I problemi competitivi attuali e futuri sono strutturali, richiedono, cioè, un drastico 
cambiamento dello stile manageriale, cambiamento che è il valore portante di 
questa trattazione. 
Il presente lavoro, articolato in cinque capitoli,  ha il fine di offrire uno sguardo 
d’insieme sulle valutazioni delle performances e sui sistemi di controllo di 
gestione, ma soprattutto di approfondire uno strumento innovativo di gestione 
strategica quale la Balanced Scorecard. Ci si propone quindi di far capire i motivi 
per i quali  un’organizzazione dovrebbe implementare tale metodo, illustrando 
come il processo di costruzione dello stesso crei cambiamento e produca risultati e 
come una qualsiasi organizzazione possa crearsi un vantaggio competitivo 
sostenibile. 
L’elaborato comincia con una breve esposizione sulla valutazione delle 
performances aziendali con i sistemi di reporting, su funzionamento e 
composizione di questi ultimi, evidenziando i limiti dei reporting tradizionali ed il 
conseguente passaggio a quelli direzionali, come i Tableaux de Bord. 
Nel secondo capitolo viene introdotta la Balanced Scorecard con i suoi principi, i 
suoi obiettivi e le sue quattro prospettive. Questo sistema di valutazione delle 
performances aziendali è un’evoluzione dei Tableaux de Bord perché è anche un 
sistema di pianificazione strategica grazie ai rapporti di causa-effetto e alla 
Strategy Map. 
Nel terzo e quarto capitolo verranno presi in esame gli aspetti gestionali della 
BSC facendo riferimento all’esperienza aziendale dell’Industria Farmaceutica 
Serono Spa di Bari. In particolare nel terzo si discuterà circa la costruzione di una 
BSC in un’organizzazione e quindi quali sono gli steps per arrivare dalla Vision 
aziendale alla definizione di tutte le parti della Balanced Scorecard. Nel quarto si 
cercherà di dimostrare come tale strumento, costruito su misura 
dell’organizzazione, possa portare vantaggi nella gestione strategica della stessa 
azienda supportandola nei quattro momenti fondamentali di uno Strategic 
Management System. 
Una panoramica sulla diffusione della Balanced Scorecard, sulle difficoltà che 
alcune organizzazioni hanno riscontrato nell’implementare tale strumento e sulle 
critiche mosse allo stesso sono oggetto di trattazione del quinto e ultimo capitolo. 
CAPITOLO I 
VALUTAZIONE DELLE PERFORMANCES E 
SISTEMI DI CONTROLLO 
 
 
1. Il controllo di gestione 
 
Qualsiasi organizzazione, di produzione o di servizi, profit o no-profit, nello 
svolgimento delle propria attività mira al conseguimento di un determinato 
obiettivo. Nella terminologia anglosassone questo obiettivo è chiamato Vision e 
rappresenta il fine ultimo dell’organizzazione, l’ambizione per cui si svolge tutta 
l’attività
2
. 
 
Il controllo di gestione è il mezzo attraverso il quale i managers si accertano che la 
gestione si stia svolgendo in condizioni di efficienza ed efficacia tali da garantire 
il raggiungimento degli obiettivi aziendali stabiliti in sede di pianificazione 
strategica
3
. Efficienza ed efficacia rappresentano rispettivamente l’attitudine 
dell’azienda ad ottimizzare la quantità di risorse necessarie per ottenere un 
determinato volume di output e l’attitudine ad ottimizzare i risultati rispetto agli 
obiettivi prestabiliti. 
La pianificazione è, quindi, il processo in cui si formulano e si valutano gli 
obiettivi aziendali e si predispongono le risorse e i mezzi per raggiungerli. La 
strategia, invece, individua i fini e gli obiettivi da perseguire attraverso l’adozione 
di adeguate linee di azione e l’impiego delle risorse necessarie per ottenerli. I fini 
sono i traguardi di fondo, la Vision che l’impresa è chiamata ad assolvere, gli 
                                                 
2
 Ad esempio la Vision dell’AIESEC è “Pace e pieno sviluppo del potenziale umano”, fonte: 
www.aiesec.it; invece “Enel ha la missione di essere il più efficiente produttore e distributore di 
elettricità e gas, orientato al mercato e alla qualità del servizio, con l’obiettivo di creare valore per 
gli azionisti, di soddisfare i clienti e di valorizzare tutte le persone che vi lavorano”, fonte 
www.enel.it. 
3
 L. Brusa, Sistemi manageriali di programmazione e controllo, Giuffrè Editore, Milano, 2000, 
pagina 2. 
obiettivi sono, invece, i risultati intermedi, i Fattori Critici di Successo, necessari 
al raggiungimento dei fini
4
. 
 
