiungere uno “stato stazionario”, con un ampio “assortimento di ric-
chezze”, limitate essenzialmente da fattori esterni come “la natura del suolo, 
il clima e il contesto”. Uno stato stazionario “prosperoso”, in sintesi.  
Fu però Thomas Malthus uno dei primi a preoccuparsi dei limiti materiali della 
crescita nelle sue analisi. Lo fece con cruda scientificità, in particolare per 
l’epoca, giungendo a concludere che la popolazione si sarebbe incrementata 
sempre più rapidamente delle risorse per sfamarla
5
. Chiaramente egli non po-
teva ipotizzare l’efficientamento tecnologico che si sarebbe verificato nei se-
coli successivi (seppur a discapito dell’ambiente e delle risorse naturali) ma la 
sua lucida analisi lo condusse all’amara conclusione che la corsa alla crescita 
avrebbe portato ad un’inevitabile lotta per la sopravvivenza, una sorta di fu-
turo “distopico”.  
A fargli da contraltare fu il suo contemporaneo matematico e filosofo Mar-
chese di Condorcet
6
, il quale indicò la direzione del progresso futuro dell’uma-
nità nella distruzione della disuguaglianza tra le nazioni e tra le diverse classi 
sociali, sottolineando altresì la possibilità di un perfezionamento della natura 
umana, sia fisico che intellettuale.  
Ancora di altra opinione fu David Ricardo, il quale ipotizzò una redde ratio-
nem imposta dall’aumento costante di affitti e salari, fino ad uno stato stazio-
nario con profitti quasi azzerati, a meno di soluzioni tecnologiche o di un de-
ciso incremento del commercio con l’estero
7
 .  
John Stuart Mill, dal canto suo, mezzo secolo dopo, fu forse il primo ad ipo-
tizzare una società stabile post-crescita
8
, una società in cui “l’arte di vivere 
potrebbe affinarsi […] le persone non dovranno più occuparsi dell’arte di 
sopravvivere”, spingendosi addirittura a criticare “la semplice crescita della 
produzione e dell’accumulo”. Parole interessanti, sicuramente fuori e oltre il 
suo tempo.   
Attraversiamo un secolo, passando attraverso la grande depressione post 1929, 
per ritrovare le riflessioni di un altro gigante, JM Keynes, che in due opere 
magne si spinse ad analizzare le possibilità di una società futura
9
 
10
. Nella so-
cietà post-crescita di Keynes, “le arene della mente e del cuore saranno occu-
pate dai nostri veri problemi […] la vita, le relazioni umane, la creazione, il 
 
4
 Smith, Adam. "The wealth of nations [1776]." (1937). 
5
 Malthus, Thomas Robert, Donald Winch, and Patricia James. Malthus:'An Essay on the Principle 
of Population'. Cambridge University Press, 1992. 
6
 de Condorcet, Jean Antoine Nicolas, and Antoine Diannyére. Esquisse d'un tableau historique des 
progrès de l'esprit humain. nakladatel není známý, 1797. 
7
 Ricardo, David, and Pier Luigi Porta. Principi di economia politica e dell'imposta. Istituto 
geografico De Agostini, 2010. 
8
 Mill, John Stuart. Principi di economia politica. Utet Libri, 2013. 
9
 Keynes, John Maynard. "Arts Council: Its Policy and Hope." (1945) 
10
 Keynes, John Maynard. "Prospettive economiche per i nostri nipoti." Keynes, John Maynard, 
Esortazioni e profezie. Milano: Il Saggiatore (1968): 273-283.