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INTRODUZIONE 
Il web marketing o commercio elettronico rappresenta la forma di sistema transazionale 
più recente ed evoluto comparsa sul mercato di fine millennio e costituisce “un mezzo 
assolutamente unico di comunicazione e di scambio di beni e servizi” (Mandelli, 1998, 
pag.52) Del resto lo sviluppo della rete e della sua popolarità è stato repentino ed ha 
sorpreso gli stessi addetti ai lavori, soprattutto nei paesi d‟oltreoceano. Il commercio 
elettronico è diventato un grande business alla fine del 1998 quando milioni di persone 
hanno cominciato ad effettuare ordini per le proprie vacanze, regali online ecc. e si è 
imposto come uno degli elementi centrali dell‟era di internet. Infatti, secondo il centro 
per la comunicazione politica dell‟università della California (UCLA, 2001) lo shopping 
online è diventato la terza attività internet più conosciuta, preceduta solo dall‟utilizzo 
della posta elettronica (che comprende anche la messaggistica istantanea) e la 
navigazione web.  
L‟acquisto online è ancora più popolare della ricerca di informazioni di intrattenimento e 
notizie, due attività molto comuni quando si pensa a quanto svolto dagli utenti di internet 
quando sono online (Zhang, Li, 2002).  
Data l‟importanza di tale comportamento, si è sentita la necessità di comprenderlo, 
definirne le cause e le modalità. Questo al fine di supportare le aziende nella definizione 
delle loro strategie di vendita on-line, del design del sito web, delle modalità di pubblicità 
online, della segmentazione del mercato, della varietà dei prodotti ecc.  
La presente tesi intende, dunque, offrire un‟analisi approfondita del comportamento del 
consumatore online, con l‟obiettivo di mettere in luce l‟importanza dello studio di tale 
comportamento da parte delle imprese per l‟evoluzione del web marketing.
6 
 
Nella moderna società di massa non possiamo più fare a meno dei beni di consumo, 
senza i quali sarebbe impossibile esprimere la nostra personalità e comunicarla agli altri 
in modo adeguato. In questo contesto diviene sempre più importante il ruolo della 
psicologia, la quale fornisce un valido supporto agli studi di marketing nella 
comprensione del comportamento del consumatore che soprattutto negli ultimi anni è 
cambiato avendo a disposizione non solo molti più prodotti, ma anche molti più luoghi 
nei quali fare acquisti: negozi tradizionali e negozi online o siti specializzati nella vendita 
online. È in quest‟ ambito che si inserisce il concetto di comportamento di acquisto 
online. 
Il comportamento di shopping online fa riferimento alle azioni dei consumatori messe in 
atto nel momento in cui visitano / rivisitano e-stores, effettuano o sviluppano l‟intenzione 
di effettuare ordini di acquisto di prodotti, o firmano contratti nei quali accettano di 
utilizzare i servizi via Internet (Zhang, Li, 2002).  
L‟evoluzione del commercio elettronico in Italia è in questo momento agli inizi ed è 
essenzialmente allo sviluppo dell‟e-commerce nel nostro paese e soprattutto nella realtà 
pugliese che verrà dedicata una ricerca empirica. Quali sono le preferenze,le reticenze, le 
opinioni, le caratteristiche di coloro che effettuano acquisti in rete? Sono diverse da 
quelle degli individui che fanno acquisti nei negozi tradizionali? E in che modo si 
diversificano? Sono queste le domande alle quali si cercherà di rispondere in questo 
lavoro, articolato in cinque capitoli. 
Nel primo capitolo si forniranno le definizioni più generali inerenti la disciplina che  si 
sta approfondendo e si focalizzerà l‟attenzione sulla rivoluzione copernicana avvenuta in 
questo ambito, per cui dalla centralità del prodotto si è giunti alla centralità del 
consumatore e ad un‟impostazione prettamente economica si è affiancata 
un‟impostazione di stampo umanistico- psicologico in quanto il consumatore è un essere
7 
 