La misurazione e valutazione delle prestazioni può essere paragonata ad una 
bussola aziendale; individua se la rotta per il raggiungimento della meta prefissata 
è quella giusta, capisce in che modo si sta navigando e suona campanelli di 
allarme se rotta e modalità non sono in sintonia con quelli prefissati. 
Per la valutazione delle performances l’attività dell’organizzazione viene 
scomposta in Centri di Responsabilità. A tali entità si assegnano dei risultati 
quantitativi da raggiungere che sanciranno o meno il conseguimento degli 
obiettivi aziendali. 
 
Uno strumento nel quale vengono sintetizzati questi risultati prende il nome di 
Report
5
. Questo è un sistema di controllo di gestione ex post. Il Reporting 
permette di analizzare per ogni centro di responsabilità gli scostamenti dei risultati 
raggiunti dagli obiettivi prefissati. A tal fine è fondamentale fissare degli 
standards realistici: essi non andranno stabiliti solo con riferimento all’esperienza 
passata, ma devono anche tener conto di parametri esterni desunti dalla 
concorrenza. In tal modo il risultato sarà confrontato con essi al fine di 
intraprendere le opportune azioni correttive ove lo scostamento sia tale da 
richiedere un intervento. Questo si chiama controllo per eccezioni: il processo di 
controllo identifica dei livelli di tolleranza nell’ambito dei quali non è necessario 
prendere dei provvedimenti, essendo le variazioni trascurabili. 
 
Le fasi di un sistema di reporting sono tre: 
1. raccolta degli input 
2. elaborazione degli input 
3. emissione dei report. 
                                                 
4
 S. Terzani, Lineamenti di pianificazione e controllo, Cedam, Padova, 1999, pagina 6. 
5
 U. Bocchino, Manuale di controllo di gestione, a cura di, Il Sole 24 Ore, 2000, pagina 317. 
È necessario che il Reporting sia strettamente collegato ad un sistema informatico 
e sia quindi capace di fornire al management informazioni attendibili, tempestive 
e chiare. 
 
Tuttavia, mentre nell’era industriale si poneva l’accento su un’efficiente 
produzione di massa di prodotti standard e quindi i presupposti per un vantaggio 
sulla concorrenza erano l’adozione di nuove tecnologie sempre più efficienti e una 
valida gestione dell’attivo e del passivo finanziario, l’ambiente dell’era 
dell’Information Technologies richiede nuove capacità competitive. 
Il controllo di gestione, nato come processo attraverso il quale si cerca di 
assicurarsi che le risorse siano ottenute e utilizzate efficacemente ed 
efficientemente nel perseguimento degli obiettivi aziendali
6
, deve quindi 
adeguarsi all’ambiente in cui l’organizzazione opera e con esso si deve evolvere.  
 
 
2. Il sistema di reporting direzionale 
 
L’era dell’IT, del mercato evoluto, della concorrenza implacabile e della clientela 
sempre più esigente ha portato a studiare sistemi di controllo e di valutazione 
delle performances più complessi e articolati. 
 
La metafora per spiegare la complessa attività della gestione aziendale si avvicina 
più alla navigazione in una regata estremamente competitiva, in condizioni di 
tempo e di mare variabili, che alla guida di una nave isolata in un ambiente 
stabile, verso la meta designata. 
In una regata esiste sempre una catena di comando, ma il capitano tasta sempre di 
continuo il polso della situazione, mostrandosi estremamente ricettivo e 
rispondendo spesso in modo tattico e strategico ai comportamenti dei concorrenti, 
alle capacità degli equipaggi e delle barche avversarie oltre che al variare delle 
                                                 
6
 N. Anthony, Planning and Control System, Harvard University, 1965, pagina 18 (Edizione 
italiana: Sistemi di pianificazione e controllo, Etas Libri, 1967). 
condizioni del vento e delle correnti. E il capitano deve ricevere informazioni da 
una miriade di fonti, come l’osservazione personale, le misurazioni dalla 
strumentazione di bordo e soprattutto  il consiglio dei tattici di bordo, che 
controllano a loro volta le condizioni in modo da poter escogitare piani per 
approfittare dei cambiamenti ambientali e controbattere la strategia degli 
avversari. 
 
