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Ansia e incertezza in diadi interrazziali: un'indagine empirica

Dato che sempre più membri appartenenti al gruppo di maggioranza convivono e lavorano insieme a minoranze, la psicologia sociale sta dedicando molta attenzione all'individuazione di strategie che facilitino un buon andamento delle interazioni interrazziali.
Per riuscire in tale obiettivo potrebbe essere importante individuare modalità semplici volte a ridurre l'incertezza e l'ansia che precedono le interazioni interrazziali e volte ad aumentare l'accuratezza nella valutazione dell’interesse che il partner ha del rapporto.
Le ipotesi che hanno guidato la realizzazione di questo studio sono state le seguenti:
- Riscontrare similarità con le informazioni del partner col quale il soggetto sa di dover interagire comporterà livelli di ansia e di incertezza minori in minoranze in interazione con Caucasici e in Caucasici in interazione con minoranze.
- Nei casi in cui sono stati riscontrati livelli minori di ansia e incertezza i soggetti riporteranno livelli di accuratezza nella valutazione dell’interesse del partner a stringere amicizia significativamente migliori.
A conferma delle nostre ipotesi è stato evidenziato che i livelli di incertezza e di ansia dichiarati da minoranze in interazione con Caucasici sono significativamente minori quando, scambiate le informazioni con i partner, riscontrano all’interno di queste alta similarità piuttosto che bassa similarità. Tuttavia, al contrario di quanto ipotizzato, non è stata rilevata una differenza significativa nei livelli di ansia e incertezza riportati dai soggetti Caucasici in interazione con le minoranze. È possibile che una delle ragioni di questa divergenza sia riconducibile all'esistenza di antecedenti dell'ansia intergruppi parzialmente diversi tra Caucasici e minoranze. Se infatti per i primi, in accordo con i principi della teoria di Schlenker e Leary (1982), si ritrova la causa principale dell'ansia nella preoccupazione di apparire prevenuti nei confronti dell'altro così come nella preoccupazione di apparire socialmente incompetenti, per i secondi è il timore di poter essere bersaglio del pregiudizio la preoccupazione che innesca l'ansia (Clark, Anderson, Clark & Williams, 1999; Tropp, 2003). L'alta similarità rinvenuta, potrebbe essere sufficiente a tranquillizzare le minoranze circa il timore di essere oggetto di pregiudizio ma non sarebbe in grado di tranquillizzare i membri della maggioranza riguardo la possibilità di apparire pregiudizievoli o incompetenti a livello relazionale.
Le analisi dimostrano che non esistono differenze di accuratezza nella valutazione dell’interesse del partner a stringere amicizia per minoranze in interazione con Caucasici in caso di bassa o alta similarità. Sebbene, quindi, la letteratura abbia recentemente riconosciuto la centralità del ruolo dell'ansia e dell'incertezza nella formazione delle percezioni durante le interazioni interrazziali (Mallet, Wilson & Gilbert, 2008; Vorauer, 2006; Vorauer & Sakamoto, 2006) ciò non è stato rilevato nel nostro studio lasciando la porta aperta per ulteriori ricerche le quali dovrebbero rivolgersi probabilmente all'analisi dei fattori interpersonali che guidano il processo di formazione di giudizi accurati nelle relazioni interrazziali come, per esempio, il ruolo dei pregiudizi espliciti e impliciti.
Lo studio realizzato presenta diversi limiti tra cui il fatto che basa esclusivamente su autovalutazioni; esistono, infatti, esempi che ci dimostrano l'efficacia di analisi multi-metodo, ossia ricerche che includono al suo interno strumenti osservativi, i cui dati vengono analizzati in modo congiunto a quelli ottenuti dai self-report. Inoltre, lo scambio di informazioni all’interno di questo studio non avviene in modo volontario; ciò limita l’applicabilità dei risultati ai soli contesti in cui è prevista una terza persona che facilita il processo di scambio.
Il presente lavoro offre, malgrado i limiti sopra evidenziati, una serie di spunti che potrebbero rivelarsi interessanti nelle ricerche future: suggerisce che potrebbero esserci strumenti utili che determinano implicazioni positive, come livelli minori di ansia e incertezza, già dalla prima interazione, senza dover attendere il lungo processo di socializzazione.
I risultati osservati in questo studio sono applicabili probabilmente con maggior successo nei luoghi di lavoro e all'interno delle scuole, dove la capacità di stabilire delle buone relazioni con persone di qualsiasi origine etnica e razziale è estremamente importante ed esistono figure in grado di facilitare il processo di condivisione di informazioni reciproche e che possono direzionare la conversazione su aspetti che accomunano le persone.

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Premessa Era il 1619 quando la prima nave da guerra olandese approdò sulle coste della Virginia (Stati Uniti) ed in quello stesso anno iniziò per il popolo afroamericano quell’orribile e disumana condizione denominata schiavitù che durerà per molti anni (Fabi, 2002). Tra il 1641 e il 1717 tutte le colonie americane, eccetto una, legalizzarono la schiavitù; tuttavia, nel 1750 anche la Georgia si unì nel riconoscere la peculiar institution. La schiavitù definisce alcune persone in parte come esseri umani e in parte come proprietà; gli schiavi africani erano ritenuti beni mobili da poter vendere e comprare secondo la volontà del padrone (Hine & Thompson, 1998). Sono trascorsi più di 40 anni dalla firma del Civil Rights Act, garantendo ai Bianchi ed ai Neri degli Stati Uniti d'America la concessione di parità d’accesso alle istituzioni pubbliche e l'integrazione nelle scuole e nei posti di lavoro (Dovidio & Gaertner, 2004), ma nonostante ciò la razza e le divisioni etniche continuano a condizionare la società americana. Al centro di queste divisioni vi è un paradosso fondamentale proprio dell'identità di questo Paese: si tratta di una società fondata sui principi di giustizia e di uguaglianza da un lato e costruita sul razzismo e la schiavitù dall'altro (Pearson, Dovidio, & Gaertner, 2009). Sebbene negli ultimi anni i sondaggi d'opinione abbiano 3

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Informazioni tesi

  Autore: Valentina Nuzzo
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Firenze
  Facoltà: Psicologia
  Corso: Psicologia Sociale
  Relatore: Silvia Casale
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 85

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