sociale che esprime attraverso il consumo la propria identità così come l‟appartenenza ad 
un gruppo sociale (Dalli, Romani, 2004). 
Si approfondirà il modo in cui il marketing è divenuto relazionale e nell‟ambito di tale 
processo si è imposto il web marketing.  
Nel secondo capitolo si esplorerà il commercio elettronico, si focalizzerà l‟attenzione sul 
modo in cui cambiano le modalità di comunicazione attraverso questo strumento e si 
approfondiranno le potenzialità da esso offerte, confrontando la situazione italiana con 
quella americana. 
Nel terzo capitolo si fornirà una panoramica generale sul comportamento d‟acquisto del 
consumatore, si individueranno le principali teorie e modelli che si sono sviluppate nel 
corso degli anni, e si descriveranno le caratteristiche culturali, sociali, personali e 
psicologiche del consumatore postmoderno.  
Nel quarto capitolo ci si soffermerà sul comportamento messo in atto nel mondo virtuale, 
analizzando i processi, le variabili in gioco, le motivazioni e le caratteristiche per poi 
puntualizzarle nell‟ambito della ricerca empirica.  
Nel quinto ed ultimo capitolo si presenterà la ricerca empirica che è stata condotta su un 
campione di individui pugliesi, mirante a comprendere i principali predittori 
dell‟acquisto online.
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CAPITOLO 1:                                                  
L’EVOLUZIONE DEL MARKETING 
1.1 COS’È IL MARKETING? 
 
Prima di addentrarsi nella spiegazione dell‟evoluzione del marketing nel corso del tempo, 
è utile fornire qualche definizione di marketing.  
In realtà non esiste un‟unica definizione per questo concetto. Le definizioni sono 
molteplici, a seconda dell‟elemento sul quale si vuol porre l‟attenzione e il punto di vista 
dal quale lo si analizza. 
La definizione principe viene da Philip Kotler, riconosciuto all'unanimità quale padre dei 
più recenti sviluppi della materia per i lavori apparsi dal 1967 ad oggi. Secondo l‟autore  
 
«il marketing consiste nell’individuazione e nel soddisfacimento di bisogni umani e 
sociali» (Kotler, 2001, pag. 4). 
 
Molti individui confondono il marketing con le attività di promozione e di vendita, il che, 
a dire il vero, non può stupire dati gli innumerevoli messaggi pubblicitari che ogni giorno 
bombardano i consumatori, ma ciò che Kotler intende dire con questa definizione quanto 
mai attuale, consiste nel fatto che la vendita è solo la punta dell‟iceberg marketing, e 
soltanto se si è in grado di identificare i reali bisogni degli individui e soddisfarli, si 
possono raggiungere obiettivi di marketing.
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Le origini del concetto, però, hanno radici ben lontane. L‟economista italiano Giancarlo 
Pallavicini, già nel 1959 introdusse la seguente definizione, molto simile a quella data da 
Kotler qualche anno fa.  
 
«processo sociale e manageriale diretto a soddisfare bisogni ed esigenze attraverso 
processi di creazione e scambio di prodotti e valori. È l'arte e la scienza di individuare, 
creare e fornire valore per soddisfare le esigenze di un mercato di riferimento, 
realizzando un profitto»(pag.70). 
 
In questa definizione il marketing è considerato un‟arte, una scienza, e non si può che 
essere d‟accordo con l‟autore vista la difficoltà che si incontra quando si analizzando le 
dinamiche che intervengono nella generazione dei bisogni, e nell‟arduo tentativo che 
fanno gli studiosi di marketing nel momento in cui inventano nuovi prodotti che devono 
essere accolti da un pubblico molto esigente.  
Sono state proposte anche altre definizioni. William Pride e O.C. Ferrel, nel 2005, 
definiscono il marketing come un:  
 
«Processo di produzione, promozione, distribuzione (punto vendita) e determinazione del 
prezzo di beni, servizi o idee al fine di porre relazioni soddisfacenti con il cliente in un 
ambiente dinamico» (pag.47). 
 
Tale definizione sintetizza le variabili del marketing mix, che poi saranno analizzate nel 
corso del capitolo, ma sottolinea l‟importanza di creare delle relazioni soddisfacenti con 
il cliente in quanto uno degli obiettivi del marketing è quello di fidelizzare i clienti, in un 
ambiente sempre più mutevole, dinamico, come dicono, appunto, gli autori.
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In realtà, negli ultimi venti anni, il marketing ha subito una rapida evoluzione che ha 
segnato la concezione stessa del marketing come ambito di ricerca. Tale tendenza è 
rintracciabile nell'evoluzione delle definizioni che l'American Marketing Association, 
l'organismo più autorevole nella ricerca di marketing al mondo, ha coniato negli ultimi 
anni. Nel 1984, l'Ama Board, dava questa definizione: 
 
 « the process of planning and executing the conception, pricing, promotion and 
distribution of ideas, goods and services to create exchanges and satisfy individual and 
organizational objectives » 
1
(pag.1) 
 