Questo sta a significare che il controllo di gestione non può più basarsi su 
indicatori ritardati, o di risultato, ma necessita di misure prospettiche, o di 
tendenza. Inoltre la valutazione delle performances non può più avvenire solo con 
indicatori quantitativi, economico – finanziari, ma anche qualitativi come la 
soddisfazione della clientela o la responsabilizzazione dei dipendenti. Molti 
managers, infatti, criticano l’uso esclusivo di misure finanziarie perché 
rappresentano obiettivi di breve termine. L’eccessiva enfasi posta nel 
raggiungimento di risultati immediati limita la creazione del valore a lungo 
termine, in particolare nel campo dei beni immateriali e intellettuali che generano 
la crescita futura dell’organizzazione. 
Nell’attuale contesto in cui operano tutte le organizzazioni i tradizionali report 
non sono più adeguati. Questi sistemi di misurazione delle performances 
consentono una valutazione solo per valori monetari e solo in maniera ritardata. 
Molto spesso inoltre tali indicatori derivano da esperienze di altre società e non 
sono elaborati su misura dell’organizzazione; questo fa si che siano non coerenti 
con le strategie intraprese e con la struttura organizzativa. 
I parametri devono quindi essere strettamente collegati alla strategia in un 
rapporto di causa – effetto, deve essere possibile capire in che modo il 
raggiungimento degli standard di tali indicatori contribuisca alla crescita futura 
dell’azienda. I sistemi di controllo di gestione devono essere costruiti su misura 
della singola organizzazione per facilitarne la comprensione e per permettere 
processi di delega a tutti i livelli dell’impresa. 
 
I nuovi strumenti di programmazione e controllo prendono il nome di sistemi di 
reporting direzionale. 
“Sistemi” perché identificano non soltanto la struttura dei prospetti, ma anche la 
fase dinamica dei processi di raccolta e di comunicazione delle informazioni che 
vengono indirizzate ai soggetti interessati. 
“Direzionali” perché sono utili non solo ai responsabili operativi per identificare 
l’utilizzo efficace ed efficiente delle risorse, ma anche all’alta direzione che ne 
può verificare l’adeguatezza delle strategie. 
 
Infine i sistemi di reporting possono presentare fasi strutturate e/o destrutturate. 
Ad insiemi di regole ed elaborazioni ampiamente automatizzate (fasi strutturate) 
si affiancano processi più fluidi basati sulla discussione, sulla comunicazione e 
sulla condivisione di idee (fasi destrutturate). Mentre le prime sono caratterizzate 
da precisione, le seconde si contraddistinguono per un elevato grado di creatività 
con un continuo stimolo all’innovazione, all’apprendimento e al supporto allo 
sviluppo delle strategie. 
 
Due esempi di reporting a fasi destrutturate sono i Tableaux de Bord e le Balanced 
Scorecard. 
Il Tableau de Bord
7
, o “Cruscotto Aziendale”, è uno strumento di controllo che si 
fonda su un insieme di indicatori gestionali di sintesi, generalmente sotto forma di 
indici, rappresentati da prospetti periodici. 
Il sistema di controllo delle performances aziendali a mezzo dei Tableaux de Bord 
nasce in Francia all’inizio del ‘900, concepito come strumento per migliorare i 
processi produttivi grazie ad una visione più chiara dei rapporti causa – effetto. 
Trasferito successivamente a livello direzionale, il principio fu utilizzato per 
sottoporre al top management una serie di indicatori utili a valutare l’andamento 
dell’impresa rispetto ai target fissati e quindi a programmare opportuni interventi 
correttivi 
 