Questa visione è molto simile a quella finora descritta nelle precedenti definizioni.  
Negli ultimi anni, invece, il marketing ha iniziato ad abbandonare la prospettiva 
transazionale, per concentrarsi maggiormente sull'ottica relazionale.  
La definizione più recente dell'ama Board descrive infatti il marketing come:  
 
« an organizational function and a set of processes for creating, communicating, and 
delivering value to customers and for managing customer relationships in ways that 
benefit the organization and its stakeholders. » (Ama Board, 2004, pag. 19 )
2
 
                                                             
1
“il processo di pianificazione e di realizzazione del concept - l‟idea del prodotto-, del 
pricing -definizione ed attribuzione del prezzo-, della promozione e distribuzione di idee, 
beni e servizi al fine di creare scambi commerciali che consentano di soddisfare gli 
obiettivi degli individui e delle organizzazioni” (Trad. it. Mia)
11 
 
Come si può notare, dunque, nella definizione più recente, il marketing non è considerato 
una semplice funzione organizzativa, ma denota un insieme di processi all‟interno dei 
quali i clienti non sono semplici destinatari, ma diventano un elemento centrale in quanto 
dalla loro soddisfazione deriva un‟immagine positiva dell‟azienda ed un benessere di 
coloro i quali operano al suo interno, in un ottica di miglioramento continuo.  
1.2 L’EVOLUZIONE DEL MARKETING 
 
Le definizioni sopra riportate, in letteratura, sono universalmente riconosciute come 
tipiche rappresentazioni del paradigma delle quattro-p: product, price, promotion, place. 
Esse, infatti, tengono conto della variabile “cliente” solo marginalmente, poiché tale è 
visto come obiettivo delle azioni di marketing.  
Nel mercato postmoderno, invece, ma soprattutto dal punto di vista della psicologia, il 
cliente entra in gioco attivamente, esprimendo attese riguardo la qualità, il servizio e la 
flessibilità dell‟offerta. Come fa notare Kotler (2001), dunque, il marketing non va inteso 
nel senso ormai obsoleto di atto di vendita, ma nel senso moderno di soddisfacimento dei 
bisogni dei consumatori, intesi come clienti esigenti e tra loro molto differenti. Pertanto 
l‟impresa orientata al marketing non cerca di vendere tutto ciò che produce, ma produce 
ciò che può vendere, in funzione dei bisogni e delle necessità dei clienti.  
                                                                                                                                                                                     
2
“una funzione organizzativa ed un insieme di processi volti a creare, comunicare e 
trasmettere un valore ai clienti, ed a gestire i rapporti con essi in modo che diano benifici 
all'impresa ed ai suoi portatori di interesse” (Trad. it. Mia)
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È possibile individuare tre fasi canoniche nella storia del marketing, fasi che 
costituiscono anche modi diversi di leggere il rapporto tra produzione e consumo 
(Grandinetti, 2002): 
1. la fase dell‟orientamento alla produzione; 
2. la fase dell‟orientamento alla vendita; 
3. la fase dell‟approccio di marketing management.  
4. l‟orientamento al consumatore 
 
1.2.1 LA FASE DELL‟ORIENTAMENTO ALLA PRODUZIONE 
 
Prima della rivoluzione industriale la produzione era di carattere artigianale, attivata su 
richiesta del cliente con prodotti unici, irripetibili e personalizzati. Il vantaggio 
competitivo risiedeva nella qualità del lavoro svolto dall‟artigiano e nella capacità di 
soddisfare puntualmente le richieste della clientela. Questo incontro “perfetto” tra 
domanda e offerta, caratterizzato da una elevata interazione volta a definire lo specifico 
prodotto da realizzare con lo specifico cliente, si perde con l‟avvento della produzione 
industriale.  
L‟affermazione del processo di industrializzazione della produzione determina tra la fine 
del 1800 e i primi anni del 1900 un cambiamento dell‟approccio delle imprese con il 
mercato; in particolare le aziende possono realizzare prodotti industriali standardizzati a 
prezzi contenuti rispetto a quelli artigianali e iniziano a portare sul mercato anche 
prodotti nuovi, mai realizzati prima nelle botteghe artigiane (dentifricio, margarina ecc). 
In queste condizioni l‟obiettivo delle imprese è quello di mantenere basso il costo di 
produzione manifatturiera e quindi alta l‟efficienza produttiva, per realizzare prodotti per 
i quali la domanda potenziale era alta. Inoltre, nelle prime fasi dell‟industrializzazione,
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anche la concorrenza era contenuta. Il consumatore che con l‟artigiano co-progettava il 
prodotto, inizia a delegare all‟impresa il compito di definire gli oggetti di consumo, 
trovando sufficientemente adeguata la proposta offerta. I problemi che l‟impresa deve 
superare sono legati alla comunicazione dei nuovi prodotti (per i quali si deve far sorgere 
il bisogno), ma non alla varietà perché essendo i prodotti nuovi per i consumatori, non 
era necessario differenziarli. L‟esempio tipico di questo periodo è la famosa Ford T Nera. 
Ford, infatti, diceva che i suoi clienti potevano scegliere l‟auto di qualsiasi colore 
desiderassero purchè fosse nera (Chiarvesio, Di Maria, 2008). 
 