La prima fase per la costruzione di un Tableau de Bord richiede la definizione 
delle linee strategiche, cioè Fattori Critici di Successo, politiche e obiettivi 
strategici, con successiva comunicazione al management aziendale. Da questa 
                                                 
7
 In seguito anche TDB. 
scaturisce la determinazione delle misure e degli indicatori chiave monetari e non; 
essi rappresenteranno i livelli desiderati per ogni performance che permetteranno 
di giudicare il raggiungimento o il fallimento di un obiettivo. 
La terza fase prevede l’identificazione di un processo di controllo e revisione che 
necessiterà di un adeguamento del sistema informativo al nuovo sistema di 
reporting direzionale. 
 
La progettazione dei cruscotti prevede una serie di passi metodologici, con un 
approccio di tipo Top-Down che, partendo dalla formalizzazione delle strategie, 
individua le variabili critiche e seleziona gli indicatori di performances. 
L’approccio Top-Down è idoneo a facilitare processi di delega e di diffusione 
della capacità direzionale.  
Le variabili critiche precedentemente identificate prendono il nome di Fattori 
Critici di Successo (FCS)
8
. 
I Fattori Critici di Successo sono attività in cui l’organizzazione deve eccellere per 
raggiungere gli obiettivi di fondo che si è prefissata. 
Per ogni attività il management definisce anche degli standards di performance 
che consacrano l’avvenuto raggiungimento di tali obiettivi. Tali indicatori 
vengono definiti Key Performances Indicators (KPI). 
I KPI devono essere idonei a fornire una corretta valutazione del funzionamento 
dei singoli processi. Per questo nella lettura dei Tableaux de Bord il management 
viene aiutato da range, o zone di colore diverso, che danno la possibilità di 
valutare l’andamento dei vari indicatori rispetto agli obiettivi prefissati. 
L’esempio di TDB, rappresentato in figura 1.1, mostra graficamente i vari 
cruscotti con i rispettivi range, zone colorate. In questo particolare TDB si sono 
presi in considerazione quattro indicatori: 
- il risultato operativo, 
- il risultato commerciale, 
- il margine lordo, 
- i costi operativi. 
 
                                                 
8
 Nella terminologia anglosassone Critical Success Factors o Key Performances Activities. 
Figura 1.1: Esempio di Tableau de Bord. 
 
 
 
 
 
Per risultato operativo si intende la differenza fra i ricavi delle vendite e tutti i 
costi di produzione, mentre il risultato commerciale è la differenza fra i ricavi e i 
costi di commercializzazione dei prodotti; i costi operativi sono i costi per 
l’acquisto di materie prime, per il personale e tutti quelli diretti per la produzione. 
Il margine lordo è la differenza fra i ricavi e i costi industriali, cioè il costo del 
venduto. 
 
Lo schema logico del reporting con TDB
9
 riportato nella tabella 1.1 mostra i vari 
oggetti del controllo con le rispettive variabili chiave (FCS) e alcuni indicatori 
delle performances (KPI). 
 
                                                 
9
 C. Strernini, Dal Tableau de Bord alla Balanced Scorecard, l’evoluzione dei sistemi di controllo, 
in Amministrazione & Finanza del 11/2005 a pagina 23. 
Tabella 1.1: Schema logico del reporting con Tableau de Bord. 
Oggetto del 
controllo 
FCS KPI
Area 
Economico 
Finanziaria 
Redditività gestionale operativa 
Solvibilità 
Tesoreria 
Margine di Contribuzione 
Reddito Operativo 
Rendiconto Finanziario 
Area 
Economico 
Finanziaria 
Redditività del Capitale 
ROE 
ROI  
Dividendi 
Area 
Economico 
Finanziaria 
Efficienza ed efficacia della 
struttura organizzativa e dei 
processi di gestione 
Debit Time 
Delivery Time 
Time to Market 
Investimenti in nuovi prodotti 
N. nuovi clienti 
…. 
Fonte: Claudio Strernini, Dal Tableau de Bord alla Balanced Scorecard, 
l’evoluzione dei sistemi di controllo, in Amministrazione & Finanza del 11/2005 a 
pagina 25. 
 