1.2.2 LA FASE DELL‟ORIENTAMENTO ALLA VENDITA 
 
Verso gli anni venti del 1900 l‟omologazione comincia ad essere un limite a fronte di una 
domanda che comincia a segmentarsi e a saturarsi. Nello stesso tempo aumentano le 
dimensioni delle imprese ed aumenta la concorrenza. È necessario, quindi, trovare un 
altro modo per “piazzare” sul mercato i grandi volumi di prodotti standardizzati presenti 
sul mercato perché l‟imperativo categorico di tale periodo è vendere ad ogni costo. 
Questa è l‟epoca del cosiddetto “orientamento alla vendita” in cui la leva di marketing 
più utilizzata è quella della comunicazione e in particolare della pubblicità quale 
strumento per creare il proprio mercato e comunicare la differenza rispetto ai concorrenti. 
Parallelamente s‟intensificano le reti distributive, il commercio si modernizza con la 
nascita del supermercato e si amplia la gamma dei prodotti proposti.
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1.2.3 LA FASE DELL‟APPROCCIO DI MARKETING MANAGEMENT 
 
Nel periodo successivo comincia a farsi strada l‟approccio di marketing management in 
quanto se un‟impresa orientata alla vendita prima realizza i prodotti e poi cerca le 
modalità migliori per comunicarli e venderli sul mercato, un‟impresa orientata al 
marketing si propone di individuare innanzitutto i bisogni dei potenziali clienti per poi 
soddisfarli attraverso prodotti adeguati. Dunque il marketing assume il ruolo centrale 
d‟interfaccia tra produzione e consumo, per cercare di ridurre le asimmetrie tra questi due 
mondi e ottenere il massimo della soddisfazione dei clienti, contenendo, al contempo, i 
costi di produzione. In questo nuovo approccio il consumatore non è il semplice 
destinatario di un flusso informativo e commerciale che parte dall‟impresa, ma è 
coinvolto in un processo circolare che parte da lui, per coglierne le esigenze, e a lui 
ritorna sotto forma di prodotti.  È in questo periodo che s‟impone l‟American way of life 
e i beni di consumo acquisiscono un significato simbolico.  
 
1.2.4 LA FASE DELL‟ORIENTAMENTO AL CONSUMATORE 
 
Il punto di arrivo di queste evoluzioni può essere sintetizzato nella fase definita 
“orientamento al consumatore”. È nata la società di massa, la società dei consumi, basata 
sulla standardizzazione e l‟omogeneizzazione dei prodotti, con unilateralità culturale e 
valoriale in cui tutti credono e vogliono le stesse cose. Nello stesso tempo, però 
cominciano quelle forme di contestazione anticonsumistica che trasformano gli 
acquirenti in consumatori più maturi che sanno cosa vogliono.  Si sviluppa così la cultura 
narcisistica, nella quale i consumi hanno un ruolo centrale perché si basano sulla 
soddisfazione di un bisogno in chiave individualistica e dal punto di vista dell‟azienda
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diventa centrale comprendere le attese degli individui più che i loro bisogni, in quanto 
l‟acquisto non è più legato alla necessità, ma alla volontà di apparire e di veicolare una 
determinata immagine di sé.  
In un marketing così inteso la psicologia diviene una disciplina centrale, utile cioè a 
studiare quali sono i bisogni dei consumatori, ma soprattutto le loro attese, le loro 
preferenze, il comportamento di consumo in generale. Ma è utile precisare che piuttosto 
che parlare di comportamento del consumatore (consumer behavior) si debba parlare di 
psicologia del consumatore. Ed è proprio Giovanni siri (2004) che esplicita tale 
distinzione, sottolineando che mentre studiare il comportamento del consumatore 
significa adottare un‟ottica deterministica alla ricerca di leggi e di condizionamenti che 
determinano e permettono di prevedere le scelte di consumo; la psicologia del 
consumatore, invece, cerca di applicare il patrimonio delle conoscenze e dei metodi 
psicologici alla comprensione del consumatore. È importante, dunque, inserire la 
dinamica dell‟acquisto nella vita dell‟individuo, nel contesto socioculturale nel quale 
questi opera, restituendo all‟individuo la propria identità e non riducendolo a uno dei 
tanti, identici, consumatori, appiattiti nella società di massa.  
1.3. LA NASCITA DEL MARKETING RELAZIONALE 
 