Il Tableau de Bord ci consente di identificare delle differenze sostanziali tra 
sistemi di reporting tradizionali e sistemi più evoluti. 
I tradizionali assegnano la valutazione a Centri di Responsabilità, gli evoluti a 
FCS strettamente collegati alla strategia. Inoltre i KPI dei tradizionali sono 
prevalentemente ritardati e quantitativi, mentre nei sistemi più evoluti si aggiungo 
anche KPI prospettici e qualitativi. 
 
Nei sistemi più moderni di controllo direzionale gli indicatori devono possedere 
dei caratteri fondamentali. Questi requisiti, che devono coesistere, sono: 
- chiarezza e semplicità, 
- dinamicità, 
- collegamento con la strategia. 
 
Chiarezza e semplicità devono permettere un facile utilizzo e un’immediata 
reperibilità dei dati necessari all’interno dell’innumerevole flusso di dati; la 
dinamicità definisce la capacità di degli indicatori di adeguarsi ai cambiamenti di 
rotta dell’azienda; infine gli indici delle performances devono essere idonei al 
perseguimento della strategia
10
. 
Questi tre requisiti sono necessari per tutti i sistemi di controllo di gestione per 
fare in modo di evitare di cadere nella trappola di gestire numeri e non attività; è 
anche fondamentale che i FCS, così come i KPI, siano identificati coinvolgendo e 
responsabilizzando tutti i livelli organizzativi.  
 
 
3. Il Benchmarking: Fattori Critici di Successo a 
confronto per il vantaggio competitivo 
 
Il Benchmarking è una particolare tecnica di misurazione dei prodotti, servizi e 
processi aziendali basata sul continuo confronto con i migliori concorrenti, con le 
loro performances al fine di giudicare e misurare le proprie prestazioni, non di 
superare i concorrenti. 
Questa metodologia è nata dal presupposto che il confronto con best practies 
agevoli il ruolo del management nella gestione aziendale. Nella logica di  un 
miglioramento continuo, il benchmarking consente di controllare la concorrenza e 
la competitività che condizionano sempre più la gestione e sulle quali si deve 
basare la pianificazione. Molti problemi gestionali, inoltre, sono comuni ad 
organizzazioni di diversi settori di attività ed è per questo che il confronto non 
avviene solo con le imprese dello stesso settore. 
In sostanza questa modello gestionale mira a definire per un determinato processo 
livelli di prestazione eccellenti. Il confronto con i parametri (benchmark), 
identificati dall’analisi dei concorrenti, permette di determinare l’efficienza ed 
l’efficacia del processo. 
 
                                                 
10
 M. Scicutella, La gestione d’impresa, Cacucci Editore, 2006, pagina 452. 
Il confronto con la prospettiva esterna deve essere sistematico e continuativo, 
indirizzato a ricercare le eventuali cause di inefficienza dei processi. 
Il benchmarking può essere
11
: 
a) interno: confronto tra reparti o divisioni della stessa azienda; è meno 
costoso e difficoltoso, ma con un minor grado di potenziale innovativo; 
b) competitivo: confronto con le imprese appartenenti allo stesso settore; più 
semplice perché caratterizzato da omogeneità dei processi produttivi e 
quindi di più facile comparabilità, ma più difficile per le resistenze dei 
concorrenti ad instaurare un dialogo; 
c) funzionale: l’oggetto del confronto sono le caratteristiche di una 
determinata funzione aziendale (amministrazione, logistica, marketing, 
ricerca e sviluppo, ecc); necessita di una notevole collaborazione dei 
competitors; 
d) generico: confronto con aziende che appartengono a settori diversi; alcuni 
processi sono comuni e quindi è possibile individuare soluzioni originali 
che, proprio perché già utilizzate da altre organizzazioni, danno garanzie 
di affidabilità. 
 
La valutazione della posizione competitiva di un’organizzazione è realizzabile 
attraverso il confronto dei Fattori Critici di Successo. Il metodo dei FCS permette 
di individuare in quali aree del processo produttivo interno sono necessari degli 
interventi per la creazione del valore. Un approccio di questo genere è articolato 
in cinque fasi: 
1. pianificazione: partendo da una approfondita analisi dei propri processi 
produttivi e dello stato di salute si decide su quali FCS ci si vuole 
focalizzare, si determina quindi l’oggetto del confronto; 
2. programmazione: determinato l’oggetto si identificano le aziende con le 
quali confrontarsi, si programmano le risorse e i metodi di raccolta; 
3. raccolta delle informazioni: si individuano un responsabile e un team che 
materialmente rilevano le informazione dalle imprese selezionate; 
                                                 
11
 M. Scicutella, La gestione d’impresa, Cacucci Editore, 2006, pagina 417. 
4. analisi: si selezionano e analizzano le informazioni raccolte; preso atto 
dell’attuale divario delle prestazioni si prevedono i futuri livelli di 
performances condividendoli con tutta l’organizzazione; 
5. azione: si sviluppano piani d’azione per raggiungere i livelli 
precedentemente determinati e si definiscono nuovi parametri per il 
confronto che continuerà in modo sistematico. 
 
Questo processo finalizzato al miglioramento continuo richiede costanza in tempi 
non brevi di attuazione, dispendio di risorse finanziarie ed umane, ma soprattutto 
creatività nell’adattare le soluzioni individuate. Il management deve essere in 
grado di evitare di comportarsi nello stesso modo dei concorrenti, deve 
conquistare un vantaggio competitivo tramite iniziative nuove ed originali. 
Il benchmarking ha tuttavia degli aspetti negativi: per quanto sia stimolante sul 
piano concettuale, anche se l’organizzazione riesce a realizzare questi obiettivi 
ambiziosi per isolati processi di business, il benchmarking non potrà condurre al 
netto progresso desiderato nella futura performance economico finanziaria. Il 
problema consiste in confronti con approcci frammentari, non integrati, che 
tentano di fissare obiettivi ambiziosi, ma per aspetti e misure isolate dal contesto. 
CAPITOLO II 
LA BALANCED SCORECARD 
 
 
1. Introduzione 
 
Ogni organizzazione nel raggiungimento dei propri obiettivi si avvale di bussole 
che tracciano e controllano la rotta per giungere alla meta prefissata. Uno di questi 
strumenti di controllo di gestione prende il nome di Balanced Scorecard
12
. 
 
Ideata da Robert Kaplan e David Norton nei primi anni Novanta
13
, la Balanced 
Scorecard era stata inizialmente pensata come modello per misurare e valutare le 
prestazioni di un’organizzazione. Con questo sistema l’analisi delle performances 
non era più effettuata attraverso indicatori di carattere esclusivamente economico 
finanziario, ma piuttosto attraverso un cruscotto articolato in quattro prospettive: 
oltre a quella economica finanziaria, la prospettiva della clientela, quella dei 
processi interni e la prospettiva dell’apprendimento e della crescita. In pratica, lo 
scopo era di bilanciare gli indicatori finanziari, che permettono di valutare il 
risultato di azioni precedentemente intraprese, con i drivers della creazione del 
valore futuro dell’organizzazione.  
                                                 
12
 Possibili traduzioni: sistema di reporting integrato o, meglio, scheda di valutazione bilanciata. 
Nel corso della trattazione anche BSC. 
13
 Il primo articolo è pubblicato, a firma dei due ideatori, nell’inverno del 1992 dalla Harvard 
Business Review con il titolo: the Balanced Scorecard. The measure that drive performances. 
Sull’argomento si leggano anche:  
Kaplan R. S., Norton D. P., Putting the Balanced Scorecard to Work – Harvard Business Review 
Sett-Ottobre 1993; 
Kaplan R. S., Norton D. P., Using the Balanced Scorecard as a Strategic Management System – 
Harvard Business Review Gennaio-Febbraio 1996; 
Kaplan R. S., Norton D. P., Having Trouble with your Strategy? Then Map It – Harvard Business 
Review Sett-Ottobre 2000; 
Kaplan R. S., Norton D. P., The Strategy Focused Organization. How Balanced Scorecard 
companies thrive in the new business enviroment, Harvard Business School Press, 2001; 
Kaplan R. S., Norton D. P., The Balanced Scorecard, translating strategy into action, Harvard 
Business School Press, 1996; edizione italiana a cura di Alberto Bubbio, Balanced Scorecard, 
tradurre la strategia in azione, ISEDI, 2004.