Come si è avuto modo di spiegare nel paragrafo precedente, negli anni sessanta si è 
registrato un boom della produzione di massa. Ma negli anni settanta tale modello andò 
in crisi a causa del sistema economico non più stabile (in seguito agli shock petroliferi di 
quegli anni), a causa dell‟intensificarsi della concorrenza, a causa del consumatore che 
divenne sempre più esigente.
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Accanto a questi cambiamenti, lo stesso apparato del marketing management richiedeva 
una necessità di evoluzione per soddisfare al meglio il consumatore. Pertanto all‟inizio 
degli anni novanta si poté assistere ad un passaggio dal marketing delle transazioni al 
marketing delle relazioni (Gronroos, 2000) e ad un passaggio da una logica di marketing 
product-oriented ad una logica customer-oriented. Cram (1994) definisce il marketing 
relazionale come: “Applicazione coerente delle conoscenze aggiornate sui singoli clienti 
nello sviluppo di prodotti e servizi, che viene comunicata interattivamente al fine di 
sviluppare una relazione con il cliente continuativa e di lunga durata, la quale porta a 
reciproci benefici” (pag. 60). 
In quest‟ottica, lo scambio con il cliente non va considerato una semplice transazione, 
delimitata nello spazio e nel tempo, bensì deve essere visto come parte di una relazione 
di lungo periodo, relazione che peraltro deve essere gestita in modo tale da garantire la 
piena soddisfazione del cliente. È la relazione con il cliente al centro delle decisioni 
dell‟impresa, non altro. Questo modo di procedere presuppone dunque da una parte 
l‟individuazione del cliente, dall‟altra l‟esistenza di fiducia reciproca tra l‟azienda e il 
cliente. 
Obiettivo di marketing non è più la quota di mercato o il volume della vendita, ma la 
soddisfazione del cliente, la sua fiducia e fedeltà che sono diretta conseguenza della 
qualità delle relazioni.  
Il cliente diventa il fulcro di ogni aspettativa, di ogni scelta, di ogni idea dell‟azienda. Ne 
consegue che il marketing mix deve essere rivalutato in nome della rivoluzione 
copernicana nel campo del marketing che ha come soggetto e oggetto il cliente. Se nel 
sistema delle “quattro p" ci si basava sul prodotto: l‟azienda produceva, fissava un 
prezzo, decideva come distribuirlo, lo sosteneva con politiche di promozione, nel
17 
 
marketing relazionale si parla di quattro c, basate sul consumatore e che diventano il 
nuovo punto di partenza del marketing (Contò e Montano, 2004):  
 Il prodotto diventa customer value: valore del prodotto percepito dal 
consumatore, considerando i suoi desideri e bisogni. Attraverso lo studio delle 
tendenze seguite dai consumatori negli acquisti e all‟adeguamento del prodotto ai 
desideri del consumatore, si vende un prodotto solo se questo risolve un 
problema, soddisfa un desiderio o un bisogno del consumatore.  
 Il prezzo diventa customer costs: costo che il consumatore è disposto a sostenere 
per soddisfare quel bisogno, misurabile in tempo necessario all‟acquisto, costo 
della rapidità, comodità del servizio, costo dell‟assistenza post-vendita.  
 La distribuzione diventa customer convenience: comodità di acquisto per il 
consumatore. Il produttore una volta decideva autonomamente le politiche di 
retribuzione e di distribuzione, mentre oggi deve tendere sempre di più a scoprire 
le modalità e i canali di distribuzione adatti, tenendo conto sempre più della 
concorrenza e delle tecnologie che cambiano (es. un prodotto può essere venduto 
in piccole confezioni o in un maxi formato risparmio nei discount. È ipotizzabile, 
dunque, un duplice canale di acquisto: al dettaglio nel negozio o attraverso un 
numero verde o una vendita online che permette di acquistare il prodotto senza 
recarsi fisicamente nel luogo di acquisto, fornendo così una convenienza logistica 
oltre che economica.)  
 Promozione diventa customer communications: comunicazione con il 
consumatore intesa come concetto più ampio che comprende pubblicità, 
promozione ecc. A tal proposito è opportuno promuovere interazione e contatti 
ripetuti con il cliente in modo tale da aumentare la fidelizzazione.